L’ultimo incontro che ebbi con Tarek Aziz, l’ex ministro degli Esteri iracheno e vicepresidente, fu proprio quel giorno di febbraio 2003. Indossava un impeccabile abito blu e aveva appena ricevuto il leader comunista Armando Cossutta che tentava un’impossibile mediazione. Eravamo a poche settimane dall’attacco americano che avrebbe segnato il destino del regime e quello del Medio Oriente, almeno fino a oggi e chissà per quanti anni ancora.

Tarek Aziz diede un’occhiata distratta al televisore, sintonizzato sulla Cnn dove stava parlando Powell, e continuò a firmare le carte accumulate sulla scrivania. Poi sollevò lo sguardo e disse: “Gli americani ci farebbero la guerra comunque, anche se consegnassimo fino all’ultimo dei nostri fucili”. Fuori noi giornalisti inseguivamo le squadre dell’Onu a caccia delle prove sulle armi di distruzione di massa che non si trovavano mai.
Ora Blair rilascia interviste a destra e manca: è un infingardo che tenta di riciclarsi? L’unica pistola fumante che abbiamo trovato in Iraq sono lui e Bush, semplicemente due imbroglioni che hanno scoperchiato il Vaso di Pandora.