UNA CURIOSITA': I DUE TERZI DEI SENATORI CHE HANNO CACCIATO DILMA PER CORRUZIONE SONO SOTTO INCHIESTA GIUDIZIARIA

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DI PEPE ESCOBAR

russia-insider.com

Non è mai stato tanto facile nella storia politica moderna “abolire le persone” cancellando semplicemente 54 milioni di voti espressi in una elezione presidenziale libera e giusta.

Non sono nemmeno ricorsi a brogli, come si fece in Florida nel 2000. Questo è un giorno che vivrà nell’infamia in tutto il Sud del mondo – perché è quello che ha trasformato una delle sue democrazie più dinamiche in un regime plutocratico, sotto una fragile patina parlamentar-giudiziaria, con garanzie costituzionali e legali che ormai sono in balia di misere élite di compradores.

Dopo una proverbiale maratona, il Senato brasiliano ha votato 55 -22 per mettere il Presidente Dilma Rousseff sotto processo per “crimini di responsabilità” – relativi alla presunta poca trasparenza del bilancio del governo.

Questo è il punto di arrivo di un processo interminabile, iniziato anche prima che la Rousseff rivincesse le elezioni alla fine del 2014, con oltre 54 milioni di voti. Ho definito Bastarda guerra di iene tutto il branco di artefici di quello che la creatività brasiliana ha chiamato ‘golpeachment’ ( NdT: Vedi * Articolo sotto) un mix di colpo di stato – “golpe” in portoghese – e impeachment)- .

Un sofisticato golpeachment – sostenuto da qualcosa che equivale a un Collegio di Inquisizione Elettorale – ha spinto una guerra bastarda fino a livelli inimmaginabili

E’ una guerra bastarda quella che ha portato in Brasile tutti i più classici elementi di una rivoluzione colorata. Naturalmente non c’è stato bisogno né di una no-fly zone, né del (solito) imperialismo umanitario per “proteggere i diritti umani” – o per provocare una guerra civile. Ma considerando l’alto livello di resistenza dello stato vittima, nel quale la società civile è molto dinamica, chi ha progettato la guerra Bastarda, in questo caso ha dovuto scommettere su un mix di capitolazione – e tradimento – delle élite locali, il tutto mescolato con “proteste pacifiche” e con una incessante campagna di media main-stream . Diciamo ‘Una Guerra Civile-Light’.

Che portava con sé un favoloso rapporto costi-benefici. Ora il sistema sistema politico legislativo brasiliano (corrotto fino all’osso) e l’attuale allineamento del potere giudiziario/esecutivo e dei media main-stream possono essere usati dai soliti noti per portare avanti la loro agenda geopolitica.

Benvenuti in un cambio di regime light – delle sole persone politiche, in poche parole – un altro modo di far guerra contro i BRICS. Un nuovo software, un nuovo sistema operativo. Metter mano a un patetico corollario; se gli Stati Uniti sono l’Impero del Caos, il Brasile ha ormai gloriosamente raggiunto lo status di sub-Impero fatto da Mascalzoni.

Quanti Mascalzoni …

La Rousseff può essere accusata veramente di mal-gestione economica, e di essere stata incapace di trovare una giusta articolazione politica in quella fossa di squali che è la politica brasiliana. Ma lei non è corrotta, anche se ha fatto un grave errore nella lotta contro l’inflazione, permettendo che i tassi di interesse fossero fatti arrivare ad un livello insostenibile; così in Brasile la domanda è scesa drasticamente, e la recessione è diventata norma. Mentre Lei è diventata il (conveniente) capro espiatorio per la recessione del Brasile.

Di certo può essere accusata di non aver previsto un piano B per combattere la recessione globale. Il Brasile lavora essenzialmente su due pilastri: esportazioni di materie prime e imprese locali che si alimentano entrambi dalle tette dello stesso Stato. Le infrastrutture in genere sono depresse – oltre a quanto viene descritto come il “costo brasiliano” per fare business. Con il crollo delle materie prime, sono diminuiti i fondi statali e si è paralizzato tutto – credito, investimenti, consumi.

Il pretesto per l’impeachment della Rousseff – presumibilmente il trasferimento di prestiti dalle banche pubbliche al Tesoro per mascherare le reali dimensioni del deficit fiscale del Brasile – è quanto meno fragile. In Occidente lo ha fatto qualsiasi amministrazione, inclusi Clinton, Bush e Obama.

L’Operazione Car Wash dopo due anni di indagini, avrebbe dovuto portare a scoprire la corruzione nel sistema politico brasiliano – come la collusione dei dirigenti del gigante petrolifero Petrobras, delle imprese di costruzione brasiliane e del finanziamento delle campagne politiche. Car Wash non ha avuto niente a che fare con la conduzione di questo golpeachment. Anche se queste sono due strade parallele che corrono verso una sola destinazione: la criminalizzazione del Partito dei Lavoratori, e se possibile al definitivo assassinio politico della Rousseff e del suo mentore, l’ex presidente Lula.

Quando il golpeachment è arrivato alla Camera Bassa del Congresso – uno spettacolo spaventoso – la Rousseff è stata sbranata da una serie di bastarde iene da guerra, iene della razza BBC; “BBC”, in inglese, sta per “proiettili”, “bibbia” e “bestiame”, dove dicendo “Bullet” ci si riferisce alle armi e all’industria privata del security, “Bible” indica i pastori e gli evangelici fanatici, e “Cattle” la potente lobby dell’agroalimentare.

Le iene della “BBC” sono sparse in quasi tutti i partiti politici brasiliani, sono i Paperboys – i portaborse – delle grandi imprese e – last but not least – sono le stampelle della corruzione. Tutti hanno goduto di campagne politiche milionarie. L’intera indagine Car Wash in ultima analisi, ruota intorno al finanziamento delle campagne che, in Brasile, a differenza degli Stati Uniti, con le sue lobby legalizzate, è un selvaggio West degno del miglior Tarantino.

Il Senato brasiliano non è proprio un “piano nobile della Casa” – nel senso che non è tirato a lucido. L’80 % dei senatori sono uomini bianchi – in un paese dove l’incrocio delle razze è normale. Un incredibile 58% è sotto indagine penale – legata al Car Wash, mentre il 60% discende da dinastie politiche. E il 13 % non sono stati eletti e sono lì per sostituire altri senatori. Tra quelli a favore dell’impeachment, 30 su 49 sono nei guai con la legge. I reati contestati comprendono soprattutto riciclaggio di denaro, crimini finanziari e corruzione conclamata. Renan Calheiros, Presidente del Senato – che ha curato la votazione dell’impeachment – è coinvolto in almeno nove differenti reati per riciclaggio e corruzione – secondo le indagini relative al Car Wash, più altri crimini comuni.

L’incontro dei tre amigos della Banana Republic

Ora la Rousseff è stata sospesa per un massimo di 180 giorni, mentre una commissione del Senato deve decidere se metterla sotto accusa definitivamente. Entra quindi Michel Temer, il Presidente-pro-tempore/Temer – una persona ombrosa e controversa – etichettata “usurpatore” dalla Rousseff. E certamente è un usurpatore questo Brutus di provincia – secondo le sue stesse parole. Il 30 marzo dello scorso anno aveva mandato un tweet scrivendo che, “Impeachment è impensabile, si creerebbe una crisi istituzionale e non c’è nessun fondamento giuridico o politico per proporlo”.

La sua amministrazione è cominciata con il peccato originale di essere illegale e oltremodo impopolare; il suo indice di gradimento fluttua tra un epico 1% ed il 2 %. E’ stato già multato, la settimana scorsa, per aver violato i limiti di finanziamento della sua campagna. E, com’era prevedibile, sta annegando in una palude di corruzione – è stato chiamato a fare due patteggiamenti nel processo Car Wash con l’accusa di essere uno degli attori di un regime illegale per l’ acquisto di etanolo e può anche essere dichiarato ineleggibile per i prossimi otto anni. Quasi il 60% dei brasiliani vogliono un suo impeachement – per gli stessi addebiti fatti contro la Rousseff.

Brutus 1 (Temer) non si crogiolerebbe al sole dei suoi 15 minuti di fama senza gli imbrogli fatti da Brutus 2 (il numero UNO dei truffatori brasiliani, l’ex speaker della Camera bassa Eduardo Cunha, accusato di corruzione e falsa testimonianza, titolare di conti illegali in Svizzera ed ora finalmente allontanato dalla Corte Suprema). E’ stato Brutus 2 che ha aperto un corsia preferenziale per l’impeachment per pura vendetta contro il Partito dei Lavoratori che non è stato pronto a coprirsi le spalle mentre stava per essere travolto da uno tsunami di accuse per corruzione. Brutus 2 ha usato tutto il suo grande potere – finanziando tutto questo imbroglio fin dentro lo stesso Congresso – per ostacolare le indagini del Car Wash. Anche il suo sostituto, portavoce ad interim, è sotto inchiesta per corruzione.

Così si sono messi insieme Temer, Cunha e Calheiros; sono questri tre amigos le vere Star della Banana Republic fatta da Mascalzoni e Truffatori.

E come se alla Corte Suprema non ci fosse nessun mascalzone libero …. il giudice Gilmar Mendes, per esempio, è un umile vassallo dei plutocrati. Quando un avvocato ha avviato un’istanza per sospendere l’impeachment per conto del governo, ha commentato allegramente “Ah, possono andare in cielo, dal Papa, o all’inferno”. Con fare arrogante un altro giudice, che aveva ricevuto una richiesta di esonero per Cunha già nel dicembre 2015, ha esaminato la richiesta solo più di quattro mesi dopo, quando l’intero imbroglio del golpeachment era già arrivato alla fase decisiva. E poi si è anche permesso di dire “Non c’è nessuna prova che Cunha abbia inquinato il processo di impeachment”.

Infine, per completare al meglio tutta questa truffa, troviamo in prima fila i grandi media brasiliani, come il velenoso impero del Globo – quello che stesso che trasse generosamente profitto dal colpo di stato militare del 1964.

Tutti acclamano la restaurazione neoliberista

Wall Street – così come la City di Londra – non ha potuto nascondere la sua emozione per il golpeachment, perché sperano che Brutus 1-Temer farà qualche cambiamento nell’economia. Probabilmente, potrebbe osare di modificare il kafkiano codice fiscale del Brasile o fare qualcosa per l’enorme buco nel sistema pensionistico. Ma quello per cui stanno sbavando sia la mitica entità – quella dei “mercati” – che tutta la miriade degli “investitori” è la prospettiva dei favolosi tassi di rendimento in un Brasile riaperto-alla-speculazione. Il gioco di Brutus 1 sarà una festa neoliberale, in realtà una restaurazione, senza nessunissima rappresentanza popolare.

Tutta la banda del golpeachment si infuria davvero quando qualcuno li chiama golpisti. Eppure, non gliene frega assolutamente niente né dell’OAS, né del Mercosur e dell’ Unasur – tutti organismi che hanno condannato il golpe – per non parlare del Santo Graal: i BRICS. Sotto Brutus 1, il Ministero degli Esteri, che sarà guidato da un senatore indolente e destinato a perdere, il Brasile è destinato ad affondare, malgrado il suo ruolo chiave, insieme a tutti i BRICS, a tutto vantaggio dell’Exceptionalistan.

Tutto quello che si deve sapere è che né il Premio Nobel per la Pace -“Kill List”- Obama né la Queen of Chaos Hillary – “Siamo venuti, abbiamo visto, è morto” – Clinton hanno condannato il cambiamento di regime/golpeachment che stava avvenendo alla luce del sole. Tutto questo era prevedibile, considerando che la NSA dell’Exceptionalistan aveva spiato sia la Petrobras che Dilma Rousseff personalmente – la genesi di quella che si sarebbe sviluppata come l’indagine Car Wash.

Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest si è limitato ai soliti proverbiali luoghi comuni: “momento difficile”; “piena fiducia nelle istituzioni democratiche del Brasile”; o anche “democrazia matura”. Eppoi, ha aggiunto, forse intenendo qualcosa, che il Brasile è “sotto controllo”.

Naturalmente, la fase attuale di una sofisticata strategia di guerra bastarda è stata completamente messa in atto, ma restano da affrontare ancora innumerevoli scogli. L’indagine Car Wash – che attualmente si sta muovendo al rallentatore – prenderà velocità e scoppierà improvvisa come uno sfogo sulla pelle con tanti patteggiamenti dubbi e creando le condizioni che serviranno per criminalizzare non solo Dilma Rousseff, ma anche il pezzo forte della scacchiera: Lula.

Gioco finito? Non così in fretta. Il fronte anti-golpeachment ha una strategia: a cominciare dal “profondo del Brasile”, quello delle masse di milioni di lavoratori poveri, per imprimere in queste persone la nozione di cosa è l’illegalità; per ricostruire l’immagine della Rousseff come vittima di una profonda ingiustizia, per ridare-energia al fronte politico progressista, per assicurarsi che il governo di Brutus 1 fallirà e per creare – all’uomo che verrà dal freddo – le condizioni pe vincere le elezioni presidenziali del 2018.

Una House of Cards Brasiliana? Possiamo scommettere su tutto, anche sul fatto che potrebbe finire strisciante, come una Anaconda, con Lula che immobilizza le bastarde iene da guerra in una stretta da cobra.

La corruzione dei media non è uno scherzo, tutti hanno bisogno di aiuto se vogliamo avere qualche speranza di un reale cambiamento. Questo articolo è pubblicato (e tradotto) gratuitamente grazie a donazioni e al lavoro di volontari, chiunque voglia può fare la sua parte Spring crowdfund NOW LIVE on Indiegogo.

Fonte : http://www.counterpunch.org/

Link : http://www.counterpunch.org/2016/05/13/dilma-out-brazilian-plutocracy-sets-54mn-votes-on-fire/

13.05.2016

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

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blankGOLPEACHMENT IN BRASILE: LA SOLUZIONE 1%

30 apr. 2016

Brazil's Golpeachment: The 1 % Solution

strategic-culture.org

La fantasia brasiliana non conosce limiti. Un neologismo popolare è diventato virale e risce a definire perfettamente cosa sta succedendo nella settima economia del mondo: golpeachment – un misto di «golpe» – in portoghese – e di impeachment, per quella farsa da circo istituzionale che sta andando in scena con il pieno appoggio dei neoconservatori USA, del complesso militare-industriale, e degli interessi finanziari di Wall Street, tutti che «guidano da dietro» un complesso delle élite brasiliane composte da compradores, finanza, lobby industriali e business agrario oltre ai media mainstream tutti controllati da quattro famiglie.

Com’era prevedibile, Il Presidente in pectore Michel «Brutus» Temer – per il momento ancora vicepresidente dell’amministrazione di Dilma Rousseff – si è preso una breve pausa dal complottarle contro di lei per muoversi e fare qualcosa da «presidente»; è destino che il Senato confermi il processo per l’impeachment della Rousseff per l’ 11 maggio, dopo di che ci saranno 180 giorni di tempo. «Brutus» sta mettendo sul tavolo un programma economico con tagli sul salario minimo, sulle pensioni e sulla spesa per sanità e istruzione – così i suoi tecnocrati non dovranno aumentare le tasse.

La Dea del mercato – con tutti gli annessi di Wall Street / dei compari del Beltway / del coro dei servi-burattini – applaude quello si può chiamare un governo dell’1%. I lavoratori brasiliani certamente reagiranno scendendo nelle strade. Senza contare che per la maggioranza silenziosa – il ¾ della popolazione brasiliana, secondo un recente sondaggio – questo non è altro che una storiella delle elite.

«Brutus» stesso riesce a raggiungere una percentuale di approvazione popolare che arriva ad un irrisorio 1%. Cosicché potrà essere uno Zombi che presiederà una amministrazione di Zombi. Oh, l’ironia che aleggia in tutto questo è che è proprio lui quello che chiama «colpo di Stato» la proposta ora molto di moda in Brasile di indire elezioni anticipate. Cosa che in realtà sarebbe il male minore, rispetto alla rimozione di un presidente che non ha commesso nessun «crimine di responsabilità». Anche perché il paese potrebbe subire un duro colpo se restasse senza governo durante una paralisi economica/istituzionale tanto grave come quella che sta attraversando.

Una alleanza kafkiano-surrealista continua a dettare i termini del processo di golpeachment. I ministri della Corte Suprema – alcuni con un passato non proprio edificante – ancora permettono a Eduardo Cunha, un truffatore certificato, di guidare la camera bassa tenendo così in ostaggio il Brasile, proprio mentre uno dei testimoni, un lobbista, ha confermato di aver personalmente consegnato quasi una mazzetta da un milione di dollari in contanti a Cunha. Così il peggior truffatore del Brasile è diventato un avvoltoio che gira attorno alla testa dello zombi Bruto.

Il partito dei truffatori, il PMDB – finora non è riuscito (a cacciarlo) – fa lobbying perché rinunci alla Presidenza della camera bassa e che resti solo un membro del Congresso, che comunque potrebbe ancora mantenere il vantaggio di essere parte di un «forum privilegiato», da cui poter rispondere alle accuse che arrivano dalle indagini Car Wash. Nel frattempo, la Corte Suprema allenta la presa e ancora non esamina una richiesta fatta dal procuratore generale di estromettere Cunha dalla camera bassa giustificando debolmente la cosa dicendo che ricoprendo un diverso potere fondamentale per la Repubblica, non potrebbe intervenire in modo altrettanto incisivo.

In parallelo, il senatore che condurrà l’audizione di impeachment ha intascato non meno dell’ 11% del totale delle mazzette pagate da parecchie subdole aziende, tutte sotto indagine e alcune delle quali già condannate dalla Car Wash.

Ma finora non è stato mai fatto niente per combattere la corruzione nel sistema politico brasiliano; tutto è stato concepito solo per creare le condizioni per un golpeachment.

Una potente palude giuridica

Una amministrazione «Brutus» già morta è stata – letteralmente – benedetta dagli evangelici dell’ala di estrema destra, e funge da catalizzatore per una violenta lotta interna tra le fila degli ex socialdemocratici che hanno trasformato il PSDB in una stampella noliberista. Il partito si è collocato – in teoria – dietro il nuovo assetto politico. Una specie di stampella, perché (si sono spostati) cambiando il loro interlocutore principale, passando dalla parte di «Bruto», per l’odio reciproco che corre tra due senatori che hanno perso le ultime due campagne presidenziali contro Dilma Rousseff. «Bruto» potrebbe essersi già assicurato un ministro delle Finanze: Henrique Meirelles, ex BankBoston, un serio operatore molto ben considerato da Wall Street ma, prima di essere incaricato, dovrà affrontare le grandi palle di fuoco che voleranno per portare avanti il progetto di chi sta spingendo per il golpeachment.

E che succede con Lula in tutto questo pasticcio? Sta lavorando nelle retrovie senza pensare al domani. Lula sa bene di avere in mano delle carte che non sono affatto male. Se davvero tutto si rivelasse solo una operazione di Zombi, potrebbe vincere a mani basse le presidenziali del 2018. Se le elezioni fossero anticipate, praticamente tutti i sondaggi lo danno già come uno dei due candidati che si qualificheranno per il secondo turno. E’ destinato a guidare il Partito dei Lavoratori in una posizione di vittimismo – ed è pronto ad assumersi tutte le responsabilità anche per i molti errori politici ed economici fatti dalla Rousseff nei suoi due mandati. Questa sarà la road map per ricostituire un fronte di sinistra unito in Brasile.

«Brutus» sarà un nuovo Macri – sarà come il presidente argentino – un sostenitore dei fondi-avvoltoio? Perché è di questo che sembra preoccupato l’impero del caos; vediamo che Macri viene festeggiato come un nuovo beniamino sul Beltway. Ma Macri almeno le elezioni le ha vinte. Il blocco commerciale Mercosur ha minacciato di sospendere il Brasile in caso di golpeachment; cosa che sarebbe un duro colpo per tutto il gruppo di nazioni che sta negoziando un accordo commerciale con gli USA. Sia il Mercosur che il UNASUR difficilmente andranno dietro a «Bruto» – come la Rousseff che, senza esclusione di colpi, andrà in giro per tutto il Sud America e per l’ Europa, per screditarlo.

Il Premio Nobel per la Pace 1980, Adolfo Esquivel – un argentino – ha già chiamato quello che sta succedendo in Brasile «golpe bianco».

Dal punto di vista legale, il golpeachment si muove su un terreno estremamente traballante. Sarebbe un po’ più credibile se l’attenzione si fosse concentrata su quello che è successo durante il secondo mandato della Rousseff; cinque dei suoi sei decreti sono stati bloccati come motivo per l’impeachment, ma nessuno è un crimine e tutti si riferiscono al 2014, al periodo della sua precedente amministrazione. L’unico atto del 2015 è un piano economico che non ha bisogno di un decreto per essere approvato. Ma la Corte Suprema – fortemente politicizzata – non sta analizzando tutta la questione nel merito. E il Senato vuole che questo circo continui.

Lula sta monitorando tutto e controlla anche i sondaggi. Sa che gli ex socialdemocratici che si sono trasformati in sponsor di neoliberisti, della banda del Beltway e di quella di Wall Street, non hanno nessuna possibilità per le elezioni né ora, né nel 2018. E non c’è praticamente nessuna possibilità nemmeno che «Bruto» riesca a mettere in piedi un governo di salvezza nazionale, basandolo su questa massa di Zombi, solo per il fatto di aver promesso di dar via tutto al Grande Capitale. La recessione morde sempre di più e gli investitori stranieri non investiranno niente in una palude giuridica. Ma il Brasile sarà una favola per la speculazione. E questo è tutto.

Politicamente, però, si entrerà nel 9° girone dell’inferno. Immaginatevi una Corte Suprema completamente screditata – considerasta più una banda politica che una istituzione di mediatori. Immaginatevi un Pubblico Ministero che con tutta la sua rabbia si scaglia contro tutta la sinistra come un Savonarola rabbioso. Pochi giorni fa, in un seminario a Harvard, il Capo dei Procuratori della Repubblica è stato cristallino; la sua missione è colpire il Partito dei Lavoratori, una «organizzazione criminale», per il bene di tutti.

E Lula continuerà ad essere «giudicato» da Piccoli-Inquisitori giuridici di parte, come capo di questa «organizzazione criminale». Ma un contraccolpo – popolare – potrebbe trasformarsi in un tuono e tradursi in un ritorno al potere di Lula nel 2018. Questa guerra tra iene bastarde ormai sta andando fuori di testa.

PEPE ESCOBAR

Fonte: http://www.strategic-culture.org/

Link: http://www.strategic-culture.org/news/2016/04/30/brazils-i-golpeachment-i-the-1-solution.html

30.04.2016

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

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