Russofobia e sinofobia

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DI PEPE ESCOBAR

sputniknews.com

È cristallino che il colpo di stato in atto contro Donald Trump è un’operazione per il cambio di regime Made in USA, che usa tecniche standard di guerra mista, tra cui la manipolazione dell’opinione pubblica ad opera dei media mainstream.

Il colpo di stato è architettato dai soliti sospetti, neocon e neoliberalcon, imperialisti “umanitari” inclusi, con un ruolo speciale di attore protagonista della loro agenzia preferita, la CIA, che durante il continuum Bush-Obama si è specializzata in “intelligence” farlocca.

Già il romanzo “la Russia si è intromessa nella nostra libertà” è stato totalmente smontato dall’ex diplomatico britannico e sostenitore di Wikileaks Craig Murray: lui sa addirittura da dove arriva la soffiata – non l’hack.

Per cadere dalla padella alla brace, la Regina della Guerra e pessima perdente Hillary Clinton, ad un evento privato di beneficienza, ha dato tutta la colpa ad una vendetta del Presidente Putin. Probabilmente ha assorbito troppe nozioni da Tarantino – e le sue affermazioni vanno di conseguenza. È riuscita comunque ad affermare un “è venuto, ha visto, sono nei guai”, secondo cui “Vladimir Putin in persona ha diretto l’attacco informatico segreto contro il nostro sistema elettorale, contro la nostra democrazia, apparentemente perché ha un conto in sospeso con me”.

Il conto in sospeso si è fatto più succoso con la complicità dell’FBI come complice dei Russi e di WikiLeaks – attraverso il direttore James Comey e le sue due lettere apparse gli ultimi giorni prima delle elezioni. Tutto per “compromettere l’integrità della nostra democrazia e la sicurezza della nostra nazione”.

Torniamo agli sforzi legali per ribaltare i sostenitori di Trump nel Collegio Elettorale USA – apostrofati dai burocrati Democratici ed elogiati dalla scintillante galassia “liberale”. Se i fatti in Siria hanno fatto a pezzi il mantra “Assad deve andarsene” – una creazione di Obama – ora ci si può solo concentrare su “Trump deve andarsene”. Chi vuole (la devastata ma piena di storia) Aleppo quando si può avere Washington D.C.?

Il solito vecchio “chi ha perso la Russia?” serpeggia nella Beltway. La risposta è lapalissiana: il continuum Clinton-Bush-Obama e il Deep State che stava alle spalle, con la propria ossessione per la Robocoppizzazione della NATO e per i cambi di regime in tutto il Medio Oriente ed oltre, una Global War on Terror che mirava solo a riprodurre uno stato di guerra infinito.

Questo è esattamente il modus operandi che l’era Trump potrebbe – e il succo del discorso è il condizionale – voler sovvertire.

Tutto su Taiwan

La russofobia sembra un’ossessione psicotica messa in campo da neocon e neoliberalcon per sostenere un cambio di regime ai danni di Trump – prima o dopo il suo insediamento.

Ora paragoniamola a quello che potrebbe essere interpretato come i primi sintomi di una tendenza sinofoba – come spiegato dal Presidente stesso.
Tutto è iniziato con la famosa telefonata da Taiwan – che ho provato a smantellare: questo è Trump – beatamente ignaro della complessità della politica della “Cina unificata” – che prova ad usa Taiwan come leva.

Pechino si è presa il suo tempo e poi ha girato la telefonata per mandare un messaggio in stile Sun Tzu, senza sparare un colpo – ma catturando un drone marittimo nel frattempo. La risposta di Trump attraverso il suo ormai leggendario tweet “non presidenziale” mostra chiaramente quanto sia fuori strada.

Shen Dingli, della università Fudan di Shanghai, pensa che questi siano gli ultimi aneliti di un impero agonizzante. Potrebbe essere molto più complesso. La strategia di Trump per la Cina sembra prendere la forma di un’idra a due teste.

La Segreteria di Stato ExxonMobil, sotto il “T-Rex” Tillerson, vuole la Cina come un gigantesco mercato per petrolio, gas e addirittura tecnologia per il trattamento ecologico del carbone. Sul fronte del Pentagono, tutto ruota attorno alla sfere di influenza geopolitiche.

Considerando le precedenti conversazioni con la stella della realpolitik Henry Kissinger – che si dà il caso essere un criminale di guerra – si può scommettere che un momento “Nixon in Cina”, come aveva architettato Kissinger stesso, sarà nel mazzo di carte da giocare, nella versione “Trump in Russia”. Dopotutto la Russia è un potenziale partner degli Stati Uniti.

Il problema passa al “contenimento” della Cina – tutto ciò ci porta a quella che si può inquadrare come la linea di attacco di Trump alla Casa Bianca: Divide et Impera – e cosa se no – applicato alla partnership strategica Russia-Cina.
Si può anche scommettere che il Presidente Putin – così come Xi Jinping – non si faranno incastrare: la loro partnership – che implica una totale integrazione eurasiatica – continua a rafforzarsi.

Considerando che il Pentagono mette Russia e Cina in cima alla classifica dei potenziali pericoli per gli USA, l’unica possibile strategia per avere una possibilità di mantenere una qualsiasi predominanza è Divide et Impera.

Aspettiamoci qualsiasi tipo di piccola – speriamo non grande – scaramuccia per impedire a Pechino l’accesso al Mar Cinese del Sud, dall’Oceano Indiano fino al Pacifico: ecco dove si inserisce Taiwan – in quello stretto marittimo di circa 600Km tra Taiwan ed Okinawa.

Sinofobia? Non proprio: geopolitica estrema. Se lo stupido tentativo di cambio di regime ai danni di Trump dovesse aggiungersi alle cronache delle rivoluzioni colorate fallite, state attenti al Mar Cinese del Sud.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected].

Fonte: https://sputniknews.com
Link: https://sputniknews.com/columnists/201612181048708675-russophobia-sinophobia/
18.12.2016

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

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