NON SOLO PROFUGHI …

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DI ROSANNA SPADINI

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Hot-Spot in geologia è un “punto caldo” della superficie terrestre, interessato da un’anomala risalita del mantello verso la superficie stessa, in una zona segnata da consistente attività vulcanica, così come avviene nelle isole Hawaii o dell’Islanda. Gli hotspots che ci interessano ora invece sono sempre “punti caldi”, anzi piuttosto roventi, ma riguardano quei centri d’identificazione, classificazione e deportazione dei profughi, che permetteranno un ingresso ordinato verso i confini settentrionali europei, dove la cosiddetta “solidarietà tedesca” si è dichiarata pronta ad accoglierli.

Nel tempo post-umano dell’Europa dell’usura, dove è consentita la libera circolazione di merci e capitali, non è ammessa al contrario quella di esseri umani, o meglio, solo nel caso siano consumatori attendibili, o turisti danarosi, diversamente quelli improponibili sono relegati al di là di barriere di filo spinato, traghettati su barconi che spesso affondano in un mare sudicio di sangue, o stipati dentro container come maiali portati al macello. Ma è facile tacitare i sensi di colpa, basta affidarsi all’orgia del consumo, uno shopping in cambio di un prozac, o una bella chiacchierata al bar sport, al posto di un bromazepam.

Tranquillanti morali e sedativi ideologici sono il pane quotidiano, mentre ondate di flussi migratori stanno investendo il continente europeo, prodotte dagli sconvolgimenti politici del nord Africa e dell’Asia occidentale, che hanno sganciato i flussi sub sahariani e condotto milioni di persone dalle regioni siriane attraverso i Balcani, e poi verso il nord. Ospiti inquietanti si aggirano per l’Europa, uomini, donne e bambini alla ricerca furiosa di una plausibile felicità, e con moti disordinati stanno travolgendo confini e istituzioni, apparentemente consolidate, sfidando normative nazionali e internazionali.

Insomma quello che non sono riusciti a fare i movimenti populisti europei, Podemos, Lega, M5S, Syriza, lo stanno producendo loro, iniettando nell’organismo disarticolato e putrescente europeo elementi di crisi molto più profondi, e pronti forse a far saltare lo status quo, cominciando magari dal Trattato di Schengen, o da quello di Dublino. E dove la Germania aveva usato durezza intransigente nei confronti di Tsipras, ora apre ai profughi dell’est, sono loro infatti a imporre la polarizzazione tra gli Stati europei, distintisi tra quelli che vogliono blindare le frontiere e quelli che invece le considerano delle porte flessibili, sedotte dalla libera circolazione di merci e capitali. Per anni si è lottato contro l’Europa di Schengen e i suoi vincoli, ora ci troviamo a pretenderne il rispetto nel tentativo di arginare una marea di corpi in movimento, ma per l’Italia il ripristino delle frontiere sarebbe una tragedia, perché molti migranti che arrivano sulle nostre sponde hanno l’intenzione di proseguire il viaggio verso il nord.

All’apparenza le decisioni di Berlino sui migranti potrebbero sembrare una sorta di schizofrenia funzionale, in realtà la Germania oggi ha deciso di sospendere temporaneamente il trattato di Dublino per i rifugiati siriani, invitandoli a entrare nei propri confini, ha annunciato lo sblocco di 6 miliardi di euro aggiuntivi per accogliere i richiedenti asilo nel 2016 e discute se operare modifiche alla Carta Costituzionale per poter essere più accogliente e tollerante. Sembra strano, ma i nazisti dell’Illinois non cessano di stupirci da due secoli a questa parte, dunque come leggere la svolta imprevista?

Per alcuni analisti sembrano evidenti le ragioni demografiche, infatti Berlino dovràaffrontare a breve e lungo termine due problemi: “Il bisogno di lavoratori qualificati e l’invecchiamento e il calo della popolazione”, dato che l’economia tedesca sembra “dover affrontare un deficit di circa 2 milioni di lavoratori entro il 2020. Diversi studi suggeriscono che siano necessari circa 400mila immigrati qualificati all’anno per mantenere” l’efficienza dell’economia.

Ma l’operazione in atto, che vede impegnati oltre alla Merkel, anche Hollande e persino Cameron, risulta comunque insolita, ed è destinata a produrre ondate di rigurgito xenofobo e antieuropeo senza precedenti, anche perché in Europa ci sono milioni di disoccupati, e la buona forza lavoro esisterebbe già, e avrebbe per di più un ottimo livello di istruzione spesso universitario ed ora invece è disposta a emigrare per sfuggire alla tragica disoccupazione giovanile. E ancora più inquietante e repentina appare l’ondata di buonismo funzionale esplosa su tutti i media di propaganda europei, accompagnata poi dai gorgheggi sincronizzati delle varie tifoserie politiche.

Intanto i capi di Stato e di governo dell’Unione europea si sono incontrati a Bruxelles per affrontare l’emergenza migranti, per individuare le cause profonde della crisi, rafforzare le frontiere esterne, alimentare il dialogo e la cooperazione con i paesi africani e gli stati più colpiti dal conflitto siriano, come Turchia, Giordania, Libano e Balcani. Ed anche Viktator Orban (udite, udite !!) sembra volersi adeguare a quanto previsto dal Consiglio dei ministri e sembra anzi volersi far carico dei profughi, che in base al piano Ue verranno assegnati all’Ungheria. Il ducetto appare anche profondamente offeso di quanto i giornali europei avrebbero spudoratamente riportato sul suo conto, insomma “essere etichettati come cattivi europei è stata un’esperienza scioccante” (sigh).

Ma ormai il conflitto è aperto, anche se apparentemente mascherato dietro a pacche sulle spalle e strette di mano, ostentate proprio sotto i proiettori del Gran Casino Royale europeo, ma costantemente alimentato dalla tensione tra gli stati che l’Unione europea pensa di poter mantenere sotto controllo, mentre è il ruolo egemone della Germania l’espressione estrema e in fondo l’origine stessa di questa tensione, tanto paranoica quanto esplosiva. Un’arma di migrazioni di massa utilizzato contro l’Europa. E dietro le quinte le aziende produttrici di armi, le compagnie petrolifere e quelle addette alla ricostruzione dei paesi in rovina che hanno governato la distruzione di Iraq, Afghanistan, e ora la Siria. E l’esito delle guerre ha generato un massiccio flusso di rifugiati e profughi, che fuggono da situazioni di forte disagio. Qual è l’obiettivo di questa guerra migrazione, se non distruggere l’economia e la stabilità politica del nuovo paese ospitante e seminare i semi della guerra civile. Questo è l’obiettivo del’Impero del caos, in particolar modo per consolidare ulteriormente il proprio controllo imperiale sull’Europa, che del resto non è altro che una sua creatura.

Ma che l’immigrazione sia stata da sempre uno squilibrio creato da un “capitalismo finanziario” interessato alla libera circolazione di merci, capitali e “risorse umane”, lo aveva già scritto Marx nel 1848: «Per riassumere: nello stato attuale della società, che cos’è dunque il libero scambio? E’ la libertà del capitale. Quando avrete lasciato cadere quei pochi ostacoli nazionali che raffrenano ancora la marcia del capitale, non avrete fatto altro che dare via libera alla sua attività. [.] Il risultato sarà che l’opposizione fra le due classi (capitalista e proletaria) si delineerà più nettamente ancora. Signori, non vi lasciate suggestionare dalla parola libertà. Libertà di chi? Non è la libertà di un singolo individuo di fronte a un altro individuo. E’ la libertà del capitale di schiacciare il lavoratore». (K. Marx, Discorso sulla questione del libero scambio, pronunciato il 9 gennaio 1848 all’Associazione democratica di Bruxelles.)

E conclude dicendo: « Il liberoscambismo dissolve le antiche nazionalità e spinge all’estremo l’antagonismo fra la borghesia e il proletariato». Un imperialismo finanziario dunque che dopo aver saccheggiato le risorse dei paesi in via di sviluppo, impoverendoli e provocando disagi e squilibri, ora ha rivolto il suo sguardo all’Europa. Henry Kissinger, molto cinicamente, arrivò a sostenere che «La mondializzazione non è altro che il nuovo nome della politica egemonica americana». Divide et impera: ecco l’arma usata dal grande capitale per dominare i lavoratori, creando in tal caso rivalità e competizione selvaggia tra immigrati e autoctoni, e soffiando simultaneamente sullo sciovinismo più becero e meschino.

Anche Lenin riflette su dinamiche del tutto simili agli albori del ‘900, in un’epoca in cui il capitalismo si stava trasformando in imperialismo: «La borghesia aizza gli operai di una nazione contro gli operai di un’altra, cercando di dividerli. Gli operai coscienti, comprendendo l’inevitabilità e il carattere progressivo della distruzione di tutte le barriere nazionali operata dal capitalismo, cercano di aiutare a illuminare e a organizzare i loro compagni dei paesi arretrati». (V.I.Lenin, Il capitalismo e l’immigrazione operaia, 1913.)

Good bye, Lenin? Oggi l’alta borghesia finanziaria sobilla le etnie di una nazione contro le altre, divide i popoli stessi in caste sempre più irrigidite, rinchiusesi a guscio a difesa dei propri privilegi, sgretolatisi sotto i colpi dell’usura, erge muri di filo spinato e semina conflitti civili tra la popolazione degli stati nazionali ormai divenuti evanescenti e obsoleti.

L’Europa è dunque sotto attacco, armi di distruzione di massa si stanno posizionando per destabilizzare il continente e la sua economia, non solo le migliaia di profughi che si affacciano alle sue frontiere, ma anche quello che i giornali americani chiamano “Diesel-Gate“, lo scandalo dei motori Volkswagen. Infatti l’obiettivo di questa guerra industriale non è solo la Germania, non solo la Volkswagen, ma tutto il complesso industriale e finanziario europeo.

La saga sui controlli taroccati di emissioni diesel sta colpendo la tecnologia europea per eccellenza, fiore all’occhiello di tutta l’intera produzione dell’auto diesel. E molto probabilmente siamo solo all’inizio dell’Armageddon, dove si scontreranno nella battaglia finale i coloni europei, sempre più vessati e sconvolti, vassalli dispettosi e troppo ambiziosi, e le forze dell’Impero del Caos. La creatura Europa non deve osare troppa superbia, quindi prima l’euro, ed ora armi di migrazione di massa e distruzione del complesso industriale e finanziario …

Se poi vogliamo consolarci, c’è chi ha detto che “L’americanizzazione del mondo, l’omogeneità dei modi di produzione e di consumazione, il regno della merce, l’estensione del mercato planetario, l’erosione sistematica delle culture sotto l’effetto della mondializzazione mettono in pericolo l’identità dei popoli molto di più dell’immigrazione”. (Alain de Benoist)

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

28.09.2015

Riferimenti

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2015/9/18/CAOS-MIGRANTI-J-lia-V-s-rhelyi-Ungheria-cosi-Orb-n-ha-umiliato-uomini-donne-e-bambini/639515/

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=123814&typeb=0&il-profughismo–ideologia-della-fortezza-europa

http://www.rischiocalcolato.it/2015/09/questa-volta-non-funzionera-i-media-e-i-leader-europei-la-stanno-facendo-fuori-dal-vaso.html

http://www.repubblica.it/esteri/2015/09/23/news/migranti_orban_ungheria_non_si_opporra_a_piano_ue_su_ripartizione-123494009/

Immigrazione e sinistra: arma di distrazione di massa o disorientamento di un ceto in sfacelo?

http://www.senzasoste.it/internazionale/profughi-fortezza-europa-e-questione-siriana

http://www.formiche.net/2015/09/07/i-perche-della-germania-accogliente-i-profughi-siriani/

http://www.formiche.net/2015/09/07/i-perche-della-germania-accogliente-i-profughi-siriani/

http://sollevazione.blogspot.it/2015/09/limmigrazione-e-noi-risposta-luciano.html

http://sollevazione.blogspot.it/2015/09/gli-industriali-tedeschi-assumere-i.html

http://sollevazione.blogspot.it/2015/06/la-grande-immigrazione-non-e.html

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