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FONTE: ROSSLAND (BLOG)

Il tema cui accenna Natalino Balasso in un post riproposto oggi su CDC, è così serio da risultare difficile valutarne appieno la portata.
Arrivavo alle stesse conclusioni di un suo commentatore ( Nieuport il Giovedì, 15 ottobre @ 10:12:45 BST) giusto un paio di settimane fa ragionando su un fatto che osservo quasi quotidianamente.

Oltre la siepe del giardino dove abito, c’é un “campetto” dove alcune mamme portano i bambini a “giocare”.
Fra questi, quest’estate e fino a un paio di giorni fa, un robo umano di circa 3 anni che viene portato lì abbinato a una sorta di motoretta elettrica. Il pargolo zomboide gira ogni giorno in tondo sulla piazzola in cemento in origine destinata al cesto da pallacanestro.

Se ne sta seduto su questo arnese elettrico che con il suo bzzz bzzz attira la mia attenzione, quindi lo cronometro per il fastidio altrimenti non ne avrei notizia, fino a che non gli si scarica la batteria. Il che mediamente significa circa 40 minuti di bzzz bzzz bzzz nelle mie orecchie, più o meno. Viaggia in un’orbita circolare, da solo, mentre la madre seduta sulla panchina chiacchiera con altre mamme soccorrendo il pargolo ogni qualvolta si mette a urlare quando incontra un ostacolo che gli blocca l’arnese elettrico: un rametto d’albero, un sassolino, un muretto. La madre si alza, lo rassicura, toglie l’ostacolo che blocca la ruota e torna a sedersi. E lui a starsene solo e in silenzio, a girare in tondo su un attrezzo che fa bzzz bzzz ma non gli fa muovere un solo muscolo e gli dona uno sguardo ipnotico perso nel vuoto.
E questo ogni giorno, in due ondate: al mattino verso le 11 e nel pomeriggio intorno alle 16.
Immagino che per la mamma si tratti di un “Lo porto al parco a giocare”.
Per il bambino immagino l’incentivo per spostarlo da casa sia “Andiamo a fare i giri in motoretta”.
Ma non gioca: sta seduto sul suo trabiccolo a girare in tondo e in silenzio, tranne quando urla perché nemmeno di scendere a togliere un ostacolo se ne parla.
Di contro, a fianco a me abitava fino a poco tempo fa un bambino, stessa età, figlio di due extracomunitari (ne parlavo qui). Aveva un’uguale motoretta, non però elettrica, solo di un simile plasticone ma usato (penso si trattasse di un recupero da isola ecologica aliena, non di un oggetto nuovo). L’ultima estate in cui abitava qui “usava” il trabiccolo di plastica come arma contundente da scagliare contro porte, muri, arbusti (la mia siepe): lui non pedalava, trascinava a mano l’oggetto con ruote (facendo un fracasso infernale) e se incontrava un ostacolo di qualsiasi tipo glielo sbatteva con impeto contro per toglierselo dai piedi senza fargli tanti salamelecchi.
Attila, Gengis Khan in miniatura, l’avevo pronosticato allora.
Ecco, riflettevo che quando questi due bambini coetanei saranno adulti, il primo magari diventerà bravissimo a usare tecnologie o a ragionare di fino ma il secondo, se se lo trovasse un giorno fra i piedi, ci metterebbe trenta secondi a stenderlo di brutto con la forza fisica e una maggior concreta esperienza nel valutare l’ambiente in cui si trova.
Stiamo allevando una generazione di mollicci fighetti, mi dicevo qualche giorno fa. Magari atletici sportivi da palestra tirati su a garette competitive, che servono a sviluppare l’ego ma non l’astuzia utile alla sopravvivenza, decisamente poco preparati alla vita vera, quella dove puoi anche scegliere di fare di un bambino un mistico pacifista che sopravviverà solo fino a che il rude cavernicolo che, se ti trova sulla sua strada e gliela ingombri, lo mena a sangue comunque la pensi lui sul migliore dei mondi possibili.
Al dunque, con queste novelle madri gentilissime e tenerone, così attente al biologico e all’ambiente da voler tirare su tanti bravi ragazzi pronti per costruire il mondo migliore che hanno in testa, siamo destinati a scomparire proprio perché non riusciamo a coniugare realtà e filosofia esistenziale.
Non che sia sbagliato educare i figli alla non violenza e preferire immaginarli scienziati dediti al miglioramento della qualità di vita sulla terra ma, poiché sulla terra da che mondo è mondo convivono yin e yang, bisognerà ben tener conto che scegliere la non violenza non fa con questo sparire la violenza.
E con quella altrui, prima o poi, dovremmo farci i conti anche se passiamo la giornata a gambe incrociate a invocare nel nostro cuore un OM Shanti Shanti Shanti…
Fonte: http://rossland.blogspot.it
Link; http://rossland.blogspot.it/2015/10/una-generazione-di-inetti.html
15.10.2015
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