L’EURO/CIVETTA GRECO DAGLI OCCHI GLAUCHI DELLA MORTE

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DI ROSANNA SPADINI

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L’ “eterno ritorno dell’uguale” di Friedrich Nietzsche, caratterizza l’ontologia circolare della storia delle società e anche del capitale, per cui l’universo rinasce e rimuore secondo cicli temporali fissi e necessari, ripetendo eternamente un percorso anche diverso, ma rimanendo sostanzialmente sempre se stesso. Cioè in un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte: “L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!”. (Nietzsche, La gaia scienza)

Così l’attuale situazione politico economica dell’Eurozona ricorda da vicino, come fosse appunto un remake iperrealistico postmoderno, una vicenda che si perde nella notte dei tempi, ma che prevede molte affinità e parallelismi con quella attuale: la defezione di Mitilene all’Imperialismo ateniese del 427 a.C., raccontata da Tucidide nelle “Storie”.

Il 3° libro delle “Storie” appunto affronta il tema scottante della nascita dell’Imperialismo ateniese, sollevando la questione delle prime diserzioni alla Lega Delio-Attica, divenuta con Pericle una sorta di Eurozona d’antan, con cui lo “stratega della democrazia” sanciva e consolidava la supremazia militare e politica della città di Atene sul resto degli alleati. Una serie di misure resero subito esplicita la soggezione delle città delio/attiche: l’estensione dell’uso della moneta (ma va!), la riforma delle procedure di riscossione dei prelievi tributari (Fiscal Compact, Mes …), l’invio di ispettori con il compito di controllare le attività politiche locali.

Infatti la cosiddetta “civetta” era una moneta d’argento del peso di circa 16,5 grammi, coniata nella zecca ateniese a partire dalla fine del VI secolo a.C. Simbolo della filosofia, della saggezza e della cultura (sic), la civetta di Atena è stata rappresentata anche nella moneta da un Euro greco (lapsus freudiano?), così com’era raffigurata nell’antica tetradracma ateniese del V sec.a.C. La glaucopide Atena era dunque la dea “dagli occhi glauchi della civetta”: politeismo religioso, ma monoteismo del denaro, fin dai primi vagiti del capitalismo imperiale.

Mitilene dunque è tra le prime città a ribellarsi a questo violento imperialismo di Pericle, che aveva trasformato la Lega, originariamente sorta in funzione di difesa anti-persiana, in una Federazione di Stati spudoratamente sfruttati e spolpati da Atene, confluiti per occorrenza in una comunità di soci alla pari, che però si erano ritrovati nel tempo governati da un potere vincolante sempre più autoritario ed accentrato, che imponeva loro il versamento di un pesante tributo annuo alle casse federali (il MES?). I tributi venivano conservati nel Santuario di Apollo a Delo (santuari di Francoforte?), dove si teneva annualmente l’assemblea federale.

Dunque Mitilene (la Grecia di Tsipras) inviò i propri rappresentati all’assemblea federale, per dichiarare apertamente il proprio dissenso verso la speculazione affaristica, protrattasi nel tempo ai loro danni e sostenuta dalla borghesia capitalistica ateniese, e questi legittimarono come “giusta” la propria ribellione, sostenendo che un’alleanza del genere non rispettava valori condivisi, ma poggiava unicamente su calcoli di interesse, utilità e ricatto.

L’eterno ritorno della truffa del capitale verso i più deboli ha visto, il 4 febbraio scorso, anche Yanis Varoufakis incontrare a Berlino e a Bruxelles i vertici della Troika (Draghi, Juncker, Schäuble ), cui avrebbe fatto alcune proposte: allentare la morsa delle politiche di austerity sul debito greco per consentire una dilazione dei riscatti di credito, e permettere così una crescita economica salvifica per il recupero del benessere sociale. Teniamo presente che l’austerity e l’attuale crisi economica devastante hanno messo in ginocchio la Grecia (7000 suicidi e un aumento al 43% della mortalità infantile).
«Credo che di tutti i Paesi europei la Germania possa capire questo semplice concetto, ha detto Varoufakis, quando si avvilisce troppo a lungo una nazione orgogliosa, e la si espone a trattative e preoccupazioni di una crisi del debito deflattiva, senza vedere una luce alla fine del tunnel, questa nazione prima o poi fermenta. Non successe alla Germania sconfitta e umiliata del 1918, che vide germogliare il Nazismo all’ombra della precaria Repubblica di Weimar?»
Come ha risposto la Troika? Beh, dopo baci e abbracci di Juncker, a sera ha parlato Draghi, da buon falco/guardiano del santuario, e ha pronunciato l’oracolo: o la Grecia china la testa, accettando la prosecuzione della “terapia” della Troika, o le sue banche resteranno a secco di euri. La Bce quindi non accetterà più a garanzia titoli di debito greci per finanziare le banche elleniche, che rischiano così di andare gambe all’aria. Allineatosi sulla posizione dura dei falchi tedeschi, Draghi usa il pugno di ferro con la Grecia di Tsipras, perché la defezione anche di un solo paese dell’Eurozona rappresenterebbe un precedente troppo rischioso per la tenuta del sistema. 

Ma anche nel 427 a.C. quale fu la risposta alla ribellione di Mitilene, da parte dei guardiani del santuario dell’epoca? Addirittura due posizioni in aperta dialettica, all’interno del gruppo dirigente ateniese, provarono a risolvere il problema in chiave imperialistica. La prima fu quella dell’arconte Cleone, che si era arricchito con la conciatura delle pelli, materiale indispensabile per gli eserciti greci (oligarca del comparto militare/commerciale).

Il salsicciaio guerrafondaio Cleone dunque, con la neolingua populista ci sapeva fare parecchio, ed era particolarmente sensibile nei confronti dei Teti (popolino) e degli Zeugiti (piccoli proprietari terrieri), propose immediatamente di sterminare tutti i cittadini maschi della ribelle Mitilene, schiavizzare donne e bambini della città ribelle (appoggiata da Sparta), giustificando la propria risolutezza con la ragion di stato.

«Di frequente, in tempi passati, ho avuto occasione di convincermi, per esperienza diretta, che la democrazia è impotente al governo di un impero: concetto più di prima nitido e fermo, mentre, proprio ora, noto sui vostri volti pentiti il rammarico per la decisione su Mitilene.» (Tucidide, Guerra del Peloponneso)

Insomma Draghi e Juncker come Cleone? Certo ! Historia magistra vitae? Beh credo proprio di sì, sono gli uomini che non hanno imparato un accidente … o meglio non vogliono imparare, per un loro tornaconto.

Ma Draghi e Juncker sono anche come Pericle, perché il nobile stratega, passato alla storia come l’ideatore della democrazia ateniese, governò Atene per trent’anni, dal 460 a.C fino a quando morì di peste nel 429, e seguace dell’ideale “democratico” di Temistocle, favorì la “piena parità” dei diritti politici dei cittadini, infatti introdusse un compenso in denaro per tutti coloro che ricoprivano cariche pubbliche, permettendone così l’accesso anche ai meno abbienti, incrementò l’assistenza sociale, pagando sussidi a mutilati e invalidi, assegnando una paga a soldati e marinai e concedendo la terra delle colonie ai contadini.

Non dimentichiamo però che la democrazia ateniese interessava solo il 10% della popolazione, solo i cittadini ateniesi adulti di sesso maschile e dotati di censo godevano del diritto di voto. Quindi la forma di governo democratica, nasce in funzione dell’affermarsi della borghesia come nuova classe di potere, in cui solo chi possedeva i capitali poteva partecipare attivamente all’Ecclesia (assemblea con poteri legislativi e giudiziari), e invece erano escluse tutte le altre classi sociali: donne, schiavi, meteci (stranieri residenti). Anche chi non aveva entrambi i genitori residenti non poteva parteciparvi.

Ora però si era in tempo di guerra, e la reazione ateniese fu particolarmente dura: Mitilene fu sottoposta ad assedio, dovette capitolare e attendere nel terrore le decisioni della “città civetta”, mentre Atene, dopo aver approvato in fretta e furia la proposta del “democratico” Cleone, spedì immediatamente una nave da guerra per comunicare e far eseguire la sentenza. Ma la “saggezza” del nuovo giorno portò con sé dubbi e rimorsi per l’enormità della ritorsione, suscitati dal discorso del moderato Diodoto, che suggerì una repressione meno indiscriminata. Non che la nuova punizione fosse particolarmente lieve: uccisi 1000 aristocratici, requisita la flotta, abbattute le mura della città ed espropriata la terra.
Anche Atene, come la Troika, negava ai suoi stessi alleati la libertà di scegliere la forma di governo preferita, adducendo a pretesto la supremazia assoluta e indiscutibile del proprio “modello di democrazia”, ma in realtà per difendere sino alle estreme conseguenze il proprio potere.

Oggi i Parlamenti dell’UE si sono svuotati di potere autonomo, devono sottostare ai diktat del capitale finanziario e subirne i ricatti, se non vogliono rischiare default economico e aumento della povertà. Ma tutto ciò non sta accadendo ugualmente anche sotto l’imperio dei Trattati? E allora perché non liberarsene definitivamente, dato che la crescita economica cessa di essere un miraggio, una volta riacquistata la sovranità monetaria, economica e politica?

I parallelismi storico politici sono tanti: la Confederazione navale della Lega Attica di Delo aveva il suo cuore nel tesoro di Delo (trasferito poi ad Atene), il suo motore nella dracma/civetta, il suo braccio armato nella flotta, il suo assetto era dunque fondato, in maniera assolutistica, su una struttura economico/militare. Anche l’Unione Europea è governata da un monoteismo fondamentalista di tipo economico, il suo dio è l’Euro/civetta dagli occhi glauchi, al quale ogni altro valore è stato sacrificato, il suo braccio armato sono gli organi di disinformazione. Violenza indotta ad arte dalla “società dello spettacolo”.

I rapporti fra Atene e gli alleati erano soprattutto di tipo monetario, attraverso il versamento forzato del “phòros” (il vincolo esterno). Anche oggi chi non ottempera alle imposizioni della BCE, ne paga le dure conseguenze. Sappiamo bene che le responsabilità della crisi greca però non vanno tanto attribuite alla cattiva gestione economica della politica autoctona, quanto piuttosto alla mancanza di sovranità monetaria e alla sistematica usurocrazia praticata dal progetto criminale europeo ai danni della periferia dell’impero.

E mentre Atene pretendeva dagli alleati l’obbedienza assoluta, non tollerandone né l’uscita dalla Confederazione né semplicemente una diminuzione dell’impegno, guarda caso nel Trattato di Maastricht non è neppure contemplata la possibilità che un Paese membro possa un giorno decidere di uscire dall’Unione.

Tempi cupi dunque per noi, periferia dell’Impero. Però ora l’opinione pubblica dei paesi Piigs sta diventando sempre più sensibile al problema, anche le oche del Campidoglio si stanno forse svegliando, così come ha riaperto gli occhi glauchi la “civetta greca” di Syriza.

Che la “gaia storia” vi sia lieve …

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

11.02.2015

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