CONVERSAZIONE CON LA BLOGGER CUBANA YOANI SANCHEZ (II PARTE)

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DI SALIM LAMRANI
Réseau Voltaire

I CINQUE PRIGIONIERI POLITICI CUBANI E LA DISSIDENZA

Salim Lamrani: Affrontiamo un altro tema. Si parla molto dei cinque prigionieri politici cubani negli Stati Uniti condannati a pene di prigione a vita per aver infiltrato gruppuscoli di estrema destra in Florida implicati nel terrorismo contro Cuba.

Yoani Sanchez: Non è un tema che interessa la popolazione. E’ propaganda politica.

Salim Lamrani: Ma quale è il suo punto di vista al riguardo?

Yoani Sanchez: Cercherò di essere più neutra possibile. Si tratta di agenti del Ministero degli Interni che si sono infiltrati negli Stati Uniti per raccogliere informazioni. Il governo cubano sostiene che non hanno commesso atti di spionaggio ma che avevano infiltrato gruppi cubani per evitare azioni terroristiche. Ma il governo cubano ha sempre detto che questi gruppi erano legati a Washington.

Salim Lamrani: Quindi i gruppi di esuli radicali sono legati al governo degli Sati Uniti.

Yoani Sanchez: E’ quello che dice la propaganda politica.

Salim Lamrani: Dunque non è vero.

Yoani Sanchez: Se è vero, vuol dire che i cinque svolgevano attività di spionaggio.

Salim Lamrani: In questo caso, gli Stati Uniti devono riconoscere che i gruppi violenti fanno parte del governo.

Yoani Sanchez: E’ vero.

Salim Lamrani: Lei pensa che i Cinque debbano essere liberati o meritano la pena?

Yoani Sanchez: Io credo che forse varrebbe la pena di rivedere il caso, ma in un contesto politico più tranquillo. Non sono sicura che l’uso politico di questa faccenda sia una buona cosa per loro. Il governo cubano mediatizza troppo il caso.

Salim Lamrani: Forse perché si tratta di un caso totalmente censurato dalla stampa occidentale.

Yoani Sanchez: Penso che si potrebbe salvare la situazione di queste persone, che sono esseri umani, hanno una famiglia, dei figli, ma dall’altra parte ci sono anche le vittime.

Salim Lamrani: Ma i Cinque non hanno commesso delitti.

Yoani Sanchez: No, ma hanno fornito informazioni che hanno provocato la morte di molte persone.

Salim Lamrani: Lei si riferisce agli avvenimenti del 24 febbraio 1996, quando due aerei dell’organizzazione radicale Brothers to Rescue sono stati abbattuti dopo aver violato a più riprese lo spazio aereo cubano e lanciato appelli alla ribellione.

Yoani Sanchez: Si.

Salim Lamrani: Tuttavia, il procuratore ha riconosciuto che era impossibile provare la colpevolezza di Gerardo Hernandez nella vicenda.

Yoani Sanchez: E’ vero. Penso che quando la politica entra nel campo della giustizia, si arriva a questo.

Salim Lamrani: Lei pensa che si tratti di un affare politico?

Yoani Sanchez: Per il governo cubano, si tratta di un affare politico.

Salim Lamrani: E per gli Stati Uniti?

Yoani Sanchez: Mi pare di sapere che là ci sia una separazione dei poteri, ma può essere che l’atmosfera politica abbia influenzato i giudici e la giuria, ma non credo che si tratti di un affare politico teleguidato da Washington. Però è difficile avere un’immagine chiara della vicenda, perché non abbiamo mai potuto ottenere un’informazione completa. Ma la priorità per i Cubani è la liberazione dei prigionieri politici qui.

[Il professore Salim Lamrani durante la conferenza antimperialista Axis for Peace]

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IL FINANZIAMENTO DEI DISSIDENTI CUBANI DA PARTE DEGLI STATI UNITI

Salim Lamrani: Wayne S. Smith, ultimo ambasciatore degli Stati Uniti a Cuba, ha dichiarato che era “illegale e imprudente inviare denaro ai dissidenti cubani”. Ha aggiunto che “nessuno dovrebbe dare del denaro ai dissidenti e ancora meno allo scopo di rovesciare il governo cubano”. E spiega: “Quando gli Stati Uniti dichiarano che il loro obiettivo è quello di rovesciare il governo cubano, ed affermano poi che uno dei mezzi per raggiungerlo è fornire fondi ai dissidenti cubani, questi ultimi vengono posti de facto nella posizione di agenti al soldo di una potenza straniera per rovesciare il proprio governo”.

Yoani Sanchez: Credo che il finanziamento dell’opposizione da parte degli Stati Uniti sia stato presentato come una realtà, ma che non sia così. Conosco molti membri del gruppo di 75 persone arrestate nel 2003 e dubito assai di questa versione. Non ho le prove che i 75 siano stati arrestati per questo. Non credo alle prove presentate davanti ai tribunali cubani.

Salim Lamrani: Non penso che sia possibile negare questa realtà.

Yoani Sanchez: Perché?

Salim Lamrani: Lo stesso governo degli Stati Uniti afferma di finanziare l’opposizione interna fin dal 1959. E’ sufficiente consultare, nei vari archivi statunitensi parzialmente declassificati, la sezione 1705 della legge Torricelli del 1992, la sezione 109 della legge Helms-Burton del 1996 e i due rapporti della Commissione di Assistenza a una Cuba libera del maggio 2004 e luglio 2006 [4]. Tutti questi documenti rivelano che il presidente degli Stati Uniti finanzia l’opposizione interna a Cuba allo scopo di rovesciare il governo dell’Avana.

Yoani Sanchez: Non saprei, ma …

Salim Lamrani: Se mi permette, le cito le leggi in questione. Così, la sezione 1705 della legge Torricielli sancisce che “gli Stati Uniti forniranno assistenza ad appropriate organizzazioni non governative per sostenere gli individui e le organizzazioni che promuovono un cambiamento democratico non violento a Cuba”.
La sezione 109 della legge Helms-Burton è ugualmente molto chiara: “Il Presidente [degli Stati Uniti] è autorizzato a fornire assistenza e ad offrire ogni tipo di sostegno ad individui e d organizzazioni non governative indipendenti per sostenere gli sforzi in vista di costruire la democrazia a Cuba”.
Il primo rapporto della Commissione di Assistenza a una Cuba libera prevede la messa in atto di “un solido programma di sostegno che favorisca la società civile cubana”. Tra le misure previste, un finanziamento di 36 milioni di dollari è destinato al “sostegno dell’opposizione democratica e al rafforzamento della società civile emergente”.
Il secondo rapporto della Commissione di Assistenza a una Cuba libera prevede un budget di 31 milioni di dollari per finanziare ulteriormente l’opposizione interna. Ancora, un finanziamento di almeno 20 milioni di dollari all’anno è allocato per gli stessi fini per gli anni successivi “fino a quando la dittatura cessi di esistere”.

Yoani Sanchez: Chi le dice che questi soldi siano arrivati nelle mani dei dissidenti?

Salim Lamrani: La Sezione sugli interessi nord-americani lo ha affermato in un comunicato: “Da molto tempo, la politica degli Stati Uniti consiste nel fornire assistenza umanitaria al popolo cubano, particolarmente alle famiglie dei prigionieri politici. Permettiamo ugualmente alle organizzazioni private di farlo.”

Yoani Sanchez: Bene …

Salim Lamrani: Anche Amnesty International, che indica la presenza di 58 prigionieri politici a Cuba, riconosce che essi sono incarcerati per aver “ricevuto fondi o materiale del governo americano per attività percepite dalle autorità come sovversive o facenti torto a Cuba”.

Yoani Sanchez: Non so se …

Salim Lamrani: D’altronde, i dissidenti stessi riconoscono di ricevere denaro dagli Stati Uniti. Laura Pollàn delle Dame in Bianco ha dichiarato: “Noi accettiamo l’aiuto, il sostegno, che provenga dall’estrema destra o dalla sinistra, senza condizioni”. L’oppositore Vladimiro Roca ha ugualmente confessato che la dissidenza cubana era stipendiata da Washington aggiungendo che l’aiuto finanziario ricevuto era “totalmente e completamente legale”. Per il dissidente René Gomez, il sostegno finanziario da parte degli Stati Uniti non è “una cosa che bisognerebbe nascondere o di cui avere vergogna”. L’oppositore Elizardo Sanchez ha implicitamente confermato l’esistenza di un finanziamento da parte degli Stati Uniti: “La questione non è di sapere chi invia gli aiuti ma cosa ne viene fatto”.

Yoani Sanchez: E’…

Salim Lamrani: Anche la stampa occidentale riconosce ciò. L’agenzia France Press informa che “i dissidenti hanno da parte loro rivendicato e riconosciuto questi aiuti finanziari”. L’agenzia spagnola EFE fa allusione agli “oppositori pagati dagli Stati Uniti”. Secondo l’agenzia di stampa britannica Reuters, “il governo statunitense fornisce apertamente sostegno finanziario federale per le attività dei dissidenti” E potrei moltiplicare gli esempi.

Yoani Sanchez: Tutto ciò è per colpa del governo cubano che impedisce la prosperità economica dei suoi cittadini, che impone il razionamento alla popolazione. Bisogna fare la coda per avere dei prodotti. Bisogna prima giudicare il governo cubano che ha portato migliaia di persone ad accettare l’aiuto straniero.

Salim Lamrani: Il problema è che così facendo i dissidenti commettono un crimine che è severamente punito dalla legge cubana, ma lo sarebbe ugualmente da tutti i codici penali del mondo intero. Essere finanziati da una potenza straniera è un grave delitto in Francia e nel resto del mondo.

Yoani Sanchez: Si potrebbe ammettere che il fatto di finanziare un’opposizione sia una prova d’ingerenza, ma …

Salim Lamrani: Ma in questo caso le persone che lei definisce prigionieri politici non sono prigionieri politici perché hanno commesso un delitto accettando denaro dagli Stati Uniti e la giustizia cubana li ha condannati su questa base.

Yoani Sanchez: Io credo che questo governo si sia immischiato a più riprese negli affari interni di altri paesi, finanziando movimenti di ribellione e di guerriglia. E’ intervenuto in Angola e …

Salim Lamrani: Si, ma si trattava di aiutare i movimenti indipendentisti contro il colonialismo portoghese e il regime segregazionista del Sud Africa. Quando il Sud Africa ha invaso la Namibia, Cuba è intervenuta per difendere l’indipendenza di questo paese. Nelson Mandela ha ringraziato pubblicamente Cuba per questo e questa è la ragione per cui ha riservato il suo primo viaggio all’Avana e non a Washington o a Parigi.

Yoani Sanchez: Ma molti cubani sono morti per questo, lontani dalla loro terra.

Salim Lamrani: Ma era per una nobile causa, che sia in Angola, in Congo o in Namibia. La battaglia di Cuito Cuanavale nel 1988 ha comunque permesso di mettere fine all’apartheid in Sud Africa. E’ Nelson Mandela a dirlo! Lei non è fiera di questo?

Yoani Sanchez: D’accordo, ma in fin dei conti sono infastidita più dall’ingerenza del mio paese all’estero che per qualunque altra cosa. Quello che va fatto, è depenalizzare la prosperità.

Salim Lamrani: Compreso il fatto di ricevere denaro da una potenza straniera?

Yoani Sanchez: Bisogna che le persone possano essere autonome finanziariamente.

Salim Lamrani: Se capisco bene, lei auspica la privatizzazione di alcuni settori dell’economia?

Yoani Sanchez: Privatizzare, non mi piace il termine perché ha una connotazione negativa, ma mettere in mani private, si.

CONQUISTE SOCIALI A CUBA?

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[Yoani Sanchez, autrice del blog Generaciòn Y, vincitrice del premio di Giornalismo Ortega y Gasset (2008), del premio Bitacoras.com (2008), del premio The Bob’s (2008) e del premio Maria Moors Cabot (2008). Per Time Magazine, è una delle 100 persone più influenti del mondo]

Salim Lamrani: Dunque è una questione semantica. Quali sono secondo lei le conquiste sociali del paese?

Yoani Sanchez: Ogni conquista ha avuto un costo enorme. Tutte le cose che a lei possono apparire positive hanno un costo in termini di libertà. Mio figlio riceve un’educazione molto indottrinata, gli viene raccontata una storia di Cuba che non corrisponde affatto alla realtà. Preferirei un’educazione meno ideologica per mio figlio. D’altra parte, nessuno vuole fare l’insegnante in questo paese, gli stipendi sono troppo bassi.

Salim Lamrani: D’accordo, ma ciò non impedisce a Cuba di essere il paese che dispone del più alto numero di professori per abitante al mondo, con classi di 20 allievi al massimo, il che non avviene in Francia, per esempio.

Yoani Sanchez: Si, ma c’è un costo per questo ed è a causa di ciò che l’educazione e la sanità non sono vere conquiste sociali, secondo me.

Salim Lamrani: Non si può negare qualcosa riconosciuto dall’insieme delle istituzioni internazionali. A livello dell’educazione, il tasso di analfabetismo per l’America latina è di 11,7% e dello 0,2% per Cuba. Il tasso di scolarizzazione nell’insegnamento primario (fino a 11 anni) è del 92% nel continente latino-americano e del 100% a Cuba. Il tasso di scolarizzazione nell’insegnamento secondario (fino a 14 anni) è del 52% per l’America latina e del 99,7% per Cuba. Questi dati provengono dal Dipartimento dell’Educazione dell’UNESCO.

Yoani Sanchez: D’accordo, nel 1959 Cuba viveva in condizioni difficili ma la situazione non era così brutta. C’era una fiorente vita intellettuale, un pensiero politico vivo. In realtà, la maggior parte delle supposte conquiste attuali che vengono presentate come dovute al sistema erano inerenti alla nostra idiosincrasia. Queste conquiste erano già presenti.

Salim Lamrani: Non è esatto e le cito una fonte al di sopra di ogni sospetto: un rapporto della Banca mondiale. E’ una citazione un po’ lunga, ma ne vale la pena. “Cuba è internazionalmente riconosciuta per i suoi successi nel campo dell’educazione e della sanità, con un servizio sociale che supera quello della maggior parte dei paesi in via di sviluppo e che in certi settori è comparabile a quello dei paesi sviluppati. In seguito alla Rivoluzione cubana del 1959, e lo stabilirsi di un governo comunista a partito unico, il paese ha creato un sistema di servizi sociali che garantisce l’accesso universale all’educazione e alla sanità, fornito dallo Stato.
Questo modello ha consentito a Cuba di raggiungere un’alfabetizzazione generale, di sradirare alcune malattie, un accesso universale all’acqua potabile e ad una salute pubblica di base, uno dei tassi di mortalità infantile più bassi della regione e una delle più lunghe aspettative di vita.
Una revisione degli indicatori sociali di Cuba rivela un miglioramento pressoché continuo dal 1960 al 1980. Molti degli indici principali, quali l’aspettativa di vita e il tasso di mortalità infantile, hanno continuato a migliorare durante la crisi economica del paese negli anni ’90 […].
Attualmente, la performance sociale di Cuba è una delle migliori del mondo in via di sviluppo, come viene documentato da numerose fonti internazionali, compresa l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ed altre agenzie ONU, così come la Banca mondiale.
Secondo gli indicatori dello sviluppo mondiale del 2002, Cuba supera largamente sia l’America latina e i Caraibi che altri paesi di livello intermedio nei più importanti indicatori relativi all’educazione, alla salute e all’igiene pubblica”.
Inoltre, i dati dimostrano il contrario. Nel 1959, il tasso di mortalità infantile era del 60 per mille. Ormai è solo del 4,8 per mille nell’anno 2009. Si tratta del tasso più basso del continente americano e del Terzo Mondo, ancora più basso di quello degli Stati Uniti .

Yoani Sanchez: D’accordo, ma …

Salim Lamrani: La speranza di vita era di 58 anni prima della Rivoluzione. Adesso raggiunge gli 80 anni ed è simile a quella di molti paesi sviluppati. Cuba dispone ormai di 67.000 medici contro i 6.000 del 1959. Secondo il giornale inglese The Guardian, Cuba dispone del doppio dei medici dell’Inghilterra per una popolazione quattro volte inferiore.

Yoani Sanchez: D’accordo, ma in termini di libertà d’espressione c’è stata una riduzione in rapporto al governo Batista. Il regime era una dittatura ma c’era una libertà di stampa plurale e aperta, trasmissioni radio di tutte le tendenze politiche.

Salim Lamrani: Non è esatto. La censura sulla stampa esisteva ugualmente. Tra il dicembre 1956 e il gennaio 1959, durante la guerra contro il regime di Batista, la censura fu imposta 630 giorni su 759. E gli oppositori subivano una triste sorte.

Yoani Sanchez: Effettivamente è vero che ci furono censura, intimidazioni e alla fine anche morti.

Salim Lamrani: Dunque, lei non può dire che la situazione era migliore sotto Batista perché gli oppositori venivano assassinati. Non è quello che avviene oggi. Lei pensa che la data del 1 gennaio 1959 sia una tragedia per la storia di Cuba?

Yoani Sanchez: No, no, in nessun caso. E’ stato un processo che ha suscitato molte speranze ma che ha tradito la maggioranza dei Cubani. Quello è stato un momento luminoso per una buona parte della popolazione, ma si è messo fine a una dittatura per instaurarne un’altra. Ma non sarei così negativa come alcuni.

LUIS POSADA CARRILES, LA LEGGE D’AGGIUSTAMENTO CUBANO E L’EMIGRAZIONE

[“Cuba contro l’Impero”, una delle opere di Salim Lamrani (venduta per corrispondenza dalla libreria della Rete Voltaire)]

Salim Lamrani: Quale è la sua opinione su Luis Posada Carriles, ex agente della CIA responsabile di numerosi crimini a Cuba e che gli Stati Uniti rifiutano di processare?

Yoani Sanchez: E’ un tema politico che non interessa alla gente. Si tratta di una cortina di fumo.

Salim Lamrani: Perlomeno interessa alle famiglie delle vittime. Quale è il suo punto di vista al riguardo?

Yoani Sanchez: Non amo le azioni violente.

Salim Lamrani: Lei condanna i suoi atti di terrorismo?

Yoani Sanchez: Condanno ogni atto di terrorismo, compresi quelli che sono commessi attualmente in Iraq da una sedicente resistenza che uccide degli Iracheni.

Salim Lamrani: Cosa uccide di più gli Iracheni? Gli attacchi della resistenza o i bombardamenti degli Stati Uniti?

Yoani Sanchez: Non saprei.

Salim Lamrani: Una parola sulla Legge di Aggiustamento cubano che sancisce che ogni cubano emigrato legalmente o illegalmente verso gli Stati Uniti ottiene automaticamente lo status di residente permanente.

Yoani Sanchez: E’ un vantaggio di cui non dispongono gli altri paesi. Ma che i Cubani emigrino verso gli Stati Uniti è dovuto al fatto che qui la situazione è difficile.

Salim Lamrani: E anche che gli Stati Uniti sono il paese più ricco del mondo. Anche molti Europei emigrano. Lei riconosce comunque che la Legge d’Aggiustamento cubano è un formidabile strumento d’incitazione all’emigrazione legale e illegale.

Yoani Sanchez: Effettivamente è una fonte di incitazione.

Salim Lamrani: Lei non vede questo come uno strumento per destabilizzare la società e il governo?

Yoani Sanchez: In questo caso, si potrebbe ugualmente dire che il fatto di concedere la nazionalità spagnola ai discendenti degli Spagnoli nati a Cuba è un fattore di destabilizzazione.

Salim Lamrani: Questa è un’altra cosa perché qui ci sono ragioni storiche e inoltre la Spagna applica questa legge per tutti i paesi dell’America latina e non solo per Cuba. Mentre la legge d’Aggiustamento cubano è unica al mondo.

Yoani Sanchez: Ma ci sono delle relazioni forti. Si gioca a baseball a Cuba come negli Stati Uniti.

Salim Lamrani: Anche nella Repubblica Dominicana ma non c’è una legge d’Aggiustamento dominicano.

Yoani Sanchez: Comunque c’è una tradizione di vicinanza.

Salim Lamrani: Allora come mai questa legge non è comparsa prima della Rivoluzione?

Yoani Sanchez: Perché i Cubani non volevano lasciare la propria terra. All’epoca Cuba era un paese d’immigrazione e non d’emigrazione.

Salim Lamrani: Questo è assolutamente falso perché negli anni ’50 Cuba occupava il secondo posto tra i paesi americani in termini di flusso migratorio verso gli Stati Uniti, subito dopo il Messico. Cuba inviava più emigranti verso gli Stati Uniti che non l’America centrale e l’America del sud sommate insieme, mentre oggigiorno Cuba non occupa che la decima posizione, malgrado la legge di Aggiustamento cubano e le sanzioni economiche.

Yoani Sanchez: Può darsi, ma non c’era questa ossessione di lasciare il paese.

Salim Lamrani: Le cifre dimostrano il contrario. Attualmente, ripeto, Cuba non occupa che il decimo posto in termini di flusso migratorio verso gli Stati Uniti. Dunque, l’ossessione di cui lei parla è più forte in almeno nove paesi del continente.

Yoani Sanchez: Si, ma all’epoca i Cubani partivano e poi tornavano.

Salim Lamrani: Questo succede anche adesso perché ogni anno i Cubani che vivono all’estero tornano per le vacanze. Prima del 2004 e delle restrizioni imposte da Bush, che limitano i viaggi dei Cubani che vivono negli Stati Uniti a 14 giorni ogni tre anni, i Cubani rappresentavano la minoranza che viaggiava più spesso verso il proprio paese d’origine, molto più dei Messicani ad esempio, il che dimostra che i Cubani degli Stati Uniti sono per la stragrande maggioranza emigrati per motivi economici e non esiliati politici, visto che rientrano a casa ogni anno per le vacanze, cosa che non farebbe un esiliato politico.

Yoani Sanchez: Si, ma chiedete loro se hanno voglia di restare a vivere qui.

Salim Lamrani: E’ quello che ha fatto lei, no? E in più, sul suo blog nel luglio 2007 lei ha detto che il suo era lungi dall’essere un caso isolato. La cito: “Tre anni fa a Zurigo con mio figlio, ho deciso di tornare a vivere nel mo paese. I miei amici credevano che volessi scherzare, mia madre si è rifiutata di credere che sua figlia non vivesse più nella Svizzera del latte e del cioccolato”. Il 12 agosto 2004, lei si è presentata all’ufficio provinciale dei servizi di immigrazione dell’Avana per spiegare il suo caso. Lei ha scritto: “La mia sorpresa è stata enorme quando mi hanno detto di fare la coda nella fila di “quelli che avevano deciso di rientrare nel paese […] ho così scoperto altri “pazzi” come me, con la loro storia truculenta di ritorno al paese.” Dunque questo fenomeno del ritorno esiste.

Yoani Sanchez: Si, ma si tratta di persone che tornano per ragioni personali. Ce n’erano che avevano debiti all’estero, altri che non sopportavano la vita fuori. Insomma, una moltitudine di ragioni.

Salim Lamrani: Quindi, malgrado le difficoltà e le vicissitudini quotidiane, la vita qui non è così terribile. Lei pensa che i Cubani abbiano una visione troppo idilliaca della vita all’estero?

Yoani Sanchez: Ciò è dovuto alla propaganda del regime che presenta la vita fuori in maniera troppo negativa e questo ha un effetto contrario sulla gente, che ha idealizzato il modo di vivere occidentale. Il problema è che a Cuba l’emigrazione per più di undici mesi è definitiva mentre si potrebbe vivere due anni all’estero, tornare qui per un po’ di tempo, poi ripartire, ecc.

Salim Lamrani: Dunque, se ho capito bene, il problema a Cuba è più che altro di ordine economico poiché le persone desiderano lasciare il paese unicamente per migliorare il loro livello di vita.

Yoani Sanchez: A molti piacerebbe viaggiare all’estero e poter poi rientrare, ma le leggi migratorie non lo consentono. Sono sicura che se fosse possibile molte persone emigrerebbero per due anni e poi tornerebbero per poi eventualmente ripartire di nuovo e così via.

Salim Lamrani: Sul suo blog ci sono commenti interessanti al riguardo. Molti emigrati condividono la loro disillusione verso la maniera di vivere occidentale.

Yoani Sanchez: E’ molto umano. Uno si innamora di una donna e tre mesi dopo perde la sua illusione. Uno compra un paio di scarpe e in capo a tre giorni non gli piacciono più. Le delusioni fanno parte della condizione umana. Il peggio è che le persone non possano tornare.

Salim Lamrani: Ma le persone ritornano.

Yoani Sanchez: Si, ma solo per le vacanze.

Salim Lamrani: Ma hanno il diritto di restare per quanto tempo desiderano, anche per molti anni, tranne il perdere i vantaggi legati alla condizione di residente permanente come i buoni alimentari, la priorità nell’assegnazione dell’alloggio, ecc.

Yoani Sanchez: Si, ma le persone non possono passare qui dei mesi, hanno la loro vita all’estero, il loro lavoro, ecc.

Salim Lamrani: Questa è un’altra cosa, ma è lo stesso per tutti gli emigrati del mondo. In ogni caso, possono perfettamente rientrare a Cuba quando gli aggrada e fermarsi per quanto tempo desiderano. L’unica cosa è che se restano più di undici mesi all’estero perdono certi vantaggi. Peraltro, ho difficoltà a capire: se la realtà qua è così terribile e qualcuno ha la fortuna di vivere all’estero in un paese sviluppato, perché desidererebbe tornare a vivere a casa sua a Cuba?

Yoani Sanchez: Per molte ragioni, legami famigliari, ecc.

Salim Lamrani: Dunque la realtà non così drammatica.

Yoani Sanchez: Non direi questo, ma alcuni dispongono di condizioni di vita migliori di altri.

Salim Lamrani: Secondo lei, quali sono gli obiettivi degli Stati Uniti riguardo a Cuba?

Yoani Sanchez: Gli Stati Uniti desiderano un cambiamento di governo a Cuba, ed è quello che desidero anch’io.

Salim Lamrani: Quindi lei condivide un obiettivo con gli Stati Uniti?

Yoani Sanchez: Come molti Cubani.

Salim Lamrani: Non ne sono molto convinto, ma perché? Perché è una dittatura? Che cosa vuole Washington per Cuba?

Yoani Sanchez: Credo si tratti di una questione geopolitica. C’è anche la volontà degli esuli cubani, che viene tenuta in conto, e che vuole una nuova Cuba, il benessere dei Cubani.

Salim Lamrani: Imponendo sanzioni economiche?

Yoani Sanchez: Tutto dipende dai suoi punti di riferimento. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, credo che vogliano impedire alla bomba migratoria cubana di esplodere.

Salim Lamrani: Davvero? Con la legge di Aggiustamento cubano che incita i Cubani a lasciare il proprio paese? Non è serio. Perché allora non abrogano la legge?

Yoani Sanchez: Credo che lo scopo reale degli Stati Uniti sia di finirla con il governo cubano in modo da poter disporre di uno spazio più stabile. Spesso a proposito di questo conflitto si è parlato di Davide contro Golia. Ma per me, il solo Golia è il governo cubano che impone il controllo, l’illegalità, salari bassi, la repressione, le limitazioni.

Salim Lamrani: Non pensa che l’ostilità degli Stati Uniti contribuisca a tutto questo?

Yoani Sanchez: Non solo penso che essa abbia contribuito a ciò, ma anche che questo è diventato il principale argomento per dire che si vive in una fortezza assediata e che ogni dissenso è un tradimento. In realtà penso che il governo cubano tema che questo conflitto sparisca. Il governo cubano desidera il mantenimento delle sanzioni economiche.

Salim Lamrani: Davvero? E’ esattamente quello che dice Washington in maniera un po’ contraddittoria perché, se fosse veramente così, leverebbe le sanzioni per porre il governo cubano di fronte alle proprie responsabilità. Non ci sarebbero più scuse per giustificare i problemi a Cuba.

Yoani Sanchez: Ogni volta che gli Stati Uniti hanno cercato di migliorare la situazione, il governo cubano ha avuto un atteggiamento controproducente.

Salim Lamrani: In quale momento gli Stati Uniti hanno cercato di migliorare la situazione? Dal 1960, le sanzioni non hanno fatto che rafforzarsi, se si eccettua il periodo di Carter. Dunque è difficile sostenere questa tesi. Nel 1992, gli Stati Uniti hanno votato la legge Torricelli dal carattere extraterritoriale; nel 1996, la legge Helms-Burton, extraterritoriale e retroattiva; nel 2004, Bush ha adottato nuove sanzioni e le ha inasprite nel 2006. Non si può dire che gli Stati Uniti abbiano cercato di migliorare la situazione. I fatti dimostrano il contrario. Peraltro, se le sanzioni sono davvero favorevoli al governo cubano e non si tratta di una scusa, perché non eliminarle? Non sono i dirigenti che soffrono per le sanzioni ma il popolo.

Yoani Sanchez: Obama ha fatto un passo in questo senso, forse insufficiente ma interessante.

Salim Lamrani: Ha semplicemente eliminato le restrizioni imposte ai Cubani degli Stati Uniti da Bush, che impedivano loro di tornare al proprio paese per più di 14 giorni ogni tre anni, nel migliore dei casi, a condizione di disporre di un famigliare diretto a Cuba. Ridefinendo anche il concetto di famiglia. Così, un cubano della Florida che aveva solo uno zio a Cuba non poteva tornare nel paese perché non veniva considerato membro “diretto” della famiglia. Obama non ha eliminato tutte le sanzioni imposte da Bush e non è nemmeno tornato alla condizione che vigeva all’epoca di Clinton.

Yoani Sanchez: Io credo che le due parti debbano soprattutto abbassare i toni e Obama l’ha fatto. Poi, Obama non può eliminare le sanzioni perché ci vuole l’accordo del Congresso.

Salim Lamrani: Ma potrebbe alleggerirle molto firmando semplici decreti, cosa che per ora rifiuta di fare.

Yoani Sanchez: E’ occupato da altri affari, come la disoccupazione e la riforma sanitaria.

Salim Lamrani: Però ha trovato il tempo di rispondere alla sua intervista.

Yoani Sanchez: Sono stata molto fortunata.

Salim Lamrani: La posizione del governo cubano è la seguente: non abbiamo passi da fare nei confronti degli Stati Uniti perché noi non imponiamo sanzioni agli Stati Uniti.

Yoani Sanchez: Si, ma il governo dice anche che gli Stati Uniti non possono chiedere cambiamenti interni perché si tratta di un’ingerenza.

Salim Lamrani: Non è così?

Yoani Sanchez: Allora se io chiedo un cambiamento, commetto anch’io un’ingerenza?

Salim Lamrani: No, perché lei è cubana e ha il diritto di decidere il futuro del paese.

Yoani Sanchez: Il problema non è chi chieda il cambiamento, ma il cambiamento in sé.

Salim Lamrani: Non ne sono sicuro, in quanto francese non mi piacerebbe se il governo belga o tedesco s’immischiasse negli affari interni della Francia. In quanto cubana, lei accetta che il governo degli Stati Uniti vi dica come dovete regolare il vostro paese?

Yoani Sanchez: Se l’obiettivo è quello di aggredire il paese, evidentemente è inaccettabile.

Salim Lamrani: Lei considera le sanzioni economiche come un’aggressione?

Yoani Sanchez: Si, le considero un’aggressione che non ha avuto i risultati attesi e che è un retaggio della Guerra fredda ormai senza significato, che ha fatto del male al popolo e ha rafforzato il governo. Ma ripeto che il governo cubano è responsabile per l’80% della crisi economica attuale e solo il 20% è dovuto alle sanzioni economiche.

Salim Lamrani: Ancora una volta, mi ripeto, questa è esattamente la posizione del governo degli Stati Uniti e i dati dicono il contrario. Se fosse così, non credo che 187 paesi al mondo si prenderebbero al pena di votare una risoluzione contro le sanzioni economiche. E’ la diciottesima volta consecutiva che l’immensa maggioranza dei membri dell’ONU si pronuncia contro questo castigo economico. Se questo fosse marginale, non credo che si prenderebbero la briga di farlo.

Yoani Sanchez: Non sono una specialista in economia, è la mia opinione personale.

Salim Lamrani: Lei cosa prevede per Cuba?

Yoani Sanchez: Penso che bisognerebbe liberalizzare l’economia. Certo, non lo si può fare dall’oggi al domani, perché provocherebbe una frattura e disparità sociali che colpirebbero i più deboli. Ma bisogna farlo con gradualità e il governo cubano ha la possibilità di farlo.

Salim Lamrani: Un capitalismo sui generis, come dice lei.

Yoani Sanchez: Cuba è un’isola sui generis. Possiamo creare un capitalismo sui generis.

Salim Lamrani: Yoani Sanchez, grazie per il suo tempo e la sua disponibilità.

Yoani Sanchez: Grazie a lei.

Salim Lamrani

Docente, tiene corsi all’Università Paris-Descartes e Paris-Est-Marne-La Vallée. Ultima opera pubblicata: “Cuba. Ce que les médias ne vous diront jamais” , Estrella (2009).

NOTE

[4] Documenti scaricabili: Report to the president presentato da Colin Powell (2004) e
Report to the president presentato da Condoleeza Rice e Carlos Gutierrez (2006), Commission for a free Cuba.

Titolo originale: “Conversations avec la bloggeuse cubaine Yoani Sanchez
Fonte : www.voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article164956.html
15.04.2010

Scelto e tradotto per Comedonchisciotte.org da MATTEO BOVIS

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