LE BUGIE LIBICHE – STUPRO COME ARMA DI GUERRA – MADE IN USA?

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DI FELICITY ARBUTHNOT

dissidentvoice.org

“E’ un metodo da XIX secolo nel XXI secolo: semplicemente non si può invadere un’altra nazione con motivi pretestuosi per affermare i propri interessi”
John Kerry, Segretario di Stato, “Meet the press”, Marzo 2014

Numerosi siti professionali di psicologia affermano in maniera coincisa: “La proiezione è un meccanismo di difesa che consiste nel riconoscere nostri sentimenti o qualità inaccettabili e ascriverli ad altre persone”.
Inoltre Wikipedia aggiunge: “La proiezione tra le persone normali tende a insorgere nei momenti di crisi, personale o politica, ma è più facilmente riscontrabile nei nevrotici e negli psicotici – cioè in personalità che ragionano a livello primitivo e che presentano segni di disturbo narcisistico o di tratti borderline della borderline della personalità .”

Tenendo questo nella mente vale la pena ritornare ai tempi dell’attacco alla Libia e all’accusa di Susan Rice nell’aprile 2011, quando era ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, che il governo libico stesse somministrando il Viagra alle sue truppe, in modo tale da usare lo stupro come arma di guerra.

Tuttavia, come riportato da Antiwar, alla Msnbc sono arrivate varie smentite da diversi funzionari d’intelligence statunitensi, che le hanno liquidate come frasi senza alcuna evidenza fattuale. Mentre è vero che lo stupro è stato usato come arma in vari teatri di guerra, i funzionari americani possono escludere che sia accaduto in Libia.

Vari diplomatici hanno anche sospettato della vaghezza delle parole di Rice, una fumosità che faceva sorgere il sospetto che l’ex ambasciatrice avesse lo scopo di convincere i dubbiosi, dimostrando come la guerra in Libia non fosse solo una normale guerra civile, ma un conflitto “sporco” in cui Gheddafi non aveva timore di utilizzare i mezzi più deplorevoli.
Questa faccenda richiama alla mente il mucchio di falsità che portò allo scoppio della prima guerra irachena del 1991 – su tutte quella che le truppe irachene rubassero gli incubatori in modo far morire prematuramente i bimbi kuwaitiani. Questa impostura fu ovviamente elaborata da una nota società di public relations, Hill and Knowlton Strategies, in seguito descritta come la più grande azienda di public relations che fosse mai stata al servizio del governo kuwaitiano.
Una volontaria d’ospedale affranta, tale Nayirah, diede la testimonianza che lasciò il mondo di stucco. In seguito si scoprì che Nayirah non solo non era una testimone, ma nemmeno una volontaria; piuttosto – venne a galla – era la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano negli Stati Uniti. Amnesty International, che aveva subito sponsorizzato la bufala con zelo, subì un notevole danno d’immagine. In ogni caso, come la Libia due decenni dopo, anche il destino dell’Iraq era segnato.

L’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Susan Rice, e il consigliere per gli Affari Esteri Samantha Power sono ritenute tra le maggiori supporter dell’intervento in Libia, anche grazie a un asfissiante pressing sul presidente Obama. Verso la fine dell’aprile 2011, Rice stava anche premendo per un intervento militare in Siria, sostenendo che Assad “stesse fruendo dell’assistenza iraniana per reprimere la propria gente”. Alla luce di ciò, prometteva davanti alle telecamere che gli Stati Uniti avrebbero continuato a sostenere i principi di democrazia e di rispetto di ogni essere umano, i diritti di cui ogni individuo dovrebbe godere in Siria e in ogni altra parte del mondo” (Guardian, 29 aprile 2011).

Guardando nel mondo le rovine apocalittiche, in termini di costi umani e materiali, che l’incessante e non richiesta opera americana di supporto alla “democrazia” e ai “diritti umani” ha prodotto, sono veramente pochi quelli che non si mettono le mani nei capelli.

Amnesty, forse ancora scottata dall’affaire Kuwait, ha immediatamente messo in dubbio la veridicità dell’affaire-Viagra. Secondo Donatella Rovera, , consulente senior per le crisi di primo piano, che ha vissuto tre mesi in Libia dopo lo scoppio del conflitto, non c’era alcuna evidenza che in Libia fossero avvenuti stupri, e nemmeno un dottore aveva mai riscontrato violenze sessuali di massa.

Liesel Gerntholtz, che dirige “Womens Rights” all’interno dell’Osservatorio Diritti Umani (Human Rights Watch), che si è occupata delle accuse di stupri di massa, ha infine affermato che non è stato possibile trovare alcuna prova.

L’allora Segretario di Stato Hillary Clinton era oltremodo preoccupata dal fatto che “intimidazioni, stupri,aggressioni personali e cosiddetti test della verginità stessero prendendo piede non solo in Libia, ma in tutta la regione nordafricana” – lasciando la porta aperta per ulteriori saccheggi da compiersi in Africa a nome della democrazia e dei diritti umani.

Luis Moreno Ocampo, procuratore della Corte Penale Internazionale, docilmente si accodò, affermando in una conferenza stampa di avere notizie di presunti stupri di massa utilizzati da Gheddafi per intimorire le opposizioni. Un altro colpo all’imparzialità e alla meticolosità che dovrebbe distinguere la Corte Penale dell’Aja.

Una settimana dopo l’inizio dei bombardamenti in Libia nel marzo 2011, Eman el Obeidy si precipitò in un hotel di Tripoli raccontando ai giornalisti internazionali che era stata violentata. Il portavoce del governo sostenne che era una malata mentale, un’ubriaca, una prostituta, e che sarebbe stata accusata di calunnia. Il mondo sogghignò.

Nel giugno 2011 la signora Al Obeidy era finita a Boulder, nel Colorado, con in tasca un asilo concesso con notevole velocità grazieall’aiuto di Hillary Clinton, secondo agenzie di stampa statunitensi.Nel novembre 2014 al-Obeidy, ora conosciuta come Eman Ali, è stata arrestata per “aver violato le condizioni della sua cauzione e libertà vigilata.” E’ stato il suo terzo arresto. I procuratori sostengono che è risultata positiva agli oppiacei e all’alcol. Il vincolo di libertà vigilata e cauzione riguardano un presunto caso di violenza in un bar di Boulder in cui la signora al-Obeidy-Ali accusato di aver versato bevanda su un cliente e poi di aver gettato un bicchiere sul malcapitato. Il processo è previsto per il 17 febbraio con la possibilità che il suo status d’asilo sia revocato.

Tuttavia, torniamo alla proiezione. Emerge che il Pentagono ha fornito Viagra per le truppe Usa dal 1998. Quell’anno sono stati spesi 50 milioni di dollari mantenere le truppe ben “irrigidite”. Il costo, all’incirca, di due jet Marine Corps Harrier o di quarantacinque missili da crociera Tomahawk. Nel 2014 il costo per “passatempi” extra-lavorativi delle forze militari era salito a un sorprendente $ 504.816 del denaro dei contribuenti. Altri $ 17.000 in più sono stati spesi per due pozioni magiche che avrebbero migliorato la funzione erettile.

Il Washington Free Beacon utilmente ha stimstimato: che la quantità di Viagra acquistata dalla scorso anno dal Pentagono avrebbe fornito 80770 ore, 33 minuti e 36 secondi di miglioramento sessuale – assumendo che le erezioni non durano più a lungo rispetto al massimo di 4 ore stimato dai medici.

Sicuramente per caso (sic) il 14 febbraio, giorno di San Valentino, Joachim Hagopian ha pubblicato un articolo: “Aggressioni sessuali nell’esercito Usa – Più stupratori frequentano l’Air Force Academy di qualsiasi altro college in America.”

In un sondaggio effettuato nel 2012 “un numero senza precedenti” di più di “26.000 casi di contatti sessuali non desiderati” è stato segnalato da uomini e donne di servizio.” Inoltre, ogni settimana, un alto ufficiale di alto profilo incaricato di ridurre gli attacchi sessuali è stato oggetto a sua volta di indagini.

La US Air Force a Colorado Springs, scrive Hagopian, “ha più stupratori di qualsiasi altra università del paese.”
Bisogna dire che i pianificatori militari statunitensi sembrano essere ossessionati dal sesso e dal corpo. Nel 1994 progettavano di rilasciare feromoni (un stimolo ormonale) contro le truppe nemiche “per trasformare i soldati nemici in robot ardenti d’amore che avrebbero desiderato amarsi l’uno con l’altro.”

Mentre le truppe nemiche si preoccupavano di fare l’amore, invece della guerra, l’America avrebbe potuto massacrarli più agevolmente. Questo eccesso di demenza militare è stato soprannominato “bomba gay”.

Sono stati considerati come armi da scagliare sui nemici anche l’alitosi, la flatulenza e i prodotti chimici utili a scatenare il vomito. Ufficialmente e ufficiosamente, le funzioni corporali e sessuali occupano la mente delle forze armate.
La proiezione: “…si trova più comunemente… in personaggi che ragionano ad un livello primitivo.” Infatti. E pensare che sia Saddam Hussein che il colonnello Gheddafi sono stati etichettati come matti da disturbati mentali come questi.

Felicity Arbuthnot è una giornalista con particolare conoscenza dell’Iraq. Autrice, con Nikki van der Gaag, di Baghdad nella serie Great City per i li World Almanac Books, è stata anche ricercatrice senior per due documentari premiati sull’Iraq: John Pilger’s Paying Price: Killing the Children of Iraq e Denis Halliday Returns per RTE

Fonte: http://dissidentvoice.org

Link: http://dissidentvoice.org/2015/02/libya-lies-rape-as-a-weapon-of-war-made-in-the-usa/

17.02.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di IL BUCANIERE

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