RISPOSTA A PAOLO BARNARD

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DI ANDREA MENSA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ma Barnard ha mai sentito parlare di come vengono assegnati i titoli di stato ?

Avete dato ampio spazio a Paolo Barnard (“Il più grande crimine”) che su un blog può propinare le sue idee senza contradditorio, senza nessuno che gli contesti, come le scrive, le sciocchezze che scrive. Sarebbe un bell’esercizio, contestargliene una per una, ma 62 pagine contengono troppe frasi per produrre una qualsiasi risposta specifica, ad ogni frase, che non risulti troppo noiosa e defatigante da leggere. Anche perché occorrerebbe proprio partire dall’inizio, quando afferma che il dollaro è moneta sovrana a ricordargli che non è vero, e che essa appartiene alla FED, che li impresta, e non ne al governo ne al popolo statunitense. Generare e tenere sotto controllo la massa monetaria, farsi carico delle perdite dovute alle contraffazioni, resistere alle richieste dei politici, che per farsi benvolere (ed essere rieletti) vorrebbero poter dare tanto a tutti senza chiedere mai nulla, è una attività non da poco.Una volta, quando il denaro conteneva il suo valore ( in oro o argento ) parlare di sovranità monetaria aveva un senso. Oggi invece è semplicemente una attività, specialistica finchè si vuole, ma una attività e per nulla facile da svolgere. Si porta sovente l’esempio di Auriti e del Simec, ma nessuno dice dove sarebbe finito questo signore se qualcuno avesse coniato in proprio qualche quintale di Simec e fosse andato poi a spenderli a Guardialele. Ci avevate mai pensato? da chi sarebbero poi andati i negozianti di Guardialele a farseli cambiare in euro per poter rimpiazzare le merci vendute? ah… non lo sapete vero? bene è invece una domanda che dovrebbero porsi tutti coloro che esaltano le varie “monete del popolo”. Non vi porto testimonianze di esperti fasulli che magari si sono creati le loro nozioni su libri vecchi di secoli. Io invito i lettori ad informarsi personalmente sulle poche affermazioni che faccio, ricavando poi il tutto con semplice ragionamento ed osservazione di quanto viviamo tutti i giorni. Buona lettura, comunque, per chi ne abbia voglia.

Forse Barnard non ha mai sentito parlare di come vengono assegnati i titoli di stato. Aste al ribasso, queste sconosciute, vero? Tipo di asta a cui è consentito di partecipare solo a chi può garantire di soddisfare agli impegni presi, perché una volta aperte le offerte, e calcolata la media, le assegnazioni devono avvenire, ai prezzi convenuti. E funziona così: ogni partecipante può fare diverse offerte di quantità e prezzo in busta chiusa. Chi emette fissa la cifra richiesta e si aprono le offerte, quindi si accolgono le offerte ai valori maggiori fino alla somma offerta. Risulta ovvio che più è alta la richiesta e più il prezzo medio sarà alto, quindi l’interesse basso. Mi sa dire Barnard, perché le banche dovrebbero cercare di comprare titoli abbassando così l’interesse che possono guadagnarci sopra? o i banchieri sono rincoglioniti, o semplicemente la cosa non funziona così. Ma questo Barnard non l’ha ancora capito. Perché dicono che il “quantitative easing” è uno strumento monetario eccezionale? Secondo Barnard è normale che le banche centrali comperino titoli del tesoro, ma allora dove sta l’eccezionalità ? altro esempio di incongruenza, che però non sussiste perché non funziona così, checché ne dica Barnard. E potrei proseguire anch’io per 62 pagine e più a mostrare l’incongruenza di quanto afferma.

Adesso ci sono alcuni punti che vanno chiariti, prima di iniziare il discorso vero. Perché esiste una “banca centrale” autorizzata a “battere moneta”? Forse nessuno vi ha mai detto che il lavoro più gravoso e costoso di chi batte moneta è combattere la contraffazione. Costoso perché ogni banconota contraffatta è una perdita di tale valore per la banca centrale, poi perché le risorse impegnate in tale lotta sono ingenti e costose. Ma non se ne sente parlare, perché ? semplice. Se si pubblicizzasse tutte le falsificazioni che vengono scoperte, ci sarebbe il grande rischio che le persone perdano fiducia nel denaro, cosa che porterebbe alla scomparsa del denaro stesso con conseguenze catastrofiche per gli scambi e per l’economia in genere. Tutti coloro che propagandano “monete del popolo” o simili, non si sono mai domandati cosa farebbero in caso di contraffazione a grandi volumi. È ovvio che finché una moneta locale è usata da poche anime, nessuno riterrebbe economico investire in matrici e tutto quanto occorre per falsificare, ma come i volumi di tali monete dovessero crescere, andrebbe anche previsto che fare in caso di elevata contraffazione. Ci hanno mai pensato ? E non venite a raccontarmi la favola delle monete auree, o comunque con valore intrinseco. Avete mai pensato, in caso cominciassero a circolare, quanto facile sarebbe limare il bordo e ricreare la zigrinatura ? sarei capace di costruirla in casa una macchinetta per fare ciò, al che potrei passare la giornata a raccogliere monete, “alleggerirle” e spenderle nuovamente. E a fine settimana ritrovarmi col mio bel sacchettino di polvere d’oro. Oppure mai sentito parlare di tungsteno ? ci hanno fatto persino i lingotti con cui hanno bidonato banche centrali !! Allora tanto vale far circolare banconote, così è più facile, quando insorga una fonte di falsificazione, cambiare formato, disegno, fare una nuova emissione, insomma, e questo è il modo più classico di combattere la falsificazione, proprio perché occorre molto tempo ai falsari per riprodurre una nuova banconota. Ma allora è una truffa! Una banconota vale in carta e inchiostro 1 cent e magari vale 50 €. No, non c’è alcuna truffa perché le banconote, come tutto il denaro, viene imprestato. La banca da a Caio una banconota che vale 0,01 ma di valore facciale 50. Caio paga della merce del valore di 50€ a Tizio con quella banconota , e Tizio paga a ….. finchè Caio deve dare della merce, per riavere la banconota da 50€. A quel punto la rende alla banca dando un pezzo di carta che vale 0,01 ma che gli cancella un debito di 50€. Si lo so c’è tutto il discorso degli interessi, ma lo vedremo dopo. Qui punto l’attenzione sul fatto che, quando si tratta di prestiti, non c’entra assolutamente nulla il “quanto vale” ciò che ricevo, cioè il suo valore intrinseco, mentre invece interessa il “che valore gli attribuisce il mercato” ovvero quanto valore in merci potrò acquistare con quella cosa che ho avuto in prestito. Tanto quando la rendo vale l’operazione inversa, no ? Beh, ovvio però che se il valore intrinseco fosse superiore al valore facciale, non renderei sicuramente lo stesso oggetto, ma, ad esempio lo fonderei, venderei il metallo che avrebbe un valore superiore a quanto mi è stato imprestato. Ma nessuno produrrà mai denaro con valore intrinseco SUPERIORE al valore facciale.

C’è poi la banca. La maggior confusione che viene fatta a proposito di questa istituzione, è relativa al denaro che essa ha o che essa crea. Non mi stuferò mai di dire e ripetere fino alla noia, e chi non ci crede vada a passarsi qualche tempo in una banca, ma non in una filiale, ma nella ragioneria della sede centrale, e così potrà rendersi conto di come funziona. La banca va considerata come l’insieme di due parti, con compiti ben precisi. Una parte è una normale società, sovente una S.p.A., che quindi ha delle entrate, delle uscite, delle proprietà, e quindi possiede e usa del denaro. L’altra parte è quella che si occupa dei rapporti con la clientela e del denaro della stessa. Essa gestisce ad esempio i conti correnti, e sulla base della quantità del denaro raccolto, ne genera essa stessa, secondo dei multipli prestabiliti. Quindi CREA del denaro, che però può SOLO imprestare. Non lo può SPENDERE perché altrimenti si comporterebbe come un falsario. Imprestare vuol dire che ciò che viene dato, deve essere reso, pertanto, come ho spiegato sopra, non ha nessuna importanza quale sia il suo valore intrinseco, ma quanto è importante è il quanto “valore” rappresenti. Questa attività genera degli utili (interessi, commissioni, ecc…) e questi utili non sono altro che le entrate della S.p.A..

Quanto sembra veramente difficile far capire è che chi riceve del denaro in cambio di una prestazione, POSSIEDE quel denaro, ne diventa proprietario, anche se esso è uscito da una banca come prestito, vuol dire che chi ha ricevuto il prestito lo ha speso, lo ha dato in cambio di un bene o di una prestazione, e dovrà dare prima o poi , a sua volta, un bene o una prestazione, per recuperare quel denaro e poterlo rendere alla banca che glielo ha imprestato. Il denaro che entra nella S.p.A. è il compenso per una prestazione, quindi è da essa posseduto. Ed è una contabilità completamente diversa dal denaro creato e dato in prestito e dal denaro versato sui conti correnti. È con tale denaro posseduto che paga i dipendenti, le bollette, i locali, le tasse, ecc… ed è perciò che non mancherà mai il denaro per pagare gli interessi. Perché la S.p.A. fa parte del mercato, e quindi il denaro pagato come interessi continua a far parte del mercato, finché non venga reso come capitale. La cosa apparentemente assurda, ma reale, è che la S.p.A. si comporta nei confronti dell’altra sezione della banca, come un cliente qualsiasi, e quindi può, anzi (e la ragione la vedremo poi) DEVE avere un suo conto corrente presso di essa. E la ragione è che il denaro che la banca richiede alla banca centrale, prestatore primario, versandolo sul proprio conto corrente costituisce la base (assieme al denaro versato dalla clientela sui loro conti, ma che proviene comunque da altre banche e quindi generato con lo stesso sistema) su cui poi può essere generato il denaro che viene imprestato (vedi sistema delle riserve frazionate), esso rappresenta anche la via che seguono le banconote fisiche, per passare dalla banca centrale emittente, alla cassaforte delle banche commerciali.

Già. Le banconote ! e qui vediamo di sfatare un po’ di stupidaggini relative ai signoraggi vari. Finora ho parlato di denaro, perché intendo tutto ciò che è usato e ha il valore del denaro e come esso circola, quindi banconote, ma anche assegni, bonifici, conti correnti, ecc… Quanto occorre capire è che le banconote hanno valore SOLO quando sono uscite dalla cassaforte della banca. E qui non parlo della S.p.A., ma della sezione che si occupa della clientela. Infatti M1 è la somma di M0 e dei conti correnti bancari e postali, insomma di tutto ciò che è immediatamente spendibile, ma M0 ESCLUDE le banconote versate che si trovano all’interno della banca. La ragione logica è che se così non fosse, un versamento su c/c, che significa consegnare banconote e annotare il loro valore sul c/c, aumenterebbe M1 del valore del versamento stesso. Ma così non è, perché mentre l’importo delle banconote viene aggiunto sul c/c, tale importo viene tolto alle banconote che entrano. Pertanto tale operazione NON modifica M1. Ora, dato che le banconote all’interno di una filiale NON sono pari a tutto il denaro versato sui c/c, ma solo sufficiente a coprire i normali flussi di cassa ( e quindi versamenti e prelievi), e che quantità superiori di banconote non avrebbero nemmeno ragione di esistere, se non per soddisfare le necessità di circolazione monetaria, è chiaro che non vi è un legame tra il denaro e la quantità di banconote. Tanto più si usano pagamenti elettronici, carte di credito, bancomat, bonifici, ecc… e tanto meno servono banconote. Pertanto si vede che anche solo da questo particolare, tutto il discorso del signoraggio, cade miseramente.

Detto questo, allora diventa chiaro con quale denaro, le banche intervengono alle aste dei titoli di stato. Esse partecipano per soddisfare le richieste della clientela, e in proprio, ma con il denaro della S.p.A. !!!! Non col denaro creato per essere imprestato, ma con quello “guadagnato” che pertanto è di sua proprietà. Questa è l’altra enorme fonte di confusione in chi non ha mai capito come funziona una banca. A questo punto è inevitabile dover parlare della banca centrale. Come già visto, uno dei suoi compiti è quello antifrode, ovvero combattere la falsificazione del denaro, e il perché vada combattuta lo vedremo in seguito. L’altro compito è quello di creatore primario di denaro, sia che siano banconote che note o annotazioni. Ad essa lo richiedono se S.p.A. delle banche che ricevendolo lo versano sul proprio c/c come già visto dando il via alla creazione secondaria di denaro. Esse pagano alla banca centrale un interesse su tale denaro imprestato, che rappresenta le entrate della B.C. stessa con le quali paga i dipendenti e tutte le spese. Essa fornisce il denaro come banconote, su richiesta delle banche commerciali stesse, o lo ritira da esse, quando le stesse ne abbiano in eccedenza. Succede anche che le banche commerciali abbiano presso la B.C. un deposito o c/c . La ragione di esso è che, come vedremo, la B.C. non soddisfa sempre e totalmente le richieste, pertanto accade che una banca commerciale preferisca depositare una eccedenza, per poterne disporre nuovamente in caso di bisogno immediato, piuttosto che renderlo, nel qual caso, di fronte ad una necessità dovrebbe sottostare alle limitazioni decise in quel momento dalla B.C. Un altro compito della B.C. è il controllo della liquidità. Il denaro serve a permettere gli scambi. È ovvio che la quantità di denaro circolante in un certo ambito geografico, deve essere proporzionato al numero e al valore degli scambi. Quando ci si trovasse con molto più denaro destinato ad acquistare beni e servizi, di quanto essi valgano, si avrebbe una contesa che porterebbe ad un aumento dei prezzi, e quindi, conseguentemente ad una perdita di valore del denaro stesso. Viceversa per il contrario, solo che mentre gli aumenti sono velocissimi non appena il mercato abbia la sensazione di tale eccesso di denaro, per avere una diminuzione dei prezzi, occorre che ripetutamente ci debbano esser state merci e beni invenduti. Ma questo è un po’ un altro discorso.

L’importante ora è capire che più denaro circola più è facile che i prezzi comincino a salire. Dato che il denaro circolante è comunque TUTTO nato da un prestito, per limitare il denaro in circolazione basta limitare o non soddisfare tutte le richieste. Questo controllo è quello che viene chiamato il guinzaglio, col quale è possibile limitare o aumentare le quantità richieste, ma non è possibile “spingere”, ovvero, soddisfatte TUTTE le richieste non è possibile immettere altra liquidità. Questa è la “trappola della liquidità” per la quale le banche centrali possono dare alle commerciali tutto il denaro che esse possono richiedere, ma se non vengono concessi prestiti alla clientela, e quindi al mercato, tale liquidità non entra in circolazione. Quindi, l’altro strumento a disposizione è il tasso di interesse, con il quale si può rendere più o meno allettante il richiedere un prestito. Detto così appare una cosa abbastanza semplice, controllare la liquidità, perché non ho ancora accennato alla velocità di circolazione. Con una banconota da 50 € posso permettere un acquisto in un mese, ma, con la stessa banconota posso anche fare 10 scambi da 50€ in un giorno. La differenza tra un caso e l’altro è esattamente come se nel secondo, in cui la velocità degli scambi è molto più alta, ci fossero non 1 ma 10×30 (come i giorni del mese) banconote da 50 €. E la velocità di circolazione è una cosa che solo il feeling del mercato, l’attitudine delle persone al risparmio o alla spesa, determina. La B.C. la può solo rilevare con degli appositi mezzi di monitoraggio, agendo poi di conseguenza con gli strumenti a sua disposizione. Ovvero, controllo della liquidità e tassi di interesse. Il grave della situazione attuale, tra parentesi, è che i tassi sotto lo 0 non possono andare, e le richieste di prestiti latitano, almeno da parte di chi potrebbe averli possedendo garanzie sufficienti. Due parole devo spenderle su un mezzo “eccezionale” a disposizione della B.C. ovvero il “quantitative easing”. esso è uno strumento “a tempo” che serve per impedire distorsioni del mercato in condizioni eccezionali.

Abbiamo visto come avvengano le assegnazioni dei titoli di stato. Ormai si fanno aste per poter pagare titoli in scadenza. Dato che i titoli possono avere diverse scadenze, o si possono creare necessità improvvise ed impreviste, potrebbe esser necessaria un’asta con un’offerta abnorme, ovvero molto superiore al normale. In carenza di richiesta proporzionata, abbiamo visto come gli interessi su tali emissioni, aumenterebbero in modo anomalo, solo per il fatto di aver concentrato l’emissione in un unico momento. In tal caso la B.C. può creare del denaro, imprestarlo a se stessa, e con essa partecipare all’asta, o a quello che si chiama “assegnazione a mercato aperto”. È implicito e pubblicizzato tale fatto, come è pubblicizzato il fatto che successivamente , tali titoli, vengano poi venduti, diluiti nel tempo, sul mercato, azzerando così l’anomalia di denaro creato e SPESO. Ma ultimo punto anche se non meno importante degli altri, è il debito pubblico. Lascio a dopo le considerazioni politiche in merito, e tratto per ora solo la questione tecnica. Lo stato, come ogni entità economica, ha delle entrate e delle uscite. Se le prime superano le seconde si avrà un avanzo, al contrario un deficit, se uguali ci sarà pareggio. Le entrate sono costituite essenzialmente dalle tasse, le uscite da stipendi dei dipendenti pubblici, investimenti e tante altre spese. Se la gestione è in deficit, lo stato ha una sola possibilità per pagare gli stipendi anche gli ultimi mesi dell’anno, e cioè farsi imprestare quanto occorre per completare le spese dell’anno e quindi chiudere il bilancio eguagliando entrate+prestiti=uscite. È matematico e qualunque ragioniere capisce di cosa si parla. Perché non stampare o far stampare denaro ? semplicemente , come ho già detto, perché il denaro è un MEZZO per permettere gli scambi, non è una ricchezza, ma è un valore solo perché rappresenta dei beni reali. Se la ricchezza prodotta resta la stessa, ma aumenta il denaro, l’unica cosa che avviene è che il denaro varrà di meno, ovvero che occorrerà più denaro per acquistare gli stessi beni. Vedi Weimar, o Katanga, o tutti quei paesi in cui, per risolvere i problemi di bilancio si è ricorso all’aumento della massa monetaria. Il risultato è sempre e solo una diminuzione del valore del denaro. Ma perché uno stato deve spendere più di quanto incassa? Perché il governo o direttamente o indirettamente viene eletto, e dato che il popolo premia quei partiti e quegli uomini di governo che danno molto in servizi e facilitazioni e benefici, e chiedono poche tasse, allora la tendenza dei governanti è quella di chiedere sempre il meno possibile e dare il più possibile, e così si arriva ai deficit di bilancio. Deficit un anno, deficit l’anno successivo ed i deficit si sommano e creano il debito pubblico rendendo sempre più difficile ripagare il capitale, perché su quanto già imprestato cominciano a correre gli interessi, che diventano una spesa aggiuntiva, rendendo così sempre più difficile se non arduo rendere almeno parte del capitale. L’Italia ha accumulato negli ultimi 30 anni un debito di 1800 miliardi di euro, che ci costano solo di interessi tra i 70 e gli 80 miliardi all’anno. Questi sono soldi che invece di andare a finanziare welfare, scuola ecc.. vanno a ripagare coloro che hanno prestato soldi allo stato comprando i titoli del debito pubblico. E come il debito cresce, e il rischio di insolvenza cresce con esso, l’interesse richiesto per compensare tale rischio aumenta, aumentando così la spesa per interessi. Di chi è la colpa, quindi, del fatto che una parte così grande delle tasse pagate non ritorna al popolo che le paga sotto forma di servizi e facilitazioni ?

La colpa è di quei governanti che hanno governato il paese negli anni precedenti, quelli che hanno fatto in continuazione bilanci in deficit, che hanno sperperato le risorse che successivamente figli e nipoti avrebbero dovuto ripagare. Ma qui si apre un discorso più ampio, perché i governanti non sono stati imposti da una qualche divinità cattiva o avversa, essi sono stati eletti dal popolo. Allora la colpa è del popolo! Si e no, diciamo che la colpa è dell’ignoranza del popolo che si è bevuto la favola della democrazia, del potere del popolo. Avete mai sentito un ministro del tesoro o un primo ministro chiedere al popolo se era d’accordo nel creare deficit? no vero? l’hanno semplicemente fatto, e nemmeno l’hanno mai evidenziato o illustrato le conseguenze, vero? e quei pochi che mettevano in guardia contro gli effetti perversi del concedere benefici a debito, ovvero senza richiedere tasse sufficienti a finanziarli, venivano tacciati di catastrofismo, additati come “Cassandre” inutili, pedanti, e pessimiste.

La Milano da bere, la ricordate? peccato che si beveva anche la ricchezza dei figli e dei nipoti e di chissà quante generazioni future!! Ma poi la parte della beffa più perversa, è che a beneficiare di quanto elargito creando debito sono stati essenzialmente alcuni, mentre a pagarne le conseguenze sono tutti, o almeno tutti coloro che le tasse le pagano !! Che poi le banche, come molte categorie di persone abbiano stretto accordi perversi con quei governanti, inducendoli a creare debito anziché riscuotere tasse o limitare spese, nessuno lo nega, anzi vigevano degli accordi tipo “tu mi lasci evadere e io con cosa risparmio ti finanzio il debito comprandoti BOT, CCT, ecc..” e per anni hanno funzionato dando così un elevato consenso ai partiti di governo, con partiti di opposizione muti, sordi e ciechi, o peggio complici. Nessuno si è premurato di spiegare al popolo a quale rovina stavano conducendo l’intero paese quei governanti, e ancora oggi c’è chi, indicando falsi obiettivi, cerca di confondere le menti deboli che preferiscono sentire indicare colpevoli astratti o inesistenti piuttosto che assumersi la responsabilità di punire i veri colpevoli, e continuano nell’opera di disinformazione che piano piano si è sostituita alla mancanza di informazione.

Andrea Mensa
14.09.2010

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