QUANDO SI LIBERERA’ LA RUSSIA DELLA ‘QUINTA COLONNA’, SUO TALLONE DI ACHILLE?

DONA A COMEDONCHISCIOTTE.ORG PER SOSTENERE UN'INFORMAZIONE LIBERA E INDIPENDENTE:
PAYPAL: Clicca qui

STRIPE: Clicca qui

In alternativa, è possibile effettuare un bonifico bancario (SEPA) utilizzando il nostro conto
Titolare del conto: Come Don Chisciotte
IBAN: BE41 9674 3446 7410
BIC: TRWIBEB1XXX
Causale: Raccolta fondi

DI F. WILLIAM ENGDAHL

journal-neo.org

La Russia di Putin ha mostrato di non temere nessuno: come si spiega dunque questa deferenza verso quegli stessi ‘banksters’ che ancora danno filo da torcere alla Banca Centrale Russa?

Per tre giorni nel mese di giugno scorso – dal 16 al 18 – ho avuto la possibilità di partecipare come relatore alla Relazione Annuale dell’International Economic Forum di San Pietroburgo in Russia. Sono stato in Russia diverse volte da quando è avvenuto il colpo di stato ucraino appoggiato dagli USA nel febbraio 2014, seguito dalle deliberate escalation militari della NATO e dalle tensioni economiche sfociate poi nelle sanzioni contro la Russia.

Il Forum di quest’anno, il secondo a cui partecipo, mi ha offerto la rara opportunità di parlare con i più autorevoli rappresentanti di tutti i settori dell’economia russa, dai vertici del settore energetico delle Ferrovie Russe a quelli del fornitore nazionale di energia elettrica, e con numerosi uomini di affari a capo di piccole e medie imprese, oltre che con una vasta gamma di economisti. Si è così affinata la mia percezione di quanto sia precaria l’attuale situazione della Russia.

Durante i tre giorni di colloqui a San Pietroburgo, mi è diventato molto chiaro quanto sia vulnerabile oggi la Russia. Il suo tallone d’Achille è l’ideologia imperante che controlla ogni figura economica chiave del Governo con a capo il Primo Ministro Dmitry Medvedev. In base ai termini della Costituzione Russa adottata nel corso degli anni caotici di Eltsin e fortemente influenzata, se non letteralmente redatta parola per parola, dai consiglieri esteri del FMI, oggi la politica economica russa è sotto il pieno controllo del premier e dei suoi Ministri dell’Economia, della Finanze, ecc. Il Presidente Putin è responsabile per la difesa e la politica estera.

Quello che rende praticamente impossibile mettere in modo i flussi di credito necessari per investire nella realizzazione di nuove urgenti infrastrutture in tutto il territorio russo, è la sua Banca Centrale. Alla Banca – al momento della sua istituzione come entità indipendente dal governo russo nei primi mesi della Federazione Russa, dopo il crollo dell’Unione Sovietica – furono assegnati due compiti fondamentali: il controllo dell’inflazione all’interno del paese e la stabilizzazione del rublo rispetto alle principali valute estere. Come per le banche centrali occidentali, il suo ruolo è quasi puramente monetaria, non economico.

Nel Giugno del 2015, quando partecipai per la prima volta al Forum di San Pietroburgo, il tasso d’interesse base che la Banca Centrale Russa applicava alle banche era dell’11%. Durante la crisi del rublo del gennaio 2015, si arrivò al picco del 17%. La scorsa estate, le aspettative erano che Elvira Nabiullina, Governatore della Banca Centrale dal 2013, avrebbe agito per ricondurre i tassi della banca centrale a livelli più gestibili, soprattutto in un momento in cui le banche centrali come BCE, FED e Banca del Giappone, erano ai minimi storici da più di 500 anni, con tassi che sfioravano e anche superavano lo zero. Inoltre, dal gennaio 2016, i prezzi del petrolio – fattore determinante per la salute del rublo – essendo la Russia il più grande esportatore di petrolio al mondo – hanno iniziato ad aumentare salire di oltre il 60%, passando dai minimi sotto i $ 30 al barile dei primi di gennaio 2016 ai $ 50 sei mesi dopo.

Tuttavia, la Banca Centrale Russa nel 2015 non ha abbassato i tassi. Al contrario, ha lentamente ucciso l’economia del paese. Solo un anno dopo, i primi di giugno 2016, il Governatore Nabiullina ha ordinato la prima riduzione dei tassi che tuttora permangono a livelli fatali: 10.5%. Da notare che la monetarista Nabiullina è stata nominata dalla rivista londinese Euromoney “Governatore di Banca Centrale dell’anno” per il 2015. Questo per la Russia avrebbe dovuto essere un cattivo presagio. Altrettanto inquietante è stata la lode che il capo del FMI di Washington ha riservato al modo in cui la Nabiullina ha gestito la crisi del rublo dei primi mesi del 2015.

OPERAZIONE RIUSCITA: IL PAZIENTE E’ DECEDUTO

Quello che ho avvertito durante il Forum 2016 di San Pietroburgo – che ha registrato un record di presenze con oltre 12.000 uomini d’affari e non solo, provenienti da tutto il mondo – è stata la sensazione che stiano coesistendo nello stesso momento due governi russi distinti, uno opposto all’altro. Ogni figura chiave dell’economia e della finanza russa è attualmente occupata da economisti monetaristi e liberisti, una sorta di “Vivaio di Gaidar”. Yegor Gaidar fu l’architetto, insieme a Harvard Jeffrey Sachs, economista di area Soros, della terapia ‘choc-radicale’ responsabile delle difficoltà economiche che hanno afflitto il paese negli anni ’90, provocando iperinflazione e povertà di massa.

Il ‘vivaio’ oggi comprende l’ex Ministro delle Finanze Alexei Kudrin, altro favorito di Euromoney come ‘Miglior Ministro delle Finanze” dell’anno 2010; il Ministro dell’Economia Alexey Ulyukaev e il Vice Primo Ministro, Arkady Dvorkovic.

Dvorkovic, laureatosi alla Duke University della North Carolina, è un protetto di Yegor Gaidar, di cui è stato diretto collaboratore nei primi anni. Nel 2010, sotto l’allora Presidente Medvedev, Dvorkovic propose un folle piano per fare di Mosca il centro finanziario mondiale, coinvolgendo nella realizzazione Goldman Sachs ed altre grandi banche di Wall Street. Sarebbe stato come invitare la volpe ad entrare nel pollaio. Il credo economico di Dvorkovic è “Meno Stato!”. Fu lui a guidare la lobby per l’entrata della Russia nel WTO e a spingere per rapide privatizzazioni di beni di proprietà dello stato.

E’ questo il gruppo ristretto intorno al Primo Ministro Dmitry Medvedev che oggi sta strangolando ogni possibile tentativo di ripresa dell’economia russa. Il gruppo segue alla lettera il copione scritto a Washington dal Fondo Monetario Internazionale e dal Tesoro degli Stati Uniti. Non si capisce se lo facciano per vera e onesta convinzione che sia la cosa giusta per il loro paese o per un profondo odio verso di esso. Gli effetti delle loro politiche, da quanto ho appreso durante i colloqui di San Pietroburgo, sono devastanti. Difatti, le sanzioni economiche che la Russia si sta auto-infliggendo sono di gran lunga peggiori di quelle imposte da USA o UE. Se il partito Russia Unita di Putin perderà alle elezioni del 18 settembre, non sarà a causa delle sue iniziative di politica estera, per la quale ancora gode di un 80% di favore popolare, secondo i sondaggi, ma perché la Russia non ha ancora ripulito le ‘stalle di Augia’ del suo Vivaio Gaidar.

IL CONSENSO SULL’OBBEDIENZA A WASHINGTON

Durante vari colloqui di quest’anno ho appreso con stupore che l’attuale politica ufficiale del team economico di Medvedev e della Banca Centrale Russa è quella di seguire le normali politiche di bilancio di austerità del FMI ‘gradite da Washington’. E’ così, nonostante il fatto che la Russia anni fa ha rimborsato i prestiti del FMI e non è più soggetta alle restrizioni del Fondo, come lo era invece durante la crisi del rublo del 1998. Non solo, ma la Russia ha uno dei più bassi rapporti tra debito e PIL del mondo: un contenuto 17%, rispetto al 104% degli Stati Uniti, al 90% di media per i paesi dell’Eurozona (ben lontani dal livello del 60% fissato da Maastricht) e allo sconcertante 229% del Giappone.

L’attuale politica economica ufficiale della Banca Centrale Russa, con i suoi tassi spropositatamente alti, è quella di far scendere il tasso d’inflazione dall’8% al 4% attraverso un’esplicita politica di austerità di bilancio e di contenimento dei consumi. Nessuna economia della storia ha mai risolto niente riducendo i consumi, né la Grecia e né alcun paese africano conosciuto. Nonostante questo, la Banca Centrale Russa continua imperturbabile a intonare i cori funebri del FMI, quasi fossero una formula magica. Se la Russia persiste su questa strada monetarista, tra poco sentiremo la sua Banca Centrale dire cinicamente: “L’operazione è stata un successo: il paziente è deceduto”.

IL CLUB STOLYPIN

C’è una crescente ed esperta opposizione a questa cabala occidentalistica e liberistica stretta attorno a Medvedev. Attualmente s’identifica con il Club Stolypin costituito nel 2012 da un gruppo di economisti russi allo scopo di elaborare strategie alternative globali per ridurre la dipendenza della Russia dal dollaro e per stimolare la crescita della sua economia reale.

Ho avuto l’onore di partecipare come relatore a un convegno insieme ad alcuni membri e fondatori di questo ‘club’. Tra loro Boris Titov, un uomo d’affari russo, nemico ideologico dichiarato di Kudrin, presidente dell’organizzazione ‘all-russian’ “Business Russia“. Titov insiste sulla necessità di aumentare la produzione nazionale di merci, stimolare la domanda, attrarre investimenti, ridurre le tasse e il tasso di rifinanziamento della Banca Centrale. Oggi Titov è una figura centrale in diverse iniziative comuni tra Russia e Cina. E’ stato presidente della parte russa del Business Council russo-cinese e membro del Presidio del Consiglio Nazionale sulla Corporate Governance.

Il mio gruppo di lavoro comprendeva anche dei leader del Club Stolypin, come Sergei Glazyev, Consigliere del Presidente della Federazione Russa, e Andrey Klepach, Vice Presidente della VEB Bank for Development. Klepach, co-fondatore del Club Stolypin, è stato in passato Vice Ministro russo per l’Economia e capo del dipartimento di previsioni macroeconomiche del Ministero dello Sviluppo Economico e del Commercio. La mia impressione è stata quelle di avere a che fare con persone molto serie ed impegnate che hanno capito che al centro della politica economica nazionale c’è il capitale umano e il bene della popolazione, e non i tassi d’inflazione ed altri dati econometrici.

TITOLI ‘STOLYPIN’

Ora, sviluppando alcuni temi che ho avuto modo di esporre al pubblico di San Pietroburgo, vorrei condividere una proposta di sviluppo reale dell’economia russa, un percorso di crescita positiva nonostante le sanzioni e gli alti tassi di interesse delle banche centrali.

Ci sono tutti gli elementi necessari. Il paese è la più vasta distesa di terra di qualsiasi altra nazione del mondo; possiede senza dubbio i più ricchi giacimenti minerari e di metalli preziosi non ancora del tutto esplorati; è’ patria di menti scientifiche ed ingegneristiche tra le più illustri del mondo, di una forza lavoro qualificata e di un popolo di persone molto intelligenti.

Quello che manca è il coordinamento di tutti questi strumenti e fattori necessari per creare una sinfonia armoniosa dell’economia nazionale. Molte figure politiche nazionali temono ancora di essere accusati di ritorno alla pianificazione centralizzata del Gosplan sovietico. Gli anni di Putin – che ha avuto il merito di far riconquistare ai russi il rispetto nel mondo – le ferite del passato sono guarite, ma sono rimaste le cicatrici.

Sono i segni lasciati non solo dal travaglio del comunismo, ma anche dal modo in cui gli Stati Uniti sotto il presidente George H.W. Bush nel primi anni ’90 e dopo sotto ogni successivo presidente, hanno umiliato e disprezzato la Russia e tutto ciò che era collegato ad essa. Purtroppo, queste cicatrici, consciamente o inconsciamente, sono ancora un ostacolo in molti personaggi che occupano posizioni di responsabilità in tutta la Russia.

Tuttavia, esistono diversi modelli di successo per far crescere un’economia in modo positivo, senza debiti. Uno è la Germania: negli anni ’50, dopo la seconda guerra mondiale, attraverso l’agenzia statale speciale per il credito, la Kreditanstalt für Wiederaufbau (L’Autorità del credito per la ricostruzione), la Germania si è rialzata dalle ceneri della battaglia grazie a tassi di interesse agevolati. Stesso sistema è stato adottato per la ricostruzione nella ex-Repubblica democratica tedesca dopo l’unificazione del 1990.

Altro modello di successo è stato la Francia degli anni ’60, sotto il presidente Charles de Gaulle. Noto con il termine di Planification, il modello prevedeva che ogni regione, attraverso rappresentanti di tutti i principali gruppi di agricoltori, piccole e medie imprese, operai e grandi aziende, si incontrassero e discutessero le rispettive priorità regionali per poi trasmetterle ad un organismo centrale per la redazione del piano quinquennale. Cinque anni, e non per imitazione sovietica, ma per il fatto che le grandi infrastrutture richiedono un minimo di cinque anni di pianificazione; e lo stesso vale per le eventuali correzioni di piani inefficaci o obsoleti.

Vorrei quindi proporre la creazione di un’ unica agenzia statale per lo sviluppo delle infrastrutture nazionali russe, indipendente dalla Banca Centrale Russa e dal Ministero delle Finanze. L’ideale sarebbe che avesse un comitato di controllo imparziale composto da cittadini russi illustri ed esperti provenienti dalle varie regioni del paese. Ancora meglio sarebbe se tale comitato rispondesse direttamente al Presidente. Si potrebbe adottare le buone pratiche di questi due modelli di successo sopra descritti e di altri, come quello della Corea del Sud dopo gli anni ’50.

Il modello sviluppato dal russo Pyotr Stolypin Arkadyevich, da cui il nome dell’ attuale Club di economisti russi, pare appropriato. In qualità di presidente del consiglio dei ministri designato dallo Zar Nicola II, dal 1906 al 1911 Stolypin coprì gli incarichi di Primo Ministro e di Ministro degli Interni. Stolypin introdusse importanti riforme agrarie di successo creando una classe di piccoli proprietari terrieri agricoli orientati verso il mercato e grazie a lui fu anche costruito il secondo binario della monumentale linea ferroviaria Transiberiana Sergei Witte, lungo il confine del fiume Amur con la Cina. Con lui l’economia della Russia cambiò in modo determinante.

Suggerirei poi che quest’agenzia statale per lo sviluppo emettesse degli speciali titoli Stolypin per finanziare una vasta gamma di progetti infrastrutturali nazionali approvati, per conseguire più rapidamente l’integrazione economica euroasiatica e creare nuovi grandi mercati con Cina, Kazakistan e Bielorussia, India e Iran.

I titoli Stolypin sarebbero intesi solo per cittadini russi, avrebbero un buon rendimento e non dovrebbero essere trasferibili a enti o individui esteri. Grazie al loro carattere ‘interno’, non sarebbero influenzati dalle guerre finanziarie esterne. Il debito che rappresenterebbero non sarebbe un problema, considerata l’alta qualità dell’investimento e i bassi livelli di indebitamento dello Stato Russo. Situazioni di emergenza richiedono misure d’emergenza.

La vendita di questi titoli speciali avverrebbe direttamente dalla nuova agenzia statale e non attraverso le banche; gli ottimi tassi di rendimento li renderebbero così appetibili ai cittadini russi. I titoli potrebbero essere resi disponibili al grande pubblico attraverso la rete postale, minimizzandone i costi di distribuzione. Come avvenne in Germania e in altri paesi prima di essa, i titoli potrebbero essere collateralizzati con qualcosa di cui la Russia è indubbiamente più ricca di tutti: la terra.

Poiché i titoli sarebbero intesi esclusivamente ai fini di progetti infrastrutturali ritenuti di priorità nazionale, agirebbero come deterrente contro l’inflazione. Questo per il carattere segreto degli investimenti infrastrutturali governativi. Si rimetterebbe così in moto l’economia nazionale in tutto il paese, che attualmente soffre di carenze infrastrutturali. Si creerebbero nuovi mercati e si ridurrebbero i costi dei trasporti.

Le nuove imprese e i nuovi posti di lavoro collegati alla realizzazione delle nuove infrastrutture, andrebbero a compensare generosamente gli impegni di bilancio, grazie a un maggiore introito fiscale che renderebbe l’economia nazionale più florida. Sarebbe l’esatto contrario dell’attuale e deludente modello anti-inflazione imposto dalla Banca Centrale Russa, basato sul concetto di riduzione dei consumi. Lo sviluppo degli investimenti, inoltre, ridurrebbe il potere della Banca Centrale sull’economia nazionale; a quel punto i membri della Duma si convincerebbero che è arrivato il momento di fare un passo indietro nel tempo e cambiare le leggi, reincorporando la Banca Centrale nello Stato. Il controllo sovrano dello stato sui flussi di denaro in un paese sono il fattore essenziale della sua vera sovranità.

Obbiettivamente, oggi la Russia possiede tutto quello di cui ha bisogno per diventare una potenza economica e tecnologica mondiale, oltre ad essere, come si è già prefissata, il primo paese esportatore al mondo di prodotti agricoli naturali non-OGM.

Quello che è emerso in modo chiaro dai recenti incontri di San Pietroburgo è che si avvicina il momento della scelta decisiva per la Russia: mettere la sua economia nelle mani competenti di persone come Boris Titov, Andrey Klepach and Sergey Glazyev, o soccombere alle richieste tossiche del Consenso di Washington e alle idiozie liberistiche. Dopo i colloqui a cui ho partecipato, mi sento ottimista: mi aspetto un positivo cambiamento del paese.

F. William Engdahl

Fonte: http://journal-neo.org

Link: http://journal-neo.org/2016/07/02/russia-s-achilles-heel-reflections-from-st-petersburg/

2.07.2016

Traduzione per www.comedomchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Potrebbe piacerti anche
Notifica di
3 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
3
0
È il momento di condividere le tue opinionix