PERCHE' SONO CONVINTO CHE RENZI E' DESTINATO A NON DURARE

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DI ALDO GIANNULI

aldogiannuli.it

I recenti dati sull’economia del paese sono stati la prima doccia gelata sul governo Renzi dopo i trionfi di primavera. La prima, ma non l’unica, altre ne verranno. All’indomani dell’imprevisto grande successo alle europee, molti dissero che questo implicava la consacrazione definitiva di Renzi come leader e qualcuno si spinse a parlare di inizio di un’”epoca renziana”, dopo quella berlusconiana. Ho sempre pensato che fosse una sciocchezza: Renzi, ne sono convinto, è destinato a durare poco. E vi dico perché.

In primo luogo il peggior nemico di Renzi è proprio Renzi: ha fatto l’errore imperdonabile di creare troppe aspettative su di sé. Ne ha create troppe già all’inizio, poi ad ogni scadenza non proprio riuscita ha regolarmente rilanciato: “vi faccio una riforma al mese”, “rilancio i consumi con gli 80 euro di rimborsi”, “entro la fine dell’anno superiamo le previsioni e cresciamo dell’1%”.
Un po’ come quelle finanziarie che per attirare i primi clienti promettono interessi molto appetitosi, che pagano subito con l’afflusso dei nuovi sottoscrittori e per un po’ la cosa marcia; poi arriva il momento in cui le speculazioni tentate non danno i risultati sperati, c’è un buco di cassa per cui i soldi non bastano a pagare gli interessi ed è il crack.

Ora che è arrivata la prima gelata (altro che +1%, siamo in recessione con -0,2%) la spara ancora più grossa: alla fine dei “mille giorni” l’Italia sarà paese leader in Europa e non il problema della Ue. Ma lui non ha neppure mille giorni davanti a sé, realisticamente ne ha molti meno. Ben presto quel 40,8% sarà il ricordo lontano di un risultato irripetibile. Già nelle amministrative di autunno, probabilmente sentiremo qualche scricchiolio ed in primavera le regionali (un test ormai molto ridimensionato, per l’assenza di Piemonte, Lombardia, Emilia, Lazio, Abruzzo, e regioni a statuto speciale) probabilmente segneranno diversi punti indietro rispetto al risultato del 28 maggio scorso.

Buon per lui, dopo non ci saranno altri turni elettorali di rilievo, in cui contarsi, sino al 2017. Ma l’effetto delusione delle troppe aspettative create e deluse già sarà iniziato da tempo. Come accadde a Berlusconi nel 2003, dopo la clamorosa vittoria del 2001 o a Monti, dopo il trionfale insediamento del novembre 2011: un anno dopo era già polvere.

Ovviamente, non solo l’obbiettivo del “paese leader in Europa” non sarà minimamente raggiunto e sarà servito solo a far sganasciare di risate i partner europei, ma già mese per mese constateremo il peggioramento della situazione. Anzi, non è affatto improbabile che ci si debba preparare ad una nuova tempesta dello spread per ottobre-novembre (torneremo a parlarne).

I primi guai per Renzi verranno in quei mesi in cui, comunque vada, tempesta dello spread o no, lui sarà costretto dai diktat europei a fare una finanziaria ben diversa da quella di cui sta parlando.

Ma, su un piano diverso da quello economico, una sberla può arrivargli già fra tre settimane, quando si deciderà chi è “mister Pesc”: se non dovesse passare la Mogherini ma un altro italiano, per lui sarebbe una mezza sconfitta, ma potrebbe pur sempre vantare il risultato di un italiano, ma se il posto andasse ad un qualsiasi altro partner europeo, per lui sarebbe una sconfitta piena, tanto più che cadrebbe nel bel mezzo del suo semestre, nel quale, peraltro, vedremo cosa sarà stato capace di combinare.

Poi ci sono le partite del Senato e della legge elettorale nelle quali non è detto che siano tutte rose: in questa occasione il Senato ha operato sotto la botta del successo di fine maggio, per cui ben pochi hanno avuto il coraggio di dissentire, ma alla ripresa ci sarà un unico groviglio che mette insieme le due riforme istituzionali, l’elezione dei giudici costituzionali e quella dei membri laici del Csm per la quale il Parlamento è già inadempiente. E qui il fronte dei centristi (oltre un centinaio di parlamentari fra alfaniani, casiniani e montiani) sta iniziando ad agitarsi e potrebbe anche scapparci una crisi di governo. Vero è che potrebbe venirgli in soccorso il Cavaliere pregiudicato, ma anche lui avrà i suoi problemi fra un partito in dissoluzione e altre grane giudiziarie in arrivo.

Più che altro, il successo di Renzi è stato propiziato da due elementi: l’esasperazione della base Pd per i ripetuti fallimenti della vecchia guardia (D’alema, Veltroni, Fassino, Franceschini, Bersani, Letta…) e l’assenza di sfidanti.

Soprattutto la seconda cosa è stata determinante: il centro montiano era già dissolto dall’estate del 2013, Forza Italia in caduta libera e senza che nessun alleato prendesse quota, Rifondazione e Sel in decadenza, unico competitore il M5s che, però si misurava con i limiti strutturali del suo bacino elettorale (ne riparleremo), per cui, di fatto, le europee sono state una partita senza squadra avversaria. Per qualche tempo ancora, questo stato di grazia che vede centro e destra in caduta libera e M5s “recintato”, durerà ancora, ma non durerà in eterno. Anzi è realistico pensare che entro qualche tempo inizierà un processo di riaggregazione fra centro e destra: o Berlusconi fa un passo indietro e permette alla destra di riaggregarsi intorno ad altro personaggio (anche se non è facile immaginare chi), oppure porta il suo partito ad una lenta emorragia che favorisce la nascita di un soggetto di centro ben più consistente del passato. Così come, se Renzi si sposta più decisamente a destra, per impedire la nascita di un nuovo polo di centro-destra, rischia una scissione sulla sinistra che potrebbe aggregare anche Sel, quel che resta di Rifondazione e Verdi e, forse socialisti e fuorusciti del M5s. Un’area che potrebbe anche superare il 10%.

Quanto al M5s è probabile che possa attraversare una fase molto travagliata, ma è anche possibile che il declino del governo Renzi possa tornare a gonfiarne i consensi. Insomma, la situazione da partita senza avversari difficilmente durerà a lungo.

Poi ci sono altre ragioni che fanno presagire che l’ “era renziana” sarà di breve durata: il governo è un insieme di comparse incolori e politicamente inesistenti. Tutto si regge sull’esuberante protagonismo del Presidente del Consiglio che, però, proprio con il suo iperattivismo rischia di logorarsi molto rapidamente. Anche perché il personaggio non è di qualità eccelsa. Lasciamo da parte le capacità di ideazione strategica, di mediazione politica, ecc che latitano del tutto e parliamo di quello che gli viene riconosciuta come la sua migliore qualità: è un grande comunicatore, si dice. Non sono affatto convinto che lo sia.

Un grande comunicatore, mi duole dirlo, è stato Berlusconi che è durato venti anni. Ma è durato tanto perché ha saputo giocare su mezzi toni, lasciar sperare senza impegnarsi più di tanto (salvo sparate come il milione di posti di lavoro mai realizzati), alternare muso duro e gigioneria, giocare un alleato contro l’altro, per un bel po’ha dato l’impressione di muoversi a suo agio nei vertici internazionali, ha sempre avuto grande tempismo ecc. Ma Renzi ha un unico registro espressivo: l’arroganza, è troppo scoperto nel suo ruolo di imbonitore televisivo, non è capace di mediare su niente e con nessuno, tratta gli alleati come pezze da piedi, è troppo provinciale e non esiste sul piano internazionale, è frenetico ma non tempista e, soprattutto, non ha a sua disposizione l’enorme apparato propagandistico del Cavaliere, a cominciare dalla reti Tv. Il suo stile mezzo boy scout e mezzo tamarro può funzionare per un po’, ma si esaurisce presto e sicuramente dura molto meno di 20 anni.

Aldo Giannuli

Fonte: www.aldogiannuli.it

Link: http://www.aldogiannuli.it/2014/08/renzi-non-dura/

10.08.2014

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