Storie inventate

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FONTE: THEGUARDIAN.COM

Il pluripremiato giornalista tedesco che ha ammesso di aver falsificato storie per anni ha volontariamente restituito quattro prestigiosi premi ed è stato privato di altri.

Mentre il mondo dei media tedesco è rimasto scosso dalle rivelazioni su Claas Relotius, che lavorava per Der Spiegel, i gruppi populisti di destra hanno detto che sono solo una conferma della falsità dei media.

Relotius, 33 anni, non è al momento raggiungibile, non vuole rispondere alle chiamate di colleghi giornalisti. Ha però mandato un messaggio agli organizzatori del premio “Reporter tedesco dell’anno” per scusarsi e dire che avrebbe restituito i propri premi.

La CNN gli ha tolto i due premi “Giornalista dell’anno” che gli aveva conferito ed almeno un altro ente tedesco ha detto che avrebbe fatto lo stesso.

Almeno 14 articoli di Relotius per Der Spiegel sono stati falsificati , dice Steffen Klusmann, suo redattore capo. Tra essi, un pezzo premiato su un ragazzo siriano di nome Mouwiya che affermava che i propri graffiti antigovernativi avevano scatenato la guerra civile. Relotius diceva di aver intervistato il ragazzo via WhatsApp.

Der Spiegel sta indagando se l’intervista abbia effettivamente avuto luogo e se il ragazzo esista. Relotius aveva vinto questo mese il quarto premio “Reporter tedesco” con un pezzo di nome “Gioco da ragazzi”.

Klusmann ha ammesso che il settimanale non ha ancora idea di quanti articoli siano interessati. Giovedì è stato rivelato che parti di un’intervista con un 95enne americano, combattente per la resistenza contro i nazisti, sono state fabbricate.

Juan Moreno, ex collega di Relotius, e che lo ha incastrato svolgendo ricerche in proprio, ha pubblicato un video in cui cerca di spiegare come Relotius se la fosse passata liscia, e come sentiva proprio compito sbugiardarlo.

Dice Moreno: “Sarebbe stata la superstar del giornalismo tedesco se fosse stato onesto, se le sue storie fossero state vere; purtroppo non era così”.

“All’inizio erano delle piccole cose, poco probabili, che mi rendevano sospettoso”.

Riferendosi ad una storia sulla quale i due avevano lavorato assieme sul confine USA-Messico, Moreno ha detto che i protagonisti che Relotius sosteneva di aver intervistato non volevano essere fotografati, nonostante fossero rinomati sui media americani.

“Ad un certo punto ho pensato che troppe cose non quadrassero… Ho iniziato a fare le mie ricerche, per poi scoprire che quel protagonista era già apparso sul New York Times”.

“Molta gente mi ha chiesto: ‘C’è una particolare pressione al Der Spiegel per scovare le storie più interessanti? “Sì, questa pressione esiste, ma soprattutto c’è il dovere di assicurare che siano vere, per l’amor del cielo”.

Descrive Relotius come un “collega benvoluto, modesto ed affascinante, questa era l’impressione generale”.

Una commissione sta ora rivedendo tutto il suo lavoro, risalendo anche agli anni da libero professionista, quando scrisse per molti giornali tedeschi e svizzeri rispettati.

Der Spiegel, che vende circa 740.000 copie la settimana ed ha circa 6,5 ​​milioni di lettori online, ha detto che al momento manterrà i suoi articoli nei propri archivi “per il bene della trasparenza” e per consentire di farsi avanti a chiunque avesse informazioni su altri articoli che potrebbe esser stati falsificati.

I commentatori tedeschi hanno detto che lo scandalo potrebbe danneggiare ulteriormente la reputazione dei media. Un po’ quanto accaduto negli anni ’80 con il caso dei falsi diari di Hitler – 60 volumi di diari presumibilmente scritti dal dittatore, dichiarati autentici dagli storici e pubblicati ad episodi dalla rivista Stern e da altre pubblicazioni in tutto il mondo.

Nell’ultimo dei numerosi editoriali di mea culpa, Der Spiegel ha scritto giovedì che lo scandalo probabilmente avrà un impatto sul proprio modus operandi futuro.

Martin Sellner, dell’austriaco Identäre Bewegung, parte del movimento “identitario” di estrema destra, ha definito lo scandalo “fenomenale” e “spettacolare”. In un post su YouTube, Sellner ha detto che Relotius è stato sbugiardato come “rappresentante della lügenpresse”, cioè della stampa menzognera, termine ampiamente usato durante l’era nazista per denunciare i media, ed ora ripreso dai populisti di estrema destra.

“È una bella giornata”, dice Sellner, “perché conferma ciò che sappiamo da anni, cioè che la stampa menzognera non solo mente, copre e presenta le cose in modo errato e distorto… ma si inventa proprio le storie”.

L’anti-immigrazionista Alternative für Deutschland, principale partito di opposizione, ha detto che lo scandalo deve far porre i riflettori sui veri intenti della stampa nazionale.

 

Fonte: www.theguardian.com

Link: https://www.theguardian.com/world/2018/dec/21/sacked-der-spiegel-reporter-claas-relotius-returns-awards

21.12.2018

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

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