YEMEN, LA PROSSIMA GUERRA

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DI JAVIER PEREZ
crashoil.blogspot.it

Carissimi lettori, 

Javier Perez mi ha inviato questa analisi interessante su un paese che ha, purtroppo, tutte le carte in regola per collassare nel breve periodo: lo Yemen. Ciò che è interessante è che lo Yemen è un altro paese che illustra il collasso degli esportatori [di petrolio NdT] (1), e ci dà idea di ciò che può accadere nei prossimi anni in molti altri paesi.


Vi lascio a Javier. 

Saluti
AMT

Parlare di una guerra che si è già verificata può essere assai interessante, per l’analisi richiesta ad esempio sullo status delle forze, sui supporti e sulle forniture, ma a mio parere è molto più rilevante e sensato, passare il mondo alla lente di ingrandimento alla ricerca di luoghi in cui si possano generare conflitti.

L’intenzione originaria dovrebbe essere quella di cercare di evitare i conflitti, ma dal momento che ciò non è nelle nostre possibilità, dobbiamo accontentarci di analizzare le cause in modo da capire cosa vi sia alla base di questo tipo di confronti. Facendo ciò, si avrò probabilmente la possibilità di fermarsi prima di raggiungere la massa critica che porta alla guerra vera e propria e, in caso contrario, almeno non dovremo sopportare la continua ondata di semplificazioni che si attribuiscono a eventi e meccanismi sociali che in realtà sono conseguenze e mai cause [ci si riferisce in questo caso alle semplificazioni dei mass media che, in assenza di approfondimento e contraddittorio, sono solite invertire le cause con gli effetti NdT].

Ma andiamo ad analizzare il caso.

La situazione in Yemen:

La Repubblica dello Yemen è un paese musulmano che occupa la parte meridionale della penisola arabica. È circondata dal Mar Rosso, dal Golfo di Aden e dal Mar Arabico. Confina via terra con Oman e Arabia Saudita. La sua capitale è Sana’a. Fin qui quanto che si trova in qualsiasi enciclopedia.
Lo Yemen è un paese tradizionalmente povero e diviso in diversi gruppi etnici (soprattutto gli Hashid e gli Bakil). Lo scontro tra il partito unico (Congresso Generale del Popolo), e il ramo yemenita dei Fratelli Musulmani è una costante [della vita politica del paese]. Il Congresso Generale del Popolo è stato per decenni il volto politico della dittatura laica, mentre i Fratelli Musulmani preferiscono un governo più islamico, anche se non è chiaro quanto più democratico.

Da gennaio 2011, in coincidenza con la generalizzazione e l’estendersi delle proteste nel mondo arabo, sono cominciati disordini anche nello Yemen, incentrati sul rovesciamento del potere di Ali Abdullah Saleh, che aveva mantenuto il potere ininterrottamente dal 1978. Nonostante Saleh abbia cercato di calmare i manifestanti, le forze armate hanno infine sparato sulla folla in una piazza centrale di Sanaa, uccidendo non meno di 50 persone.

Anche se il governo ha affermato di non avere nulla a che fare con questo bagno di sangue, esso è servito a stimolare la caduta di Saleh e a dare inizio a un periodo di instabilità in cui si sono rafforzati i leader dei gruppi etnici, fino a diventare, a poco a poco, veri e propri signori della guerra. Lentamente si sono rafforzati anche i gruppi armati islamici appartenenti a tutte le sigle. Ci sono molte differenze tra loro, ma in Occidente essi tendono ad essere raggruppati sotto il titolo omnicomprensivo di Al Qaeda, senza ulteriori distinzioni.

La caduta del dittatore non ha migliorato per niente la situazione della popolazione, né economicamente né in termini di pace sociale e sicurezza della popolazione. Gli attacchi terroristici contro i civili si verificano di frequente e il paese pare sul punto di esplodere.

L’importanza geostrategica della penisola arabica, dove ogni tentativo di rivoluzione islamica potrebbe diffondersi nella vitale Arabia Saudita [ci si riferisce alla capacità di esportazione residua di greggio dell’Arabia Saudita e, ancor di più, alla sua capacità di regolare quasi a comando la propria produzione petrolifera NdT] fa sì che i servizi segreti dei paesi occidentali lavorino quasi a cottimo [in maniera incessante, senza sosta ma senza pianificazione strategica degli obiettivi NdT] in territorio yemenita, alla ricerca di una stabilità che non hanno alcuna idea su come raggiungere.

Le cause:

Dal mio punto di vista, le cause di questo conflitto si trovano al di là delle questioni politiche. In teoria, la politica è un tentativo di trovare soluzioni a problemi passati e in questo caso, tale definizione descrive perfettamente l’ordine degli eventi.

-1- In primo luogo, solo l’1% della superficie totale è irrigabile. Con questo tipo di geografia fisica, lo Yemen è ormai costretto a importare il 95% dei suoi cereali e l’82% di tutto il cibo consumato nel paese. E ciò che è peggio è che si tratta di dati pubblicamente riconosciuti dal governo yemenita. In altre parole, le vere cause del problema sono di tipo alimentare. (2)

Come si è arrivati a questo punto? Si consideri il grafico dell’evoluzione demografica del paese, che è davvero rivelatore

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Anche se il grafico arriva solo al 2008, si noti come la cifra attuale sia di circa 24 milioni di abitanti [si aggiunge come la curva di crescita della popolazione approssimi abbastanza bene un’esponenziale, tipica soluzione dell’equazione preda-predatore in assenza di… predatori: una curva che non ha limiti e cresce fino all’infinito, ovvero un nonsense fisico con moltissimo senso matematico replicato in tanti aspetti dell’odierna economia NdT].

Abbiamo, pertanto, un paese che nel 1980 aveva meno di 10 milioni di abitanti e oggi, dopo poco più di trent’anni, raddoppia ampiamente questa cifra, senza i suoi deserti siano stati ridotti e in assenza di aumento del suo territorio [chiara iperbole dell’autore: si hanno aumenti di territorio solo a seguito di vittoria di guerre di conquista NdT] o della sua ricchezza. La domanda interna ha consentito all’economia di crescere ad un buon ritmo per qualche decennio, ma una volta arrivato il collasso finanziario globale [quello del 2008 NdT], la base del paese si è dimostrato troppo debole per sostenere una popolazione simile.

Ebbene sì, ancora una volta il problema di Lebensraum (3) [dal tedesco Spazio Vitale, termine nato in biogeografia, successivamente estesasi all’utilizzo in ambiente geopolitico.

Con questo termine si indica maggioritariamente la teoria nazionalsocialista tedesca dello spazio vitale necessario a una nazione o una razza. Per l’ideologia nazista ciò indicava una spinta fatalistica verso Est, a occupare tutto il Bassopiano Sarmatico NdT], ma al momento racchiuso in una sola nazione, senza debordare dalle frontiere.

-2- Il 90% delle esportazioni totali del paese proviene dal petrolio. Dalla stessa fonte petrolifera proviene il 74% di tutte le tasse raccolte dal governo, sia sotto forma di royalty per lo sfruttamento del greggio sia sotto forma di tasse per la raffinazione e il consumo. E qui assistiamo alla nascita di uno Stato fallito (4), causata dall’incapacità del governo di controllare e rifornire [di beni NdT] un territorio.

Abbiamo, quindi, che quasi tutto il cibo che mangiano gli yemeniti si paga per mezzo dei proventi petroliferi, così come la spesa pubblica, la sicurezza, le infrastrutture o gli scarsi servizi forniti.
Appreso ciò, diamo un’occhiata al seguente grafico:

 

La produzione dei pozzi [petroliferi] yemeniti declina rapidamente per motivi naturali (5) e per la mancanza di investimenti nell’esplorazione di nuovi campi, assai più costosi e [che danno] greggio di qualità inferiore. Allo stesso tempo, l’economia yemenita, consumando sempre più petrolio, lascia sempre meno di barili per l’esportazione.

Il petrolio esportabile, ovviamente, è la differenza tra produzione e consumo interno. Vedendo il grafico ci facciamo un’idea chiara di ciò che sta accadendo alle finanze del paese: [gli yemeniti] non possono continuare a comprare cibo, che costa, con il governo virtualmente in bancarotta, a causa dell’incapacità di incassare le imposte [che derivano principalmente dai proventi dell’industria petrolifera e dalle relative esportazioni. Per approfondimenti si veda la voce Export Land Model su Wikipedia NdT].

Stanti così le cose, proprio per le cause appena viste, i gruppi tribali, gli unici a poter dare un po’ di sostegno reale alle persone, stanno recuperando la loro forza, mentre la debolezza finanziaria del Governo permette che prendano il suo posto, in grandi parti del territorio, a tutti i tipi di signori della guerra e leader radicali.

Eppure no, non si tratta né della sua religione né del suo carattere: è il vecchio, comune, mai demodé fatto umano che impone che, al peggiorare della situazione, la gente si radicalizzi. Se per il momento si mantiene la pace, una fragile pace, è solo per il flusso di denaro iniettato nel paese dalle monarchie del Golfo, timorose che le rivolte possano diffondersi [anche in casa propria NdT]. Ma ciò non può durare a lungo né, per il momento, si profila una soluzione pacifica.

Javier Pérez (www.Javier-perez.es) 
Fonte: http://crashoil.blogspot.it/
Link: http://crashoil.blogspot.it/2013/10/yemen-en-el-punto-de-mira.html
23.10.2013

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da P

1) http://crashoil.blogspot.com.es/2013/09/la-bancarrota-petrolifera.html
2) http://crashoil.blogspot.com.es/2012/09/las-guerras-del-hambre.html
3) http://crashoil.blogspot.com.es/2013/04/sobre-la-escasez-de-recursos-y.html
4) http://crashoil.blogspot.com.es/2013/09/la-bancarrota-petrolifera.html
5) http://crashoil.blogspot.com.es/2010/08/mas-alla-del-peak-oil-el-rapido-declive.html

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