USA : QUELLA TRINITA' IMPOSSIBILE INCUBO DEGLI INVESTITORI

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South West heading for a'long soak' as rains roll in

DI MYLES UDLAND

L’economia statunitense si trova ad affrontare una nuova ” trinità impossibile” che probabilmente darà dei grossi mal di testa a parecchi azionisti e a parecchi investitori obbligazionari.

In una nota di martedì scorso Rineesh Bansal, analista della Deutsche Bank, ha affermato che in questo momento l’economia USA sta cercando di raggiungere tre risultati: salari più alti, maggior inflazione e profitti più elevati.

Il problema è che se potranno raggiungere solo due.

In economia, quella “trinità impossibile” con cui si devono confrontare i politici diventa una “classica scelta di due su tre” che si ripropone sempre quando si vuol mantere un tasso di cambio fisso, flussi di capitale transfrontalieri e indipendenza della politica monetaria.

(Negli Stati Uniti, ad esempio, si permette la libera circolazione del denaro dentro e fuori l’economia e la politica monetaria è indipendente ma il valore del dollaro non è fisso.)

Ma è proprio così ed è una nuova trinità quella che vorrebbero i politici USA – leggi: la Federal Reserve – per l’economia : vogliono che l’inflazione resti più vicino possibile al suo obiettivo del 2% e che i salari aumentino, mentre gli investitori sanno bene che gran parte del successo della loro corsa del dopo-crisi è stato prodotto dagli alti livelli di redditività delle imprese (e, di conseguenza, a guadagni più alti).

I salari, come indica la Deutsche Bank sono la somma della produttività del lavoro, i prezzi, e la quota di lavoro della produzione.

Per allargare un pò di più il concetto questa formula rappresenta quanto si può realizzare in un certo business con ogni ora lavorata dai dipendenti, quanto si può ricavare dalla produzione in questo stesso business, e quanto di quel ricavo deve/può essere trasferito ai dipendenti.

Ecco come si esprime la Deutsche Bank (la parte in neretto è una mia libertà):

La teoria alla base di questa nuova “trinità impossibile” è intuitiva e molto semplice.

Se i salari dei lavoratori aumentano più velocemente della loro produttività, le aziende che devono pagare salari più alti si trovano a dover scegliere tra due opzioni : Possono trasferire i costi aggiuntivi sul cliente, facendo quindi aumentare i prezzi (globali) e favorendo l’aumento dell’inflazione, oppure possono assorbire i costi aggiuntivi riducendo il loro margine di profitto. Per dirla come dicono gli economisti, gli aumenti dei salari nominali devono essere uguali alla somma dei miglioramenti della produttività, dell’aumento dei prezzi e dei cambiamenti dello share del lavoro nei ricavi della produzione (che sarebbe la voce da cui si determinano i margini di profitto). […]

Per tutta la seconda metà del secolo scorso, la crescita dei salari nominali seguiva la somma della crescita della produttività e dell’inflazione, lasciando lo share della quota del lavoro sulla produzione sostanzialmente invariato. Invece, nel primo decennio di questo millennio si è visto che i salari nominali non riescono a crescere in misura sufficiente da compensare i lavoratori per l’aumento dei prezzi e per l’aumento della loro produttività. Il risultato è stato un sostanziale declino dello share della quota del lavoro nella produzione, per tutto il primo decennio degli anni 2000.

E con questi due grafici la Deutsche Bank racconta tutta la storia.

In primo luogo vediamo come la quota (dei costi) del lavoro nella produzione sia crollata nel 2000 ...

Screen Shot 2016 04 12 at 10.02.56 AM (Deutsche Bank)

… cosa che ha portato ad un forte aumento della redditività delle imprese durante lo stesso periodo.

Screen Shot 2016 04 12 at 10.03.35 AM (Deutsche Bank)

Quindi è la tensione tra queste forze che arriva direttamente al cuore del problema e spiega perché i mercati, in questo momento, sembrino tanto bloccati.

Anche in questo caso, è sempre la Fed che vuole esplicitamente far salire l’inflazione e aumentare gli stipendi, e la D.B. sostiene che la FED ripete continuamente che dei piccoli aumenti dei salari permettono di allentare la pressione e di rimanere nel mercato del lavoro, in questo modo si troverebbe anche una ragione ufficiale “de facto” al mantenimento dei tassi bassi.

Gli investitori, intanto, vogliono più profitti e più guadagni. Ma anche la FED vuole che gli investitori siano felici — il “terzo mandato” della FED è la stabilità finanziaria, che ha finito per essere considerata come azioni che non salgono e rendimenti obbligazionari che non rendono — una scelta che potenzialmente potrebbe essere messa a repentaglio nel caso di una diminuzione costante e prolungata profitti.

In questo momento, l’economia delle corporate USA attraversa una recessione dei profitti — un calo anno su anno dei profitti – e la domanda che sorge è se questa sarà la goccia che farà travasare l’economia nella recessione.

(Oppure: sarà la goccia che porterà al declino della produzione economica USA?)

Il problema è che sembra che queste cose possano andare in due modi diversi e che ovunque si scelga di andare ci sarà sempre qualcuno che ci rimette.

Ancora la Deutsche Bank (la parte in neretto è sempre una mia libertà):

Consideriamo due possibili scenari.

Primo: lo share della quota-lavoro nella produzione, e di conseguenza i margini di profitto aziendali, ai livelli attuali restano delle costanti. Questo implica che l’inflazione deve salire al 3,5% e questo decimerebbe molti degli investitori a reddito fisso, date che le aspettative di inflazione attualmente previste per i prossimi cinque anni sono poco più 1% annuo. In un certo senso, i recenti segnali della Federal Reserve che sembrava disposta a lasciare che l’economia libera di ‘riscaldarsi ‘ per un po’, cioè, tollerando che l’inflazione arrivasse sopra il suo 2% previsto, potrebbe indicare questo è quello che vorrebbe la banca centrale.

Secondo :Al contrario, se la Fed sceglie di far rispettare religiosamente il suo obiettivo di inflazione al 2%, lo share della quota del lavoro nella produzione crescerebbe del 1,5% annuo. In questo scenario, il rapporto storico sui margini di profitto delle imprese suggerisce che i margini di profitto dovrebbero scendere di quasi 1,3 punti percentuali -ogni anno – rispetto al loro attuale livello del 10%. Gli attuali livelli di mercato azionario non indicano che gli investitori azionari sono preparati per margini di profitto che potrebbero dimezzarsi nei prossimi 3-4 anni.

L’attuale ciclo politico negli Stati Uniti ha visto che il declino dei salari da lavoro della classe media ha raggiunto un livello significativo ed è un problema che deve essere affrontato. Su entrambi i fronti destra (Donald Trump) e sinistra (Bernie Sanders), i candidati alla presidenza si sono mobilitati intorno a questa idea e questo è stato molto apprezzato.

Ma qualsiasi mancetta sui salari dovrebbe essere presa da qualche altra parte. Vale a dire, dai profitti delle imprese.

Ma sono proprio questi profitti che hanno sostenuto i mercati finanziari e che, in una certa misura, hanno permesso all’economia di andare avanti in questi sette anni, dopo la recessione.

Qualcosa dovrà succedere. O forse non succederà niente.

Il che, a seconda di come la si vede, può essere una cosa buona o una cosa cattiva. In fondo se questa situazione viene chiamata ” trinità impossibilec’è sicuramente un buon motivo: C’è sempre qualcuno che deve perdere.

Fonte: http://finance.yahoo.com/

Link :http://finance.yahoo.com/news/us-economy-facing-impossible-trinity-143630780.html? soc_src=mediacontentstory&soc_trk=fb

13.04.2016

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

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