Obbligo vaccinale e booster: per la CMSi i dati dell’ISS smentiscono la sentenza della Consulta

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Di Francesco Servadio, buongiornosuedtirol.it

Nei giorni scorsi la Corte Costituzionale ha espresso parere di conferma della legittimità dell’obbligo vaccinale, ritenendo “non irragionevoli, né sproporzionate le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico”. La sentenza -ampiamente prevedibile e dal sapore molto politico- ha sollevato numerosi e inquietanti interrogativi sia a livello giuridico, sia a livello scientifico. Quest’ultimo aspetto è stato preso in considerazione dalla Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi). Fermo restando che gli attuali vaccini non erano stati testati, durante la sperimentazione clinica, in merito alla trasmissibilità del virus da parte dei vaccinati, permangono tuttora fortissimi dubbi sulla loro efficacia complessiva e sugli effetti avversi. Stampa e tv hanno magnificato tali prodotti per due anni consecutivi, attraverso una pubblicità senza precedenti; tuttavia le perplessità e le domande poste dai ricercatori della CMSi meriterebbero argomentazioni e risposte esaurienti. Esse invece, ad oggi, non sono ancora pervenute da parte delle autorità sanitarie e istituzionali.

Nel comunicato diffuso lo scorso 6 dicembre, la Commissione dichiara che l’obbligo sia in realtà “sempre meno giustificato e che gli adulti (di età compresa tra i 40 e i 59 anni) con booster si infettano il 60% in più rispetto ai non vaccinati”. Gli esperti hanno analizzato i dati ufficiali pubblicati dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), giungendo alla conclusione che “solo nella fascia d’età di 80 e più anni i dati ISS mostrano nei vaccinati con booster un 45% di infezioni in meno dei non vaccinati”. Nelle altre fasce d’età, infatti, i numeri sono impietosi. Si legge nel comunicato: “La realtà documentata dai dati ISS è che oggi, in media, rispetto ai non vaccinati di pari fascia d’età i bambini di 5-11 anni con due dosi di vaccino si infettano il 31% in più; i giovani 12-39 anni con booster il 26% in più; gli adulti 40-59 anni con booster il 60% in più; gli anziani 60-79 anni con booster il 2% in più dei non vaccinati e, se fermi a due dosi -dunque probabilmente a maggior distanza dall’ultimo inoculo- si infettano l’11% in più”.

Praticamente un disastro. “I dati sono coerenti con un gran numero di studi internazionali” -sostengono i ricercatori della CMSi- studi presentati in occasione del congresso internazionale POLI-COVID-22, svoltosi nelle scorse settimane a Torino e oscurato dai media. Si ricorda infatti che al Congresso (durato una settimana) erano state invitate anche le autorità sanitarie nazionali (tra queste una ventina di componenti dell’ISS ed ex membri del CTS), al fine di garantire il pluralismo e la condivisione dei lavori scientifici. Sostenuto inizialmente dal Politecnico di Torino, il patrocinio dell’università è venuto meno a pochissimi giorni dall’inaugurazione del Congresso (al quale hanno preso parte medici, ricercatori ed epidemiologi di fama mondiale) ed è venuta meno pure la partecipazione dei relatori di ISS ed ex CTS. La “fuga” di questi ultimi e la revoca del patrocinio sembrano rivelare o un timore o un rifiuto al confronto istituzionale e pubblico, da parte delle autorità sanitarie: perché sottrarsi?

Nel primo comunicato stampa degli organizzatori si evince che l’ISS non avrebbe partecipato al congresso con la motivazione che “il convegno avrebbe dato spazio a punti di vista diversi sulla pandemia” e che alcuni fra gli altri relatori confermati non sarebbero stati all’altezza, secondo l’ISS, dei fini che il congresso si era prefisso. Nel comunicato del 6 dicembre, la CMSi afferma che “il messaggio di fondo si può così ribadire: il tempo trascorso dall’ultima dose di vaccino è la variabile fondamentale. Infatti la protezione vaccinale dall’infezione, buona all’inizio con le precedenti varianti ma solo mediocre con Omicron, declina poi rapidamente, si azzera in pochi mesi e quindi si inverte, cioè i vaccinati diventano in media più soggetti a infettarsi dei non vaccinati”. La protezione diventa perciò negativa, ma c’è di più. La Commissione cita i risultati di uno studio pubblicato sul British Medical Journal: “I booster ripristinano in modo transitorio la protezione iniziale, ma anche dopo tali richiami si torna a perdere velocemente la protezione dall’infezione, con un percorso che sembra accelerato al ripetersi dei successivi inoculi (Gazit, BMJ 2022;377:e071113)”. Pare fantascienza, invece è realtà: con il trascorrere del tempo dall’ultima somministrazione l’efficacia scema a tal punto da diventare negativa e, come se non bastasse, il decadimento sembra sempre più rapido con il susseguirsi delle iniezioni. Con i vaccini tradizionali, per intenderci, non si era mai assistito a niente di simile: la protezione non è mai diventata negativa. Secondo la CMSi “è verosimile che il rischio di reinfezione si traduca anche nel caso di trasmissione, come mostra -tra l’altro-, un grande studio israeliano (Woodbrige et al. Nat Commun 2022;13:6706), in cui in caso di reinfezione, le cariche virali (considerate proporzionali al rischio di reinfezione) a 70 giorni di distanza dalla terza dose erano in tendenza già aumentate rispetto alle cariche virali medie dei non vaccinati. Al contrario, nei guariti -in caso di reinfezione- le cariche virali si mantenevano in modo prolungato a un livello inferiore”. Secondo la Commissione la Corte ha legittimato l’obbligo vaccinale nonostante l’assenza oggi di presupposti scientifici. “La sentenza n. 258/94 (Corte Costituzionale 1994) della Corte Costituzionale spiega che le leggi che prevedono l’obbligatorietà delle vaccinazioni sono compatibili con l’articolo 32 della Costituzione “se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri” e “se vi sia previsione che il trattamento non incida negativamente sullo stato di salute di chi vi è assoggettato, salvo che per conseguenze temporanee e di scarsa entità””.

Alla luce degli studi e dei dati raccolti, “l’invocato “principio di solidarietà” (menzionato dalla Corte, ndr) non avrebbe motivo oggettivo di essere utilizzato per giustificare queste vaccinazioni”. La CMSi si sofferma infine sulla delicata (e censuratissima) tematica delle sospette reazioni avverse, reazioni peraltro enormemente sottostimate. Vi è una discrepanza impressionante tra il numero delle segnalazioni rilevate nei sistemi di vaccinovigilanza passiva o di segnalazione spontanea rispetto alla sorveglianza attiva attuata negli studi clinici randomizzati controllati registrativi negli adulti per i vaccini Pfizer e Moderna e dal programma v-safe dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention) negli USA. “Le reazioni avverse ai vaccini a mRNA segnalate nei suddetti sistemi di sorveglianza attiva superano di tre ordini di grandezza quelle dei sistemi di sorveglianza passiva e, per quanto possa sembrare incredibile, ciò vale anche per le reazioni avverse gravi (“severe”)”. Precisa la Commissione: “È vero che la protezione da malattia severa si mantiene buona per i vaccinati, ma anche nei confronti della malattia severa il vantaggio si erode nel tempo negli adulti e in età pediatrica (si vedano ad esempio le pubblicazioni su LancetJAMA, e New England Medical Journal), benché più lentamente rispetto a quello verso l’infezione”. Le criticità sono emerse anche confrontando i decessi stimati nei trial.

Il comunicato della CMSi si conclude con un riferimento ai “dati inglesi (dell’Ufficio Nazionale per le statistiche UK) di mortalità totale per stato vaccinale relativi al 2022, purtroppo pubblicati solo da gennaio a maggio e che mostrano un’allarmante tendenza all’aumento della mortalità in tutte le fasce di età nei vaccinati rispetto ai non vaccinati, con grandi differenze rispetto al 2021, quando la mortalità totale tra i vaccinati era nettamente inferiore rispetto a quella dei non vaccinati”. C’è tempo per un ultimo, accorato appello della Commissione: “Tutto ciò rafforza la richiesta, emersa con forza anche nel congresso POLI-COVID-22, di aprire un urgente confronto scientifico anche con voci scientifiche critiche, come quelle presenti al congresso, cui è stato negato di nuovo un confronto istituzionale”. Sottrarsi al confronto non basterà: le evidenze che “qualcosa” sia andato storto durante la gestione della pandemia e nel corso della campagna vaccinale sono ormai inconfutabili. La scienza deve aprire necessariamente un serissimo dibattito su ciò che è accaduto dall’inizio 2020 ad oggi, mentre i media farebbero bene a interrompere la propaganda, per tornare ad occuparsi di giornalismo d’inchiesta: Verità e Giustizia non devono più essere negate.

Di Francesco Servadio, buongiornosuedtirol.it

09.12.2022

link fonte: https://www.buongiornosuedtirol.it/2022/12/obbligo-vaccinale-e-booster-per-la-cmsi-i-dati-delliss-smentiscono-la-sentenza-della-consulta/

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