PER IL CAPITALISMO CI VUOLE UNA GUERRA MONDIALE

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DI CATHAL HAUGHIANl via The Saker

Zerohedge.com

E’ dal 2010 che cerchiamo di raccontare e di comprendere il capitalismo e lo abbiamo fatto con il nostro libro La Filosofia del Capitalismo. Eravamo incuriositi dalla natura di fondo del sistema, che ci fa, a noi – i detentori del capitale – così tanti regali, così il Saker mi ha chiesto di spiegare questa dichiarazione, un po ‘cruda’ : Per il capitalismo ci vuole la Guerra Mondiale.

L’attuale scontro tra l’Occidente contro Russia e Cina è l’apice di una lunga saga che va avanti fall’inizio della Prima Guerra mondiale. Prima di allora il Capitalismo era governato dal sistema Gold Standard che era un sistema internazionale, molto solido ed aveva regole chiare che avevano portato grande prosperità: Il Capitale a disposizione del settore bancario era scarso e per questo motivo doveva distribuirlo con oculatezza.

La Prima Guerra Mondiale richiese al Capitalismo un indebitametno del tipo FIAT e una Gran Bretagna in bancarotta cominciò a passare il suo testimone Imperiale agli Stati Uniti, che ne approfittarono per finanziare la guerra e per vendere munizioni.

La Repubblica di Weimar, soggetta a continue ostilità con tutti i mezzi economici possibili, cercò di far sgonfiare i propri debiti nel periodo 1919-1923 producendo il disastroso risultato della iperinflazione. Poi, con la reintroduzione del Gold Standard in un mondo ormai avvelenato dalla guerra, sia la restituzione che il debito furono destinati al fallimento e tutto si concluse con una fiammata di deflazione nei primi anni ’30 e poi con la seconda guerra mondiale.

Il governo degli Stati Uniti guadagnò moltissima credibilità dopo la seconda guerra mondiale con la messa al bando delle guerre offensive e con il finanziamento di molti progetti di ricostruzione che contribuirono al trasferimento di debito privato sul debito pubblico.

Il debito del governo USA esplose durante la guerra, ma servì anche a cambiare le carte in gioco, dando il potere ai creditori di disporre di un grande debitore capace di disporre di una gran quantità di capitale politico. Gli Stati Uniti usarono il loro potere per stabilire le nuove regole del sistema monetario a Bretton Woods nel 1944 e per custodire (negli USA) l’ oro fisico di proprietà di altre nazioni.

Tra la fine degli anno ’40 e l’inizio dei ’50 gli Stati Uniti aumentarono le aliquote fiscali sui ricchi ed ebbero un periodo di inflazione elevata – con cui spazzarono via i creditori, ma aprirono anche un’epoca unica per la classe media di tutto l’Occidente. Gli USA riformarono anche le istituzioni centralizzate sia negli Stati Uniti che in Europa e in Giappone per assicurarsi che una classe di creditori-sanguisuga non ostacolasse la crescita, cosa che, allora, era facile fare perché la guerra li aveva spazzati via (come in Corea).

La distruzione del capitale durante la seconda guerra mondiale, contraddisse la regola marxista per cui “il tasso di profitto scende sempre”.

Prendiamo un mercato a caso, quello dei jeans. All’inizio tutte le fabbriche li producono usando una gran quantità di lavoro umano e tutti i jeans hanno un prezzo che si aggira intorno al totale del costo del lavoro sociale necessario per la produzione (qualcuno fa pagare di più, qualcuno meno).

Ad un certo punto una fabbrica introduce un macchinario (con un costo di X $) che produce i jeans usando molto meno tempo lavoro. Ognuno dei lavoratori, assistiti da un robot, è pagato con lo stesso salario orario ( di prima) ma il processo di produzione adesso è molto più redditizio. Questo attrarrà nuovi capitali, perché il capitale è alla continua ricerca di un profitto più alto. Il risultato sarà la generalizzazione di questo nuovo modo di produrre.

Il robot o il macchinario verrà adottato da tutte le altre fabbriche, perché rende più efficiente il modo di produrre i jeans. Come conseguenza il prezzo dei jean scende, perché il margine di profitto è aumentato e con questo margine tutti gli attori del mercato possono sotto tagliare i prezzi dei loro concorrenti per (tentare di) incrementare il proprio market-share ed attaccare i suoi concorrenti.

Investendo un’altra quota di X$ il margine di profitto unitario viene va sotto pressione, in modo che il tasso di rendimento dei beni produttivi tenda a scendere, con il tempo per riallinearsi in un mercato competitivo.

I tassi di interesse sono in calo da decenni in Occidente, perché i tassi di interesse devono essere sempre al di sotto del tasso di rendimento degli investimenti produttivi. Se i tassi di interesse fossero più alti rispetto al tasso di rischio-del-rendimento, il capitalista potrebbe anche scegliere di tenere il suo denaro in un conto di risparmio. Quando c’è deflazione reale, il suo potere di acquisto aumenta GRATIS e quando c’è inflazione, invece, parcheggia il suo denaro (più il debito) in un investimento improduttivo che però ne può far gonfiare il prezzo, per esempio nell’immobiliare.

Già sentito?

Certo, c’è stato un gran profitto che si è generato dal 2008 in poi, ma non è stato reinvestito con investimenti produttivi in ​​un libero mercato competitivo. Tutto quel profitto è venuto dalle bolle degli investimenti e da schemi finanziari favoriti con la stampa di denaro e con tassi di interesse pari a zero.

Così, sappiamo che in Occidente il tasso implicito di rendimento è vicino allo zero ed il tasso di rendimento si riduce naturalmente, a causa dell’accumulo di capitale e della concorrenza di mercato. Il sistema si chiama capitalismo perché il capitale si accumula: le economie ad alto reddito sono quelle con il più grande accumulo di capitale per lavoratore. Il lavoratore, robotizzato, gode di un reddito più alto mentre è altamente produttivo, ma in parte anche perché le macchine svolgono una parte del lavoro che avrebbero dovuto fare i lavoratori “ridondanti” che vengono licenziati, quindi ci sono meno lavoratori che partecipano a condividere il profitto. Tutte le economie ad alto reddito hanno avuto tassi di interesse vicino allo zero per sette anni di seguito. I tassi di interesse in Europa sono addirittura negativi. E allora … come è riuscito il sistema a restare stabile per così tanto tempo?

Qualsiasi crescita economica dipende dal guadagno energetico. Ci vuole energia (per perforare pozzi petroliferi) per ottenere energia. A differenza dalla nostra esperienza quotidiana in cui l’energia che compriamo e quella che consumiamo si bilanciano, il capitalismo richiede un guadagno netto sull’energia assoluta. Questo guadagno, per mezzo di scambi di energia, assume la forma di strumenti e macchinari che permettono un aumento della produttività oraria del lavoro. Quindi aumenta il PIL, gli standard di vita migliorano e i debiti possono essere rimborsati. Quindi, il petrolio è una risorsa strategica per il capitalistico.

Il guadagno netto sulla produzione di energia USA ebbe il suo picco nel 1974, quando furono sostituiti dall’Arabia Saudita che, per la prima volta nella sua storia, trasformò gli USA in paese importatore netto di petrolio. La dipendenza USA dal petrolio straniero passò dal 26% al 47% tra il 1985 e il 1989 per raggiungere il suo picco del 60% nel 2006. E, significativamente, i salari reali raggiunsero il loro picco nel 1974, con un certo livellamento per poi cominciare a diminuire per la maggior parte dei lavoratori USA. I salari non hanno mai recuperato le loro perdite. (Il declino dei salari sarebbe più grave se consideriamo che i dati sull’inflazione ufficiale USA, che non includono gli aumenti del costo delle abitazioni).

Qual è stato il risultato economico e politico di questo declino? Durante i 20 anni dal 1965 al ‘85, ci furono 4 recessioni, 2 crisi energetiche e il controllo su salari e prezzi.

Questi fatti non erano mai accaduti in tempi di pace e gli eventi del Golfo del Tonchino spinsero alla guerra in Vietnam, che alla fine, nel ‘71, spinse Nixon ad abbandonare il sistema Gold-Exchange Standard, per aprire il successivo dissoluto capitolo della Finanza FIAT, fino al 2008. Tagliare il rapporto mometario con l’oro significava tagliare l’ultima ancora che impediva la guerra e il disavanzo di spesa.

La promessa di oro in cambio di dollari fu cancellata.

Dopo il 1974 il PIL USA continuò a crescere ma una parte del potere di acquisto finale fu trasferito alla Arabia Saudita che divenne il paese che forniva il guadagno energetico netto che costituiva il potere per far aumentare il PIL USA. La classe lavoratrice USA cominciò a vivere un lento declino reale del proprio standard di vita, dato che “la loro fetta” della torta economica si era ridotta con il continuo aumento di trasferimento di potere di acquisto verso l’Arabia Saudita.

Le elite del governo e delle banche risposero creando e cancellando norme di comportamenti illegali per il sistema basato su una moneta FIAT. I cinesi apprezzarono questa opportunità di lungo termine che questa situazione presentava e accettarono di cominciare a giocare, anche loro, con il pallone. Gli USA con la loro sovrapproduzione di credito monetario e la Cina con le sue super produzioni di merci lavorate, ammortizzarono il reale declino del potere di acquisto della classe lavoratrice americana. I rapporti di potere tra Cina e USA cominciarono a cambiare: il partito comunista trasferiva valore ai consumatori americani, mentre Wall Street trasferiva la maggior parte delle piante industriali Usa in Cina. Non mandarono il complesso industriale militare.

Questo bilanciamento su grande scala significava che i consumatori e le imprese USA potevano avere i mezzi per acquistare sempre più a debito e la guerra di classe fu rinviata. Così è come funziona la sovrapproduzione: Più si produce e più si spende, ma non si paga con il denaro che rappresenta il vero e proprio tempo per produrre il bene, ma si paga con la ricchezza del futuro, quella che si produrrà con il tempo del lavoro futuro. La forza lavorale cinese produceva più di quanto poteva consumare.

Il sistema non ha mai travalicato i limiti stabiliti dalle leggi della termodinamica. Il sistema di una economia reale non può mai sovrapprodurre “di per sé”. Il limite di produzione è il guadagno netto di energia assoluta. Tutto quello che viene prodotto e quanto può essere consumato. Come hanno fatto i cinesi a produrre una tale eccedenza, tanto massiccia e per così tanto tempo? La schiavitù economica può ottenere dei miglioramenti radicali per gli standard di vita per coloro che godono i benefici della proprietà. Gli schiavi non si deprezzano perché vengono presi in affitto e non si deve nemmeno ripararli perché, se conviene, si possono replicare gratuitamente. Centinaia di milioni di contadini cinesi tengono basso il loro livello di vita e controllano i loro consumi per farne godere i frutti ai loro figli.

Con le loro vite sfruttate permettono che cresca il tasso di profitto!

Cominciarono la loro lunga marcia verso una moderna prosperità facendo giocattoli, scarpe e i tessuti a minor prezzo di quanto potessero fare delle povere donne che lavoravano in South Carolina o in Honduras. Quelle fabbriche si costruvano con pochi soldi e il personale – formato da contadini obbedienti, deferenti e laboriosi – era proprio quello che ci voleva per un lavoro che non era differente dal “raccogliere pomodori”. La loro eredità è la formazione iniziale del capitale della moderna Cina ed è uno dei più grandi successi della storia umana. I cinesi non hanno usato il loro guadagno netto di energia, prodotto dal petrolio per alimentare l’iperbolico incremento che stavano sostenendo per la produzione. Loro usavano la schiavitù economica alimentata da energia calorica che sostituiva quella solare. La forza lavoro cinese ha raccolto tutti i frutti che si potevano raccogliere facilmente in tutto il mondo, cioè quelli che per essere colti non avevano bisogno né di strumenti né dei macchinari. Gli schiavi non hanno bisogno di nessun attrezzo perché loro stessi sono gli attrezzi.

Senza il gold standard e senza i coefficienti patrimoniali il modello-sovrapproduzione è cresciuto a dismisura. La bolla delle dot.com è stata rigonfiata con la bolla immobiliare, che è stata pompata nuovamente da debito sovrano, da stampa di moneta (QE) e insolvenza della banca centrale. La classe lavoratrice e la classe media degli Stati Uniti hanno consumato di più in proporzione alla loro partecipazione alla torta dell’economia globale per decenni. La correzione dei prezzi (la distruzione della moneta, del credito e del capitale accumulato) deve ancora arrivare. Questo è quanto è accaduto dal 1971 per effetto della crescita della finanziarizzazione o della monetizzazione.

L’applicazione di questi metodi economici è giustificata dalla ideologia politica del neo-liberalismo. Il neo-liberalismo prevede nessuno o pochi controlli sui capitali, la distruzione dei sindacati, il saccheggio dei beni pubblici e dello Stato, l’importazione di contadini come l’aiuto domestico, e la consegna della produzione di valore aggiunto della società, al Partito Comunista della Repubblica Popolare Cinese.

I cinesi hanno molti motivi ma la loro prima motivazione è il potere. Il potere è più importante del denaro. Se sei ricco ma debole, ti rubano tutto. La Russia può fornirci qualche esempio: Gorbaciov aveva ricevuto una promessa da George HW Bush che gli Stati Uniti avrebbero pagato alla Russia circa $ 400 miliardi in 10 anni come “dividendo di pace” da usare nella trasformazione del loro stato verso un sistema economico basato sul mercato. I russi ritengono che il capo della CIA, all’epoca, George Tenet, in sostanza, abbia fatto abortire l’affare per la sua idea che “lasciare il paese cadere a pezzi distruggerà la Russia come futura minaccia militare”. Infatti il paese crollò nel 1992 e le sue risorse naturali furono saccheggiate e il tasso di profitto aumentò (vertiginosamente) negli anni ’90, fino a quando il presidente Putin mise un freno a quella rapina.

In ultima analisi, l’attuale quadro del Capitalismo mostra ridondanza di lavoro, caduta del saggio di profitto e squilibri commerciali profondi prodotti da un eccesso di capacità. Sotto questo monopolio del Capitalismo di Stato si sono sviluppate tutta una serie di misure preventive e temporanee, tra cui la crescita di una nuova generazione, riserva di lavoro da cui possono attingere università, esercito e sistemi carcerari.

Il nostro problema è come mantenere il “tasso di rendimento previsto” per noi, per la classe dominante. Infine, ci sono solo due soluzioni su larga scala, che si intrecciano tra loro.

Una è l’espansione del debito pubblico per mantenere “i mercati” in movimento e per trasferire ricchezza dalle future generazioni di lavoro all’attuale classe dominante.

L’altra è la guerra, l’ultima istanza dei consumatori. Le guerre possono bruciare l’eccesso di capacità, possono spostare mercati globali, generare rendite monopolistiche, e restituire il lavoro futuro ad uno stato impotente e quasi senza più nessuna aspettativa. Nel 1918 l’influenza spagnola uccise 50-100 milioni di persone. Come se questo non fosse bastato, nel corso del 20° secolo ci sono state due guerre mondiali con 96 milioni di morti che sono servite a ridurre la disoccupazione e a restabilizzare il “problema del lavoro.”

Il capitalismo vuole la guerra mondiale perché il capitalismo vuole il profitto e il profitto non può permettersi i disoccupati. Il punto è che il capitalismo riuscì a permettersi la socialdemocrazia dopo che il saggio di profitto fu ristabilito grazie alla depressione del 1930 e alla distruzione fisica di capitale durante la seconda guerra mondiale. Il capitalismo produce solo per il profitto e la democrazia sociale fu finanziata con la tassazione degli utili dopo la seconda guerra mondiale.

La crescita della produttività del lavoro avvenuta dopo la seconda guerra mondiale, per effetto della automazione in se stessa oltre che per il petrolio e il gas che sostituirono il carbone, portò dei miglioramenti per i lavoratori. Mentre la torta dell’economia stava crescendo, i lavoratori continuavano a ricevere la stessa percentuale di una torta che però aveva delle fette più grandi. I salari, come percentuale del PIL degli Stati Uniti, effettivamente aumentarono nel periodo 1945-1970. Ci fu un aumento della spesa pubblica che veniva reindirizzata sotto forma di redditi redistribuiti. (Ora) le disuguaglianze potranno solo aumentare, perché per fare profitti dobbiamo tagliare continuamente il costo dei fattori della produzione, vale a dire i salari e i benefit (per i lavoratori).

Non abbiamo ancora raggiunto il punto in cui buona parte della classe lavoratrice non riesce a mangiare o a pagarsi un tetto? Il 13% della popolazione in età da lavoro del Regno Unito è senza lavoro e non riceve sussidi di disoccupazione, mentre una enorme quantità di persone ha ancora il bene di poter lavorare solo perché certi profili lavorativi vengono pagati veramente poco.

La natura di fondo del capitalismo è ciclica. Ecco come si conclude l’aspetto politico del ciclo:

  • 1920s/2000s – alta disuguaglianza, alte paghe per i banchieri, poche regole, tasse basse per i ricchi, baroni ladri (CEO), banchieri spericolati, globalizzazione.
  • 1929/2008 – Wall Street crash
  • 1930s/2010s – Recessione globale, guerre valutarie, guerre commerciali, aumento della disoccupazione, nazionalismo ed estremismo
  • Che succede dopo? – La Guerra Mondiale.

Se il capitalismo potesse parlare, chiederebbe a suo fratello maggiore, l’ Imperialismo: “Come risolveresti questo problema” Non siamo tornati agli anni ‘30, l’economia è ormai un insieme integrato che abbraccia tutto il mondo. Il Capitale continua ad essere accumulato dal 1945, così che la sotto-occupazione e la disoccupazione sono una piaga in tutto il mondo. Quanto è grande questo problema?

I dati ufficiali non ci dicono niente, ma il dato che 47 milioni di americani hanno bisogno di aiuti alimentari è un dato toccante. Parliamo di un americano su sette e la popolazione mondiale è arrivata a 7 miliardi.

Le possibili soluzioni sono pericolose. Il metro che mostra le debolezze – nel Mar Cinese Meridionale, in Ucraina e in Siria – ha risvegliato il senso di pericolo. Le leadership di Cina e Russia hanno reagito integrando i loro sistemi di pagamento e delle loro economie reali, del commercio energetico per la produzione di merci e per sistemi di armamento avanzati.

Dato che sono loro i protagonisti del Gruppo di Shanghai si può immaginare che il loro obiettivo sia il sistema monetario, che è alla base del nostro potere imperiale. Quel che è peggio, è che “loro” possono evitare atti ostili palesi, scegliendo semplicemente di minare la “fiducia” nel sistema monetario Fiat.

Tenendo conto del calibro del loro arsenale nucleare, come possono essere combattuti e tanto meno come possono essere sconfitti ?

L’appetito non conosce ragioni ed è difficile ragionare con chi ha sete. Ma attenzione fratelli. È per la vostra sete di potere che è cominciata questa saga, forse è arrivato il momento di ragionare.

Fonte: Zerohedge.com

Link : http://www.zerohedge.com/news/2016-03-02/capitalism-requires-world-war

2.03.2016

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

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