MA IL FINE ULTIMO DI UBER E' LA PRIVATIZZAZIONE DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE

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DI JATHAN SADOWSKY E KAREN GREGORY

theguardian.com

L’app Uber sta incontrando molti ostacoli ai suoi piani per i trasporti cittadini, e le sue battaglie con i servizi taxi già esistenti ne sono solo l’inizio.

È stata un’estate intensa per Uber. A San Francisco, il servizio di trasporto basato su app, che è anche la più ricca start-up del mondo, sta testando un servizio di trasporto di massa a richiesta con la sua offerta Smart Routes – praticamente un servizio di carpooling che effettua i tragitti degli autobus. Uber si sta inoltre espandendo in Cina, raccogliendo 1 miliardo e 200 milioni di dollari per supportare l’ ingresso in cento città cinesi nel prossimo anno.

Per costruire il suo Impero Orientale, Uber mantiene le sue famigerate tattiche aggressive, assoldando un team di apripista di primordine. L’annuncio di Uber potrebbe far pensare che l’azienda stia cercando degli agenti CIA, non degli ambasciatori di marca: fondamentalmente, questo lavoro comporta essere lasciati in una città o un paese dove Uber non ė presente in alcun modo, né fisicamente né come marchio, scoprire velocemente chi e che cosa fa funzionare quella città e poi, nel giro di poche settimane, costruire da zero un nuovo business che avvii Uber verso un successo di lunga durata.

Con una combinazione ben finanziata di lancio ed infiltrazione locale, Uber spera di sorpassare i servizi concorrenti e le regolamentazioni più severe.

Questa crescita continua, con nuovi servizi, nuove regioni, nuovi mercati, ha fatto sì che molti si chiedano quali siano gli obiettivi finali di Uber. Uber ha una buona base economica, ha mire dichiaratamente espansioniste in tutto il globo, e utilizza politiche aggressive. I suoi obiettivi e i metodi per ottenerli, lasceranno il segno.

Amministrazione tramite app e fine della politica

Alcuni sostengono che obiettivo finale di Uber sia segnare la condanna a morte per gli attuali modelli di trasporto pubblico di massa. Passando da fornitura di servizi ad operatore di infrastrutture sulle strade pubbliche, l’azienda diventerebbe un servizio pubblico, non un semplice concorrente dei taxi. E privatizzando una parte sempre maggiore dell’ infrastruttura dei trasporti, i servizi pubblici sarebbero lasciati a decadere, mentre Uber offrirebbe opzioni di trasporto marginalmente ottimizzate (Smart Routes, UberX , UberBLACK, ecc) per un suo tornaconto.

Mentre questa visione della privatizzazione è abbastanza corretta e piuttosto sinistra, tralascia un punto essenziale: Uber vuole far parte dell’ infrastruttura pubblica, ma è molto meno chiaro se l’azienda voglia divenire un servizio pubblico, cosa che comporterebbe assumere responsabilità a lungo termine su una numerosa flotta di veicoli e dipendenti.

Una interpretazione più appropriata delle ambizioni di Uber ė che essa voglia essere coinvolta nel governo della città – modellando le nuove capacità amministrative degli ambienti urbani. Piuttosto che seguire le regole di governo, come ogni altro servizio pubblico, Uber vuole avere un ruolo attivo nella creazione delle politiche urbane, determinando come le città crescono e si sviluppano, alla fine rendendo la città stessa una piattaforma per la proliferazione di sistemi “smart” e “data-based”.

Benché Uber si stia battendo per la deregolamentazione, è fuorviante interpretare ciò come il semplice tentativo di rimuovere le barriere legali alle forze di mercato. Piuttosto, è un processo di distruzione del potere politico. E Uber si è già imposta come un attore influente.

Potere nello spazio urbano

Ad oggi Uber è riuscita a far pressione per (o a forzare) modifiche alle regolamentazioni, ha respinto un attacco del sindaco di New York in una battaglia di alto profilo, e si sta correntemente battendo per evitare una massiccia class-action che minaccia di riclassificare alcuni degli autisti di Uber come dipendenti.

Esatto: Uber non vuole davvero dover gestire veicoli e dipendenti.

Uber è più interessata al governo urbano che a diventare una servizio pubblico. Con ciò non vogliamo dire che Uber voglia candidarsi per qualche candidatura, o che voglia partecipare in un processo democratico – il suo potere si realizza meglio al di fuori di quelle posizioni limitate e regole procedurali. Quello a cui stiamo assistendo, invece, è la partecipazione di Uber all’ inizio della modifica alla “Smart City”.

Questo ammodernamento non significa solo mettere in atto servizi privati on-demand per un numero sempre maggiore di utenti urbani, significa soprattutto aprire la strada ad una integrazione profonda dei sistemi data-driven in ogni aspetto della vita cittadina.

Le ambiziose scalate al potere di Uber sono supportate da una massiccia infrastruttura di acqusizione ed analisi dati, che rende Uber l’ispirazione trainante per servizi “di disturbo” ( basti pensare alla pletora di startups Uber for X). Anche se Uber come azienda dovesse scomparire domani, il suo modello di servizi – l’ economia da piattaforma che ci viene venduta con promesse di servizi a basso costo e condivisione, al prezzo di una onnipresente acquisizione di dati – rimarrebbe.

Data, driven – i dati alla guida

Ciò che offrono tali piattaforme è una preziosissima infrastruttura di analisi di dati in real time per l’amministrazione. Più ne dipendiamo per i loro servizi, più restiamo intrappolati nella politica dei loro creatori, fornitori, e proprietari.

Il filosofo della tecnologia Langdon Winner mette questo punto in forte risalto nel suo libro “The whale and the reactor”, in cui sostiene: “ le cose che chiamiamo “tecnologie” sono modi di costruire l’ordine nel nostro mondo”. Influenzano e danno forma al mondo in cui viaggiamo, comunichiamo, lavoriamo e molto altro. Continua: “in questo senso le innovazioni tecnologiche sono simili ad atti legislativi o a fondamenti politici che stabiliscono la struttura dell’ordine pubblico, che persisterà per molte generazioni.”

Uber e gli altri principali attori della “sharing economy” non ci stanno semplicemente concedendo l’onore di ricevere le innovazioni di cui cantano le lodi. Stanno giocando alla politica tecnologica per gettare le basi di nuove forme di amministrazione.

Mentre a Uber può piacere posizionare se stessa come apolitica, è più illuminante considerare l’azienda come un precursore dell’urbanismo integrato – in cui le città sono guidate da grandi analizzatori di dati e network in parte controllati da macchine – il che ci porterà a chiederci: che cosa significa governare ?

Jathan Sadowski e Karen Gregory

Fonte: www.theguardian.com

Link: http://www.theguardian.com/technology/2015/sep/15/is-ubers-ultimate-goal-the-privatisation-of-city-governance

15.09.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STELLA FUCCENECCO

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