Di Movisol.org
Mentre le nazioni transatlantiche sprofondano sempre più nel pantano della guerra permanente e del cambio di regime, la Cina è emersa come un attore chiave negli sforzi diplomatici per porre fine ai conflitti in corso nel mondo. Questo ha ispirato altri Paesi al di fuori dell’Occidente a partecipare al processo.
Proprio la scorsa settimana, dopo tre giorni di intensi colloqui a Pechino con Fatah, Hamas e altri 12 gruppi della resistenza palestinese, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è riuscito ad elaborare un’iniziativa in tre fasi verso la statualità palestinese, che prevede la creazione di un “governo di riconciliazione nazionale ad interim” per la Gaza del dopoguerra. Anche se non c’è alcuna garanzia che regga, l’accordo apre una nuova prospettiva.
Non molto tempo fa, la Cina ha anche mediato un accordo storico tra due avversari di lunga data nell’Asia sud-occidentale, l’Iran e l’Arabia Saudita, offrendo a entrambi una cooperazione rafforzata con la Belt and Road Initiative.
Il 23 luglio, poi, Wang Yi ha ricevuto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che ha dichiarato che “l’Ucraina è pronta e disposta ad impegnarsi nel dialogo e nei negoziati con la Russia… al fine di raggiungere una pace giusta e duratura”.
In precedenza, c’era stata la missione di pace intrapresa dal primo ministro ungherese Viktor Orbán, che ha portato quest’ultimo a Kiev, Mosca, Pechino e Washington e che è stata accolta con inaudita ostilità da Bruxelles. Commentando gli ultimi sviluppi in un video postato sul suo account X il 27 luglio, Orbán ha scritto: “Ricordiamoci che, nonostante tutte le critiche, dall’inizio della missione di pace i ministri della Difesa americano e russo si sono parlati, i ministri degli Esteri svizzero e russo hanno imbastito negoziati, il presidente Zelensky ha finalmente chiamato il presidente Trump e il ministro degli Esteri ucraino si è recato a Pechino. In altre parole, la fermentazione è iniziata. Stiamo lentamente ma inesorabilmente passando da una politica europea a favore della guerra a una politica a favore della pace. Questo è inevitabile, perché il tempo è dalla parte della politica filo-pace”.
Si tratta di una dinamica promettente. Tuttavia, come ha sempre sostenuto Lyndon LaRouche, la chiave indispensabile per garantire una pace duratura è lo sviluppo economico e sociale reciproco per tutte le parti finora ostili. Per la Palestina, ciò significa la rapida ricostruzione e lo sviluppo dell’intera regione, secondo le linee indicate nel Piano Oasi di LaRouche.
Solo la Cina è attualmente in grado di avviare un progetto di sviluppo così massiccio.
La ricostruzione di un’Ucraina neutrale e de-nazificata, che ha già perso più di mezzo milione di persone, tra cui il fior fiore della sua gioventù, richiederà anche un massiccio apporto di energia, trasporti e altre infrastrutture. La Belt and Road Initiative cinese, come ha sottolineato Wang Yi, potrebbe contribuire a fornirli.
Di Movisol.org
02.08.2024
Fonte: https://movisol.org/il-percorso-di-pace-e-iniziato-a-dispetto-di-washington-londra-e-bruxelles/