L’AUSTRALIA AMPLIA IL SUO COINVOLGIMENTO NELLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE. SCHIERATE LE FORZE SPECIALI ?

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DI MIKE HEAD

wsws.org

Il governo Abbott, sostenuto dal Partito Laburista all’opposizione, sta rafforzando il coinvolgimento militare dell’Australia nella guerra Iraq-Siria guidata dagli Stati Uniti.
Questa settimana gli aerei da combattimento australiani hanno portato ulteriori attacchi in Iraq, mentre il Ministro degli Esteri Julie Bishop è volata a Baghdad per insistere sul raggiungimento di un accordo legale, propedeutico al dispiegamento di 200 “soldati d’elite” della SAS (Special Air Service Regiment).

Il Vice Ammiraglio Ray Griggs (Vice-Comandante delle Forze di Difesa Australiane), nell’audizione al Senato di Mercoledì scorso, ha dichiarato che gli aerei da combattimento australiani avevano lanciato bombe su obiettivi dello “Stato Islamico in Iraq e Siria” (ISIS) in tre occasioni. Ha continuato dicendo che i “Super Hornet” avevano effettuato 56 sortite sull’Iraq, facendo segnare più di 400 ore di volo.

Nel corso di una precedente conferenza che si era tenuta a Canberra, il Comandante dell’Operazione Congiunta, Contrammiraglio David Johnston, ha detto che le operazioni australiane in Iraq si sono intensificate per permettere alle “altre forze della coalizione di aumentare gli sforzi in Siria”. Oltre alla Gran Bretagna e alla Francia, l’Australia è l’unico alleato degli Stati Uniti a portare attacchi aerei in Iraq.

Nonostante l’affermazione del Governo australiano che la sua missione si sarebbe limitata all’Iraq, senza alcuna “intenzione corrente” di unirsi ai combattimenti in Siria, le forze australiane stanno aiutando gli Stati Uniti a concentrarsi su quello che è il vero obiettivo della guerra: un rinnovato tentativo per spodestare il Presidente siriano Bashar al-Assad.
I “terroristi” dell’ISIS non sono mai stati il principale bersaglio di Washington. Gli Stati Uniti ed i suoi alleati negli Stati del Golfo, in realtà, hanno finanziato, armato e addestrato gruppi di estremisti sunniti, tra cui l’ISIS, come parte dell’operazione per un “cambio di regime” in Siria, contro Assad.

L’apprezzamento di Washington per il contributo dell’Australia è risultato evidente quando il Presidente americano Barack Obama si è trattenuto al telefono per mezz’ora con il Primo Ministro Tony Abbott, Mercoledì scorso. Secondo una dichiarazione della Casa Bianca “Il Presidente ha ringraziato il Primo Ministro Abbott per i significativi sforzi che l’Australia ha fatto in Iraq”.

Nel tentativo di far montare l’entusiasmo per la guerra, la stampa si è crogiolata nei dettagli cruenti contenuti nelle relazioni dei capi militari, relativi ai colpi che gli aerei australiani stavano infliggendo ad obiettivi dell’ISIS. Il Sydney Daily Telegraph ha titolato:”I jets australiani hanno ucciso dozzine di terroristi in Medio Oriente, conseguentemente al successo delle loro missioni”.

Il Governo Abbott era determinato a che l’Australia fosse tra i paesi in prima linea nella guerra degli Stati Uniti, e ha ricevuto allo scopo il sostegno incondizionato del Partito Laburista.

I piloti australiani, tuttavia, hanno interrotto il loro primo attacco in Iraq (5 Ottobre), in ragione di un “red card system”, che i portavoce dei militari hanno sostenuto fosse stato progettato per ridurre al minimo il rischio di vittime civili.

Il Comandante delle Forze di Difesa, Mark Binskin, ha fatto riferimento a delle “direttive fissate dal Governo sugli obiettivi da colpire”, coerenti con le regole di ingaggio. Queste regole sono segrete, come lo sono state durante le invasioni dell’Afghanistan e dell’Iraq.

In precedenza, annunciando l’approvazione del Governo agli attacchi aerei, Abbott ha dichiarato che “non è possibile garantire che non ci sarà alcun danno collaterale”, ma che “le forze armate australiane non hanno mai deliberatamente preso di mira i civili”.

Affermazione che contrasta notevolmente con il record nell’uccisione di persone appartenenti alla popolazione civile – comprese le vittime causate dagli attacchi di terra sulle abitazioni – conseguito dalle forze australiane schierate in Iraq ed Afghanistan.

L’impegno australiano per schierare 200 membri dei commandos d’élite della SAS è fondamentale anche per sopperire al logoramento della coalizione di guerra degli Stati Uniti. Allo stato attuale costituirebbe il più grande contingente di forze di terra, dopo quello statunitense – che conta in Iraq di 1.400 militari, compresi i “consiglieri speciali” presenti a Baghdad e nella città (curda) settentrionale di Irbil.

La Gran Bretagna, in effetti, ha inviato ad Irbil un piccolo “team di specialisti” composto di 12 militari utilizzati (ufficialmente) per addestrare le forze curde dei “peshmerga”, mentre il Canada ha inviato solo 69 militari delle “forze speciali”, sulla base dello stesso pretesto.

Il Governo Abbott non ha fornito alcuna spiegazione per il ritardo di un mese nella finalizzazione di un accordo con il regime iracheno, per la distribuzione delle forze della SAS. Nonostante le forti pressioni esercitate sull’Iraq per giungere a questo accordo, le truppe SAS son rimaste bloccate negli Emirati Arabi Uniti.

Il viaggio di Julie Bishop (Ministro degli Esteri) a Baghdad per sollecitare un accordo, ha rappresentato la seconda visita fatta in Iraq da un Ministro australiano, dopo quella senza successo del Ministro della Difesa.
Una cosa è chiara. Il Governo Abbott insiste sul conseguimento dello “status di forza di pace”, perché questo darebbe ai commandos australiani della SAS la stessa protezione dalla responsabilità per la morte della popolazione civile che è stata concessa alle “forze speciali” degli Stati Uniti.

Il 18 Ottobre Abbott ha accennato con irritazione a questo ritardo, insistendo sul fatto che la concessione delle immunità legali era “giusta ed opportuna”. Preoccuparsi per la protezione giudiziaria delle truppe della SAS sbugiarda le affermazioni del Governo, che queste forze sarebbero state coinvolte solo nella “formazione, consulenza ed assistenza” all’esercito iracheno.

Le forze australiane della SAS sono molto apprezzate dal Pentagono proprio perché detengono un record di omicidi, detenzioni ed altre criminali operazioni segrete. Record che si è rinforzato conseguentemente alle invasioni in Afghanistan ed in Iraq che sono state guidate dagli Stati Uniti.

Lo schieramento delle “forze speciali” della SAS ha suscitato una forte opposizione in Iraq. Paul McGeough, un veterano fra i reporters presenti nel Medio Oriente, ha scritto nei giornali della “Fairfax Media” (fra le più grandi e diversificate società mediatiche australiane, ndt) che autorevoli esponenti delle milizie sciite, che stanno puntellando l’esercito iracheno, hanno condannato la proposta di accordo per la concessione dello “status di forza di pace”.

Haji Jaafar al-Bindawi, responsabile della formazione e della logistica per il gruppo “Imam Ali Brigades”, ha detto a McGeough che i soldati australiani della SAS “dovrebbero andarsene a casa”. Adnan al-Shahmani, un parlamentare che funge da collegamento con parecchie milizie, ha detto: “Forze straniere? Mai! Non abbiamo bisogno di loro … né in combattimento né come consiglieri”.

Paul McGeough ha riferito che le obiezioni delle milizie non erano che una parte della più ampia sfiducia sulle intenzioni occidentali, in seguito all’occupazione dell’Iraq del 2003 e alle sue catastrofiche conseguenze. Egli ha sostenuto, inoltre, che le milizie hanno notato l’uso selettivo che è stato fatto degli attacchi aerei, nell’ambito di un piano diretto contro l’Iran, che sostiene Assad in Siria ed il Governo in Iraq (dominato dagli sciiti).

Il Ministro degli Esteri iracheno Al-Jafari, facente parte della coalizione dominante di Partiti sciiti, ha fatto cenno a queste obiezioni in una conferenza-stampa congiunta con il Ministro degli Esteri australiano. “Consideriamo la questione delle truppe di terra straniere in Iraq come una invalicabile linea rossa”, egli ha detto.

Nelle interviste con i media la Bishop non ha fornito alcuna informazione sul conseguimento dello status di “forza di pace”. Ha affermato che il governo iracheno ha voluto che fossero riservate perché “non vuole lasciare che le organizzazioni terroristiche conoscano i dettagli delle operazioni”.

In realtà il segreto serve solo ad uno scopo: nascondere al popolo iracheno e a quello australiano proprio quello che le forze della SAS dovranno fare, ed in quale misura queste saranno protette dai processi.

Al suo ritorno in Australia la Bishop ha annunciato un aumento di 15 milioni di dollari per gli aiuti umanitari all’Iraq ed alla Siria, portando il totale complessivo a circa 150 milioni, da quando (2011) è cominciata l’operazione di “cambio di regime” sostenuta dagli Stati Uniti.

Questo tozzo di pane – circa 16 milioni di persone all’interno dell’Iraq e della Siria hanno bisogno di aiuto – contrasta con i 500 milioni di dollari l’anno che sono stati deliberati per l’operazione militare dell’Australia.

L’ultimo intervento in ordine di tempo degli Stati Uniti non è una missione “umanitaria” o “anti-terrorismo” più di quanto quella in Iraq del 2003 sia stata “una missione per eliminare le armi di distruzione di massa”.

Obama, come il suo predecessore Bush, è determinato a puntellare il dominio USA nel ricco settore energetico del Medio Oriente. L’allineamento bipartisan a Canberra si basa sul calcolo che gli interessi economici e strategici dell’imperialismo australiano continuano a dipendere dall’egemonia globale degli Stati Uniti.

Mike Head

Fonte: www.wsws.org

Link originale: http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/24/iraq-o24.html

24.10.2014

Scelto e tradotto perr www.comedonchisciotte.org da FRANCO

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