'MONACO': KILLER ISRAELIANI UMANIZZATI E PALESTINESI DISUMANIZZATI

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Chi fa rappresaglia contro chi nel conflitto arabo-israeliano? Questa è la domanda

DI AS’AD ABUKHALIL

Questa pellicola mi ricorda una battuta che il commediografo George Carlin ha usato spesso nelle sue commedie e che fa più o meno così: “Perchè denominiamo i terroristi israeliani ‘commando’, e i commando palestinesi ‘terroristi’?” La sua domanda non ha mai fatto ridere nelle due volte che l’ho visto davanti ad un pubblico, dal vivo.

La tesi di fondo del film di Spielberg è semplice, nonostante le ostentazioni: gli assassini israeliani sono gente coscienziosa ed umanitaria, mentre i palestinesi sono sempre – caschi il mondo – malvagi assassini.
Avete notato come un’opinione isolata, leggermente critica nei confronti del film, espressa da un diplomatico israeliano (Ehud Danoch, console generale di Israele a Los Angeles), ha ottenuto così tanta attenzione da parte della carta stampata in America? Questo ha contribuito a promuovere il film e a dare l’illusione di un approccio “equilibrato” alla materia narrativa, cosa che non merita. Questa supposta opinione critica mi ha ricordato O’Reilly, (1) di come sembri trovare sempre un’e-mail di qualcuno del Montana che gli dice come sia troppo liberale. Ne ha bisogno al fine di mantenere un’immagine che non esiste, proprio come Spielberg ne ha bisogno per mantenere un’immagine che non merita.

Questo film potrebbe essere bollato facilmente come pubblicità pagata da Israele per propagandare il suo apparato letale. Infatti, potrebbe essere un film per reclutare squadroni della morte israeliani. È una celebrazione dell’omicidio israeliano dei palestinesi. Quando gli israeliani uccidono, è sempre morale, sempre rispettoso, “sempre sul bersaglio”. Il 26 dicembre, un altro recensore neocon del NewYork Times pensa che Spielberg non sia stato sufficientemente comprensivo verso gli assassini israeliani.

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Mi sono arrabbiato guardandolo; e mi sono arrabbiato ancor di più nell’osservare il pubblico liberale di Berkeley reagire in modo comprensivo al film, fare il tifo per il capo degli assassini israeliani, mentre portava a termine la sua uccisione “civilizzata”. Ho osservato il pubblico liberale di Berkeley fare il tifo per una squadra di killer israeliani, in una storia con vittime palestinesi che erano gente reale, con sangue reale.

Un momento toccante per Spielberg e, presumibilmente, per il pubblico americano è stato quando il capo degli assassini israeliani ha parlato con la sua giovane figlia a New York, dichiarando che gli mancava molto. Oh, si. Quello era il punto in cui il pubblico avrebbe dovuto versare una o due lacrime; in quel punto la musica è diventata particolarmente tenera.

Il film di Spielberg è basato su un libro “non-fiction” del giornalista George Jonas, Vengeance,(2) che ha preso per buono il punto di vista israeliano. Ma nel libro gli assassini israeliani non hanno espresso il rammarico o riflessioni aggiuntive di alcun tipo. Nessuno! Nel libro — ma non nel film — gli assassini, secondo Jonas, non hanno avuto “assolutamente alcuno scrupolo su ciò che stavano facendo”. Hmmm… come ha potuto Spielberg non accorgersene?

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Posso ricordare la storia, nei relativi particolari e personaggi. La prima vittima del film è stata Wa’il Zu`aytir, ed io ho conosciuto suo nipote; sono andato a scuola con il figlio di Abu Hasan Salamah (3) — era più giovane; e ho conosciuto la via e il palazzo in cui i tre capi dell’OLP furono massacrati a Beirut. E lasciatemi dire che nessuna delle cinque persone accennate qui ha mai avuto a che fare con Monaco.

Ma perchè questo film, un film di Spielberg, dovrebbe annoiare con i fatti, in particolare se sono fatti scorrere come un’armoniosa narrazione pro-Israele? Questo film è stato ideato per il pubblico di massa che non sa nulla sui fatti del conflitto. Questa è esattamente la ragione per cui funzionerà e veicolerà il suo carico di propaganda.

Monaco non era un’operazione pianificata come è stato spesso sostenuto. Non è stato progettato in anticipo di mesi, come Abu Iyad (4) sostiene in un suo resoconto scritto con Eric Rouleau, My Home, My Land. Abu Iyad per anni ha esagerato le rivendicazioni circa “l’attentamente pianificata” operazione Monaco, e i media dell’OLP mentirono, allora, sui propri uomini che lanciavano granate negli elicotteri, (5) in modo da rendere l’ultima sparatoria più un combattimento vero di quanto in realtà non fosse.

I palestinesi massacrati sotto i bombardamenti dei caccia israeliani nei loro campi profughi chiedevano eroi ed eroismo e l’OLP ha dovuto dargliene un assaggio, benché non fossero eroi legittimi. La polizia tedesca stava allora andando ad eliminare l’OLP, non importa come e non importa quanto i tedeschi mettessero in pericolo le vite degli ostaggi, probabilmente con il benestare israeliano. Un diplomatico della Lega Araba ha rivelato ciò recentemente, quando ha rotto il silenzio in un’intervista su Ziyarah Khassah su Al-Jazeera. Dovrebbe conoscere i fatti: era colui che negoziava con il commando palestinese a Monaco.

Si può discutere se i palestinesi abbiano messo a repentaglio le vite degli ostaggi sequestrandoli, anche senza intenzione di ucciderli. Questo è vero. Ciò è simile ai pericoli morali implicati nel dirottamento: i dirottatori, tutti i dirottatori, sono responsabili e dovrebbero essere giudicati anche responsabili di tutti i pericoli per la vita e la salute delle vittime. Assolutamente vero.

Ma è anche vero che lo “Stato d’Israele” ha preso in ostaggio una nazione e sta mettendo in pericolo le vite di milioni di palestinesi sin dalla nascita dello Stato israeliano stesso. È una questione di chi fa rappresaglie contro chi. Uno dei tanti presupposti sbagliati del film di Spielberg è che Israele si infuriò in modo omicida – soltanto contro “gli assassini” palestinesi – e solo dopo Monaco; Monaco è stato dunque come uno spartiacque.

Non è stato uno spartiacque, tranne che negli opuscoli di propaganda israeliana. Israele ha perpetrato la sua furia omicida contro i palestinesi, principalmente civili, da prima della creazione di Israele. E come potrebbe Spielberg trattare Golda Meir come una celebrità e dimenticarsi di accennare alla sua citazione più memorabile: quella che “il popolo palestinese non esiste”? (6)

Spielberg deve aver dimenticato anche questo, mentre la ritrae come una nonna buona che è stata spinta alla vendetta dai mostri palestinesi. Ancora umanizzazione di Israele e disumanizzazione della Palestina. Ecco perchè il film ha mostrato il capo dell’apparato omicida israeliano insieme alla sua bambina: il pubblico deve vederlo come un essere umano apprensivo.

Non un solo palestinese nel film è sembrato inerme. Tutti erano terroristi ed il loro omicidio ha dovuto essere giustificato, e Spielberg ha reso un grande servizio allo Stato d’Israele, da quel punto di vista. Dovrebbero dare il suo nome a qualche proprietà sottratta ai Palestinesi, in suo onore.

Cosa stavano facendo gli Israeliani prima di Monaco? Prima di Monaco – non dopo – gli Israeliani hanno posto una bomba sotto il sedile dell’artista/scrittore palestinese, Ghassan Kanafani (nella foto sotto) e hanno ucciso la sua nipote quattordicenne. La ragazza non stava organizzando l’attacco di Monaco quando è stata assassinata dagli israeliani; nè lo stava facendo suo zio. Kanafani scriveva sul giornale Al-Hurriyyah.

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Israele, prima di Monaco, ha inviato per posta un pacco bomba a Bassam Abu Sharif, giornalista e scrittore, e l’ha lasciato con cicatrici a vita e varie menomazioni fisiche; hanno anche inviato per posta una bomba a Anis Sayigh, intellettuale e ricercatore (7), che non era membro di nessun gruppo. Ma Sayigh era un ricercatore davvero zelante e Israele non lo ha apprezzato.
Abu Sharif non ha mai avuto un ruolo militare. È stato una vittima innocente del killeraggio israeliano. Non ha mai imbracciato un fucile. Lo vedo come un essere umano e non come il personaggio armato e pieno di risentimento che compare nel film di Spielberg; tipico dei film americani dove ci sono gli arabi, gli arabi quando parlano arabo non hanno mai bisogno di sottotitoli. Li abbiamo quando la gente parla in francese e tedesco, ma l’arabo non è importante. Non è importante conoscere che cosa dicano i nativi a buon mercato; dobbiamo soltanto conoscere che cosa dice la gente: europei ed israeliani.

Notate che Hollywood si ostina a ritrarre gli israeliani come europei: ancora non vogliono accettare il fatto che una metà di tutti gli israeliani provenga da paesi asiatici e africani. Ciò rende più facile il fatto che l’Uomo Bianco si identifichi con loro. Ed esiste un elemento mai accennato sugli attacchi palestinesi: e questo è vero oggi, come nel passato. Non è che i capi palestinesi reclutino o costringano i palestinesi ad attaccare gli israeliani. È il contrario. I palestinesi, gente qualunque, costringono i leader e i comandanti palestinesi a mandarli in missioni militari o suicide contro gli obiettivi israeliani. Monaco è andata esattamente così. I palestinesi, nel campo profughi del Libano, coloro che erano stati addestrati da Fatah e da altri gruppi, stavano facendo pressione per essere mandati in azione. Perché? Nel febbraio dello stesso anno, prima di Monaco, aerei israeliani bombardarono i campi profughi e uccisero gente innocente. Questo è quel che manca nel film. La maggior parte dei palestinesi che sono uccisi dagli israeliani sono inermi e vengono uccisi non da assassini israeliani coscienziosi e sensibili – come sono ritratti oltraggiosamente in questo film – ma da piloti israeliani che bombardano i campi profughi pieni di civili indifesi. I palestinesi che sono bombardati, molto prima di Monaco, sono anziani, donne e bambini nei loro letti. Queste sono le vittime che non vedrete mai in un film di Spielberg.

Israele uccideva i palestinesi, e questo era il contesto prima di Monaco. Allora un piccolo gruppo palestinese ha scelto di cercare vendetta – rappresaglia – ma non erano sicuri del loro obiettivo e questo solo tre mesi prima di Monaco. Una delle poche persone che sapeva di questo era Abu Mazen, l’Abu Mazen che oggi è alla testa dell’autorità fantoccio dei palestinesi. Notate come gli Stati Uniti/Israele perdonano sempre il passato di coloro che si sottomettono ai loro DIKTAT? Guardate come gli stessi hanno perdonato Anwar Sadat per il suo passato nazista. Abu Mazen era il tizio dei soldi e ha dissipato i fondi per Abu Dawud, che ha escogitato l’operazione.

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Il pubblico americano, i suoi mass-media e la cultura popolare sono così affascinati dal Mossad, il servizio segreto israeliano, ma l’immagine del Mossad non corrisponde alla sua effettiva realtà. La prova migliore è questo film: si osservi l’ossessione con cui Abu Hasan Salamah è ritratto in veste di “cervello” di Monaco quando non ha avuto niente a che fare con Monaco, assolutamente niente. Dobbiamo riconoscerlo, Abu Hasan era un millantatore e non ha saputo tenere a freno la lingua, prendendosi le colpe, se vogliamo crederlo , per quello che non ha fatto, così come ha preso le distanze dalle “operazioni” fallite che ha ideato, quali, ad esempio, il dirottamento del Sabena nel 1972.

Questo era Abu Hasan: ha vissuto una vita da playboy ed ha goduto un singolare accondiscendente appoggio da parte di Abu Ammar che lo ha trattato come un figlio. Abu Ammar non direbbe mai di no ad Abu Hasan, su niente. Ma Abu Hasan non ha avuto niente a che fare con Monaco e l’apparentemente onnisciente Mossad, non l’ha scoperto. L’ex-direttore della CIA, Stansfield Turner, una volta ha detto che il Mossad è un’organizzazione mediocre, ma intrattiene eccellenti relazioni pubbliche.

Ex uomo della CIA a Beirut, Robert Baer ha detto questo sul Mossad – in un’intervista che ha rilasciato ad Al-Jazeera: “Lasciate che vi dica una cosa, ciò che la gente meno conosce nel Medio Oriente, e sono responsabile delle mie parole fino in fondo, è connesso con l’intelligence israeliana. Dobbiamo riconoscerlo, possono uccidere qualcuno a Parigi o Roma o uccidere la persona sbagliata in Finlandia o dovunque lo facciano. Dobbiamo riconoscerlo, conoscono l’Europa e i palestinesi e conoscono molte cose circa i palestinesi, ma quando si tratta del resto del Medio Oriente, non ho visto nulla che indichi conoscenza di quei paesi.”

Ma questo non può mai essere sostenuto in un paese che desidera esagerare la maestria e la conoscenza di un’agenzia di intelligence per contribuire non soltanto ad alimentare il mito della propaganda israeliana, ma anche per preparare l’opinione pubblica americana a tempi e modi più spietati. Così un numero molto piccolo di persone lo sapeva, e naturalmente Abu Iyad era una di loro. E Abu Iyad è la persona più importante sulla lista, ma il suo nome non era su di essa, solo per mostrarvi quanto – o quanto poco — Israele sapesse. Abu Iyad ha parlato più di quanto fosse necessario non solo perché voleva trasmettere un messaggio al nemico, ma anche perché le guerre delle fazioni e “Abus” all’interno dell’OLP hanno reso necessario un gioco dell’uomo sopra l’uomo e, occasionalmente, dell’esagerazione selvaggia.

E mentre Settembre Nero era un nome sulla carta e non ha avuto un’esistenza organizzativa separata o una struttura, parecchie fazioni hanno usato quel nome per i propri fini. Nessuno ha consultato Abu Iyad sull’uso del nome di Abu Hasan per il fallito dirottamento di Sabena. Abu Dawud è una persona chiave in questa vicenda. Prima accennato in modo fugace, il suo nome è stato aggiunto, dopo il fatto, nei racconti della propaganda israeliana. Abu Dawud è stato arrestato in Francia per un altro motivo nel 1977 ed è stato liberato perché non vi erano prove tedesche o israeliane in merito alla sua partecipazione a Monaco. Ciò ve lo dimostra.

Ora, non darò un racconto dettagliato di Monaco. Personalmente credo più al racconto di Abu Dawud che a quello di Spielberg, una pretenziosa propaganda israeliana, o persino a quello della polizia tedesca. (il racconto di Abu Dawud è stato trovato in Abu Dawud, Filastin: Mina-l-Quds-l-Quds Ila-Muikh (Beirut: Dar An-Nahar, 1999).

La polizia tedesca ha mentito un po’, facendo trapelare alla stampa racconti di fantasia riguardo l’infiltrazione palestinese dei lavoratori nella città olimpica, quando nulla di tutto ciò avvenne realmente. Erano troppo imbarazzati per dire la verità. Similmente, gli israeliani volevano sostenere la versione tedesca, in particolare perché la violenza a Monaco era manna per la propaganda degli israeliani in Occidente, proprio come Monaco -questo non è conosciuto in Occidente- era manna per la propaganda di Fatah in Medio Oriente, per quanto orribile fosse questo per tutti. E in quel senso, i tedeschi, gli israeliani e Abu Iyad (e certamente Abu Hasan) hanno mentito su Monaco, ma non Abu Dawud, a mio parere. Abu Dawud è un leader di secondo piano all’interno dell’OLP, uno di quelli che non sono stati corrotti nel disordinato scenario libanese e che non hanno accolto i soldi del Golfo, che hanno corrotto invece molti capi dell’OLP.

Dawud era il responsabile di Beirut durante la guerra civile libanese, ma il suo nome non compare in alcuna cronaca di guerra perché era troppo di basso profilo, e perché non si mai è vantato. (Non ha mai parlato neanche quando la brutale polizia segreta di Mukhabarat in Giordania lo ha appeso per i piedi per giorni, mentre lo torturava). La gente che lo ha visto in prigione, allora, non lo ha riconosciuto. Ma siate consapevoli di questo: i vostri sicuri alleati “moderati” degli Stati Uniti in Giordania sono abbastanza competenti nelle torture. Sono probabilmente i migliori; stanno aiutando gli Stati Uniti a tal proposito, mentre ne parliamo. La maggior parte dei libanesi neppure ha conosciuto il nome del Dawud. Ma questo spiega anche perchè sia sopravvissuto, a differenza di Abu Hasan Salamah, che ha sposato un’ex Miss Universo libanese, che lo ha presentato alla società borghese libanese. Non potrebbe ottenere abbastanza dalla vita. Ha sviluppato una quotidianità e ha vissuto in uno stravagante appartamento su Madame Curie Street a Beirut e proprio questa quotidianità, che ha acquisito gradualmente (andando in palestra allo stesso orario ogni giorno), lo ha reso un obiettivo facile per gli assassini israeliani.

Abu Hasan poteva ottenere tutti i soldi che voleva per il suo gruppo da Yasser Arafat e stava facendo un buon lavoro nel mantenere non solo buoni rapporti con il CIA ma anche con i gruppi della destra libanesi. È diventato buon amico con alcuni capi della milizia di destra. Si legga il romanzo di Navid Ignatius, Agents of Innocence: è basato su Abu Hasan, anche se l’autore non lo ammette.

È interessante che nel film di Spielberg, l’assassino capo israeliano (che era nel film chiamato “Troy”), sia stato interpretato da un attore che risultasse attraente al pubblico: bello e carismatico. Si dica quel che si vuole su Abu Hasan (e molta gente nella lotta palestinese, come Abu Dawud, non lo ha gradito) ma lui era bello e carismatico anche nella realtà. Ma nel film l’attore che lo ha interpretato non è per niente attraente.

Spielberg non desidera che lo spettatore si identifichi con alcun palestinese nel film. Ha solo voluto identificarsi con gli uomini costosi: gli israeliani. Gli arabi sono peggiori che nel quadro di Renoir, La Moschea, in cui sono una macchia non identificabile. Per Spielberg sono solo uomini armati, senza umanità. Non si suppone che provochino emozioni e non li si vedrà sanguinare e, se lo facessero, avreste dovuto fare il tifo per i loro assassini.

Gli unici di cui dovete sentirvi rammaricati sono gli israeliani che vengono uccisi, compresi gli assassini quando uccidono. La musica romantica che suona quando gli Israeliani muoiono, differisce da quella che suona quando muoiono i palestinesi in “Monaco.” E non ci sono stati ruoli di dialogo per i palestinesi. Perchè annoiare? Basta dar loro una sola battuta e avrete fatto il vostro “obiettivo” dovere.

La lista dei prigionieri, che i guerriglieri palestinesi hanno presentato alle autorità tedesche per il rilascio, non era composta da “200 prigionieri arabi”, come il film sostiene. Presentava i nomi di 234 prigionieri, arabi e non, compresi giapponesi e tedeschi, ma questo non era nel film.

Il comunicato emesso dai guerriglieri diede il nome all’“operazione” Monaco: “Bir`im ed Ikrit,” i nomi di due villaggi (principalmente cristiani) della Palestina del Nord, la cui gente è stata espulsa dalle forze di occupazione israeliana nel 1948 per “motivi di sicurezza.” Nel 1972, la gente di quei villaggi ha fatto una petizione presso le corti israeliane per ritornare ai loro villaggi natali e queste l’hanno rigettata.

Ma se Spielberg avesse dovuto usare il nome reale del commando palestinese “operazione” a Monaco (“Bir`im ed Ikrit”) avrebbe dovuto riferire al suo pubblico quei particolari pesanti e avrebbe ridotto la celebrazione del letale apparato israeliano.

Ma questo fa sorgere la domanda: perchè il massacro di Monaco è più turpe del bombardamento israeliano genocida dei campi profughi palestinesi di febbraio, prima di Monaco? E perchè le lettere-bomba ai tre scrittori palestinesi non ottengono l’attenzione del mondo? Perchè i liberali americani non l’hanno notato? Potete immaginare che cosa accadrebbe se un palestinese gettasse anche solo una rosa ad uno scrittore israeliano? Potete immaginare l’indignazione della sinistra americana se un Palestinese dovesse solo dire una brutta parola a Amos Oz, per esempio? Quella era la statura dello scrittore Ghassan Kanafani fra i palestinesi.

Non entrerò nei precedenti militari o di intelligence degli ostaggi israeliani, come Abu Dawud fa nelle sue memorie, perché gli aggressori non conoscevano quelle informazioni prima “dell’operazione.” Abu Dawud fornisce molti particolari circa gli ambiti di provenienza militari di alcuni degli ostaggi olimpici, ma non penso che questo sia corretto perché neppure Abu Dawud ha conosciuto quelle informazioni di prima mano. Non entrerò in che cosa sia realmente accaduto all’aeroporto quando gli ostaggi venivano trasferiti dai loro rapitori, perché i rapitori erano responsabili in virtù dell’operazione di sequestro, ma si può argomentare per quanto riguarda la responsabilità reale dell’uccisione degli ostaggi. Abu Dawud cita i giornali israeliani dagli anni ‘90 in cui i redattori hanno sollevato domande circa la responsabilità della polizia tedesca e su come il governo tedesco non abbia mai pubblicato i rapporti di autopsia degli ostaggi. Il governo israeliano inoltre non ha voluto esaminare le pallottole che hanno ucciso gli ostaggi israeliani. Ciò avrebbe risposto alle domande, naturalmente.

Dawud ha messo in risalto che gli aggressori avevano ricevuto istruzioni rigorose di non sparare agli ostaggi. Si nota nella scena nel film, che quando assaltarono il complesso, essi chiaramente cercavano di forzare la porta evitando di sparare, quando invece l’uso delle armi avrebbe potuto ridurre il tempo di ingresso. Dawud sostiene che avevano avuto ordini rigorosi di evitare di usare le granate. Solleva la possibilità che l’elicottero può essere esploso a causa di una pallottola che ha colpito il serbatoio, ma non saprei dire, anche perché non ho mai contato su Spielberg o sul libro su cui ha basato il suo racconto, in quanto ad esattezza storica.

Nella rappresaglia per le atrocità israeliane, i palestinesi sono anche riusciti ad assassinare i capi israeliani dell’intelligence e dei militari ma quelle operazioni non hanno mai ottenuto l’attenzione di Hollywood perché la tendenza nei media americani e nella cultura popolare è che si dovrebbero mostrare i palestinesi solo quando si è sicuri di poter sostenere che stanno uccidendo senza remore i civili, non quando stanno facendo rappresaglie contro il personale militare israeliano.

Non è vero che la risposta israeliana si è limitata all’assassinio degli 11 palestinesi, come indicato nel film: Israele stava anche uccidendo altri palestinesi. La “risposta” israeliana, o iniziativa come dovremmo chiamarla, è stata più massiccia e brutale dell’operazione della squadra segreta.

Tre giorni dopo Monaco, Israele ha ordinato un bombardamento che ha richiesto l’uso di circa 75 velivoli israeliani (il più grande attacco dal 1967). I bombardamenti dei campi profughi in Siria e in Libano hanno provocato l’uccisione di più di 200 civili. E questo non perché gli Israeliani fossero alla ricerca di un accampamento a nord di Sidone, usato per l’addestramento dagli aggressori di Monaco. Quell’accampamento non è neppure stato colpito (un altro segno che gli israeliani non hanno avuto informazioni sui reali colpevoli di Monaco) mentre altri accampamenti con dentro civili furono bombardati. Mentre le uccisioni “di rappresaglia” venivano perpetrate dagli assassini, pieni di sentimento per Spielberg, il bombardamento israeliano dei campi profughi palestinesi continuava senza sosta.

L’omissione più abbagliante nella pellicola, che vi indica anche che la squadra israeliana era non solo selvaggia ma anche ignara dei propri obiettivi, era quanto succedeva il 21 luglio 1973, quando Ali Bushiki, un cameriere marocchino che si stava rilassando con la moglie incinta in una piscina in Norvegia, venne assassinato dalla squadra di killer, cara a Spielberg, soltanto perché Ali somigliava a ciò che la squadra di fuoco pensava fosse Abu Hasan Salamah. La polizia norvegese ha rintracciato ed arrestato gli assassini israeliani, ma tutti sono stati liberati in base ad un accordo segreto con il governo israeliano.

Questi fatti inopportuni e scomodi circa la squadra israeliana di omicidi sono stati omessi da Spielberg. Hanno sparato 14 volte contro Wa’il Zu`yatir, rappresentante dell’OLP a Roma che non sapeva nulla di Monaco ed era un accademico con forti legami con i circoli di sinistra italiani. Con quasi assoluta certezza si può dire che egli non ha mai tenuto una pistola in mano nella sua vita. Zu`ytir era più interessato alla letteratura che agli affari militari, di cui nulla sapeva. Il rappresentante dell’OLP in Francia, Mahmud Hamshari, inoltre, non ha avuto niente a che fare con Monaco; anche se “è stato liquidato.”

Il film, così sembra, trovi di proprio gusto dettagliare la vendetta israeliana del 1973 a Beirut. Spielberg si è davvero divertito a descrivere quell’atto delle squadre d’assalto israeliane. Ma chi erano le tre personalità dell’OLP uccise in quell’attività tanto nobile? E chi si preoccupa dei particolari? Kamal Udwan era il capo di Fatah/OLP responsabile del West Bank e di Gaza. Non soltanto non aveva alcuna responsabilità in Europa, ma si era opposto alle “operazioni” in Europa e perfino a quelle del Settembre Nero. In più, Udwan era uno dei capi più moderati dell’OLP, avendo accettato la soluzione dei due stati nel 1970, primo di qualsiasi suo collega in Fatah. Un’altra vittima, Abu Yusuf An-Najjar, era nell’intelligence in Libano – Libano, non Europa. Mentre Udwan non sapeva nulla di Monaco, Abu Yusuf può averlo saputo ma non ha avuto alcun ruolo. La terza vittima era un altro scrittore palestinese: e gli israeliani non hanno scrupoli ad uccidere poeti, artisti e scrittori palestinesi: Kamal Nasir era un poeta, ed è stato ucciso nel suo letto. Il film non racconta che nel momento in cui i terroristi israeliani finirono la “missione” di rappresaglia, nel mese di aprile del 1973, circa 100 palestinesi e libanesi erano stati assassinati.
Inoltre il rappresentante dell’OLP a Cipro non ha avuto niente a che fare con Monaco; era l’inviato dell’intelligence di Abu Yusuf An-Najjar. E alcuni, segnati sulla lista della squadra omicida israeliana, non solo non erano coinvolti in Settembre Nero, ma non erano neanche membri dell’organizzazione Fatah. Basil Al-Kubaysi era uno studente palestinese che si era appena laureato in scienze politiche. Recentemente ho pranzato con il miglior amico di Basil nell’università di Candada. Kubaysi era nel FPLP e non in Fatah. Lo stesso per Muhammad Budia: era con Wadi` Haddad e non con Settembre Nero.

Ma possiamo stare tranquilli sul fatto che la pellicola sia accurata: Spielberg ha passato il copione a Dennis Ross e al suo ex-capo Bill Clinton per verificare “l’esattezza” dei riferimenti politici e storici al Medio Oriente.

Spielberg ha ritratto il quartiere in cui i capi dell’OLP ed altri sono stati uccisi con tutte le caratteristiche dell’immaginazione orientalista. Le case erano in vecchio stile con gli archi ed il luogo appare protetto come una base militare. In realtà, i capi dell’OLP hanno vissuto in un edificio residenziale civile, nel quartiere più moderno e di classe elevata di Verdun a Beirut. Ma perchè preoccuparsi di questo dettaglio?

Il film “Monaco” non dice come il 16 e 17 Settembre Israele abbia lanciato un’invasione del Libano del Sud, radendo al suolo il campo profughi di Nabatiyyah. I giornali libanesi, di allora, hanno pubblicato in prima pagina un’immagine di un’automobile fatta a pezzi, con sette civili libanesi schiacciati dentro, dopo che un carro armato israeliano l’aveva investita vicino a Jwayya nel Libano del sud. Un fatto troppo sporco, difficile da nascondere, anche per Spielberg. L’automobile si era arrestata al check point israeliano, installato all’entrata al villaggio. Anche quei civili nell’automobile erano stati coinvolti a Monaco?

Mentre il film di Spielberg finisce, appare sullo schermo la frase che Abu Hasan Salamah fu successivamente “assassinato.” Spielberg si è dimenticato di aggiungere che è stato “assassinato” da un’imponente autobomba in una via affollata di Beirut, che ha ucciso e ferito parecchi civili — ma — erano soltanto arabi e la loro anima è troppo a buon mercato perché siano citati.

As’ad AbuKhalil

Fonte: http://angryarab.blogspot.com

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PG

Note

1) Meglio conosciuto come retorico commentatore di Fox news nella trasmissione The O’reilly factor. Fonte: http://www.answers.com/topic/bill-o-reilly

2) Per il suo Film Steven Spielberg si è basato liberamente sulle memorie di un agente del Mossad, indicato con il nome di Avner, raccolte da George Jonas nel libro Vengeance (Trad. italiana “Vendetta” Rizzoli editore)

3) Ali Hassan Salameh, cameriere marocchino [scambiato perAbu Hassan considerato l’ideatore dell’azione di Monaco], nel luglio del 1973, venne ucciso per sbaglio in Norvegia dagli uomini del Mossad.

4) note biografiche su: www.palestineremembered.com/Jaffa/Jaffa/Story166.html

5) La versione ufficiale racconta che il commando palestinese dopo alcune trattative fu trasferito con tre elicotteri all’aeroporto militare di Fürstenfeldbruck. Sulla pista, era in attesa un aereo della Lufthansa che avrebbe dovuto condurli in Algeria. Ma quando il primo rapitore palestinese entrò nella cabina di pilotaggio dell’aereo, si accorse che a bordo non c’era l’equipaggio. Cominciò allora a gridare ai suoi compagni: “E’ una trappola, non avvicinatevi!”. A questo punto, le teste di cuoio tedesche aprirono il fuoco sul commando palestinese. Due di essi furono colpiti a morte. Un feddayn sarebbe riuscito a lanciare una bomba a mano dentro l’elicottero in cui si trovavano ancora i nove ostaggi.

6) Golda Meir dichiarò al Sunday Times del 15 giugno 1969
«Non esiste un popolo palestinese, non è come se noi fossimo venuti qui a cacciarli e a impossessarci del loro paese. I palestinesi non esistono».

7) note biografiche su: http://student.cs.ucc.ie/cs1064/jabowen/IPSC/php/authors.php?auid=3281

VEDI ANCHE: I DIECI FILM CHE SPIELBERG DEVE ANCORA FARE

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