Ridateci la guerra fredda

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DI PAUL CRAIG ROBERTS

paulcraigroberts.org

Gli esperti mediatici hanno proclamato una nuova guerra fredda! Magari lo fosse! La guerra fredda è stata un periodo storico nel quale i governanti si impegnarono a ridurre le tensioni tra potenze nucleari. La situazione odierna è ben più pericolosa: l’imprudente ed irresponsabile aggressione verso le restanti due potenze nucleari di spicco, Russia e Cina.

Nel corso della mia vita ricordo i presidenti Americani impegnati nel costante tentativo di ridurre le tensioni con la Russia. Il presidente J.F. Kennedy lavorò con Khrushchev per allontanare il pericolo costituita dalla crisi dei missili a Cuba. Il presidente Richard Nixon negoziò il SALT I e il trattato sui missili anti-balistici, nonché aprire diplomaticamente alla Cina comunista. Il presidente Carter negoziò SALT II. Reagan lavorò con il leader Sovietico Gorbachev ponendo termine alla guerra fredda. Il muro di Berlino crollò. A Gorbachev fu promesso che in cambio per l’assenso Sovietico alla riunificazione delle due Germanie, la NATO non avrebbe mosso un piede verso Est.

La pace era allora perfettamente alla portata. E fu allora che i neoconservatori, riabilitati dalla presenza Israelita sulla stampa Americana, si misero al lavoro per distruggere la pace che Reagan e Gorbachev avevano ottenuto. La pace fu così di breve durata. La pace, dal punto di vista dei profitti del complesso militare/industriale non è vista come un beneficio, bensì come un costo. Gli elefantiaci interessi legati all’esercito ed alla sicurezza a Washington sono molto più influenti della “lobby della pace”.

Dall’avvento del regime criminale Clinton, ogni successivo Presidente USA ha lavorato, e fatto anche gli straordinari, per innalzare le tensioni con Russia e Cina.

La Cina è posta di fronte alla sfida lanciata dalla dichiarazione da parte del regime folle e criminoso di Obama di un “Pivot sull’Asia”, ossia la prospettiva che tutte le rotte marittime che servono da/per la Cina finiscano controllate dalla marina militare Statunitense.

La Russia è posta di fronte a una minaccia persino peggiore, con basi missilistiche nucleari USA dritte sui suoi confini e con una costellazione di basi militare Americane e NATO dal Baltico al Mar Nero.

Inoltre è minacciata tramite incessanti provocazioni e campagne di demonizzazione, palesemente intese a preparare psicologicamente le popolazioni occidentali a una guerra contro la fantomatica “minaccia Russa”. Torrenti di parole estremamente ostili scorrono dalla bocca della candidata presidenziale del partito Democratico, Hillary Clinton, che ha definito il presidente Russo “Il nuovo Hitler” e ha minacciato apertamente la Russia di ricorso alla forza bellica. Gli Americani, dissociati dalla realtà, sarebbero perfino capaci di eleggere un tale personaggio guerrafondaio, capace di portare la terra intera all’apocalisse.

Ieri, la voce di Israele negli Stati Uniti, il New York Times, ha rincarato la dose di demonizzazione di quello che è forse, piuttosto, il Presidente più responsabile della terra, già iniziata dalla Clinton, con un editoriale dal titolo: “Lo stato fuorilegge di Vladimir Putin”. Un editoriale totalmente irresponsabile e sfacciatamente propagandistico, scritto fuor da ogni dubbio da mano neoconservatrice, individua in Putin il colpevole di tutti i problemi in Ucraina e in Siria. I giornalisti prostituiti (in Inglese presstitute, neologismo disfemico formato dalle parole press, stampa e prostitute, prostituta, ndt) del New York Times sanno di non avere fatti o argomenti razionali plausibili a cui appellarsi, quindi non riescono a fare di meglio che buttare nel calderone il rapporto falso, orchestrato dagli USA, sull’incidente del volo aereo MH-17, rilasciato di recente dallo Stato vassallo dei Paesi Bassi.

Il menzionato rapporto è talmente surreale da sollevare la domanda se sia rimasto qualche barlume di intelligenza nell’intero mondo occidentale. La Russia e le provincie a maggioranza Russa separatiste che sono adesso, de facto, indipendenti, dopo essersi separate dall’Ucraina non avrebbero mai potuto avere il minimo interesse a tirare giù un aereo di linea della Malesia. Nonostante ciò, la Russia, secondo il rapporto fabbricato, avrebbe deliberatamente e intenzionalmente lanciato un missile terra-aria, peccato che il tipo di missile che indicano è efficace solo ad elevate altitudini, ben più elevate della quota a cui volano gli aerei Ucraini che lanciano attacchi sulle provincie separatiste, così da giustificare che il volo di linea sia stato abbattuto per errore dalle milizie “ribelli”. Inoltre poi il sistema missilistico citato, a “lavoro” fatto, sarebbe stato rispedito in Russia.

Che livello di distacco dalla realtà deve aver raggiunto una persona per abbassarsi a poter credere a una propaganda così spudorata come quella del New York Times?

Forse che il New York Times si abbassa a scrivere simili insensatezze perché senza i sussidi della CIA sarebbe già in piena bancarotta da un pezzo?

E’ chiaro che il volo di linea Malese fu distrutto allo scopo di costruire ad arte una malefatta di cui incolpare la Russia, in modo da ritrovarsi un argomento forte per poter costringere gli Europei a cooperare nell’applicazione di sanzioni illegali contro la Russia nel tentativo di destabilizzarla, rea di essersi intromessa nella determinazione di Washington di destabilizzare Siria e Iran.

In un discorso recente, la non-entità burocratica che riveste il ruolo di Segretario alla Difesa USA e serve da uomo di punta per l’industria degli armamenti , ha dichiarato che i mille miliardi di dollari (proprio un milione di dollari per un milione di volte!) di soldi dei contribuenti Americani che Washington ha deciso di spendere per il rinnovo del potenziale nucleare USA, sono assolutamente necessari per “svegliarsi la mattina e andare a scuola, al lavoro, per vivere le nostre vite, per sognare i sogni che desideriamo e regalare un futuro migliore ai nostri bambini”.

La risposta della Russia a questo annunciata espansione nell’arsenale strategico nucleare USA è, secondo il Segretario alla Difesa Ashton Carter, un “agitare le sciabole” (sable rattling, fomentare conflitto, ndt) che “provoca serie domande sull’impegno dei leaders Russi a mantenere la stabilità strategica”.

A questo punto il lettore, a meno che non sia un Americano dissociato dalla realtà avrà sicuramente capito l’andazzo, dal momento che se Washington immagazzina tonnellate di testate nucleari è perché così noi nel frattempo possiamo serenamente svegliarci la mattina e andare a scuola o al lavoro, mentre il potenziamento delle capacità Russe in risposta a quello Americano invece è una minaccia alla “stabilità strategica”.

Ciò che vuole dire il capo del Pentagono è che la Russia dovrebbe sedersi tranquilla mentre Washington fa quello che gli pare e si assicura in pace la supremazia, così si mantiene un “equilibrio strategico”, cioè la Russia è costretta a ubbidire. Impedendo a Washington di prevalere, la Russia “disfa la stabilità strategica”.

Il Segretario di Stato USA John Kerry, che è stato intimorito e sedato dai neoconservatori, ha di recente espresso lo stesso punto di vista con il suo “ultimatum” al Ministro della Difesa Russa Sergey Lavrov. In effetti, Kerry ha detto a Lavrov che la Russia deve smettere di aiutare la Siria a resistere alle forze jihadiste e consentire la creazione a marca USA nota come ISIS a riguadagnare l’iniziativa e ridurre la Siria allo stesso caos in cui Washington ha lasciato Libia ed Iraq. Altrimenti, ha detto Kerry, non si discute di nessun accordo di cooperazione.

Una cooperazione tra USA e Russia sulla questione Siriana è infatti impossibile, dal momento che gli obiettivi dei due governi sono diametralmente diversi. La Russia vuole sconfiggere l’ISIS, mentre l’USA vuole servirsene per rovesciare Assad. Dovrebbe essere piuttosto chiaro ai Russi. Nonostante ciò continuano a accettare “accordi” che Washington non ha nessuna intenzione di rispettare già dall’inizio. Washington viola gli accordi presi e poi da la colpa alla Russia, creandosi nuovi argomenti costruiti per dipingere la Russia come inaffidabile. Senza la collaborazione dei Russi nello scoprire il fianco per farsi addossare le colpe, la loro immagine non sarebbe così spesso diffamata.

Il 28 settembre 2016, il New York Times ci offre un buon esempio di come funziona il sistema di propaganda di Washington:

Il titolo di apertura: “Il brutale bombardamento di Aleppo da parte dei Russi potrebbe essere stato calcolato, e potrebbe funzionare” . Secondo il reportage del New York Times la Russia non stava bombardando l’ISIS, bensì “distruggendo ospedali e scuole, tagliando i rifornimenti di base, uccidendo volontari e civili a centinaia”.

A questo punto il New York Times si chiede: “Cosa può mai motivare una simile brutalità?”

E risponde a sé stesso: “La Russia massacra i civili di Aleppo come parte di una strategia calcolata, mirata a costringere gli alleati moderati ad allearsi con gli estremisti”, così screditando le forze che Washington ha inviato per rovesciare il governo Siriano e gettare il paese nel caos.

Quando la maggiore testata giornalistica Americana non è niente di più di un “Ministero della propaganda” , che cos’è l’America?

Gli esperti continuano a sostenere che 15 anni di guerre nel Medio Oriente sono stati e sono necessari a controllare i gasdotti e le loro rotte. Senza dubbio questo è un fattore, dal momento che vi sono coinvolti potenti interessi energetici e finanziari USA. Non sono, tuttavia, il motivo dei conflitti. Washington, o meglio i neoconservatori che controllano il governo USA, hanno il preciso obiettivo di destabilizzare la Federazione Russa, le Repubbliche ex Sovietiche dell’Asia Centrale e la provincia Musulmana della Cina aggiungendo Siria e poi Iran al caos già creato in Iraq e Libia. Se Washington riuscirà a distruggere la Siria come è riuscita a fare con Libia ed Iraq, l’Iran resta l’ultimo ostacolo prima della Russia. Se poi Washington riesce a disintegrare lo stesso Iran, la Russia sarà pronta per essere destabilizzata per mano dei jihadisti operanti nelle regioni Musulmane della Federazione Russa.

E’ chiaro come il giorno. Putin lo capisce perfettamente. Ma la Russia, che è sussistita sotto dominio Americano durante gli anni di Yeltsin, possiede ancora un nemico interno sotto forma di quinta colonna di Washington. C’è un gran numero di organizzazioni no profit finanziate da paesi esteri operanti in Russia che Putin ha finalmente identificato come agenti di Washington. Questi agenti operativi di Washington sono stati costretti ad essere registrati come finanziati dall’estero, ma sono ancora in attività.

La Russia viene tradita anche da una sezione della sua elite alleata economicamente, politicamente ed emotivamente con Washington. Ho definito questi Russi “cultori dell’America”. La loro causa trainante è di avere una Russia integrata con l’Occidente, ossia trasformata in vassallo di Washington.

Pare che i soldi di Washington abbiano trovato la loro strada anche per finire nelle tasche di think tanks (serbatoi di pensiero, istituti, fondazioni a vocazione politica, ndt) e istituzioni accademiche Russe. Secondo una inchiesta (https://sputniknews.com/world/20160929/1045838744/russia-united-states-asia-pacific-region.html ) , due think tank, uno Russo, l’altro Americano, probabilmente finanziati con i soldi da Washington hanno concluso che “USA e Russia hanno molti più interessi comuni che differenze di vedute sull’Asia-Pacifico”.

Questo “studio accademico” è un assalto diretto all’alleanza Russo-Cinese. Lascia dubitare che non sia stato finanziato direttamente dalla CIA. I media Russia cadono nella propaganda dell’ “interesse comune”, perché vorrebbero essere accettati dall’Occidente. Come gli accademici Russi, coloro che lavorano nei media Russi conoscono l’Inglese, non il Cinese. La Storia Russa da Pietro il Grande in poi è una Storia in sintonia con l’Occidente. Ad ogni modo questi Russi “cultori dell’America” non riescono a capire che il prezzo per essere parte dell’Occidente è essere vassalli di Washington, o se comprendono il prezzo, vorrebbero accontentarsi con uno status di vassallaggio come quello della Germania, Gran Bretagna, Francia o il resto degli Stati fantoccio Europei.

Essere vassalli non è una scelta poco comune nella Storia. Ad esempio, molti popoli scelsero di essere vassalli di Roma, dunque questi elementi in Russia che sceglierebbero di essere vassalli di Washington hanno vari precedenti nella loro convinzione.

Per ridurre lo status della Russia a quello di vassallo di Washington abbiamo all’opera la collaborazione Russo-Americana tra l’Istituto per l’economia Mondiale e le relazioni Internazionali, basato a Mosca e l’istituto Internazionale per gli studi strategici, basato in USA. Questi due cospiratori contro la sovranità della Russia sono al lavoro per distruggere l’alleanza strategica della Russia contro la Cina e creare una alleanza Russo-Americana per gestire le questioni del Pacifico al suo posto. Uno dei benefici, sostiene lo studio congiunto, è “mantenere la sicurezza marittima e la libertà di navigazione”.

“Libertà di navigazione” è il termine in codice di Washington per significare le linee marittime che riforniscono la Cina. Quindi abbiamo un istituto Russo che appoggia i piani di Washington per bloccare i flussi di risorse verso la Cina. L’idiozia da parte dei questa istituzione basata a Mosca che si occupa di economia mondiale e relazioni internazionali sicuramente non è utile a rassicurare la Cina sulla sua alleanza con la Russia. Se l’alleanza si spezzasse, Washington potrebbe gestire con molta più facilità entrambe le due restrizioni rimaste al suo unilateralismo.

Inoltre, la relazione congiunta sostiene che Mosca può cooperare con Washington per misure d’intesa atte a risolvere dispute territoriali nella regione dell’Asia-Pacifico. Tradotto significa che la Russia dovrebbe aiutare Washington a fare pressione sulla Cina affinché abbandoni le sue rivendicazioni territoriali.

Non si può fare a meno di chiedersi se l’istituto per l’economia mondiale e le relazioni Internazionali, basato a Mosca sia una creazione della CIA. Se non lo fosse allora la Cina ha vinto un alleato in omaggio.

La politica estera Statunitense ha come uniche basi menzogne propagandistiche. I media prostituiti, autentico Ministero della propaganda, fissano una realtà orchestrata trattando menzogne alla stregua di fatti. Le organizzazioni di informazione nel mondo, abituate come sono a seguire Washington come le pecore seguono il pastore, riecheggiano tali menzogne come se fossero fatti genuini.

E’ così che menzogne targate Washington come le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, il nucleare Iraniano, l’uso da parte di Assad di armi chimiche, o le invasioni Russe, diventano realtà.

La competente portavoce del governo Russo, Maria Zakharova, comprende come Washington usi i media occidentali allo scopo di controllare le giustificazioni attraverso la manipolazione dell’opinione pubblica. Lo definisce un “reality show”. Ad ogni modo, la Zakharova crede che il problema sia che Washington “abusa le relazioni internazionali e le piattaforme internazionali per rispondere a questioni interne”. Con ciò intende dire che i fallimenti di politica estera di Obama lo hanno reso isterico e impudente nel tentativo di lasciarsi qualcosa dietro per cui essere ricordato e che le relazioni Russo-Americane sono avvelenate dalla campagna presidenziale USA che definisce Trump “compare di Putin” per il semplice fatto di non vedere nessuna ragione di fomentare un conflitto contro la Russia.

I prostituti della stampa USA non hanno dignità. Questa mattina NPR (National public radio, radio nazionale USA) ha presentato una inchiesta sulla censura dei media in Cina come se fosse qualcosa che non è mai accaduto negli Stati Uniti. Nel frattempo non soltanto la stessa NPR censura notizie, ma usa la disinformazione come arma per promuovere le agende di USA e Israele. A chiunque dia ascolto a NPR è presentata una immagine estremamente controllata del mondo. Ed è il caso di ricordare l’ex editore Tedesco Udo Ulfklotte, che ha ammesso di avere impiantato storie sul Frankfurter Allgemeine Zeitung per conto della CIA e sostiene apertamente che non esista giornalista Europeo di rilievo che non faccia la stessa cosa.

La situazione è molto più seria di quanto non pensi la Zakharova. I Russi sembrano non persuadersi del fatto che i neoconservatori sono seri nella loro intenzione di imporre l’egemonia di Washington sul resto del mondo intero. La dottrina neoconservatrice individua come scopo principale della politica estera USA quello di prevenire l’ascesa di qualunque paese dotato di un potere sufficiente per agire da restrizione all’unilateralismo Statunitense. Questa dottrina neoconservatrice situa Russia e Cina in mezzo alle ruote di Washington. Se i governi Russo e Cinese non se ne sono ancora resi conto, non dureranno molto.

La dottrina neoconservatrice combacia alla perfezione con gli interessi materiali del complesso militare-industriale. L’industria degli armamenti e della tecnologia spionistica USA hanno sempre più esteso le loro pretese e rivendicazioni a fette sempre più grosse del budget USA nel corso degli ultimi 70 anni. Questo gruppo di interessi dall’immenso peso politico non ha nessuna intenzione di mollare la presa sulle risorse degli Stati Uniti.

Già nel 1961, il Presidente Dwight D. Eisenhower nel suo ultimo discorso al pubblico Americano avvisava che la guerra fredda avrebbe configurato un nuovo nemico interno grosso almeno quanto la minaccia Sovietica esterna:
“La nostra presente organizzazione militare assomiglia molto poco a quelle conosciute dai miei predecessori in tempo di pace, o dagli stessi soldati della seconda guerra mondiale o della guerra di Corea.

“Fino all’ultimo dei conflitti mondiali, gli Stati Uniti non possedevano una industria degli armamenti. I costruttori di zappe del passato, con il tempo richiesto, potevano trasformarsi in fabbricanti di spade. Ma adesso non possiamo più rischiare di dover ritrovarci a improvvisare la difesa nazionale di fronte ad una emergenza; c’è necessità di creare una industria degli armamenti permanente di vaste proporzioni. In aggiunta, tre milioni e mezzo di uomini e donne sono direttamente impiegati nell’industria della difesa. Spendiamo ogni anno nella sicurezza militare più dei profitti netti di tutte le multinazionali Americane”.

“La congiunzione tra un immenso centro di potere militare e una grossa industria degli armamenti è nuovo nell’esperienza Americana. L’influenza totale, economica, politica, persino spirituale, si avverte in ogni città, ogni governo locale, ogni ufficio del governo federale. Comprendiamo il bisogno imperativo di un tale sviluppo. Nonostante ciò è necessario comprendere le sue gravi implicazioni. Il nostro lavoro, le nostre risorse e le nostre stesse vite sono coinvolte insieme all’intera struttura della nostra società”.

“Nella processo legislativo del governo dobbiamo guardarci dalla acquisizione di influenza indebita, sia deliberatamente cercata che non intenzionale, da parte del complesso militare-industriale. Il potenziale della disastrosa ascesa di un potere non legittimo esiste e continuerà a persistere”.

“Non dobbiamo mai consentire che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà ed il processo democratico. Non dobbiamo dare nulla per scontato. Solo una cittadinanza consapevole e dotata di cultura può dar luogo al giusto equilibrio tra la gigantesca macchina industriale e militare della difesa con i nostri metodi ed obiettivi pacifici, affinché sicurezza e libertà possano entrambe prosperare”.

L’avvertimento lanciato dal Presidente Eisenhower che le nostre libertà fossero minacciate dal complesso militare-industriale almeno quanto dalla minaccia Sovietica non durò 24 ore. Il complesso militare industriale seppellì l’avvertimento di Eisenhower sotto dosi rinforzate di paranoia sulla minaccia Sovietica.

In realtà la minaccia Sovietica non è mai esistita. Stalin aveva creato la necessaria zona buffer con l’occidente attraverso il controllo dell’ Europa Orientale, allo stesso modo in cui Washington controllava l’Europa Occidentale. Stalin aveva eliminato Trotskij e maggiori sostenitori fautori della rivoluzione mondiale. Stalin dichiarò il “socialismo in una nazione”.

Stalin mise la parola fine al comunismo internazionalista. Ma il complesso militare-industriale Americano aveva troppi soldi da guadagnare estorcendoli ai contribuenti Americani con la scusa di “proteggere l’America dal comunismo internazionale” . Quindi il fatto che non ci fu nessuno sforzo da parte dell’Unione Sovietica per sovvertire il mondo non era un fatto che contava. Al contrario, qualsiasi movimento di liberazione nazionale fu bollato dal complesso militare-industriale USA come un “pezzo del domino” in più che cadeva verso l’affermazione della conquista comunista del mondo.

Ho Chi Minh pregò gli Americani per ottenere aiuto contro i coloniali Francesi in Vietnam. Washington gli rispose di andare all’inferno. Fu Washington a mandare Ho Chi Minh a chiedere aiuto ai comunisti.

La lunga guerra del Vietnam sembrava non finire più. Arricchì enormemente il complesso militare-industriale e le grasse pensioni degli ufficiali. Ma a parte questo fu una impresa del tutto priva di senso. Non c’erano pezzi di nessun domino a cadere. Il Vietnam vinse la guerra ed oggi è aperto all’influenza e ai commerci Americani.

A causa del complesso militare-industriale più di 500.000 Americani morirono nella guerra e molte migliaia di altri soffrirono ferite fisiche e psicologiche. Milioni di Vietnamiti morirono, restarono mutilati, nacquero con handicap e patologie associate all’uso dell’ agent Orange (arma chimica) da parte di Washington.

L’intera guerra non aveva senso e non ha ottenuto nient’altro che distruggere vite innocenti.

Questo è il modo di fare preferito a Washington. Il capitalismo corrotto che domina l’America se ne frega della vita, conta solo il profitto. Se interi paesi sono distrutti e abbandonati in rovina, questo è bene per l’industria Americana degli armamenti.

Si, è meglio una nuova guerra fredda. Serve proprio un conflitto gestito con responsabilità al posto della aspirazione incosciente e insana all’egemonia che emana dai folli criminali a Washington che stanno spingendo il mondo sull’orlo dell’Apocalisse.

 

Paul Craig Roberts

Fonte: www.paulcraigroberts.org

Link: http://www.paulcraigroberts.org/2016/09/30/bring-back-the-cold-war-paul-craig-roberts/

30.09.2016

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONZI

 

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