UCCIDERE CORBYN

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DI DAVID EDWARDS E DAVID CROMWELL

medialens.org

Il voto referendario del Brexit, con un risultato di 52%/48% a favore della separazione dall’Unione Europea, è stato sfruttato dai media mainstream per lanciare un altro assalto al leader del partito laburista Jeremy Corbyn. “L’imparziale” BBC News, diretta dall’ex editor di Ruper Murdoch, James Harding, è stata una dei maggiori colpevoli di questa operazione.

Consideriamo l’ondata di dimissioni dei Ministri del Governo Ombra targato Labour che era stata pesantemente promossa in anticipo sulla homepage del sito della BBC: “Metà del top team Laburista pronto a rassegnare le dimissioni … notizia scoop della nostra giornalista Laura Kuenssberg”. Quando le prime dimissioni sono cominciate a circolare, si poteva sentire nell’aria la Kuenssberg virtualmente gongolare per la difficile situazione in cui si trovava Corbyn:

Un brutto giorno nella sede per partito. Proprio un brutto giorno (BBC Weekend News, BBC1, 26 Giugno 2016)

Scrive sul sito della BBC:

Vi sono stati molti dubbi sulle capacità di Jeremy Corbyn per mesi e mesi. Ma è stato il suo ruolo, o per meglio dire la mancanza di esso, nella campagna per tenere il Regno Unito nella UE e il licenziamento di Hilay Benn in nottata, che ha dato ai membri del Governo Ombra la ragione finale per dimettersi.

Il ridicolo riferimento pregiudiziale su “mesi e mesi” e “ragione finale per dimettersi” avevano lo scopo di rappresentare i Ministri laburisti come esasperati e la situazione come l’ultima goccia che fa traboccare il vaso. Credendo di offrire una qualche “pistola fumante”, la Kuenssberg aggiunge:

documenti in possesso della BBC suggeriscono che Jeremy Corbyn ha cercato di ritardare e annacquare la campagna referendaria per il “Remain”. Queste fonti sembrano dimostrare l’intento di un “sabotaggio deliberato”.

Ma, come Carlyn Harvey ha scritto sul sito del The Canary, l’evidenza di questi documenti – una selezione casuale di emails che la BBC non si degna di mostrare al pubblico – è un falso:

Le email stesse non sono state mandate dall’ufficio di Corbyn e non sono state pubblicate nell’articolo in questione. La giornalista ha sapientemente selezionato alcune citazioni che le permettono di arrivare a vacue conclusioni dall’analisi di questi frammenti.

Harvey riassume dicendo “E’ questo il livello di analisi che dovremmo tollerare da una organizzazione come la BBC?”

La Kuenssberg conclude il suo tentativo di scoop osservando che Corbyn “aveva avuto un forte e veemente supporto dai suoi membri del partito”:

Ma mentre il partito rimane confuso dal risultato di giovedì (23 Giugno, giorno del referendum) , non e’ chiaro che il supporto rimarrà solido come lo era prima. Alcuni Ministri labour dicono di essere stati contattati da alcuni membri dicendo che hanno cambiato idea su Corbyn. Vedremo. E’ possibile che fra qualche giorno i due partiti maggiori si dovranno entrambi cercare un nuovo leader.

Questi anonimi Ministri sono gli stessi “golpisti” seguaci di Blair, naturalmente. Nessun riferimento a questo importante dettaglio e nessuna risposta di Corbyn su queste asserzioni sono state incluse. Al contrario, la parola “Blairite” ( seguaci di Blair n.d.t) non figura mai nel pezzo di Kuenssberg. Allo stesso modo non appare mai in un articolo simile, e solo in apparenza imparziale, pubblicato dall’Observer. Commentatori onesti , naturalmente, capiscono che la parola “Blairite” è fondamentale per chiunque voglia capire i motivi degli attacchi continui su Corbyn. L’ex giornalista del Guardian, Jonathan Cook, scrive:

Corbyn e i suoi sostenitori vogliono far rivivere il Partito Laburista come un partito di giustizia sociale…. questa non è nient’altro che una guerra di classe per preparare il ritorno dei Blairite al comando del partito.

La BBC, successivamente, ha aggiunto commenti che riequilibravano l’articolo, dopo aver ricevuto una serie di proteste.

Il mattino seguente, la BBC News disinformava il pubblico sul fatto che Tom Watson, vice segretario del Partito Laburista, aveva detto a Corbyn che egli (Corbyn) doveva dimettersi. Era un falso. La BBC ha sommessamente ritratto l’affermazione senza ammissione di colpa. In realtà, come ha efficacemente mostrato un attivista Labour, la BBC ha cambiato il titolo 3 volte in 20 minuti:

Il Laburista Watson dice a Corbyn di lasciare la segreteria

diventa:

Tom Watson dice a Jeremy Corbyn di riconsiderare la sua posizione

per poi diventare:

Tom Watson dice a Jeremy Corbyn che deve affrontare una sfida per il comando del partito

Sembra che il desiderio della BBC di liberarsi di Corbyn vada più veloce dei fatti.

Un paio di giorni prima, all’unisono con le altre testate giornalistiche, la BBC ha spinto una storia, completamente fabbricata, su Corbyn fischiato al Gay Pride. All’incidente preparato a tavolino ha dato molto rilievo anche ITN e Sky News, e persino la pagina di apertura del Guardian. Nel fatti, come Craig Murray ha osservato, il molestatore di turno altro non era che Tom Mauchline, il quale lavora per l’agenzia di public relations Portland Communications. Mauchline ha anche precedentemente lavorato per Liz Kendall (una Blairite in lizza per la leadership del partito nel 2015 e poi sconfitta da Corbyn n.d.t). Il consulente strategico di Portland Communications e’ il famigerato Alastair Campbell, spin doctor di Blair che ha avuto un ruolo decisivo nel cercare di convincere la popolazione inglese a portare la Gran Bretagna in guerra contro l’Iraq. Niente di tutto ciò è stato riportato nell’articolo del Guardian a firma di Heather Stewart, l’editore politico del giornale. Invece, nell’articolo c’è una misteriosa frase che nasconde più di quanto riveli:

Alleati del leader laburista hanno detto che l’attacco al Pride è stato montato da attivisti anti-Corbyn nel tentativo di minare la sua posizione di leader.

Nessun’altra spiegazione e’ stata fornita. Abbiamo chiesto chiarificazioni alla Stewart tramite Twitter, e lei ha risposto:

La storia mette in chiaro che tutta la faccenda e’ stata creata ad arte dai sostenitori di Corbyn. Lo scoop sta nel fatto che questo si e’ rivelato in un tentativo di destabilizzare Corbyn.

Troppo superficiale. Lo stesso Craig Murray ha domandato:

1) Perché non si chiarisce che Mauchline e’ un uomo del Portland Comms? 2) Da quali fonti hai attinto per la storia del Gay Pride?

Per quanto possiamo vedere, la Stewart ha semplicemente ignorato le insidiose domande.

Nel frattempo, la BBC News ha pubblicato un feed live sulla sua homepage intitolato “La crisi di Corbyn e Brexit”. Brexit era solo un’appendice, o almeno come un “secondo violino” rispetto alla crisi di Corbyn. Chiunque veda questo titolo può essere perdonato per voler domandare alla BBC quali siano le sue priorità editoriali. Si stava già dimenticando il fatto che il Primo Ministro aveva chiesto le dimissioni 3 giorni prima e che Cameron aveva portato il paese ad un referendum il cui risultato aveva fatto perdere all’indice FTSE più dell’8% e alla sterlina più del 10% sul dollaro e che un certo numero di Tories montavano per scalata al comando del partito, incluso il guerrafondaio e negazionista del cambiamento climatico Boris Johnson. Ma, coerente con se stessa, la BBC era entusiasta a martellare sulla “crisi di Corbyn” e questo malgrado il fatto che il Partito Laburista aveva convinto due terzi del suo elettorato a votare “Remain”.

Era anzi surreale leggere un articolo post-Brexit sulla BBC del 28 giugno intitolato: “Leader dei Conservatori: chi succederà a Cameron?”, ricordando ai lettori “il carisma cosi’ unico di Johnson, che lo rende un nome sicuro … e’ considerato un asset elettorale”, mentre Michael Gove era “riformatore e controverso” e “ancora rispettato sia dall’ala “Leave” che da quella “Remain” del partito”. Nessuna critica seria sul fatto che ognuno di questi politici aveva avuto una responsabilità determinante per la crisi del Brexit. In contrasto, la BBC si rallegrava a dismisura nell’includere solo condanne sull’operato di Corbyn.

Il peggior esempio di un attacco anti-Corbyn dopo il Brexit e’ forse nel Mail on Sunday. Un pezzo a firma di Dan Hodges era illustrato da una immagine da Photoshop con un vampirico Corbyn in una bara e con un titolo ripudiante “Il partito labour DEVE uccidere il vampiro Jezza” (Jezza e’ un diminutivo per Jeremy n.d.t). Che questo apparisse solo 10 giorni dopo l’uccisione della parlamentare Jo Cox va oltre ogni decenza.

Alle proteste dei lettori, Hodges ha risposto in tipico standard “giornalese”:

Mi spiace ma non sono io che scrivo i titoli

E’ vero che sono i vice-editori che tipicamente scrivono i titoli. Ma Hodges avrebbe potuto concordare con l’indecenza e irresponsabilità del titolo e della foto.

Un lettore quindi ha continuato a “tallonare” Hodges:

Quindi condoni il titolo? Se d’accordo con questa scelta? Oppure ci dobbiamo aspettare un no comment da te?”

Hodges non ha risposto, e si capisce perché. A Marzo, un annuncio tragicomico era stato pubblicato: “Il migliore commentatore politico inglese, Dan Hodges, si unisce alla redazione del Mail on Sunday”. Un contratto molto lucroso, di sicuro, per il quale si diventa abbastanza restii a criticare il proprio datore di lavoro. “E’ dura fare i conti a coloro che ti scrivono l’assegno ogni mese”, come ebbe a ridire una volta Andrew Marr (Andrew Marr, ‘My Trade – A Short History Of British Journalism’, Macmillan, 2004, p.112).

Craig Murray, nel suo blog, notava:

Il visibile disprezzo pubblico del popolo per la sua classe politica si rispecchia, specialmente in questi ultimi giorni, con il dimostrabile disprezzo della classe politica per il popolo. Questo si e’ visto bene nella risposta politica al voto del Brexit e nelle mosse dei parlamentari laburisti contro Corbyn. In entrambi i casi e’ evidente che la classe politica non sente il bisogno di essere in qualche modo diretta dal volere del popolo.

Questo spiega il fatto che i media di potere hanno evitato qualunque riferimento al fatto che Corbyn abbia vinto la corsa alla leadership con il 60% dei voti, più di tutti gli altri candidati messi insieme. Anche se hanno fatto notare come Angela Eagle sia il candidato più probabile alla successione, i media hanno sapientemente ignorato un sondaggio di YouGov di Febbraio che mostrava come il 60% degli iscritti al partito voterebbe di nuovo per Corbyn in una nuova corsa, con solo il 15% per Hilary Benn e il 6% per Angela Eagle.

Murray continua:

Tutti sanno che i parlamentari laburisti sono ben alla destra sia della base del partito e che dei sindacati, e non vedevano l’ora di disfarsi di Corbyn dal primo giorno. Per coloro che lo hanno accoltellato alla schiena costantemente per un anno, criticarlo adesso per la sua inefficacia nel contrastare i suoi oppositori e’ ridicolo.

Il giornalista investigativo Nafeez Ahmed fa notare:

L’ultimo complotto contro Jeremy Corbyn all’interno del partito e’ stato coordinato da un network elitista di sostenitori di Blair che hanno visto la sua ascesa come una minaccia al loro ormai sempre più debole controllo sul partito.

Il giornalista indipendente Steve Topple mette in luce i collegamenti fra gli attacchi coordinati su Corbyn e un network di esponenti labour con collegamenti diretti all’agenzia di pubbliche relazioni Portland Communications (menzionata sopra). L’agenzia e’ stata fondata nel 2001 da un ex consigliere di Blair. I suoi clienti includono il Word Economic Forum, la UE, il governo britannico, la banca Barclays, e varie compagnie tra cui Morrisons (catena di supermercati inglese, n.d.t.) e Nestlè.

Due settimane prima, il Daily Telegraph riportava:

I ribelli labour sperano di deporre Jeremy Corbyn in un blitz subito dopo il referendum

E l’articolo continuava:

Gettando benzina sul fuoco sulle dimissioni dei front-benchers (i parlamentari più importanti del partito n.d.t.) e alimentando le critiche pubbliche, essi sperano di raccogliere abbstanza firme per una nuova corsa alla leadership in un solo giorno.

La BBC News – in particolare il suo editore politico Laura Kuenssberg – continua ad avere un ruolo indecoroso nel gettare benzina sul fuoco. In un articolo della BBC News di martedì 28 giugno, la giornalista indica due nuovi membri del partito che invitano Corbyn a dimettersi come un segno che il sostegno che ha fuori dal Parlamento comincia a sfilacciarsi. Estrapolando brutalmente, conclude:

L’onda di entusiasmo che ha alimentato fuori dal Parlamento potrebbe cominciare a recedere.

“Questo e’ tutto parte di un disegno piu’ grande di come la BBC ha messo tutta la sua potenza mediatica a favore del complotto per estromettere Corbyn” come fa notare Carlyn Harvey. Alcuni lettori ricorderanno il ruolo della Kuenssberg per orchestrare le dimissioni di un Ministro Ombra alcuni mesi fa: un altro tentativo per minare la posizione di Corbyn come leader.

Il mantra del Guardian e’ che “l’esperimento di Corbyn e’ ormai concluso a Westminster”. Questa condanna viene da un giornale “liberale” che si e’ opposto a Corbyn dall’inizio e che non ha mai menzionato la pervicace campagna mediatica contro di lui, incluso il suo stesso ruolo come giornale. “L’esperimento di Corbyn” e’ un esperimento di democrazia reale; una cosa che il Guardian ha sempre cercato di distruggere. Un quotidiano responsabile dovrebbe esporre senza mezzi termini le verità della nostra società; primo fra tutti il fatto che “la politica e’ l’ombra delle grandi corporazioni sulla società”, come il filosofo americano John Dewey ebbe a dire.

Nessuno dovrebbe essere sorpreso della vergognosa performance dei media corporativi, primo fra tutti la BBC. Qualunque minaccia a “l’ordine naturale” del potere porta alla luce lo scisma tra potere privato e interesse pubblico. Il farsesco attacco contro Corbyn, così artificialmente pompato, e’ quindi interamente prevedibile. Piuttosto che sentirci angosciati per lo stato delle cose, possiamo vederlo come un segno di quanto nervose e vulnerabili le elite diventino quanto un popolo più consapevole comincia a mettere in discussione il loro potere.

David Edwards – David Cromwell

Fonte: www.medialens.org

Link: http://www.medialens.org/index.php/alerts/alert-archive/2016/822-killing-corbyn.html

29.06.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da COLOSSEUM

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