MODELLI MONETARI IN 4 SCENARI

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DI ALBERTO CONTI
Comedonchisciotte

Scenario 1

The day after, anno zero. Nella terra di mezzo una popolazione laboriosa cerca di rifarsi una vita sicura e dignitosa, e di consentire un futuro migliore ai propri figli.
Nasce così la Banca Unica, che come prima azione unilaterale distribuisce cento soldi a fondo perduto a ciascun cittadino, creati lì per lì dal nulla.
Il circolante iniziale è quindi di cento volte il numero dei cittadini, e alimenta i primi scambi commerciali tra di loro. Molti investono la parte più consistente di questa disponibilità iniziale in strumenti per avviare un’attività redditizia, che generi nuova ricchezza destinata sia a vivere meglio che a nuovi investimenti produttivi anche con mezzi propri, onde ridurre l’onere dei debiti oberati da interessi passivi.Questa Banca Unica non stampa e non distribuisce banconote, ma offre un semplice servizio di contabilità dei c/c che ogni famiglia ha aperto presso di lei, come deposito unico dei propri soldi, spendibili in qualsiasi momento tramite carta bancomat, assegno, bonifico. Ad ogni transazione commerciale la BU registra così un passaggio di soldi da un c/c ad un altro, in modo tale che l’aggregato del contante elettronico non varia.
Ad ogni nuovo progetto imprenditoriale meritevole di finanziamento, la BU emette su richiesta nuovo credito, immediatamente trasformato in deposito dei correntisti, cioè in incremento di massa monetaria gestita dalla BU.

Quando un mutuatario rimborsa capitale e interessi alla BU, questa aumenta la propria capitalizzazione, tolte le spese di gestione e le tasse. A seconda dell’andamento dell’economia la capitalizzazione della BU varia, anche in rapporto al circolante emesso. Sarà cura dello Stato gestire la fiscalità in modo da drenare gli eccessi e mantenere a regime questo rapporto entro limiti ragionevoli, ad es. inferiore all’unità.

Se invece un mutuatario fallisce o muore, senza perciò poter restituire i debiti contratti, la capitalizzazione della BU non subisce variazioni (non viene contabilizzato alcun passivo della BU all’atto dell’emissione della moneta FIAT prestata, altrimenti che “FIAT” sarebbe?).
Il beneficiario del pagamento reso possibile a suo tempo da tale credito, successivamente andato in sofferenza, non ne risentirà retroattivamente in alcun modo.

Potrà mai fallire questa BU? Questo non dipende dalla sua capitalizzazione, ma dalla sua capacità di gestire il sistema dei pagamenti, cioè contabilizzare correttamente il passaggio di soldi tra un c/c e un altro dei propri clienti. Se un cliente pagatore non ha un sufficiente saldo nel proprio c/c la transazione semplicemente non va a buon fine, ma non certo per colpa della BU, la cui unica responsabilità è quella di una corretta registrazione notarile.
Le spese di gestione della banca poi rappresentano una percentuale minima della capitalizzazione, che difficilmente potrà metterne in crisi l’operatività, comunque garantita in ultima istanza dallo Stato in quanto funzione sistemica essenziale. Questo sistema monetario è stabile e sicuro. Nel caso di abuso di fiducia verso i richiedenti credito potrebbe aumentare l’inflazione per eccesso di nuova liquidità immessa nel sistema, ma solo in parte, essendo l’inflazione prevalentemente legata alle politiche salariali.

Scenario 2

Entra in azione un’altra banca, che contende la clientela alla ex-BU, ora ridenominata in Unocredit.
Questa seconda banca denominata Credit2 offre ottimi servizi e in breve riesce a fidelizzare quasi la metà delle famiglie e delle imprese della Terra di mezzo. Tutti i suoi nuovi clienti provengono da Unocredit, che per l’occasione, quasi sempre, la abbandonano.
Dopodiché capita spesso che un cliente di Unocredit faccia un pagamento in favore di un cliente di Credit2, e viceversa. Questi pagamenti interbancari nei due sensi sono spesso d’importi simili, e vengono perciò quasi interamente compensati tra le due banche a fine giornata. Altri giorni invece no, prevalgono i pagamenti effettuati da c/c presso una banca verso beneficiari dell’altra banca. Supponiamo ad es. che questa divergenza si manifesti persistentemente a debito di Credi2, i cui clienti sborsano sempre più soldi ai clienti di Unocredit. La conseguenza è un flusso di denaro che si sposta costantemente dai depositi di Credit2 verso i depositi di Unocredit. I clienti di Unocredit si arricchiscono e chiedono sempre meno credito alla loro banca, mentre i clienti di Credit2 s’impoveriscono e chiedono più prestiti, meno garantiti, alla loro Banca. Praticamente tutti i mutuatari di Unocredit pagano regolarmente le loro rate comprensive d’interessi, mentre una parte significativa dei debiti della clientela di Credit2 vanno in sofferenza. Perciò Unocredit si patrimonializza sempre più mentre Credit2 vede la propria patrimonializzazione ridursi pericolosamente.
Perché pericolosamente?
Perché la clientela di Credit2 comincia a chiedersi se la propria banca sarà ancora in grado di garantire i depositi dei loro soldi, ovvero i pagamenti che tali depositi consentono a favore di terzi.
E’ così che sempre più clienti abbandonano Credit2 per ritornare a Unocredit, vista la crescente riduzione di capitale di Credit2 che potrebbe condurla verso una paralisi operativa (La Banca dovrà pur sempre onorare i costi del servizio).
Ma potrebbe Credit2 non essere più in grado di garantire “tecnicamente” il suo sistema dei pagamenti, anche interbancari?
No, visto che questo è subordinato alla verifica di solvibilità di ciascun proprio cliente, e non alla “solvibilità della Banca”, che non c’entra per nulla con la semplice attività notarile di trasferimento di soldi da un cliente proprio ad un altro qualsiasi. Fino a che Credit2 ha mezzi sufficienti a svolgere la pura attività notarile di registrazione del movimento di soldi altrui, non può fallire. Nel caso estremo in cui la propria patrimonializzazione andasse a zero, interverrebbe lo Stato con probabile commissariamento temporaneo, o comunque con aiuti minimi finalizzati a garantirne l’operatività gestionale, ovvero al semplice svolgimento delle ordinarie attività bancarie.

Scenario 3

Entrano in azione altre banche: Credit3, Credit4, Credit5, ecc. Ognuna di queste opera allo stesso modo di Unocredit, concedendo alla propria clientela prestiti di denaro FIAT, e capitalizzandosi successivamente col rimborso delle relative rate.
Ma tutte queste capitalizzazioni bancarie, che tendono ad aumentare col tempo essendo alimentate da un flusso senza fine (la richiesta di nuovi mutui da parte di clienti generatori di ricchezza), come verranno “impiegate”, ovvero investite con fondata speranza di rendimenti positivi?

Senza un sistema fiscale adeguato, applicato alle banche stesse, che ne contenga e ne stabilizzi la patrimonializzazione netta, è evidente che il sistema bancario diverrebbe inesorabilmente il principale player dell’economia reale, orientandola a propria assoluta discrezione. Sarebbe quindi la fine della democrazia. Ovviamente le aziende private più grandi, d’interesse strategico, diverrebbero proprietà delle banche, o viceversa che è poi lo stesso, riducendo lo Stato a loro accessorio, per quanto necessario.

Scenario 4

Il sistema bancario privatizzato (grazie alla concessione di Stato di esistere come sistema di Aziende autonome) decide di “darsi una regolata”, mediante l’istituzione della Banca Centrale, con compiti di controllo sulle singole Banche e sulla politica monetaria. Occorre perciò istituire una normativa bancaria più complessa, che distingue tra la capacità di emettere moneta creditizia, concessa come prima alle Banche commerciali, e la facoltà di emettere moneta legale, o moneta ad alto potenziale, o moneta di Banca Centrale, o “base monetaria”, che è monopolio della Banca Centrale, della quale le Banche commerciali sono clienti, sottoposte e proprietarie tramite quote azionarie della BC a loro riservate in esclusiva.

Ogni Banca commerciale è tenuta ad avere un proprio c/c presso la BC, ove depositare una riserva frazionaria dei crediti in essere presso la propria clientela, in forma di moneta legale.
La BC a sua volta è tenuta a prestare alla Banca commerciale la quantità di moneta legale necessaria a completare la riserva frazionaria richiesta giorno per giorno, qualora la Banca commerciale non ne disponesse a sufficienza o non trovasse più conveniente farsela prestare da altre Banche commerciali che ne dispongano in eccedenza. La percentuale di riserva frazionaria obbligatoria viene fissata da organismi ai massimi livelli del controllo monetario, quali la stessa Banca Centrale o meglio una apposita Banca dei Regolamenti Internazionali compartecipata dalle maggiori BC del pianeta.

Punto fondamentale di tale sistema è che i pagamenti interbancari (necessari quando le compensazioni interbancarie non pareggiano il dare/avere tra due banche) avvengano esclusivamente in moneta legale (cioè non creditizia).

Purtroppo tale sistema risultò presto troppo vulnerabile, nonostante le regole che consentono di trasformare rapidamente i crediti in depositi, dai quali ricavare poi moneta legale. Per questo si è aggiunto ai requisiti operativi richiesti alla Banca commerciale anche una patrimonializzazione propria, adeguata a far fronte ad eventuali crisi del sistema dei pagamenti, dovuta ad esempio ad una occasionale perdita di fiducia della propria clientela, che di conseguenza ritira i propri depositi (in forma di moneta legale) rendendo insufficiente la sola garanzia statistico-probabilistica della riserva frazionaria a copertura dei pagamenti verso la clientela.

Con questo complesso regolamento interno al sistema bancario la BC dovrebbe disporre delle leve di manovra della politica monetaria, tramite i tassi d’interesse discrezionali da imporre ai prestiti di moneta propria alle Banche commerciali, che fanno poi da riferimento ai tassi che a loro volta le Banche commerciali applicano alla clientela (o tra di loro overnight, in forma di moneta legale).

Il condizionale è d’obbligo, visto che non sempre l’economia reale risponde automaticamente agli stimoli di allentamento o restrizione del credito in base ai tassi d’interesse applicati. Per questo esistono anche strumenti straordinari a disposizione della BC, quali il Quantitative Easing massivo, ovvero prestiti eccezionali alle Banche commerciali a tassi molto agevolati, con eventualmente l’indicazione di utilizzarli in gran parte per acquistare Titoli del Debito pubblico al fine di calmierarne i tassi d’interessi, onde scongiurare eventuali default statali, in occasione di crisi economiche profonde.

Si noti che la perdita di stabilità sistemica rispetto agli scenari 1, 2 e 3, è legata essenzialmente all’introduzione della distinzione tra moneta creditizia e moneta legale, cioè tra moneta emessa dalla Banca commerciale erogando credito alla clientela e moneta emessa dalla BC per il regolare funzionamento dell’intero sistema economico-monetario. Una distinzione che risulta chiarissima all’atto dell’emissione di moneta FIAT in entrambi i casi, ma diventa molto più sottile quando si tratta di versamenti e prelievi del generico cliente dal suo c/c presso la propria Banca commerciale. I contanti sono sicuramente riconoscibili come moneta di BC, ma versamenti e pagamenti avvengono spesso tramite assegni, bonifici, carte di credito, ecc. Eppure si tratta pur sempre di denaro movimentato nel sistema fisico dell’economia reale in forma di moneta “non creditizia”, anche se in formato elettronico contabilizzato sul proprio c/c presso la Banca commerciale. Il credito generato sul c/c di un mutuatario all’atto dell’accensione del mutuo si trasforma presto in deposito di qualcun altro, che a sua volta può prelevarlo in forma di contante o per pagamento di terzi in qualsivoglia forma, in ogni caso indistinguibile dalla “moneta non creditizia”. In altre parole le Banche commerciali che emettono moneta FIAT creditizia hanno facoltà di riciclarla in moneta legale, presso di loro o presso altre Banche, a fronte semplicemente di un regolare assolvimento del sistema dei pagamenti verso la clientela o verso altre banche.
A differenza dei precedenti scenari 1, 2 e 3, si è introdotta così la possibilità d’insolvenza bancaria, qualora i pagamenti richiesti e dovuti non fossero più coperti da pari moneta legale in cassa e/o ottenibile in prestito dalla BC in funzione dei crediti in essere, o infine neppure più garantiti da un sufficiente patrimonio residuo della stessa Banca commerciale. Ovviamente in un sistema siffatto gli incagli e le sofferenze, che abbattono la patrimonializzazione bancaria, possono diventare motivo concorrente di default bancario, accelerando la crisi sistemica da cui sono scaturiti.

Conclusioni

Lo scenario 4 è chiaramente il più simile allo stato dell’arte, tranne che per l’assenza dell’artificio contabile bancario di scrivere al passivo di bilancio l’emissione di moneta FIAT, che verrebbe in tal caso “annullata” col rimborso della quota capitale alla banca erogatrice. In realtà il mutuatario rimborsa con le rate capitale ed interessi ricavandoli da nuova produzione di ricchezza autonoma, mentre la moneta aggiunta al sistema all’atto dell’accensione del mutuo non sparisce affatto dal sistema stesso, sia in caso di rimborso regolare che di sofferenza. Manca poi tutta la gestione del risparmio, meglio nota come Borse&Finanza, che ha assunto negli anni post Bretton Woods e suo fallimento forme e proporzioni chiaramente patologiche e destabilizzanti, “grazie” anche alle scelte contabili di cui sopra.

Risulta poi evidente che tra lo scenario 3 e il 4 la differenza è prettamente politica. Allo stato dell’arte si è voluto introdurre la Banca Centrale come espressione verticistica di un sistema bancario privatizzato, governato dalla forza bruta economica in contrapposizione al potere di Stato, ridotto a entità strumentale sottoposta al “mercato finanziario”, al fine di annichilire le istanze politiche dell’unica forma di governo culturalmente accettabile dalle società civili (una democrazia resa fasulla, interamente svuotata a tale scopo nella sostanza).

Ma la cosa più importante che emerge dagli scenari 1, 2 e 3, per quanto rozzi e perfezionabili, è l’indispensabilità della leva fiscale come strumento principe di regolazione dell’economia monetaria, chiaramente di pertinenza del potere pubblico e delle scelte politiche che ne esprimono le finalità sociali.

Una Banca che non sia un ente di lucro può benissimo funzionare con poche regole trasparenti, svolgendo correttamente la propria attività notarile e senza arrogarsi responsabilità di scelte economiche d’impatto sia individuale che sistemico, che spettano invece ad una vera autonomia politica sotto controllo popolare, altro che “autonomia dallo Stato”, secondo l’ipocrita ideologia elitaria votata piuttosto al privilegio esclusivo, fino alla libertà di rubare nelle forme più gravi e sofisticate.

Essendo la fiscalità qualcosa di “antipatico” la si è lasciata volentieri allo Stato, o ciò che ne resta dopo la sua mutazione genetica operata dai poteri finanziari. Ma gli eventi stessi dimostrano quale sia la potenza sottovalutata di questo strumento, nel bene o nel male, come ora che viene piegato al fine di concentrare le ricchezze, ovvero all’opposto della sua vera natura di stabilizzatore dell’economia e di garante della giustizia sociale.

Purtroppo la realtà monetaria da molto tempo è diventata sistemica a livello planetario, e questo impedisce quasi del tutto alternative unilaterali. Un esempio tra tanti è la forza incontrastabile delle manipolazioni valutarie che impattano sul commercio estero, indispensabile a qualsivoglia economia moderna. Tuttavia è l’intera strutturazione monetaria globalizzata che scricchiola paurosamente sotto il peso delle sue mille contraddizioni, rendendone imminente una radicale revisione che coinvolgerà tutti i Paesi, e aprendo così una nuova fase di sperimentazioni che da proibitive diverranno al contrario necessarie. E come sempre le soluzioni più semplici saranno anche le migliori, ma in ogni caso l’evoluzione della moneta sarà sostanzialmente l’evoluzione della fiscalità di Stato.

Fonte : Forum di Comedonchisciotte

19.08.2016

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