E DI QUANTI VENGONO ILLEGALMENTE DETENUTI NELLE CARCERI IRACHENE
A CURA DI: ASSOCIAZIONE “AIUTIAMOLI A VIVERE”
Dopo l’arresto del Vice primo ministro dell’Iraq Tareq Aziz da parte delle forze di occupazione americane, nell’aprile 2003, il suo avvocato a Baghdad, Badie Arief Izzat è scampato a diversi attentati; i suoi due figli sono stati rapiti e dopo il pagamento di una forte somma di denaro da parte dell’avvocato, sono stati liberati.
Tra il 2003 e il 2007, Badie Arief Izzat è stato l’unico avvocato autorizzato ad incontrare Tareq Aziz, un uomo che in cinque anni ha perso più di venticinque chili, malato di cuore, si è a fatica ripreso da diversi attacchi cardiaci.
Da cinque anni un ex primo ministro di un paese membro fondatore dell’ONU è posto sotto sequestro in una stanza di cinque metri su tre, in condizioni di detenzione non solo umilianti ma inumane.
Da poco si è aperto a Baghdad il processo a Tareq Aziz, accusato di aver fatto condannare a morte una trentina di commercianti disonesti durante il periodo di embargo tra il 1991 ed il 2003.
In Iraq anche un bambino di dieci anni sa che un ministro di Saddam Hussein non aveva assolutamente il potere né l’autorità di pronunciare tali sentenze di morte. I commercianti in questione sono stati giudicati da un Tribunale, ed è il magistrato di questo Tribunale ha pronunciato la sentenza, non Tareq Aziz.
Tareq Aziz non aveva, dunque, alcuna responsabilità in questo affare.
Oggi, quando più di 150 avvocati nel mondo hanno dichiarato di voler difendere l’ex Vice primo ministro iracheno, non solo nessuno di questi avvocati è stato autorizzato a recarsi a Baghdad a difendere il proprio cliente, ma l’avvocato iracheno di Tareq Aziz è stato espulso e gli è stato interdetto di soggiornare in Iraq per aver criticato davanti alla stampa internazionale i procedimenti illegali e gli intrighi del Ministero della giustizia, la corruzione di alcuni funzionari e le menzogne del Governo iracheno.
La famiglia di Badie Arief Izzat è stata ugualmente costretta a lasciare il paese.
A tutt’oggi, Tareq Aziz si ritrova senza alcun avvocato per la sua difesa. Il porta parola del Tribunale ha dichiarato che Tareq Aziz era intenzionato a difendersi da solo. Secondo la famiglia è totalmente falso.
I dossiers degli avvocati da tutto il mondo, che sono stati presentati al Ministero della giustizia iracheno per la difesa di Tareq Aziz non hanno mai ricevuto alcun riscontro, né alcuna risposta.
Con gli avvocati italiani di Tareq Aziz abbiamo organizzato ad Amman un incontro di lavoro con Badie Arief izzat. In quell’occasione abbiamo filmato diverse dichiarazioni dell’avvocato. Alla domanda su come veniva convocato e da chi per incontrare Tareq Aziz, ci ha risposto:
“Per incontrare Tareq Aziz non ho mai ricevuto convocazioni ufficiali, mai neanche un foglio di carta. Ricevevo una telefonata. E’ tutto.”
“In tre anni, solo due volte sono stato convocato dal Ministero della Giustizia, in tutte le altre occasioni sono stati gli americani a contattarmi, a chiedermi di presentarmi il giorno seguente ad un check-point per essere da loro trasportato fino alla prigione di Tareq Aziz, nella zona dell’aeroporto di Baghdad.”
“Spesso mi davano, continua Badie Arief Izzat, non più di cinque minuti per parlare col mio cliente. Sono stato spesso minacciato – prosegue Badie Arief Izzat – di veder ritirata la possibilità di incontrare Tareq Aziz nel caso ci fossimo scambiati dei biglietti scritti. Sono stato anche informato dal Tribunale che lo stesso (Tribunale) aveva il potere di togliermi la difesa di Tareq Aziz in ogni momento, senza giustificazione o spiegazione alcuna”.
Alla domanda su come si svolgeva la conversazione, Badie Arief Izzat risponde:
“Parlavamo a voce bassa perché due uomini restavano in piedi davanti alla porta d’ingresso della stanza, che già è una piccola stanza.”
“Tareq Aziz è molto malato, è diabetico, soffre di cuore, a volte ha la lingua nera e fa fatica a parlare.”
“Come pensate sia possibile organizzare e costruire la difesa di un cliente che mi permettevano di vedere poco e in tutta fretta, senza poter scambiare documenti, prendere appunti, parlare liberamente e sotto continua sorveglianza?
“Non hanno capi d’accusa seri contro Tareq Aziz, che era un diplomatico, un uomo integro, un uomo di pace. Bisogna allora trascinare le cose in modo che muoia in prigione.”
“Tareq Aziz sa troppe cose”, continua Badie Arrief Izzat. ” In Europa e negli Stati Uniti ci sono importanti personalità che non vogliono che Tareq Aziz esca di prigione, potrebbe rivelare cose terribili.”
“Ad esempio, durante gli anni dell’embargo contro l’Iraq, ci sono due capi di Stato di due paesi europei che hanno fatto affari con Saddam Hussein, o, se non con lui direttamente, col suo governo”.
Ci può dire di chi si tratta?
“Impossibile – risponde Izzat preoccupato – la mia vita e quella della mia famiglia sono già in pericolo, sarebbe per me come firmare la mia sentenza di morte”. Poi aggiunge, come ad anticipare la risposta ad una nuova domanda: “Non sono i capi di Stato dei due paesi, la Francia e la Germania, che si sono maggiormente opposti all’invasione americana dell’Iraq. Ma non c’è solo questa questione, ci sono molte altre cose scandalose che gli americani non vogliono sentir uscire dalla bocca di Tareq Aziz ed ancor meno lo vogliono gli uomini attualmente al potere a Baghdad”.
Ha potuto informare Tareq Aziz di ciò che succede in Iraq?
“Ho provato in diverse occasioni –risponde Izzat –non era facile, i due uomini davanti alla porta sentivano ciò che dicevamo e capivano l’arabo.”
“Sono riuscito ad informarlo sulla resistenza irachena, quella dei Sunniti, del partito Baat’h, della resistenza di alcuni gruppi sciiti, delle Tribù e dei volontari arabi. Per due volte uno dei due uomini ha interrotto la nostra conversazione minacciando di sospendere la visita. L’uomo era molto nervoso.”
Nel marzo 2007, il Gruppo di lavoro della Commissione dei Diritti dell’Uomo a Ginevra, ha pubblicato un documento nel quale la detenzione di Tareq Aziz viene considerata arbitraria e in violazione di vari articoli della Convenzione di Ginevra e della Carta dei Diritti dell’Uomo. In breve, questa detenzione è definita come un sequestro di persona.
Questa stessa Commissione dell’ONU ha inviato il documento ufficiale al governo iracheno e a quello degli Stati Uniti d’America. Entrambi non hanno mai risposto.
Il Patriarca di Baghdad, il Cardinale Emmanuel III Delhi ha scritto al Primo ministro iracheno Al Maliki per sollecitare la liberazione di Tareq Aziz. Non ha mai avuto risposta.
Gli avvocati di diversi paesi non hanno mai ricevuto risposta alle lettere che hanno inviato al governo iracheno. Il regime di Baghdad messo al potere dagli americani fa condannare a morte dei cittadini iracheni, senza processi legali, senza permettere agli accusati di difendersi e di essere assistiti da un avvocato di propria scelta.
Un regime che pratica, sotto gli occhi del mondo intero, una dittatura di vendetta e di odio.
(Firmano) :
p. Jean Marie Benjamin [email protected]
Sig. Tusio De Iuliis [email protected]
Avv. Remo Di Martino [email protected]
Roma, 29 giugno 2008
Link: http://firmiamo.it/appelloperlaliberazioneditariqaziz