SIRIA: UN PARADISO JIHADISTA

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DI PEPE ESCOBAR
atimes.com

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E allora Bashar al-Assad ha parlato con tono battagliero – per la prima volta in sette mesi – prevedibilmente per dare la colpa della guerra civile siriana ai “terroristi” e “alle marionette occidentali”.
Il Ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, quello che parlava di una politica “zero problemi con i nostri vicini”, ha commentato che Assad legge solo i rapporti dei suoi servizi segreti. Ma andiamo, Ahmet: Bashar, non sarà Stephen Hawking, ma anche lui conosce bene i suoi buchi neri.

Nella foto: la bandiera di Jabhat-al‑NusraAssad, per di più, ha un progetto: un dialogo nazionale che porti a una nuova costituzione – da sottoporre a referendum – e poi un governo allargato e un’amnistia generale. Il problema sarà con chi si potrà condividere tutta questa felicità in bottiglia, perché Assad non accetta assolutamente né la nuova coalizione di opposizione, né l’esercito di liberazione siriano (FSA), descrivendoli come bande straniere reclutate agli ordini di potenze straniere per realizzare un obbiettivo : la spartizione della Siria.

Ma ecco il piano di Assad. Prima fase: tutti i poteri stranieri che finanziano i “terroristi” – come il Consiglio di cooperazione del Golfo della NATO – devono smetterla. E già questo è un grande NO-NO. Solo dopo, nella seconda fase l’esercito siriano dovrebbe cessare tutte le sue operazioni, ma comunque si riserverebbe il diritto di rispondere a qualsiasi – inevitabile – “provocazione”.

Il Piano di Assad non parla di quello che dovrà fare Assad stesso, mentre l’unico punto su cui concordano tutte le fazioni dell’opposizione è che “il dittatore deve andarsene” prima di cominciare i negoziati. Ma Assad vuole essere uno dei candidati per la sua successione nel 2014.

Come se questo non fosse stato l’abnorme “dettaglio” che sta silurando tutto il lavoro dell’ultimo mediatore delle Nazioni Unite Lakhdar Brahimi, c’è ancora un fastidioso punto critico su cui Brahimi insiste: l’inclusione dei Fratelli Musulmani (MB) in un governo di transizione siriano. Come sa bene Brahimi: sembra che l’ONU stia recitando una Ave Maria – dove si prega che Assad abdichi volontariamente.

Non si tratta di Tora Bora

Se volete sapere cosa sta accadendo veramente in Siria, ascoltate solo Sheikh Nasrallah, il Segretario Generale di Hezbollah. E’ lui che dice come stanno le cose.

Poi c’è quello che ha detto Ammar al-Musawi, il numero tre di Hezbollah – de facto il Ministro degli Esteri – al giornalista italiano Ugo Tramballi. Lo scenario più probabile dopo-Assad, se ce n’è uno, sarà “non è uno Stato unitario, ma una serie di emirati vicini al confine turco, e qualcuno proclamerà lo stato islamico”. L’intelligence di Hezbollah – la più informata sulla Siria – è irremovibile: “un terzo dei combattenti dell’opposizione sono estremisti religiosi, e hanno il controllo dei due terzi delle armi.” La conclusione del ragionamento è che – si tratta di una guerra per procura fatta dall’occidente, con il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), che agisce come “avanguardia” per la NATO.

I lettori di Asia Times Online già lo sanno da sempre, tanto quanto conoscono il lento insinuarsi della bugia delle autocrazie del Consiglio del Golfo che vuole appoggiare la “democrazia” in Siria. Mentre l’eternamente benedetta Casa di Saud ha ormai corrotto ogni granello di sabbia per tentare di restare immunizzata da ogni soffio della primavera araba, almeno in Kuwait i venti di cambiamento stanno costringendo la famiglia Al-Sabah ad accettare per primo ministro uno che non è una marionetta degli emiri burattino.

Sì, le petro-monarchie, prima o poi, cadranno tutte.

Quanto a chi ignora Musawi, lo fa a proprio rischio e pericolo, i ritorni di fiamma sono e resteranno inevitabili “come in Afghanistan”. Musawi aggiunge: “La Siria non è Tora Bora: si trova sulla costa del Mediterraneo, vicina all’Europa”. La Siria degli anni del 2010 sarà un remix afghano del 1980 – con dentro un ritorno di fiamma esponenziale.

E a chi segue ciecamente i ciechi e ripete che Hezbollah è un’organizzazione “terrorista”, ricordiamo che in questa guerra Hezbollah collabora strettamente con oltre 10.000 caschi blu dell’ONU, sotto il comando del generale italiano Paolo Serra – per evitare che la guerra civile siriana contamini il sud del Libano.

Il dittatore è caduto – di nuovo

Non sorprende che quel gruppo eterogeneo, bollato come “opposizione siriana” abbia respinto in blocco Assad. Per i Fratelli Musulmani – il sedicente potere in stand by – Assad è un “criminale di guerra”, che dovrebbe essere processato. Per Georges Sabra, il vice presidente di quelli intruglio messo in piedi dall’ America e dal Qatar, la Coalizione Nazionale, le stesse parole di Assad sono una “dichiarazione di guerra contro il popolo siriano”.

Com’era prevedibile, il Dipartimento di Stato – non ancora sotto John Kerry – ha detto che Assad vive “fuori dalla realtà”. Londra ha detto che quella di Assad è tutta ipocrisia e ha lanciato subito l’ennesima conferenza “segreta” di due giorni, questa settimana a Wilton Park nel West Sussex, mettendo insieme membri della coalizione con il solito branco di “esperti”, di accademici, di funzionari del Consiglio del Golfo e delle “agenzie multilaterali”. Il patetico, spettacolare Ministro degli Esteri britannico William Hague ha cinguettato – per l’ennesima volta – che “l’uscita dalla scena di Assad è inevitabile”.

Per come stanno le cose, però pare che Assad non vada proprio da nessuna parte, almeno per il momento.

Secondo gli inglesi “la comunità internazionale può dare sostegno a una futura autorità di transizione”, per dare una mano a quei siriani stanchi di una guerra civile – che sanno bene essere stata finanziata, armata e ampiamente coordinata dall’Occidente per mezzo del Consiglio del Golfo della NATO.

Sentono una puzza – tutta occidentale – per l’ossessione che in Siria tutto sia caratterizzato dal fanatismo di una guerra settaria, perché vedono che un sacco di sunniti influenti sono rimasti fedeli al governo.

Sentono una puzza – tutta occidentale – se guardano indietro e vedono che tutta questa storia è cominciata proprio quando stava arrivando il momento di fare partire il gasdotto Iran-Iraq-Siria, un affare da 10 miliardi di dollari (scavalcando la Turchia, membro della NATO). Un affare che darebbe un notevole impulso economico ad una Siria indipendente e costituirebbe un NO assoluto agli interessi occidentali nella regione.

L’amministrazione Obama 2.0 – e Israele – si troverebbero più che bene con i Fratelli Musulmani al potere in Siria, seguendo così il modus operandi egiziano. La Confraternita appoggia l’idea di uno “stato civile” che prenda il controllo solo delle poche “zone siriane liberate” per scovare le comunità ribelli e, secondo la legge della Sharia, tagliare qualche testa.

Ma quello che vogliono veramente per la Siria, sia il Consiglio del Golfo che Israele, è un modello yemenita, una dittatura militare senza un dittatore. Stanno progettando per il prossimo futuro un Paradiso jihadista.

Tagliategli la testa

Quasi un anno fa, il numero uno di Al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ha chiamato tutti i veri fedeli sunniti dall’Iraq, dalla Giordania, dal Libano, dalla Turchia e oltre per andare tutti in Siria e gioiosamente schiacciare Assad.

Così hanno continuato ad arrivare – afgani, ceceni, curdi e sud-est asiatici – tutti insieme dal FSA al Jabhat al-Nusra, formando una milizia assassina che ora conta oltre 5.000 jihadisti.

Un rapporto pubblicato a Londra questa settimana dalla fondazione antiterrorismo Quilliam Foundation, conferma il ruolo di Al-Nusra. L’autore del rapporto, Noman Benotman, sembra essere un ex jihadista libico molto vicino a Al-Zawahiri e al compianto “Geronimo”, alias Osama bin Laden.

Al-Nusra è infatti il ramo siriano di al-Qaeda in Iraq (AQI), un ramo terrorista dell’ultimo Abu Musab al-Zarqawi, noto, dopo che Zarqawi è stato incenerito da un missile americano nel 2006, come Stato islamico dell’Iraq.

Anche il Dipartimento di Stato sa che l’emiro Abu Du’a è il capo sia di AQI che di al-Nusra, il cui emiro è Abu Muhammad al-Jawlani.

E’ l’AQI che facilita il via-vai di comandanti iracheni – tutti con grande esperienza di combattimenti contro gli americani in aree sensibili in Siria, mentre i siriani, gli iracheni e i giordani che lavorano per al-Nusra stanno al telefono per chiedere finanziamenti dai paesi del Golfo. Al-Nusra vuole – che altro potrebbe volere ?- uno Stato islamico non solo in Siria ma in tutto il Levante. Tattica preferita: autobombe, camion telecomandati e attentati suicidi. Per il momento, mantengono alto un regime di tensione/ collaborazione che fa concorrenza al FSA.

E poi? La nuova coalizione nazionale siriana è un gioco. Quei bastioni della democrazia del Consiglio del Golfo ormai sono troppo spaventati da questo tsunami jihadista. La Russia ha tracciato una linea rossa e la NATO non oserà bombardare, i russi e gli americani adesso stanno parlando dei dettagli. E prima o poi Ankara vedrà accendersi la lucetta che consente di tornare a una politica che per lo meno minimizzi i problemi con i vicini.

Assad ha inquadrato lo scenario – in modo chiaro – così pare dal suo discorso “fiducioso”. Ora è Assad, di nuovo, contro gli jihadisti. A meno che, o fino a quando, la CIA di nuovo sotto il “Terminator John Brennan” voglia irrompere nello scenario (con una guerra-ombra) con una vendetta.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007) e Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge. Il suo ultimo libro è Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009).

Fonte: http://www.atimes.com

Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/OA11Ak01.html

11.1.2013

Traduzione per www.ComeDonChischiotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

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