“We the people” ha modificato il concetto di insurrezione

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FONTE: DEDEFENSA.ORG

“We the people” finalmente si mostra particolarmente docile ed adattabile. Le popolazioni interessate, che hanno uno stile molto globalizzato, se si misura l’ampiezza e la dimensione della insurrezione rivoluzionaria, hanno ormai perfettamente capito che i concetti come “insurrezione” e “rivoluzione” devono essere radicalmente modificati ovvero trasformati. Non è più necessario ed è anche a volte radicalmente controindicato, se non come misura per aumentare la pressione, scendere nelle strade per reclamare, per rivendicare e sperare di ottenere i cambiamenti con la violenza, come avvenuto negli episodi di rabbia e di rivolta dei secoli XIX e XX. Questo metodo, che ha avuto a suo tempo la sua efficacia e che d’altra parte si giustificava molto spesso dal punto di vista politico e della giustizia sociale, non ha più posto, perché non è adeguato, com’è evidente già da alcuni anni (si vedano le nostre “Note sull’ impossibile rivoluzione”, del settembre 2009). Dal momento che la necessità di politica e di giustizia sociale rimangono e ancora di più perché si tratta nientemeno che della sorte del mondo, bisognava trovare qualche altro Sistema…

La Brexit, Trump, le primarie della destra francese, il pietoso lancio della spugna di Hollande, ieri il referendum italiano, le cose accelerano perché la gente parla, si può dire persino che urla e ormai in un modo estremamente efficace, assolutamente adatto alla sfida che ha lanciato la post-modernità produttrice dell’entropizzazione del mondo…Oggigiorno il Sistema della comunicazione regna e permette di agire in modo efficace ed irresistibile a coloro che sanno usarlo- e “We, the people” impariamo in fretta, molto in fretta di questi tempi. La comunicazione permette di produrre un messaggio efficace che è manifestato dal voto democratico che è diventato l’arma suprema dell’insurrezione. Avremo occasione in futuro di esprimerci ha proposto di questa inversione totale virtuosa nel perfetto “stile Aikido” (1), che è di rivolgere contro il Sistema quella che credeva di essere la sua arma migliore: l’esercizio della democrazia diretta e manipolata come deve essere secondo i metodi orwelliani classici; in verità ormai Orwell non basta più per trattare l’argomento… Bisogna trovare altro, ed il manipolo di combattenti mediocri e completamente terrorizzati che ci offre il Sistema sono totalmente impotenti di immaginare altro, – non hanno l’immaginazione, non hanno più il tempo e non riescono più a prendere fiato- e quanto a riprendere i loro slanci, gliene manca di coraggio…

Inoltre quella stessa comunicazione che era destinata ad espandere e a blindare il Sistema serve esattamente al contrario: allargare e blindare l’insurrezione anti-Sistema. Secondo la stessa logica, questa globalizzazione antiSistema rivolta contro il Sistema ciò che il Sistema giudicava come la sua arma assoluta, la globalizzazione.

Questo si capisce e si valuta bene se si pensa quanto è stato nello stesso tempo seguito, commentato, interpretato, eccetera il referendum italiano, in Europa certo, ma anche, soprattutto per quanto riguarda la nostra argomentazione, fuori Europa dai centri potenzialmente o apertamente anti-Sistema che contano. Può darsi che questo enorme movimento nasconda delle concezioni isolazioniste ai livelli pratici di base come l’Economia e il Commercio, ma al livello più alto della Comunicazione e delle Idee al contrario si mostra come globalizzazione; in questo caso di rovesciamento virtuoso, la globalizzazione diventa pura virtù ovvero l’universalità dell’insurrezione-antiSistema che prende contemporaneamente una forma simbolica e un significato metastorico.

…Alcuni esempi dimostrativi, pochi perché non è necessario un catalogo per mostrare una cosa così evidente.

  • Il sito ZeroHedge.com , degli Stati Uniti è stato uno dei primi il 4 dicembre 2016 alle 5:09 del pomeriggio (ora locale – come si dice) a sviluppare un commento politico e tecnico molto esauriente. Bisogna tenere ben presente che 20 o 30 anni fa non avreste mai letto una cosa del genere, tanto gli Stati Uniti, che allora erano nella piena estensione del loro Sistema globalizzante, erano totalmente indifferenti al resto del mondo se non per imporre dei trattati di libero scambio di cui conosciamo il tenore e delle basi militari di cui comprendiamo gli obiettivi.
    Tra i commenti raccolti dal sito, eccone uno che viene proprio da una sorgente interna al Sistema e che esprime tanto il riconoscimento della potenza del colpo portato al Sistema – un altro in più di questa potenza – quanto lo smarrimento che lo accompagna… “Come ha commentato su Bloomberg Flavie Krause-Jackson l’impressionante sconfitta subita stasera da Renzi con un margine ben più largo di quello che ci si aspettava, rende molto evidenti le sfide che verranno per i leader centristi europei. A questo punto è quasi impossibile non immaginare altri shock. Ci aspettavamo un confronto quasi pari e invece abbiamo avuto un messaggio molto chiaro che la gente non tollera lo status quo e vogliono bruciare la casa indipendentemente dai loro interessi. Per essere chiari, l’instabilità politica che seguirà avvantaggerà ben poca gente.”
  • La rete RT, [Russia Today – N.d.T.], bersaglio di tutti gli strumenti del Sistema e della stampa Sistema che credono ancora di tenere in mano la comunicazione, ha espresso attraverso i suoi diversi canali le analisi contemporaneamente evidenti ed essenziali che tutte insieme portano il commento alla sua conclusione ovvia: l’Italia ha portato la sua pietra al diluvio di sanpietrini con i quali le popolazioni in collera non smettono di bombardare il Sistema ed i suoi diversi centri (qui, l’Europa, quella dell’UE, e non certamente quella che si è espressa in questo referendum che è evidentemente di tipo europeo molto più che italiano, dove lo sfortunato Renzi, che non è sempre stato detestabile, serve da capro espiatorio e da ambasciatore del fenomeno.)
  • Russia Today inglese, il 5 dicembre : Russia Today inglese, il 5 dicembre: “Paola Slier di RT ha parlato con gli elettori di Roma che hanno condiviso l’idea che questo voto è largamente legato alle Politiche dell’Unione Europea. La stampa generalista probabilmente presenterà questo come una sconfitta personale, un voto di sfiducia contro Renzi e la sua leadership. Ma dovrebbe essere considerato molto di più un voto simbolico… è anche un voto contro l’Unione Europea, contro le politiche dell’Europa e i dirigenti dell’Europa Unita” ha detto Slier, riportando l’opinione degli elettori.”
  • RT francese lo stesso  5 dicembre: “Si sta aprendo un periodo di incertezza in Italia ma anche in Europa: dopo le prime proiezioni di voto che davano largamente vittorioso il “No” , l’euro ha conosciuto una caduta vertiginosa ed è passato in pochi minuti appena da 1,062 a 1,058 dollari.”
    Quello che ci deve colpire di questo referendum italiano, che ha formidabilmente amplificato il suo effetto e dunque la potenza del suo capovolgimento antiSistema, grazie alla grande dimensione della vittoria del No, -( i referendum sono sempre stati concepiti dai loro organizzatori per ottenere facilmente l’approvazione e il sostegno popolare)- è proprio il ritmo contemporaneamente molto potente e rapido che impone la rivolta antiSistema il cui contrattacco è assolutamente devastante. Di fronte a questo contrattacco il Sistema è sempre più come un pugile suonato stretto alle corde che non riesce a recuperare la botta già presa e devastatrice perché già gli arriva il colpo seguente. I dirigenti dell’Unione Europea da parte loro straordinariamente disinformati circa l’ampiezza del contrattacco non ci capiscono proprio nulla e ignorano totalmente le circostanze e i protagonisti, come si capisce dai conciliaboli segreti e disorientati che hanno fatto seguito, ai piani più alti, alla vittoria di Trump, niente di utile viene da Fillon e dalla disfatta di Hollande, e sono di nuovo ko per il referendum italiano. Non fanno in tempo a rifiatare che già si tuffano nel terrore dei risultati che si prevedono dalle presidenziali francesi e poi dalle elezioni generali tedesche, – senza contare le cattive sorprese, per definizione impreviste, che possono intanto arrivare…

Il ritmo della insurrezione antiSistema impiega effettivamente una tattica degna di Patton (riferimento molto usato in questi tempi) , diciamo con un pizzico di Danton per lo spirito dell’azione: colpire, colpire ancora, colpire sempre, senza lasciare all’avversario il tempo di respirare, di riprendersi, di cercare di riunire le sue forze.

E’ il segnale che l’ anti-Sistema ormai non si fa più intralciare da considerazioni interessanti ma soprattutto ritardatrici: chi è l’avversario? Possiamo venire a patti con lui? Se conseguiamo la vittoria, che ne faremo? Non si dovrebbe preparare un progetto per il dopo-vittoria? Non dovremmo ancora perfezionare il progetto per lanciare il nostro contrattacco, anche a costo di ritardarlo? (Patton: “Un cattivo piano subito è meglio di un piano perfetto fra una settimana.”) Questo ritmo, questa combattività, questa follia creatrice trasformano l’insurrezione, il contrattacco mirato, in una vera guerra antiSistema, globale, senza più esitazioni nè tergiversazioni. (La si nota dovunque questa presa di coscienza, per esempio in questo testo di Virgil di Breitbart.News pubblicato ieri: “Questo sito ha lanciato una campagna di contro boicottaggio che ha già ricevuto più di 250.000 adesioni. Intanto gli investitori hanno messo in guardia Kellogg dall’insistere in questo modo di agire con il rischio che le azioni di Kellogg si svalutino. Dunque la battaglia è comune: è GUERRA

Il teorico di strategia William S. Lind aveva definito e sviluppato il concetto di guerra di quarta generazione (G4G) per definire questi attacchi di intensità e tipologia diverse per mezzo di azioni destrutturanti e distruttive, compiute da organismi transnazionali come organizzazioni terroriste, oppure dal crimine organizzato e soprattutto infine questo attacco generalizzato della globalizzazione-Sistema contro strutture fondamentali, nell’intento quasi previsto di distruggere il mondo. L’ anti-Sistema sta per inventare la guerra di quinta generazione (G5G) che è in gestazione da qualche tempo all’interno della stessa G4G e che impiega dei metodi della G4G adattati ai suoi mezzi (la democrazia!) per rivolgerle contro i suoi veri avversari. Le cose vanno molto in fretta: l’inizio della fine (“The beginning of the End”) non è più tanto lontano dalla fine dell’inizio (“The End of the Beginning”) , che avevamo già individuato in queste ultime settimane con l’elezione di Trump.

 

Fonte: www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article/we-the-people-a-transmute-le-concept-dinsurrection-1

5.12.2016

Traduzione  per www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49
(1) Aikido : il fine dell’Aikido non è di arrecare un’offesa ma realizzare un’efficace risposta di difesa basata sul contrattacco

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