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La Redazione

 

“RIVOLUZIONE” – Il film documentario

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BlackRock e Goldman Sachs hanno architettato il “bazooka” tedesco?

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A cura di Redazione CDC
Il 31 Marzo 2025
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ELEZIONI IN GERMANIA, DALLA CRISI ECONOMICA ALLA CRISI POLITICA

Il nuovo cancelliere in pectore della Cdu Merz

Di Movisol.org

Secondo il Financial Times dell’8 marzo, cinque giorni dopo le elezioni nazionali in Germania, il vincitore, il democristiano Friedrich Merz, ha pranzato con il ministro delle Finanze in carica, il socialdemocratico Jörg Kukies. “All’ora di pranzo di venerdì scorso [28 febbraio], il futuro cancelliere tedesco ha ricevuto dal ministro delle Finanze Jörg Kukies un briefing poco rassicurante sullo stato dell’economia”, ha scritto il FT. “Kukies ha spiegato che dopo due anni di stagnazione e con ulteriori nubi che si addensano sulla più grande economia europea, Berlino si trova ad affrontare un deficit di bilancio di 130 miliardi di euro in quattro anni e un potenziale di crescita in diminuzione, secondo persone a conoscenza della relazione”.

Quel briefing, così come la resa dei conti Trump-Zelensky, che avvenne alla Casa Bianca più tardi quel giorno, avrebbe convinto Merz dell’urgenza di fare “una delle più brusche inversioni di rotta della storia politica recente”. Da qui, il “bazooka” da 900 miliardi di euro che avrebbe affrontato le emergenze sia sul fronte economico che su quello della sicurezza. La cifra si riferisce ai 400 miliardi d stanziati per il riarmo e al pacchetto di infrastrutture da 500 miliardi.
Questo per quanto riguarda la narrazione del quotidiano della City di Londra.

Tuttavia, c’è un’angolazione più ampia. Merz è un ex uomo di BlackRock e Kukies è un ex uomo di Goldman Sachs. Hanno la stessa mentalità; la loro bussola sono i mercati finanziari e la loro preoccupazione potrebbe essere stata più grande del buco di bilancio: si pensi alla piramide dei derivati e alle attività di debito sovrano possedute dal sistema bancario. La decisione di gettare la Germania nell’indebitamento eccessivo consente al sistema finanziario di prolungare la propria agonia, in particolare dopo il fallimento della bolla verde. Quando fu lanciata quest’ultima, le newsletter della City di Londra annunciavano con entusiasmo che “il verde è il nuovo oro”, ora le stesse newsletter avvisano che i gestori di fondi sono “bramosi di titoli di guerra”.

Il “bazooka” tedesco si aggiunge al programma ReArmEurope dell’UE, ma è più “solido”. La Germania è l’unico grande Paese dell’UE che ha un certo margine di manovra, dato che il suo debito è (solo) il 60% del PIL. Il programma ReArmEurope stenta a decollare per quanto riguarda la componente (150 miliardi) che dovrebbe essere fornita dal debito nazionale. La seconda componente, gli eurobond, è in bilico perché alcuni Paesi, tra cui la Germania, sono attualmente contrari. La terza componente, il risparmio privato, potrebbe funzionare, ma non è ancora chiaro in quale forma verrà adottata e quanto risparmio privato potrà essere dirottato dal risparmio tradizionale ai “war bond”.

Inoltre, il bazooka tedesco non ha un limite massimo e il debito pubblico reale potrebbe facilmente crescere in un paio d’anni fino a 1.700 miliardi, facendo entrare la Germania nel club dei membri sovraindebitati dell’UE. Da un lato, il rendimento del nuovo debito sicuramente salirà; dall’altro, la condizionalità generale per gli investimenti per motivi di “sicurezza” è così ampia che qualsiasi nuova spesa potrebbe essere giustificata.
Per quanto riguarda la speranza dell’establishment tedesco di creare una ripresa economica trainata dalla difesa, farebbe bene ad ascoltare Fabio Panetta, che non è un pacifista radicale, ma il governatore della Banca d’Italia, con molti anni di esperienza nel consiglio della BCE.

Parlando al “Centro San Domenico” di Bologna, il 17 gennaio, Panetta ha dichiarato: “Lo sforzo bellico sostiene la domanda aggregata e può stimolare l’innovazione, ma distorcendone gravemente le finalità. I benefici economici sono però transitori e non eliminano la necessità di riconvertire l’economia una volta concluso il conflitto, anche nei Paesi coinvolti che non abbiano subito danni diretti sul proprio territorio. L’alta inflazione e il crollo del Pil che spesso caratterizzano le fasi belliche sono i segni dei danni che i conflitti provocano al tessuto economico (…) la produzione di equipaggiamenti bellici non contribuisce ad aumentare il potenziale di crescita di un Paese. Lo sviluppo deriva dagli investimenti produttivi, non dalle armi” (https://www.ilsole24ore.com/art/panetta-produrre-armi-non-favorisce-crescita-economica-AGzX8JMC).

Di Movisol.org

27.03.2025

Fonte: https://movisol.org/blackrock-e-goldman-sachs-hanno-architettato-il-bazooka-tedesco/

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