SICUREZZA DEL FRACKING: UN RESOCONTO PARLA DI “SIGNIFICATIVE INCOGNITE”

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DAMIAN CARRINGTON
The Guardian

La scarsità dei dati sulle trivellazioni onshore di petrolio e gas non ci informa sulle problematiche dei pozzi di idrocarburi, dicono gli esperti

La mancanza di dati disponibili al pubblico sul petrolio onshore e sulle trivellazioni di gas nel Regno Unito comporta una serie di “incognite” circa la sicurezza dei futuri pozzi per il fracking, secondo un nuovo studio. La ricerca ha anche scoperto che i dati pubblici degli Stati Uniti hanno evidenziato che centinaia dei più recenti pozzi di shale gas in Pennsylvania hanno avuto problemi che potrebbero causare l’inquinamento delle acque e dell’aria.

La ricerca conferma che i problemi nei pozzi di idrocarburi esistono, e che i dati disponibili al pubblico in Europa sembrano essere scarsi“, ha detto il professor Richard Davies dell’Università di Durham, che ha guidato il gruppo di studiosi che ha svolto il lavoro: “Nel Regno Unito i pozzi sono monitorati dagli ispettori, ma non ci sono relazioni diramate al pubblico, quindi non conosco la reale portata dei guasti nei pozzi. Ci sono talmente tante incognite da non poter avere chiara la situazione.

La ricerca ha analizzato tutti i dati disponibili sui quattro milioni pozzi onshore di idrocarburi che sono stati perforati in tutto il mondo in un secolo, per poter valutare le implicazioni dello sfruttamento di petrolio e gas non convenzionale, tra cui lo shale gas. Lo studio si è concentrato sui problemi ai pozzi, dove il cemento, il guscio in acciaio o le valvole non sono riusciti a contenere le perdite di petrolio, gas e dei liquidi utilizzati per la perforazione. Ha anche evidenziato la differenza tra i guasti interni, quando il gas, il petrolio o le altre sostanze chimiche non fuoriescono nell’ambiente, e quelli esterni, se le perdite sono fuoriuscite nelle rocce, nelle falde acquifere o nell’aria.

Anche se negli Stati Uniti ci sono tantissimi dati che vengono resi al pubblico, i ricercatori non hanno dati a sufficienza per distinguere i guasti seri da quelli lievi. “Ma nel Regno Unito non ci sono neppure queste informazioni”, ha detto Davies.

Lo studio, pubblicato martedì dalla rivista Marine and Petroleum Geology ha riportato che dal 1902 nel Regno Unito sono stati trivellati 2.152 pozzi onshore. Ma nel Regno Unito non esistono ancora pozzi che producono lo shale gas e, per fare un confronto, Davies ha detto: “E’ sensato valutare i dati che vengono dalla Pennsylvania”. Un dataset riporta che sono stati ispezionati 8.030 pozzi per il fracking al giacimento shale di Marcellus in Pennsylvania tra il 2005 e il 2013 e il 6,3% (506 pozzi) ha avuto guasti con perdite interne o esterne.

L’analisi di un altro dataset dalla Pennsylvania che riguarda 3.533 pozzi tra il 2008 e il 2011 ha scoperto che un terzo di questi ha avuto una segnalazione per un’infrazione ambientale. Si trattava per lo più di contaminazione delle acque di superficie, infiltrazioni del terreno o problemi con il ripristino del sito. Ma il 2,6% (91 pozzi) ha avuto un qualche problema di contenimento, con quattro esplosioni. “Le concentrazioni di gas sono misurabili alla superficie della maggior parte dei pozzi che hanno avuto segnalazioni per problemi ai gusci di contenimento o alla struttura in cemento”, hanno scritto i ricercatori.

Nel Regno Unito i dati forniti ai ricercatori del Dipartimento di Energia e del Cambiamento Climatico (DECC), all’Agenzia per l’Ambiente e alle compagnie che operano nel settore gestione indicano la presenza di 143 pozzi onshore di petrolio in produzione nel 2000. Di nove fuoriuscite di petrolio registrate, due (nello stesso sito) erano legate a problemi della barriera protettiva. “Ma potrebbe essere una sottostima”, ha detto Davies : “A occhio sembrerebbe non esserci alcun problema, ma l’occhio non è sempre affidabile.” Lo studio ha anche osservato che la proprietà di oltre la metà dei pozzi perforati nel Regno Unito dal 1902 non era chiara e che non è mai stato fatto un controllo su oltre i due terzi dei pozzi perforati.

Davies ha detto: “I dati di monitoraggio dei pozzi attivi e la realizzazione di indagini periodiche sui pozzi abbandonati potrebbero aiutare a valutare l’impatto dello sfruttamento dei gas di scisto, ed è importante che il pubblico abbia accesso a queste informazioni.” Lo studio è stato finanziato dai contribuenti britannici tramite il Natural Environment Research Council e da Total, Shell e Chevron, ed è stato commissionato da un consiglio accademico indipendente.

Un portavoce del DECC ha detto: “Il rapporto mette in evidenza quanto sia importante la corretta costruzione dei pozzi se si vuole trivellare in modo sicuro e rispettoso dell’ambiente. DECC e il settore stanno collaborando per realizzare un sistema che assicuri il monitoraggio e l’attribuzione delle responsabilità anche nel caso in cui l’operatore interessato non sia più in attività. Gli esperti prenderanno anche in considerazione tutti gli aspetti della progettazione e della costruzione dei pozzi, anche il modo in cui verranno messi in sicurezza quando non saranno più in uso.

Ma Tony Bosworth, attivista per l’energia di Friends of the Earth, ha detto: “Cercare di sfruttare queste fonti energetiche rischiose minaccia la natura, mentre la regolamentazione può solo arrivare a proteggere le persone e le nostre scorte d’acqua. Questo rapporto evidenzia che i guasti ai pozzi di petrolio e di gas sono diffusissimi e che il modo migliore per evitare i rischi è di non fare il fracking o di non andare a cercare combustibili fossili inquinanti e difficili da raggiungere.

In precedenza, il Guardian aveva rivelato che la società di fracking Cuadrilla è stata sanzionata nel 2012 dai controllori per “non aver valutato l’importanzadella deformazione di un guscio di un pozzo al luogo di trivellazione di Preese Hall nel Lancashire. Il “guasto” ha rivelato “la debolezza delle prestazioni di Cuadrilla come concessionario di licenza”, ma l’integrità del pozzo non è stata compromessa e non ci sono state perdite.

Il UK Onshore Operators Group (UKOOG), il gruppo di rappresentanza dell’industria petrolifera e del gas onshore, ha detto le sue linee guida affermano che i dati di monitoraggio dovrebbero essere resi pubblici e ha accolto con favore il proposito di monitorare i pozzi abbandonati. Ken Cronin, amministratore delegato di UKOOG, ha dichiarato: “È importante notare che la ricerca si concentra su dati e studi storici. L’industria e le sue pratiche sono in costante miglioramento grazie al’esperienza e alla tecnologia, come richiesto dal regolamento.”

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DAMIAN CARRINGTON
The Guardian

Link: Fracking safety: report warns of ‘significant unknowns’

25.03.2014

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