Silvana Mangano
Blastingnews.com
A Perugia un adolescente di 13 anni, risultato positivo al coronavirus, è stato costretto a dormire in auto onde evitare di contagiare la sua famiglia. Infatti, la loro casa, composta da un piccolo bagno ed una stanza, sarebbe troppo piccola per garantire l’isolamento del ragazzo. A riportare questa storia di emergenza sociale è stato il Messaggero del 29 ottobre, il quale ha raccolto la testimonianza di Yacine, il padre del giovane, che in lacrime si è domandato: “Mi hanno detto che deve stare isolato, ma come si fa?”. Edi Cicchi dal Comune ha risposto al suo appello, assicurandogli che nel pomeriggio del 30 ottobre, suo figlio sarà trasferito in un Covid hotel.
Il 13enne avrebbe contratto il Coronavirus a scuola: dopo due tamponi negativi, il terzo ha dato esito positivo. Suo padre ha spiegato di aver trascorso tutte le notti accanto all’auto parcheggiata nei pressi della loro abitazione, per svegliare il giovane. Secondo il racconto dell’uomo, il figlio ha riposato con il motore acceso per riscaldarsi ed ha trascorso il tempo leggendo qualche rivista sportiva. “Non riesco a guardarlo negli occhi – ha asserito Yacine, piangendo – Mi chiede solo quando. Quando avremo una casa. Quando potrà uscire da quella macchina”. In quel monolocale sarebbero in cinque: il 47enne, sua moglie e i loro tre figli.
Da 12 anni, la famiglia ha dei problemi a pagare l’affitto, per questo l’uomo ha chiesto un alloggio popolare che gli sarebbe stato negato, poiché gli assistenti sociali gli avrebbero detto che esistono situazioni peggiori.
“Peggio di cinque persone in una stanza? E con un positivo?”, ha replicato il padre del 13enne.
Dopo le dichiarazioni del 47enne, l’assessore alle politiche sociali di Perugia, Edi Cicchi si è reso disponibile per dare una mano al 47enne, trovando una sistemazione per suo figlio.
Il 13enne verrà trasferito a breve, insieme a suo padre, in un Covid hotel a Città Sant’Angelo. La struttura, infatti, è adibita ad ospitare i soggetti asintomatici o quelli che sono in quarantena, ma (come questo 13enne) non avrebbero un posto idoneo dove dormire. Inoltre, diverse associazioni e privati avrebbero offerto soldi a questa famiglia e si sarebbero attivati per trovare un impiego a Yacine che, fuggito dall’Algeria con la speranza di costruirsi un futuro, in Italia è rimasto disoccupato e finora è stato aiutato dalla Caritas.
Di professione imbianchino, sarebbe disposto anche a fare altri lavori, come il giardiniere o il trasportatore. Sua moglie, invece, ha un diploma da pasticcera, ma neanche lei sarebbe riuscita ad inserirsi in ambito lavorativo. “L’unico tesoro della mia vita è la mia famiglia”, ha chiosato l’uomo, implorando aiuto.