2023: l’anno (anche) dell’Africa

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Di Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org

“È tempo per l’Africa di guardare ai suoi popoli. Dobbiamo essere padroni del nostro futuro per una nuova Africa. Non si può dipendere dall’export di materie prime grezze ma è arrivato il tempo di trasformare le nostre economie, di rapportarci in maniera diversa con il resto del mondo, di rafforzare l’istruzione dei nostri giovani, le competenze, di lavorare all’eguaglianza sociale preservando al tempo stesso la natura dei nostri meravigliosi Paesi”.

Nana Akufo-Addo, Presidente della Repubblica del Ghana

A livello mediatico, il complesso e strategico conflitto che si sta consumando sul campo nell’Europa dell’Est sta “oscurando” altre questioni geopolitiche di primaria importanza dell’anno appena cominciato.

Una di queste è senza dubbio l’ “Affaire Africa”.

Un continente ricchissimo di materie prime, con una popolazione in continua crescita sempre più consapevole delle proprie potenzialità e capacità di essere protagonista nel panorama globale, con ampie zone fertili certamente in grado di soddisfare la richiesta di prodotti agricoli per gran parte della popolazione del nostro Pianeta, con partenariati e collaborazioni che si estendono dalle Americhe all’Asia e molto altro ancora.

Alcuni esempi per comprendere meglio la situazione reale:

Il 24% della superficie agricola utilizzabile (SAU) mondiale si trova in Africa, sebbene i ritardi strutturali (in primis a livello organizzativo e tecnologico) comportino un utilizzo concreto che si ferma al 6% circa.

“[…] L’Africa è in assoluto l’area a maggior potenziale tasso di sviluppo agricolo. Basti pensare che i 232 miliardi di dollari di valore della                                produzione discendono in gran parte da colture a seminativo (epicentro mondiale di coltivazioni di mais e sorgo), mentre le colture a maggior                    valore aggiunto (frutta e ortaggi) rappresentano ancora solo il 3% della superficie coltivata (1,1miliardi di ettari la Sau complessiva)”. (1)

“[…] L’Africa ha 624 milioni di ettari di foreste, che rappresentano circa il 20,6 per cento della sua superficie totale e circa il 15,6 per cento di tutte                le foreste del mondo. Inoltre, l’Africa ha circa 367 milioni di terre boschive, che rappresentano oltre il 30 per cento dei boschi al mondo[…]”(2)

 

  • L’Africa ha enormi disponibilità di materie prime dal valore complessivo di centinaia di miliardi di dollari. Purtroppo, la corruzione e la cattiva gestione della loro estrazione e utilizzo (in primis “grazie” alle multinazionali e a amministratori locali compiacenti) non permettono ai suoi abitanti di vedersi garantito un adeguato tenore di vita. Come ben spiegato in un due rapporti stilati pochi anni fa dall’UNCTAD e nell’ambito del progetto Curbing IFFs: “[…] 40 miliardi di dollari (33,6 miliardi di euro), circa il 45% del totale dei flussi finanziari illeciti dall’Africa, sono riconducibili al commercio di materie prime, soprattutto di oro. I canali seguiti per defraudare gli stati produttori delle entrate legate al metallo prezioso sono sostanzialmente due: la sotto-fatturazione delle quantità esportate e il contrabbando. […] tra il 2012 e il 2017 il valore dell’oro importato in Svizzera da Sudafrica […] e Burkina Faso è stato sottovalutato di almeno 21,7 miliardi di franchi svizzeri (circa 20 miliardi di euro). Una cifra che potrebbe celare un trasferimento illecito di fondi”.

 

  • Ancora: “Un rapporto dell’ong svizzera Public Eye ha svelato già qualche anno fa come una parte dell’oro estratto nelle miniere artigianali del Burkina Faso esca sottobanco dal paese e, attraverso il vicino Togo, che di fatto non impone tasse, arrivino in Svizzera, uno dei principali centri mondiali di raffinazione del metallo prezioso. Un’inchiesta della Reuters ha confermato come ogni anno «oro per un valore di svariati miliardi di dollari» venga esportato dall’Africa attraverso gli Emirati Arabi Uniti, sfuggendo alle imposte dei paesi produttori”. (3)

 

Nel continente africano vivono circa 1,5 miliardi di persone, con un tasso di crescita imparagonabile ad aree come quella europea. Come ben riportato sul sito worldometers.info:

  • La popolazione africana è pari al 16,72% della popolazione mondiale totale.
  • L’Africa è al secondo posto tra le regioni del mondo (più o meno equivalenti ai “continenti”), ordinate per popolazione.
  • La densità di popolazione in Africa è di 45 per Km2 (117 persone per mi2).
  • La superficie totale è di 29.648.481 Km2 (11.447.338 miglia quadrate).
  • Il 43,8% della popolazione è urbana (587.737.793 persone nel 2019).
  • L’età media in Africa è di 19,7 anni. (4)
  • Per sottolineare ancora meglio l’importanza di questi numeri, è certamente utile fare un paragone con il complesso dei Paesi europei:
  • L’attuale popolazione europea è di 748.780.528.
  • La popolazione europea è pari al 9,78% della popolazione mondiale totale.
  • L’Europa è al terzo posto tra le regioni del mondo (più o meno equivalenti ai “continenti”), ordinate per popolazione.
  • La densità di popolazione in Europa è di 34 persone per km2 (87 persone per mi2).
  • La superficie totale è di 22.134.900 Km2 (8.546.329 miglia quadrate).
  • Il 74,5% della popolazione è urbana (556.684.039 persone nel 2019).
  • L’età media in Europa è di 42,5 anni. (5)

A mio avviso, l’indice più importante da notare è l’età media. Essa ci mostra infatti la “capacità e possibilità” di futuro di un Paese o di una zona del mondo, in primis per poter rispondere efficacemente alle sfide e alle opportunità provenienti sia dall’interno che dall’esterno. Una società senza la spinta dei giovani e incapace di rigenerarsi adeguatamente è destinata all’arroccamento nella difesa di posizioni conquistate tempo prima (spesso a discapito di altri), alla continua erosione del benessere e, in definitiva, al dissolvimento della stessa società (a partire dalla propria cultura e identità).

I 10 paesi che hanno il PIL pro-capite più basso al mondo si trovano tutti in Africa:

  • Gambia $ 1.471
  • Sierra Leone $ 1.348
  • Madagascar $ 1.339
  • Mozambico $ 1.100
  • Liberia $ 1.078
  • Malawi $ 1.064
  • Niger $ 906
  • Repubblica Democratica del Congo $ 796
  • Burundi $ 686
  • Repubblica Centrafricana $ 663 (6)

Con un quadro così complesso e altamente contraddittorio, l’Africa ha da un lato tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista nel Millennio appena iniziato ma dall’altro deve assolutamente trovare la via per staccarsi dal sottosviluppo perpetuo e dal colonialismo più o meno strisciante che dura ormai da secoli.

L’autodeterminazione reale, l’indipendenza strategica, la sovranità piena nella gestione delle proprie risorse e delle partnership paritarie con il resto del mondo sono l’unica via per fare di questo continente un polo protagonista nel mondo e un territorio realmente accogliente per i suoi figli.

Perché, dunque, il 2023 può e deve essere un anno decisivo anche per il continente africano?

Se il conflitto in Ucraina sta rimescolando le “carte geopolitiche”, avendo dato definitivamente fuoco alla miccia dello scontro fra chi difende l’unipolarismo sorto dalle ceneri dell’URSS e chi aspira ad un mondo multipolare che rifiuta la logica dell’esistenza di un “gendarme” globale che decide cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, le elezioni che si svolgeranno in ben 23 paesi africani (più il Somaliland) sui 54 pienamente riconosciuti che compongono il continente (con la Tunisia che ha svolto le elezioni il 17 dicembre 2022) saranno uno snodo molto importante e significativo per il presente e per il futuro dell’area (con riflessi decisi anche per l’intero globo):

  • Benin: Assemblea Nazionale
  • Repubblica Centrafricana: Elezioni locali
  • Comore: Governatori delle isole
  • Costa d’Avorio: locali
  • Gibuti: Assemblea Nazionale
  • Egitto: locali
  • Gabon: presidenziali, legislative e locali
  • Ghana: locali
  • Guinea: locali
  • Guinea Bissau: Assemblea Nazionale del Popolo e Senato
  • Liberia: presidenziali
  • Libia: parlamentari e presidenziali (più che in forse, data la situazione di forte instabilità che si protrae dal 2011, anno dell’intervento illegale di vari Paesi occidentali volto a distruggere il sistema e le politiche promosse dal Presidente Gheddafi).
  • Madagascar: presidenziali
  • Mali: locali e per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti e del Senato
  • Mauritania: Assemblea Nazionale, regionali e locali
  • Mozambico: locali
  • Nigeria: presidenziali, Camera dei Rappresentanti e Senato, Assemblee statali e governatori
  • Sierra Leone: presidenziali, Consigli parlamentari e locali
  • Somaliland: presidenziali
  • Sudan del Sud: presidenziali, Assemblea Nazionale, locali
  • Sudan: presidenziali, Consiglio degli Stati, Assemblea nazionale, Legislature statali, Governatori statali, locali
  • Swaziland (dal 2018 Regno di Eswatini): Senato, Camera dell’Assemblea, locali.
  • Togo: regionali
  • Zimbabwe: presidenziali, Senato, Camera dell’Assemblea e locali. (7)

L’Africa è una delle aree dove gli occhi (e le mani) delle grandi potenze posano più decisamente e se dal crollo dell’Unione Sovietica alcuni Paesi occidentali avevano guadagnato ancora più influenza su porzioni sempre maggiori di questo continente, da alcuni anni si sta assistendo ad un riequilibrio sia in ottica di una rinnovata spinta indipendentista che nello sviluppo e rafforzamento di partnership con Potenze come la Turchia, la Cina e la Russia in primis.

La promozione del mondo multipolare da parte di intellettuali come Aleksandr Dugin e da politici fuori dal mondo occidentale sta facendo molta presa sulle élite africane e non sono rare manifestazioni di popolo a sostegno di un cambio radicale di politiche in molti Paesi africani rispetto agli ultimi decenni.

Solamente per fare un esempio, il cambiamento radicale e repentino del Mali dal 2020 (passato da essere sotto la pesante influenza francese anche dopo la conquista dell’indipendenza nel 1960 ad avere come più stretto alleato la Russia) è certamente considerabile come il segno che qualcosa sta cambiando anche in Africa.

Ancora, il forum dei BRICS+ svoltosi a San Pietroburgo a fine novembre 2022 ha visto la partecipazione di un alto numero di Paesi africani (con l’Algeria che ne entrerà formalmente a far parte proprio quest’anno, salvo improbabili sorprese), tutti interessati alle proposte di partnership e collaborazioni promosse nel quadro di alleanze ben lontane da quelle intraprese finora.

In conclusione, dunque, è possibile affermare che gran parte dell’Africa è chiamata alle urne in primis per confermare o arrestare la tendenza degli ultimi anni a cercare una via di sviluppo alternativa a quella portata avanti finora.

La scelta è fra il mondo unipolare e quello multipolare, fra un modello di sviluppo liberista e basato su “valori universali” e un modello alternativo, certamente interconnesso con il mondo ma con delle peculiarità specifiche adatte al proprio contesto di riferimento.

A mio avviso, la strada intrapresa negli ultimi anni da molti paesi del continente non si arresterà e queste elezioni confermeranno (e rafforzeranno), in generale, il cambio di rotta degli ultimi tempi.

Di Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org

10.01.2023

Alessandro Fanetti, studioso di geopolitica e relazioni internazionali, autore del libro Russia: alla ricerca della potenza perduta (Edizioni Eiffel, 2021).

NOTE

1 https://www.agricultura.it/2020/01/29/superficie-agricola-in-africa-il-24-di-quella-mondiale-ma-il-valore-si-ferma-al-6/.

2 https://www.truenumbers.it/foreste-africa/.

3 https://www.osservatoriodiritti.it/2020/11/26/multinazionali-in-africa/.

4 https://www.worldometers.info/world-population/africa-population/#:~:text=The%20current%20population%20of%20Africa%20is%201%2C421%2C204%2C150%20as,world%20%28roughly%20equivalent%20to%20%22continents%22%29%2C%20ordered%20by%20population.

5 https://www.worldometers.info/world-population/europe-population/.

6 Indicatori di sviluppo della Banca Mondiale 2022 – 2023, in: https://www.travel365.it/paesi-piu-poveri-del-mondo.htm.

7 https://www.gbetutv.com/full-list-all-african-countries-2023-elections/.

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