Terrorismo, arma suprema del capitalismo

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DI FULVIO GRIMALDI

Mondo Cane

Un marxista di razza come Diego Fusaro, rivendicatore contro UE, euro e globalizzazione della nostra sovranità nazionale e demistificatore dell’arma imperialista che sono le migrazioni, parafrasa Lenin affermando, a mio avviso con ragione, che l’arma suprema del capitalismo è il terrorismo. Nota giustamente che gli attentati “si abbattono sempre e solo sulle masse subalterne, precarizzate, supersfruttate … e mai suoi luoghi reali del potere occidentale, banche , centri della finanza ecc.”. Aggiunge che il terrorismo dinamitardo vuole spostare lo sguardo dalla contraddizione principale, dal terrorismo quotidiano del capitalismo finanziario, a quello fabbricato islamico. E’ evidente che a questo obiettivo si affianca quello del paradigma securitario, come lo vediamo in questi giorni elevato a livelli parossistici nelle capitali europee con il pretesto del povero tunisino Amri. Agnello sacrificale, come tanti altri prima di lui, miracolosamente scampato a tutte le telecamere berlinesi, miracolosamente identificato due giorni dopo grazie al solito documento ritrovato, miracolosamente passante inconsapevole abbattuto da due poliziotti nazisti senza tentare di arrestarlo, giacchè, come in tutti gli attentati, “uomo morto non parla”. Grazie all’ennesimo Amri, alle vittime incazzate della globalizzazione, ai “populisti”, paura, controlli, manette. E i pernacchi del “manifesto”.

Va però detto che il terrorismo dello “Stato Profondo”, le innumerevoli False Flag tutte uguali, oltre a fornire ai complici governanti di paesi subordinati gli strumenti per la repressione delle opposizioni, possono avere anche lo scopo di destabilizzare governi e gruppi dirigenti che si vedano tentati da giri di valzer fuori dall’orbita imperialista. O che, semplicemente, vadano messi sull’avviso a prescindere. Se è dubbio che questo aspetto possa valere per la Francia e, ancor meno, per l’indispensabile pilastro atlantista tedesco (ma chissà cosa succede nell’ombra delle cancellerie e dei rapporti economici), mi pare che invece possa valere per gli ultimi episodi terroristici in Turchia, l’ambasciatore russo e la carneficina nella discoteca di Istanbul. Erdogan, avendo spazzato via circa 100mila potenziali critici, di suo ha già sufficienti strumenti per imbrigliare eventuali opposizioni di massa (che peraltro non appaiono all’orizzonte, anzi). Questi episodi sanguinosi non gli fanno bene, non rafforzano il ruolo autoassegnato di restauratore ottomano e, forse, e qui mi ricredo circa quanto ho pensato prima, vanno messi nella stessa categoria del tentato colpo di Stato.

 

Fulvio Grimaldi

Fonte: http://fulviogrimaldi.blogspot.it

Link: http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/01/istanbul-e-dintorni-il-pungiglione.html

1.01.2017

 

Estratto da: ISTANBUL E DINTORNI. IL PUNGIGLIONE DELLO SCORPIONE PESTATO – Guerra a Mosca prima che arrivi Trump.

 

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