Il teatro e le arti visive si ritrovano su un nuovo palcoscenico
di Giacomo Ferri per ComeDonChisciotte.org
La mancanza di nuovi eventi e di spettacoli per i teatri e per gli spettatori, di occasioni pubbliche per gli artisti e gli appassionati d’arte, ha dato vita ad un’iniziativa che non si era mai vista prima.
Il progetto, che nasce dallo storico dell’arte Simone Teschioni Gallo e dal gallerista Niccolò Mannini, ha origine da una battuta amara del direttore del Teatro di Rifredi che, a seguito del DPCM di ottobre 2020, con l’ennesima chiusura dei teatri da parte dello Stato, disse
“… e adesso con i manifesti degli spettacoli ci possiamo fare delle barchette!”
e queste “barchette”, in un certo senso, hanno preso il largo nell’immaginazione dei due ideatori.
Dalla battuta del direttore al coinvolgimento degli artisti in un progetto sociale, simbolo di rinascita, è passato molto poco tempo ed il risultato è, da oggi, una mostra vera e propria, fisicamente visitabile dai fiorentini e non, dal 12 maggio al 13 giugno, nelle sale espositive dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, ma andiamo per gradi.
Teschioni Gallo e Mannini si sono confrontati, anche col direttore del Teatro di Rifredi, Giancarlo Mordini, ed hanno pensato che a quei manifesti avrebbero dovuto dare una seconda chance, o meglio, una seconda vita, ma in che modo? Trasformandoli in opere d’arte attraverso il coinvolgimento di alcuni giovani artisti legati al territorio fiorentino.
Sono stati selezionati gli artisti e sono stati invitati a teatro, in seguito sono stati distribuiti alcuni manifesti per ogni artista ed è stato detto loro di utilizzarli come meglio credevano per realizzare la loro arte. Come supporto per la loro pittura o come materiale per la realizzazione di un’installazione o altro, stava a loro decidere, l’importante era che la rinascita dei manifesti avesse inizio.
I cinque artisti, Irene Bulletti, Leopoldo Innocenti, Rossella Liccione, Leonardo Moretti e Skim, hanno dato vita alle loro opere che, inizialmente, sono ritornate al teatro dove sono state presentate e dove sono rimaste in attesa che si potesse, finalmente, allestire e presentare una mostra.
In questo lungo e pesante periodo di restrizioni, dove i teatri sono stati chiusi ed alcuni studi televisivi, mascherati da teatro, hanno potuto aprire; dove le cornicerie potevano vendere le loro cornici, ma non le opere custodite al loro interno, perché le gallerie erano tra le categorie “merceologiche” off limits; dove le incoerenze e le stranezze dei “legislatori” hanno caratterizzato il 2020 e parte del 2021, abbiamo sentito la mancanza dell’arte e psicologicamente, oltre che fisicamente, ne avevamo davvero bisogno.
Gli artisti, gli attori, i critici, i curatori, i registi, gli scenografi, i galleristi e tutte le manovalanze teatrali che vivono grazie all’arte e attorno ad essa, sono stati privati del loro lavoro, certo, ma anche della loro passione e di ciò che essa rappresenta.
Un nuovo inizio, un nuovo rinascimento, proprio da quella Firenze che già 700 anni fa fu protagonista con la nascita dell’umanesimo e di quello che è stato, in seguito, chiamato Rinascimento, da tutti conosciuto e studiato, e che oggi ospita un evento simbolico dal punto di vista sociale, culturale ed artistico, proiezione della volontà di ripartire con quella normalità tanto ambita, fin dalla scorsa primavera, ed ahimè tanto negata.
Dalla infausta locuzione latina “memento mori” (ricordati che devi morire), cavalcando le antiche filosofie orientali, dove la morte, invece, non è altro che l’inizio di una nuova vita, arriviamo a quei manifesti teatrali mai utilizzati e, probabilmente, destinati al macero, dai cui sono sorte o rinate delle opere d’arte, un simbolo da cui trarre una nuova locuzione più augurale, ovvero, “ricordati che puoi rinascere!”.
Tornando all’affermazione iniziale, “l’arte come necessità”, quale miglior conclusione che riportare ciò che un pittore, in questo caso Robert Henri, disse:
“L’arte non si può separare dalla vita. È l’espressione della più grande necessità della quale la vita è capace.”
di Giacomo Ferri per ComeDonChisciotte.org
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Pubblicato da Giulio Bona per ComeDonChisciotte.org