DI DAVID DE ANGELIS
Macrolibrarsi
Stanco, frustrato e con un paio di cento euro in meno nelle tasche, torni a casa e dici che l’Ottico ti ha appena riscontrato un lieve peggioramento nella miopia e così hai dovuto ordinare un nuovo paio di lenti negative, con la rassicurazione che prima o poi il difetto si sarebbe stabilizzato.
La storia, purtroppo in questo caso, si ripete. La tua mente corre indietro, in un passato più o meno lontano, quando riuscivi a vedere bene o, nonostante il tuo allora leggero difetto visivo, riuscivi tranquillamente a fare a meno degli occhiali e delle lenti a contatto. I tuoi sentimenti ed i tuoi pensieri sono ora pieni di frustrazione, una frustrazione che accompagna sempre i sentimenti di impotenza di fronte a qualcosa che si reputa più forte di noi ed “ineluttabile”, come il progressivo peggioramento della visione.
Ma quanto c’è di vero in questa storia? Quanto questa presunta “ineluttabilità fisiologica” nel peggioramento della visione si affianca alla realtà vera del comportamento e adattamento degli occhi nel corso dell’esistenza dell’individuo? È possibile accettare passivamente questa visione che vede una falla così grande nella Natura che ci vuole sempre più miopi e dipendenti da costose e “alla moda” montature di occhiali? Andiamo a vedere la letteratura scientifica sull’argomento, cercando di gettare più luce e più verità su un argomento così importante come la salute pubblica nei confronti della capacità di mettere correttamente a fuoco gli oggetti su tutte le distanze di osservazione.
Tanto e poi tanto si afferma che la miopia (la difficoltà di mettere a fuoco oggetti lontani), abbia cause prettamente ereditarie e, in quanto tali, impossibili da gestire da parte dell’individuo al quale gli viene per la prima volta riscontrata. Ma quanto c’è di vero in questa alquanto generica e, come vedremo nel dettaglio, errata e astuta argomentazione? Quanto questa affermazione, divulgata ai quattro venti da Ottici e Oculisti ha un vero fondamento scientifico? Quanto ciò fa comodo all’industria Ottica che vede ogni anno girare milioni e milioni di euro nelle tasche capienti di studi ottici e multinazionali dell’industria ottica?
Forse la verità può far male, ma tanto vale guardarla in faccia e cercare di rimediare a ciò che, almeno alla luce di “ufficiali” e rilevanti studi scientifici, non fa altro che annebbiare e, letteralmente sfuocare, la visione fisica e mentale delle masse inconsapevoli, alle quali viene fatto credere che lo sviluppo e la progressione della miopia siano fenomeni ineluttabili e che ci vogliono costretti per tutta la vita a prestare il nostro contributo economico all’industria per l’acquisto di occhiali e lenti a contatto.
La verità scientifica parla chiaramente e “nitidamente“: esaminiamo alcuni dati.
Un eccellente studio che valuta in modo chiaro la preponderanza o meno del fattore ereditario sul fattore prettamente di adattamento fisiologico agli stimoli visivi subiti dall’impegno visivo a corte distanze (come oggi avviene stando ore al pc, a leggere scrivere e ad essere confinati gran parte della giornata in ambienti visivamente ristretti) è quello di Young, Francis A., et al. 1969.
Tale studio, condotto su un vasto campione di esquimesi, partiva dalla constatazione che il difetto miopico era pressoché assente nella popolazione più anziana, che non svolgeva quasi mai lavoro da vicino, essendo la popolazione esquimese, originariamente basata sulla caccia ed impegnando quindi la vista quasi sempre sulle lunghe distanze. Esaminando l’incidenza della diffusione del difetto miopico in varie generazioni, si è arrivati alla stupefacente constatazione che nella generazione più giovane, compresa tra i 21 ed i 25 anni, vi era una incidenza del difetto di ben l’88 per cento! La chiara spiegazione di tale risultato sta nel fatto che le generazioni più giovani erano state progressivamente esposte ad un processo di “civilizzazione” ed urbanizzazione che li aveva esposti a fattori ambientali tali da sviluppare miopia (causa maggiore il lavoro e studio a distanze ravvicinate e quindi a uno stress da iperaccomodazione: oggigiorno aggravato ulteriormente dall’uso sconsiderato e NON informato sugli occhiali definiti “da risposo”, i quali esasperano inconsapevolmente la vista del soggetto ignaro, con un maggiore stress iperaccomodativo e facendolo peggiorare progressivamente).
Altro studio eloquente sulla bassa preponderanza della causa “ereditaria” della miopia, cavallo di battaglia dell’attuale uso sconsiderato delle lenti negative e della vendita degli occhiali senza alcuna informazione sulle possibili conseguenze di aggravamento della miopia iniziale, è il seguente (segue il riassunto/Abstract)
Miopia tra esquimesi: una “epidemia” indotta dall’ambiente visivo?
Autori: R. W. Morgan, J. S. Speakman and S. E. Grimshaw
Rivista e data di pubblicazione: Canadian Medical Association Journal, Vol 112, Issue 5 575-577, 1975
Tra esquimesi di età inferiore ai 30 anni, la prevalenza della miopia è di molto superiore di quella dei più anziani. Questo è vero in modo particolare per le femmine. Sembra che ci sia poco, se non nessuna contributo genetico a questo sviluppo “epidemico” della miopia nei giovani. L’età e la distribuzione del sesso indica la probabilità di un fattore ambientale, probabilmente culturale. Altri dati indicano il livello scolastico come un possibile fattore eziologico della miopia.
Questo ci fa comprendere come il fattore ereditario dell’insorgenza e progressione della miopia, sebbene in alcuni determinati casi possa esistere, NON è assolutamente l’unica e preponderante causa della miopia. A torto e con precise finalità di “Business/vendita” di occhiali e lenti a contatto a vita, viene fatto credere che sia l’unica soluzione e, per di più, quella necessaria, ineluttabile e “scientificamente” corretta.
La vera causa della miopia
La vera causa della miopia sta nell’adattamento della messa a fuoco (capacità di accomodazione) sulle distanze che normalmente vengono utilizzate nella vita quotidiana.
Chiare statistiche mostrano come la miopia aumenti di pari passo con il grado di scolarizzazione e quindi di impegno visivo sulle corte distanze (libri, pc ed ora, purtroppo, anche a causa di giochi elettronici sempre più nelle mani dei più piccoli).
Altri studi testimoniano ciò in maniera chiara e palese (oltre che strettamente scientifica, in quanto sono riportati in accreditate riviste di Optometria, la Scienza che studia i fenomeni ottici come la refrazione o potere di messa a fuoco).
Studi eseguiti su numerose tipologie di animali, comprese le scimmie, le quali rappresentano l’anello della catena biologica più vicina all’uomo, mostrano come sia possibile variare a piacimento il potere di messa a fuoco semplicemente aumentando o diminuendo lo stato di accomodazione del soggetto dell’esperimento, costringendolo per esempio a guardare attraverso lenti “negative” (quelle normalmente assegnate ai miopi per vedere bene e a fuoco da lontano). Tutti gli studi mostrano una diretta correlazione tra il confinamento visivo (come lo siamo oggi noi all’interno della attuale società tecnologica ed informatica) e l’utilizzo di lenti negative (quelle che, se sei attualmente miope, al 99% ti sono stati prescritte per “curare” la tua miopia).
Domanda: di quanto hai effettivamente beneficiato di questo “modus operandi”, ovvero di questa modalità “terapeutica”? Quante volte sei attualmente tornato dall’ottico per farti cambiare le lenti dei tuoi occhiali, sempre più forti? Quanto e cosa avresti potuto fare e cosa saresti ancora in grado di fare per evitare e, nl peggiore dei casi, limitare questo “ineluttabile” e progressivo peggioramento della tua visione da lontano?
La risposta ce la fornisce la stessa Scienza Optometria, la quale afferma che la miopia risulta come un progressivo e puramente fisiologico adattamento della visione alla media degli stimoli visivi ai quali li sottoponiamo su base regolare. Per fare un chiaro esempio: quando guardi un panorama e non sei otticamente ipercorretto (con lenti negative troppo forti) l’intervento della tua accomodazione è minimo o pressochè nullo (e così dovrebbe essere).
Quando al contrario, con i tuoi attuali occhiali ed il loro potere diottrico misurato per una distanza “canonica” di tre o sei metri (come quando hai fatto la tua ultima visita dall’ottico), guardi da vicino un libro o lo schermo del tuo computer il risultato sarà che risulterai ipercorretto e, in quanto tale, i tuoi occhi subiranno un progressivo aumento dello stato di accomodazione (responsabile della progressione della miopia) e sarai costretto periodicamente a tornare dall’ottico a comprare altri occhiali o comprare lenti di potere diottrico negativo sempre più forte.
Questo vuol dire che il cattivo ed erroneo utilizzo della tua corrente prescrizione ottica (occhiali con lenti negative) potrebbe essere la CAUSA del tuo progressivo peggioramento.
Principio Fisiologico di Adattamento SAID (acronimo per Adattamento Specifico alla Domanda Imposta)
Come ben saprai, il corpo ha una innata e fisiologica capacità di adattarsi agli stimoli a cui il mondo fisico lo sottopone. Un eccessivo sfregamento della pelle può portare al suo ispessimento (espressione de Principio fisiologico SAID), l’utilizzo di carichi pesanti portano ad un irrobustimento dei muscoli scheletrici detta in particolare ipertrofia delle fibre (Principio SAID), la ben conosciuta “tintarella” è la conseguenza dell’adattamento della cute agli stimoli dei raggi solari (SAID), il sistema cardiocircolatorio di adatta in bene o in male in base all’allenamento o alla sedentarietà (ancora SAID) e si potrebbe continuare all’infinito fin ad arrivare alle più piccole reazioni biochimiche all’interno de corpo umano (e animale in generale).
Cosa vuol dire questo, rapportato alle prime lenti negative che indossasti per “curare e correggere” la tua miopia? Che quelle stesse lenti potrebbero aver innescato il principio di adattamento, proprio a seguito dello stimoli di eccessivo intervento dell’accomodazione (detto, nel gergo scientifico riconosciuto, di IPERaccomodazione, ovvero eccesso di accomodazione), generato da lenti ottiche negative ed utilizzate sulle corte distanze, anche su distanze inferiori sulla quale è stata eseguita la misurazione dall’ottico (ovvero tre o sei metri a seconda dei casi). L’utilizzo di occhiali con correzione ottica negativa ad una distanze inferiore a quella di misurazione della vista “da lontano” (3 o 6 metri) porta sempre ad un aumento del tono accomodativo e, nel tempo, ad un peggioramento della visione (… qualcuno ti ha mai avvisato di questo?).
La prossima volta che andrai dall’ottico, chiedigli riguardo l’adattamento della vista (del potere refrattivo di messa a fuoco) in base alla vicinanza e alle lenti negative e chiedigli quanto ciò possa essere o meno causato da un eccessivo stato di iperaccomodazione generata dalle stesse lenti più forti ai quali sei stato inconsapevolmente assoggettato con il tempo.
Forse ti sei abituato agli occhiali ma pensa a tuo figlio o a tuo nipote il quale, probabilmente, sarà assoggettato al tuo stesso destino di peggioramento della miopia. Sappi che non sarà solo un fattore ereditario, ma la naturale conseguenza di un adattamento fisiologico. La BUONA NOTIZIA è che molto può essere fatto per prevenire l’insorgenza della miopia o, addirittura, regredirla con tecniche naturali e “fisiologiche”. Quindi MOLTO puoi fare consapevolmente per aiutare i tuoi occhi a vedere meglio, diminuendo il loro stato di cronica accomodazione, mediante semplici (ma estremamente efficaci) esercizi di Rieducazione visiva.
Ti chiedo infine: quanti ti hanno esposto un simile punto di vista sull’argomento? Forse la risposta sarà (purtroppo) nessuno. Allora, forse, fai parte degli ingranaggi del “Business della vista” e tu sei solo un numero statistico sui milioni di persone che, inconsapevolmente, vedono peggiorare progressivamente e “inesorabilmente” la loro miopia. Che quanto ti ho scritto ti aiuti a comprendere il problema e a prendere le dovute ed efficaci precauzioni.
Maggiori informazioni le puoi trovare sui seguenti siti Internet:
www.rieducazionevisiva.com
www.powervisionsystem.com
Riferimenti Bibliografici:
Young, Francis A., et al. The trasmission of refractive errors within eskimos families. American Journal of Optometry and Archives of the American Academy of Optometry, 46(9), 1969.
Medina, A., A model for emmetropization: the effects of correcting lenses. Acta Ophthalmol.,n. 65, 1987, pp. 565-571.
Medina, A. and Fariza, E., Emmetropization as a first-order feedback system. Vision Res, n. 33, 1993, pp. 21-26.
Morgan R. W., Speakman J. S. e Grimshaw S. E. Miopia tra esquimesi: una “epidemia” indotta dall’ambiente visivo? Canadian Medical Association Journal, Vol 112, Issue 5 575-577, 1975.
Lista completa Bibliografia argomento: http://www.powervisionsystem.com/bibliografia.htm