RADDRIZZARE LA NAVE

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FONTE: IRRADIAZIONI

La Costa Concordia è stata raddrizzata. Come il principe Calaf che cantava “all’alba vincerò”, la nave si è finalmente rimessa in asse. La fiancata che poggiava sul fondale è penosamente danneggiata, la salsedine ha dato un colore marroncino uniforme ad un lato. Ancora c’è molto da fare per riportare la nave sulla linea di galleggiamento ma, in uno scoppio di gioia, sono state le stesse sirene del relitto ad annunciare la riuscita dell’operazione. Il capitano De Falco (quello rimasto famoso per il “vada a bordo, cazzo!”, oggi in una intervista su La Repubblica afferma che l’operazione di recupero è “una dimostrazione di capacità tecnica e organizzativa che riscatta l’immagine di una Italia approssimativa e cialtrona”. Ed il nocciolo della questione sta qui, nell’uso pubblico che mass-media e politica stanno facendo del recupero. E giusto per non cambiare giornale a pagina 26 Michele Serra si lascia sfuggire questa frase. “E si faceva il tifo, si sperava che i lillipuziani ce la facessero, risollevandoci (in parte) dall’ontoso inchino di Schettino”.

Perché mai il recupero del relitto (dopo 610 giorni) dovrebbe “riscattare” qualcuno?  Perché si sta mettendo in moto un “discorso pubblico simbolico” molto simile – riguardo agli effetti sperati – ad una partita vincente della nazionale di calcio. La nave, trasposizione simbolica del Paese, viene raddrizzata da piccoli uomini laboriosi e onesti, in grado di riparare il danno compiuto dal “cialtrone”. E nasce così l’epica del riscatto e il presidente Letta afferma «tutti coloro che stanno lavorando lì sono un grande orgoglio italiano». Ovviamente abbiamo bisogno di una dimensione simbolica ma occorre fare attenzione perché questo simbolismo è anche pericoloso.

La nave raddrizzata non è una nave che accende i motori e riparte, sta lì ed è un relitto. Ed il recupero non può far dimenticare i morti, la scellerata conduzione, la pochezza di chi era al comando, le scelte sbagliate e le responsabilità. Perché dimenticarsi di queste cose è il viatico migliore perché i naufragi continuino. E mentre il simbolismo diventa sempre più palpabile (potete scommettere che l’analogia Concordia-Italia ci ammorberà per un po’ di tempo) la tecnica della “smemoratezza orgogliosa” si afferma.

I segni ci sono già: non è la corruzione pervasiva, non è la conduzione politica disastrosa, non è una classe imprenditoriale cialtrona ad aver affondato questo Paese. Ma la colpa di uno, uno che ci ha ridotti così a noi poveri virtuosi. E, se e quando, la nave dovesse ripartire conterà poco analizzare le responsabilità, perché dalle responsabilità ci stanno salvando certi economisti appena sfornati dalla melma della crisi. Gente che ti vuol dimostrare che la crisi è il solo frutto della (disastrosa) scelta dell’Euro, che nessuno in questo Paese ne è colpevole. Tutto un fatto spiegabile  (e risolvibile) in termini monetari. Non ha colpa chi – dopo 24 ore dall’introduzione dell’Euro – ti ha convertito la tazzina di caffè a Roma dalle 1.000 all’Euro, non ha colpa chi ha usato questi ultimi dieci anni per distruggere il welfare state, abbassare selvaggiamente il costo del lavoro, precarizzare, e distruggere la base vitale delle classi più deboli. E certi signori che hanno fatto tutto questo saranno di nuovo al timone della nave, perché – in assenza di assunzione di responsabilità – la colpa sarà tutta della Merkel e dei rapaci tedeschi. La colpa è solo nell’aver ignorato il signor Mundell, la colpa è non aver capito che bisognava continuare a lavorare sulle svalutazioni competitive. Quindi non c’è e non ci sarà alcun bisogno di fare pulizia: basterà raddrizzare la nave.

Beninteso: l’Euro (ma lo abbiamo detto sino allo sfinimento) è stato realizzato in modo demenziale e liberarsene è quasi un dovere. Ma se l’Euro dovesse svolgere il ruolo del cadavere di Mussolini a Piazzale Loreto allora sì che sarebbero guai per tutti. Perché il giorno dopo verrebbero assolti tutti coloro che dietro a quella moneta – come dietro a quel cadavere – erano stati solerti operatori. E già si vede come le cose potrebbero andare. Uno degli “economisti” di punta dell’euroexit sta già modificando la rotta. Dopo aver – per un biennio abbondante – insultato l’universo mondo, cresciuto una squadra di supporter rabbiosi quanto lui, oggi raccomanda i suoi adepti di abbassare i toni. L’operazione di aggressione (di colleghi anche con visioni simili, di giornalisti e financo di ignari passanti) è finita. Adesso si indossa il doppiopetto e ci si allinea ad una sobrietà che crescerà in modo direttamente proporzionale all’esposizione mediatica.

Ora l’operazione è creare la corrente moderata degli euroexit. Una corrente che – come ampiamente previsto – si guarderà bene dal dirci che l’intero sistema capitalistico ci ha ridotti in questo modo. Si adotterà un modus operandi più soft, meno aggressivo man mano che la plausibilità dell’uscita dall’Euro entrerà nel discorso pubblico. Ci si guarderà bene dal parlare di problemi strutturali perché non si può contestare alla radice un sistema con il quale ci si può mettere d’accordo. L’era del raddrizzamento è vicina. Basta coglierne i segnali.

Da Casaleggio che va a Cernobbio, agli “egonomisti” che diventano improvvisamente ed untuosamente moderati nel loro approccio.

Ancora una volta “cambiare tutto per non cambiare nulla” o, meglio, per mantenere ancora una volta gli stessi identici rapporti di forza tra le classi. Ciò che terrorizza non è uscire dall’Euro, quel che terrorizza è che ne usciremo con gli stessi nani e le stesse ballerine che ci hanno fatto entrare. Cambieranno le persone ma la mentalità e l’opportunismo rimarrà inalterato. E saranno sempre gli stessi a pagare il conto, quelli che non stanno su Twitter, quelli per i quali non cambierà nulla economicamente. Ma la nave, sporca e piena di fango, sarà raddrizzata. Non sarà in grado di ripartire ma ci sentiremo tutti “orgogliosi”.

Fonte: http://irradiazioni.wordpress.com
Link: http://irradiazioni.wordpress.com/2013/09/17/raddrizzare-la-nave/
17.09.2013

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