DI CARLO MARTINI
ComeDonChisciotte
AGGIORNAMENTO: Oltre ad alcune modifiche minori, è stato aggiunto link alla versione integrale del testo, ed una nota sulla Loma Linda University rispetto all’accusa di “bias”
La pubblicazione che il movimento vegetariano e i suoi detrattori attendevano da decenni è finalmente arrivata: dati concreti, oggettivi e significativi sull’incidenza dei tumori tra i vegan.
L’articolo scientifico (qui la versione integrale) è stato curato da un team di ricercatori della Loma Linda University [vedi nota 1], e pubblicato su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention, rivista dell’American Association for Cancer Research, co-sponsorizzata dall’American Society of Preventive Oncology.Tra i 69.120 Avventisti che vanno a comporre lo Adventist Health Study 2 (uno dei più grandi studi di popolazione di sempre), dopo aver distinto e comparato onnivori, latto-ovo-vegetariani, “pesco-vegetariani”, “semi-vegetariani” e vegan, questi ultimi sono risultati l’unico gruppo tra questi con una ridotta incidenza complessiva di tumori, indipendentemente dal genere sessuale, ma in particolare per i tumori femminili (ginecologici e della mammella), anche dopo la miriade di aggiustamenti statistici prodotti sui dati (etnia, storia familiare di tumori, livello educativo, abitudini di fumo, consumo di alcool, età al menarca, gravidanze, allattamento, uso di contracettivi orali, terapia ormonale sostitutiva e menopausa) [vedi nota 2].
Questi risultati sono di enorme rilevanza per la salute pubblica internazionale se consideriamo che gli Avventisti (indipendentemente dal modello alimentare seguito) sono già di per sè un gruppo sociale a basso rischio di tumori rispetto alla popolazione generale e che la pubblicazione arriva a solo 4 anni dall’inizio dello studio, quando per rilevare a fondo l’incidenza dei tumori sono spesso necessari anche decenni prima di avere campioni significativi.
La protezione per i tumori della dieta vegan va ad aggiungersi a quella per obesità, diabete mellito di tipo 2, iper-tensione, diverticolite e cataratta già emersa negli ultimi anni.
Nel momento in cui scriviamo, come risulta da una ricerca su Google News, la stampa, ivi compresa quella della cosiddetta “divulgazione scientifica”, non ha pubblicato una sola riga sulla questione, in modo da non rendere nemmeno necessaria la pronta smentita (per quanto concerne l’Italia) di Calabrese, Ghiselli e del sedicente Istituto Nazionale per la Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione, nella cui home-page campeggia attualmente un bello spot ai salumi italiani.
Oggigiorno, a questa “civiltà” urbana e alla sua violenza fagocitatrice verso umani, altri animali e gli ecosistemi stessi, ci si può ancora ribellare avendo l’unica forza delle proprie scelte quotidiane: la scienza epidemiologica ci indica una possibile via.
Carlo Martini
www.comedonchisciotte.org
28.11.2012
NOTE:
1. E’ indubbiamente vero – come fatto notare da alcuni commentatori – che la Loma Linda University è un’istituzione della Chiesa Avventista, ma – come si può leggere nelle pagine della Seventh-day Adventist Dietetic Association – la congregazione NON supporta la dieta vegan, bensì quella latto-ovo-vegetariana.
Facciamo anche notare che i casi di tumore sono stati documentati dai registri oncologici dei singoli stati americani e che lo studio non è frutto della sola Loma Linda, visto che i finanziamenti vengono anche da alcune delle più importanti istituzioni al mondo per la ricerca in ambito biomedico-nutrizionale (National Institutes of Health, U.S. Department of Agriculture e – soprattutto – World Cancer Research Fund) , che considerano questo studio come parte dei loro stessi progetti di ricerca.
2. In una comunicazione privata, il ricercatore Gary Fraser ci ha confermato – come presumibile – che l’aggiustamento per attività fisica non è stato incluso nell’analisi multi-variabile in quanto testato singolarmente e trovato ininfluente sui dati.