Di Massimo A. Cascone
Voglio partire da una premessa: a me l’idea di andare un’ennesima volta a Roma per partecipare a una “grande mobilitazione popolare” proprio non piaceva. E non perché non sia importantissimo che i cittadini manifestino il proprio dissenso contro le politiche totalitarie e liberticide che oramai da anni caratterizzano in modo sempre più palese le nostre vite, ma perché temevo il ripetersi del solito copione trito e ritrito: una protesta recintata in una piazza, magari anche lontano da troppi occhi, un palco e mille interventi tutti uguali tra loro di persone e personaggi (chi più e chi meno in cerca d’autore o di consensi).
Stavolta però era diverso, un corteo, il mio primo corteo romano per la precisione. E allora bando alla ciance, quando il popolo si muove per le strade della città, si fa vedere, fa sentire la sua voce, andando al di là delle divisioni che esistono e insistono all’interno del mondo del dissenso, una possibilità e del supporto bisogna concederglielo…i conti poi si fanno alla fine della giornata.
Il focus della manifestazione/corteo era chiaro: Roma, per quelle che sono le intenzioni del sindaco Gualtieri, è destinata a diventare la Smart City più grande d’Europa, con un sistema di varchi e ZTL che impediscono e impediranno sempre di più ai cittadini di muoversi liberamente all’interno della propria città, telecamere di ultima generazione come se piovessero, accumulazione di dati e violazione della privacy all’ordine del giorno e l’incubo del controllo totalitario che diventa sempre più concreto. Un tema che personalmente ritengo fondamentale, molto di più di tanti altri che ogni giorno occupano le “prime pagine” tanto dei media mainstream che dell’informazione indipendente, e di cui dovremmo occuparci costantemente, in tutte le città, in tutti i quartieri, per poter informare sempre più persone e tutelare i nostri diritti e le nostre libertà. D’altronde sta avvenendo a Roma, ma anche a Modena, a Venezia, a Trento, a Milano e provincia, ma anche a Firenze, a Bologna, a Genova, a Torino, a Cagliari, a Parma, a Rimini e a Reggio Emilia, come sottolinea l’ICityRank 2024 e come abbiamo più volte scritto qui su CDC.
Quindi intercity per Roma e dritto al Circo Massimo, precisamente piazzale Ugo La Malfa, dove alle 14:30 era previsto il raduno prima di iniziare la mobilitazione. Arrivato sul posto con qualche minuto di ritardo, ma speranzoso di poter prender parte a un gran bel corteo, fin da subito, mio malgrado, ho dovuto costatare il bassissimo numero di persone presenti, nonostante la mobilitazione fosse nazionale e avesse lo scopo di creare un blocco compatto di opposizione alla distopia digitale, da poter replicare in futuro, sull’onda dello sperato successo romano, in tante altre città.
Pochi i presenti quindi, e, come al solito, frastagliati in tanti gruppi e gruppetti: dai partiti/movimenti politici, alle associazioni civiche, passando per un paio di sindacati e vari movimenti a sostegno di altre vertenze che viaggiano in parallelo alle istanze della manifestazione. Tutti però a condividere la stessa piazza, consapevoli che un tema come quello della tecno gabbia cittadina è traversale e interessa tutti. Poche persone come dicevo, più di 500 (alcuni si sono aggiunti in corso ma sicuramente sotto gli 800, nonostante qualcuno potrebbe sparare più alto) però, fortunatamente, arrivate a Roma da svariate parti d’Italia, dal nord al sud senza distinzione. Persone da Milano, da Siena, da Venezia, dall’Emilia Romagna, ma anche da Napoli (non solo io) e addirittura dalla Sicilia e dalla Sardegna; tutti per un giorno romani, affinché nessuno si senta solo a combattere questa battaglia.
Dopo qualche intervento di riscaldamento, in attesa dei ritardatari, il corteo è partito con alla testa Angelo Di Stefano, presidente di Le Partite Iva e tra i principali fautori dell’evento. Una lunga camminata, terminata intorno alle 18:00, dal Circo Massimo al Testaccio, sotto gli occhi (pochi) dei passanti e degli automobilisti, condita da musica, urla di incitamento, cori e tante bandiere dell’Italia. Una nazione oramai allo sbando, preda dei più infami nemici del popolo, ma che comunque ancora vanta persone che, al di là di tutto, resistono, nonostante le divisioni, le incomprensioni e le continue pressioni. Persone che hanno sacrificato una giornata di lavoro o da passare in famiglia per un obiettivo più grande. A loro il mio plauso; ai promotori di meno.
Dopo le tante riunioni organizzative fin dalla fine del 2024, i gruppi vari su Whatsapp e Telegram per distribuire il lavoro preparatorio, il Manifesto, la raccolta fondi delle tante realtà aderenti, il volantinaggio, le prenotazioni dei pullman e tutto il resto appresso, quello che appare lapalissiano è che i numeri che si possono vantare online non sono quelli che poi trovano riscontro nella realtà. Grazie, sicuramente, per averci provato, per aver speso delle energie fisiche e mentali per realizzare l’evento, ma una riflessione va fatta, una messa in discussione dei metodi troppo spesso accentratori è necessaria, affinché il popolo tutto, e non solamente coloro che pensano di capeggiarlo, ritorni protagonista.
Realtà aderenti*:
Le Partite Iva
Fermiamo la ZTL Fascia Verde
Patrioti Italiani
Uniamoci Trentino
Gruppo Announo
Sindacato FISI
INSIEME LIBERI
COMITATO LIBERI DI MUOVERSI
APS Popolo unito
FCI-BC
La Gente come noi
Libera Italia
Rinascita Nazionale
Ita.li.
CCE (Comuni Contro Elettrosmog)
NO ZTL CITTÀ 15 MINUTI
La SENESINA
F. Civica Italiana Bene Comune
Sindacato d’Azione
MMT Italia
Manifest. perla Libertà Valle d’Aosta
P.iva Campania
Movimento per l’Italexit
Insieme Liberi
Vita
Io non pago
Carpi Consapevole
CEC
Upl
Modena Kairos
Libra
* questa lista è stata compilata attraverso degli elenchi che sono girati nelle chat organizzative alla fine di febbraio, alcune realtà potrebbero essere entrate in un secondo momento o essersi sfilate all’ultimo.
Massimo A. Cascone 23.03.2025