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La Redazione

 

“RIVOLUZIONE” – Il film documentario

I piu' letti degli ultimi 7 giorni

LA “CIVIL WAR” AMERICANA SBARCHERÀ IN EUROPA E IN ITALIA

RIFLESSIONI E PREVISIONI SUL NOSTRO PANORAMA POLITICO.
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A cura di Konrad Nobile
Il 17 Gennaio 2025
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Fonte immagine: ANSA

 

Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org

In quest’inizio del 2025 mi lancio, sbilanciandomi forse un pò troppo, nella condivisione di alcune mie riflessioni e previsioni per l’anno che si è appena aperto.

Sono una persona normale, non un esperto, un “professionista dell’informazione”, un veggente o che so io. Badate dunque bene dal prendere le mie previsioni troppo seriamente e consideratele per ciò che sono in realtà: pensieri, chiacchiere, forse pure farneticazioni.

In ogni modo, e da qui parto con la mia rassegna/analisi, penso sia un sentimento diffuso e condiviso lo stupore per certi voltafaccia avvenuti nelle ultime settimane.

Un primo pensiero va alla sorprendente metamorfosi di Zuckerberg, entrato con il nuovo anno in una fase di ecdisi che, stando alla sua apparizione al podcast di Joe Rogan, l’ha portato addirittura ad assumere un aspetto umano. Come se questo non fosse già di per sé una notizia eclatante, durante l’intervista Mark ha pure dichiarato apertamente di aver ricevuto forti pressioni dal governo americano per censurare notizie sugli effetti collaterali dei vaccini Covid. Più o meno negli stessi giorni Meta ha fatto sapere che porrà fine, almeno negli USA, alla censura e alla presenza dei c.d. “fact checker”. Tutte cose che, francamente, fino a qualche settimane fa non mi sarei mai aspettato.

 

 

Questa fulminea ed opportunistica virata filo-MAGA di Meta/Zuckerberg è però indicativa di un fenomeno ben più ampio ed importante. Tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 hanno infatti destato sorpresa anche gli annunci dell’abbandono delle politiche woke, negli Stati Uniti chiamate DEI (Diversity, Equity and Inclusion), da parte di numerose grandi compagnie americane, come per esempio McDonald’s, Boeing, Walmart e Ford.

Degli ultimi giorni è anche la notizia della fuga dei colossi della finanza globale, da Morgan Stanley fino a BlackRock (la potentissima Vanguard se n’era uscita già due anni fa), dalla Net Zero Banking Alliance, chiamata anche “alleanza sul clima”. (1)

La leva Trump agisce evidentemente ancor prima del reinsediamento di Donald alla Casa Bianca. Nel giro di qualche settimana, settori non indifferenti dell’economia americana (e quindi globale) hanno cestinato politiche e sforzi pluriennali, maturati sotto la guida delle centrali Dem ora ridimensionate. Una vera botta alla cultura woke e alle politiche di transizione ecologica, marchi di fabbrica dell’ala progressista che da anni punta al nuovo capitalismo green e della fluidità.

La relativa e apparente facilità con cui importanti fondi d’investimento, banche e multinazionali hanno voltato pagina rivela però, a mio avviso, che tali elementi (transizione verde, fanatismo inclusivo, cancel culture, teorie gender, in una certa misura forse pure l’immigrazionismo più spinto) siano per una parte del potere profondo alla fin fine potenzialmente sacrificabili e, tutto sommato, accessori nell’agenda del grande potere globale, alias grande capitale.

Forse la perpetuazione e riproduzione del sistema economico e di potere può essere garantita altrimenti? La via da seguire per mandare avanti la baracca capitalista, che danza sopra una bomba pronta ad esplodere (la grande crisi sistemica), può anche essere un’altra?

Staremo a vedere. Certo è che, qualora si fosse deciso che la crisi del capitale (2) debba essere risolta “classicamente”, ovvero con la guerra, può tornare utile sia arrestare la crociata contro Co2 e industria pesante, che porre fine alla devirilizzazione di una popolazione infiacchita (e inebetita) da anni di teorie gender, politicamente corretto e dogmi sull’inclusività. Se guerra deve essere c’è bisogno di ferro, cannoni e uomini, non di pannelli fotovoltaici, snack vegani e “checche rivoluzionarie”.

Intanto il clima della vigilia del secondo mandato di Trump si riverbera anche sull’Europa e sull’Italia, lasciando intravedere alcuni dei prossimi sviluppi.

Nel belpaese, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni continuatrice delle politiche del suo predecessore Mario Draghi e sempre in condiscendente sintonia con l’amministrazione Dem di Biden, ora fiuta il cambio di aria e, come da tradizione italiana, sale sul carro del (per ora) vincitore. Lo slittamento di Meloni in direzione Trump, cosa per altro abbastanza coerente con il suo formale posizionamento politico, si è palesato nelle recenti visite della premier a Mar a Lago e nella sua ormai stranota vicinanza ad Elon Musk.

The Donald pare aver apprezzato e, oltre ad aver aiutato il nostro Presidente del Consiglio a sciogliere il nodo rappresentato dal “caso Cecilia Sala”, collegato con un arresto di un cittadino iraniano avvenuto in Italia per conto degli Usa, ora pare vedere in Giorgia un ottimo interlocutore ed un alleato nel panorama europeo, tant’è che si vocifera sul fatto che possa essere lei il primo premier ad incontrare Trump nel giorno dell’insediamento (3).

La Giorgia che fino a ieri, con gentilezza, stringeva sorridente e amichevolmente la mano al buon vecchio Joe Biden, senza dissentire su alcunché della sua linea di governo, ma anzi recependone in toto tutti gli ordini, ora va d’amore e d’accordo con la sua controparte che dal 20 gennaio gli prenderà il posto.

 

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Giorgia Meloni con il presidente Joe Biden

 

Che l’aria sia cambiata lo dimostra anche la stoccata di una settimana fa della premier su George Soros, roba normale ai vecchi tempi di FDI all’opposizione ma, fino ad ora, ben più rara e improbabile da una Meloni di governo.

 

 

Questo corteggiamento tra la guida di Fratelli D’Italia e il leader repubblicano non è passato inosservato alla dirigenza democratica (e quindi ai settori di potere profondo che vi stanno dietro), ed è significativo che, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, Joe Biden sarebbe dovuto venire proprio in Italia ad interloquire con tutte le massime cariche locali, in primis Jorge Bergoglio e il Presidente della Repubblica Mattarella.

Questo sopralluogo di fine mandato, con il probabile fine di sondare il terreno e impartire gli ordini alle fidate diramazioni locali dell’ala Dem (esemplifico usando questo termine), è stato alla fine annullato a causa dell’emergenza degli incendi in California, ma rimane comunque emblematico e lascia presagire che l’Italia sarà un terreno di scontro per quelle fazioni, in guerra tra loro, che hanno già spaccato l’America.

D’altronde, il nostro Paese è ultimamente tenuto parecchio sott’occhio dai padroni d’oltreoceano, che non intendono più lasciargli distrattamente troppi spazi di manovra, dove certe tendenze ed ambiguità di parte della locale borghesia nazionale possono degenerare in tresche scomode e smacchi internazionali (per gli USA s’intende): a Washington non dimenticano l’adesione italiana del 2019 alla Via della Seta (revocata dall’attuale governo) ed i mezzi militari russi che scorazzavano liberamente, in ricognizione d’intelligence, per le strade italiane nella primavera del 2020.

 

 

La colonia Italia deve essere saldamente americana, e di conseguenza le fazioni del potere americano faranno di tutto per portarla dalla loro rispettiva parte.

Che negli apparati di Stato italiani ci sia una spaccatura, eco di quello che accade nel cuore dell’Impero, e segno che le simpatie dell’attuale governo non siano corali all’interno dell’alta burocrazia nazionale lo testimonia anche il recente caso della dimissione di Elisabetta Belloni, capo del Dis (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), ovvero l’ente che coordina i due organi di intelligence italiani, l’AISI e l’AISE.

 

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Elisabetta Belloni, dimessasi dalla direzione generale del Dis

 

La dimissione dell’alta funzionaria, nominata ai vertici dei servizi da Mario Draghi, apre numerosi interrogativi e rivela, oltre a delle dicerie su eventuali mire ad incarichi nelle istituzioni europee e a rivalità con Tajani in vista di una possibile candidatura nel 2029 alla Presidenza della Repubblica (4), anche dissapori interni con i vertici dell’AISE (il servizio segreto per gli esteri), questi ultimi in apparente maggiore sintonia con l’attuale governo.

Ma l’Italia non sarà la sola ad essere terreno di scontro. La nuova “guerra civile” americana, ovvero quella spaccatura tra centri di potere statunitensi, che ai “piani bassi” si manifesta nel braccio di ferro tra MAGA/Trumpiani e Democratici, per ora non combattuto con le armi, contagerà tutto il Vecchio Continente, dove allo stato attuale i vertici dell’UE e i governi dei principali Stati europei (Regno Unito, Francia e Germania) sono tutti una roccaforte della fazione democratica.

È molto probabile che l’Europa diventi un campo da Risiko, dove si fronteggeranno due gruppi rivali (in modo ben più marcato rispetto al passato), dalla composizione mutevole: da un lato vertici dell’Unione Europea ed i Paesi in mano alle bande ultraeuropeiste, Dem e progressiste (in base agli attuali esecutivi, in testa ci staranno Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) dall’altro, quello dei Paesi con governi filotrumpiani, “di destra”, più o meno definibili come sovranisti (Ungheria, Slovacchia, Italia…), testa di ponte del governo repubblicano americano in Europa. La popolazione verrà trascinata in questo scontro e si farà sempre più accesa la divisione sui grandi temi “caldi”, in primis quello dell’immigrazione. Ogni elezione e cambio di governo diventerà uno scontro feroce, ogni Paese in bilico verrà strattonato e conteso, conquistato o tenuto con qualsiasi mezzo. Il caso dell’annullamento delle elezioni rumene fa scuola, e già c’è chi minaccia di applicare lo stesso modello in Germania (5), qualora l’Afd, ossia lo spauracchio (che flirta con Musk) accusato ridicolmente di essere “l’estrema destra”, prenda troppi voti.

Prepariamoci quindi ad una nuova stagione di retorica antifascista e ad una nuova ondata di paranoici allarmi su “ritorno del fascismo”, “emergenza democratica”, “avanzata dell’estrema destra”, eccetera eccetera.

La sbandieratissima serie televisiva “M”, tratta da un libro del leggendario Scurati (colui che scriveva a Draghi con le lacrime agli occhi, implorandogli di non lasciare il governo), è solo un simpatico antipasto. Gran parte dei partiti e dei movimenti dell’area sinistra, tentacoli della fazione Democrat nel nostro territorio, già si sfregano le mani. D’altronde “gridare al fascista” è ciò che, da sempre, la sinistra sa fare meglio.

 

 

Reti televisive, giornalisti, “artisti”, intellettuali e benpensanti, ovvero caste in gran parte legate a questo schieramento, se non direttamente alla Open Society (il legame indiretto in ogni modo è certo), sbraiteranno schiumando per denunciare le nefandezze dell’amministrazione Trump, del nostro governo e degli altri affini, nonché per lanciare i loro allarmi sul ritorno delle camice nere.

Anche vecchi e desueti vocaboli potrebbero venire ripristinati per l’occasione, ed ecco che, per i sinistrati da salotto con Trump l’America tornerà magicamente ad essere “imperialista” (ovviamente non lo sarebbe con una Clinton, un Obama o una Harris, almeno per i sinistri più moderati e di sistema).

Scontata è la crociata mediatica, già iniziata, contro elementi come Elon Musk (personaggio avvolto in deliri che vanno dai chip cerebrali alle colonie su Marte), questo reo di essere passato dall’altra parte della barricata (quando stava dalla parte dei Dem ed era amicone di Al Gore, e della sua ONG “The Climate Reality Project”, nessuno aveva nulla da contestargli, anzi lo si lodava come un genio) e ora dipinto come il riccone cattivo, nemico del popolo, che vuole influenzare la politica a suo piacimento.

La fazione Dem prepara così la sua risposta, pronta a mettere nel mirino le emanazioni della parte avversaria.

Alla scia antifascista tracciata dai “pezzi grossi” si accoderanno – nella maggior parte dei casi credendo sinceramente di fare cosa giusta – i vari movimenti e gruppetti della sinistra extraparlamentare, accompagnati dalla gran parte dei centri sociali, che penso non mancheranno di rispolverare il vecchio cabaret delle manifestazioni più dure.

Le ultime manifestazioni legate alla morte di Ramy potrebbero anch’esse essere una piccola anticipazione di questo processo. Sul fatto in questione mi sono chiesto come mai i filmati dell’inseguimento, disponibili già a novembre, siano iniziati a circolare, trasmessi da tutti i telegiornali e su tutte le piattaforme, solo ora.

Se il fatto andava insabbiato, perché far trapelare i filmati? Se andava denunciato, e magari strumentalizzato, perché non farle trapelare subito?

A queste domande ovviamente, non posso dare una risposta seria, posso solo speculare e nutrire il sospetto o che dietro, in certi ambienti, ci sia la volontà di dare addosso al governo strumentalizzando pure questa vicenda, o che la stessa fazione filogovernativa abbia riesumato i filmati ora, proprio alla vigilia della ripresa della valutazione delle Commissioni del Senato per l’approvazione del DDL 1660, per far scattare la risposta “antagonista”, utile pretesto per giustificare e spingere questo nefasto disegno di legge, presentato anche come a favore “delle nostre povere forze dell’ordine minacciate e sotto assedio (SIC!)”. Ma queste sono solo illazioni.

Un altro ritorno sarà verosimilmente quello dei sindacati, che ruggiranno con rinnovata veemenza contro il “governo fascista Meloni”. L’obiettivo sarà infastidire il più possibile l’attuale esecutivo, sulla via di quello che succede già ora nel settore dei trasporti, dove l’attuale serie di scioperi del fine settimana è evidentemente finalizzata a colpire la misera figura di Salvini.

Ciò non toglie, sia ben chiaro, che motivazioni reali per cui scioperare non ci siano, così come che questo governo non debba essere contestato, anzi! Il punto è che le realtà, almeno quelle più grosse (a cui finiscono per accodarsi con sincerità le più piccole), che guidano l’assalto e il j’accuse al governo non sono né genuine né in buona fede.

Crisi economica e carovita (e guerra e militarizzazione!) si fanno veramente sentire, e rispondere a tutto questo è doveroso per la classe lavoratrice, a patto però di sviluppare una linea autonoma senza diventare oggetto di strumentalizzazione.

Se però la retorica antifascista è e sarà strumentale nel gioco delle parti, una vera stretta in senso autoritario e liberticida c’è e ci sarà veramente, a livello globale, a prescindere dalla fazione al potere, sia essa di “destra” piuttosto che di “sinistra”.

Ora, da noi, è la destra che promuove il DDL 1660 e introduce le zone rosse – misure repressive che sono da rispedire veramente al mittente – sfruttando il problema del degrado sociale e della c.d. “emergenza sicurezza” (problema che in ogni modo ha basi concrete e reali, che non possono essere ignorate), ma un domani un’eventuale sinistra di governo continuerà sulla stessa strada con il pretesto di altre ed ulteriori emergenze (a mero titolo d’esempio: “emergenza estrema destra”, “sanitaria”, “climatica”, “ingerenze russe”, “fake news”, “guerra” ecc.).

A beneficiarne sono gli apparati repressivi statali, quindi i vari “portatori d’interesse” che vi stanno dietro. Non si tratterà di “fascismo”, inteso nella sua forma classica, quanto piuttosto di una blindatura democratica, dove le istituzioni e gli apparati democratici rimarranno al loro posto, dove de iure tutto sarà come prima, secondo costituzione. La stretta avverrà nei fatti, seguita anche da una apposita legislazione, e verrà fatta passare (verosimilmente con il gradimento della massa) adducendo all’emergenza del momento, partendo da problemi e fatti reali ma strumentalizzandoli.

Questa stretta, appunto applicata attraverso il rodato paradigma della sicurezza, torna utile a gestire il clima di guerra globale – che a mio avviso non sarà placato dal nuovo governo americano (come qualcuno si illude) – di spaccatura sociale e a prepararsi al contenimento di eventuali temute manifestazioni di reale rabbia e opposizione popolare, per quanto la popolazione appaia ora irretita nella rassegnazione ed in uno stato di zombificazione.

Per quanto la popolazione italiana (e non solo, il discorso è analogo ad altre realtà europee) sia attualmente in uno stato di totale soggezione ed impotenza, piatta di fronte alla decadenza ed inerme all’avanzare della crisi, il timore da parte dei vertici del potere di perderne il controllo è una costante.

Da qui, il desiderio di controllarne ogni passo che si materializza in un securitarismo parossistico ed asfissiante, reso possibile dalle innovazioni digitali e tecnologiche. Ma questo non basta. Per quanto riguarda l’equilibrio del “sistema Italia”, al netto del contesto internazionale, esso si è basato sul teatrino delle parti, su quei contenitori politici  capaci di incanalare il malcontento.

Prima c’era il giochino del Berlusconi Vs. sinistra, finito quel bipolarismo ecco che hanno fatto la loro comparsa la Lega in salsa nazionale, i 5 Stelle e, sebbene con meno appeal rispetto ai precedenti, il partito della Meloni opportunamente tenuto in disparte dal governo d’unità nazionale Draghi.

Il fatto che praticamente un italiano su due non vada a votare è però una segnale d’allarme per il sistema, un indice che questo teatro è esausto. Per rilanciarlo servono nuovi gusci credibili e appetibili, dei rifugi per quei cittadini senza dimora politica, e quindi ora privi di una guida certa e sicura che li possa contenere.

Alcuni tentativi come l’accoppiata Rizzo-Alemanno non hanno avuto fortuna, si è capito che è roba che non può funzionare (mia interpretazione). L’arresto dell’ex sindaco di Roma, avvenuto la sera di Capodanno, chiude la faccenda.

Le probabili soluzioni, in costruzione nel cantiere del sistema, potrebbero vedere un lancio, a destra, di un Vannacci e della “sua” creatura politica, e a sinistra, magari sostenuta dall’operato di un Travaglio sempre più presente sulla scena mediatica, di una qualche nuova formazione che si dia la veste di una sinistra meno woke e più “sociale” e “antisistema”, dove magari infilare personaggi tipo un Di Battista, tenuto opportunamente da tempo in panchina per non compromettersi troppo ed essere spendibile all’occorrenza.

Staremo a vedere che accadrà, come già scritto le mie sono solo illazioni e previsioni che potrebbero essere completamente smentite dai fatti.

Molto, se non tutto, dipenderà dallo scenario internazionale e dai fronti di guerra attualmente aperti, Ucraina e Medio Oriente (la tregua firmata in Palestina non credo chiuda assolutamente la faccenda), a cui si somma lo scontro intestino tra fazioni di potere dell’occidente collettivo, di cui ho trattato.

Ciò che è veramente auspicabile in questo scenario, è la nascita di una ampia ed organizzata realtà autonoma, capace di agire ed intervenire politicamente senza farsi strumento di nessuna di queste ingannevoli parti. Dei piccoli esempi positivi in tal senso, su scala locale, ci sono anche.

La mia speranza è che la gente non cada in massa nelle solite trappole del sistema, ma che trovi invece nuova energia, forza, nuove forme e nuove vie di organizzazione e di azione, se non addirittura un nuovo modo di vivere e di stare al mondo, che si discosti dalla decadente miseria, spirituale prima che materiale, che dilaga e che ci corrompe. Tuttavia, non ne faccio mistero, in questo periodo sono pervaso da una certa disillusione e da un certo sconforto, e quindi non mi aspetto nulla di buono.

Chissà quali sorprese ci riserverà questo 2025. Allacciamo le cinture e incrociamo le dita!

Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org

17.01.2025

NOTE

(1) https://comedonchisciotte.org/die-welt-la-potente-alleanza-per-il-clima-sta-finendo/

(2) la quale gravità continua ad essere occultata da anni a suon di bolle, manovre finanziare e pioggia di denaro creato dal nulla

(3) https://www.iltempo.it/politica/2025/01/13/news/donald-trump-insediamento-sgambetto-keir-starmer-vedra-prima-giorgia-meloni-41338177/

(4) https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/25_gennaio_06/spaccature-e-incomprensioni-l-addio-di-belloni-ai-servizi-segreti-6dd12d6e-3363-44df-98ca-354198f0bxlk.shtml

(5) https://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/41327340/germania-breton-choc-minaccia-afd-pronti-annullare-risultato-elezioni-come-romania.html

 

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Konrad Nobile è un giovane studente lavoratore. Attivista e militante su diversi fronti, collabora con ComeDonChisciotte.org.
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