LA PROSSIMA SARA’ L’ARABIA SAUDITA ?

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DI ROBERT FISK
independent.co.uk

Mai fare una previsione per il Medio Oriente. La mia sfera di cristallo si è rotta molto tempo fa. Ma fare previsioni su questa regione ha precedenti estremamente nobili. “Un movimento arabo, appena risorto, si profila in lontananza”, scrisse un viaggiatore francese che andava per i paesi del Golfo e a Baghdad, nel 1883, “e rivendicherà il suo posto finora negato per contribuire al destino dell’Islam.” Un anno prima a Jeddah, un diplomatico britannico confidò: “Credo di aver capito … che un’idea della libertà sta agitando alcune menti anche a La Mecca …Diciamo quindi per questo 2013 che la “Primavera araba” (the “Arab Awakening” di George Antonius del 1938) continuerà e la domanda di dignità e libertà – non ci facciamo incastrare qui con il termine “democrazia” – andrà avanti devastando la pseudo-stabilità del Medio Oriente e mettendo paura sia a Washington che ai palazzi del Golfo Persico.

Sulla scala epica della storia, questo è certo. Al centro di questo acceso malcontento resteranno le pretese di uno stato palestinese che non esiste e che non potrà mai esistere e le azioni di uno Stato israeliano che – continuando a costruire nuove colonie per gli ebrei, e solo per ebrei, in terra araba – garantisce che “Palestina” rimarrà solo un sogno arabo.

Se il 2012 è stato un anno intenso, gli stessi palestinesi affrontano il nuovo anno con la consapevolezza che:  1) né gli americani né gli europei hanno il coraggio di aiutarli, perché 2) Israele continuerà ad agire con impunità, e 3) nè gli Obama, né i Camerongli Hollande hanno neppure  il minimo interesse a contrastare la lobby Likudist, che grida all’ “anti-semitismo” appena si prova a fare una minima critica contro Israele.

A questo si aggiunga il fatto che Mahmoud Abbas e il suo regime, ormai del tutto screditato a Ramallah,  si appresta a fare altre concessioni agli israeliani – se non potete crederci, leggete The Palestine Papers  di Clayton Swisher  – benché non ci siano più concessioni da fare.   Hamas e Khaled Meshaal continueranno a negare il diritto all’esistenza di Israele  – consentendo in tal modo a Israele di affermare falsamente che non ha “nessuno con cui parlare” – almeno fino alla prossima guerra di Gaza e alla prossima vile richiesta dell’occidente che “serve moderazione da entrambe le parti “, come se i palestinesi avessero  carrarmati  Merkava, F-18 e droni. Una terza Intifada? Forse.

Ci vorrebbe un approccio alla Corte Internazionale per far condannare Israele per crimini di guerra perché costruisce colonie ebraiche sulla terra degli altri? Forse.  Ma a che servirebbe?  I palestinesi hanno già vinto un arbitrato internazionale che ha condannato Israele per  la costruzione del muro di apartheid/sicurezza, ma non è successo assolutamente niente. Questo è il destino dei palestinesi. Ci sono artisti del calibro di Tom Friedman (the likes of Tom Friedman ) che dicono di abbandonare la violenza e adottare la tattica di Gandhi;  poi, quando i palestinesi lo fanno, continuano ad essere ammazzati e  Friedman rimane in silenzio. E’ stato Gandhi, dopo tutto, che disse che la civiltà occidentale “sarebbe stata una buona idea”.

Allora nel 2013 brutte notizie per la Palestina .

E l’Iran? Gli iraniani capiscono l’Occidente molto meglio di quanto noi comprendiamo gli iraniani, molti di loro, ricordiamocelo, sono stati educati negli Stati Uniti. E hanno un modo intrigante per uscirne bene da qualsiasi cosa facciano. George Bush e gli inglesi (che tornarono dopo Kut al-Amara) invasero  l’Afghanistan e liberarono gli iraniani sciiti dai loro nemici sunniti, che hanno sempre chiamato  “Talebani neri”. Poi Bush & Blair invasero l’Iraq e si sbarazzarono del nemico più abominevole della Repubblica islamica, Saddam Hussein. Così l’Iran è riuscito a vincere sia la guerra con l’Afghanistan che con l’Iraq – senza sparare un colpo.

Non c’è dubbio che l’Iran lo sparerebbe qualche  colpo se Israele o l’America – i due paesi sono intercambiabili sia in Iran che in molti altri paesi del Medio Oriente – attaccassero i suoi impianti nucleari. Ma Israele non ha abbastanza fegato per fare una guerra totale contro l’Iran – gli costerebbe troppo – e gli Stati Uniti, dopo aver già perso due guerre in Medio Oriente, non hanno voglia di perderne una terza. 

Le sanzioni – e qui la violenza che sta veramente castigando l’Iran  – una violenza che porta molta più miseria dei bombardamenti degli F18 di Israele. E qual è il motivo principale per cui l’America continua a minacciare l’Iran? Non minacciò l’India quando divenne una potenza nucleare. E nemmeno  quando un paese tanto instabile quanto estremista come il Pakistan stava sviluppando le sue armi nucleari, gli Stati Uniti non minacciarono di bombardare le sue strutture.  È vero, abbiamo sentito più recentemente – che  le armi nucleari potrebbero “cadere in mani sbagliate”, come, ad esempio,  i gas che potrebbero “cadere in mani sbagliate” in Siria; oppure come quando la democrazia “cadde in mani sbagliate” a Gaza,  quando Hamas vinse le elezioni nel 2006.

Ora che Obama ha cominciato la sua seconda felice  presidenza “ai droni”, sentiremo qualcosa in più su questi meravigliosi bombardieri senza pilota che stanno potandosi via da più di quattro anni sia i “bad boys” che i civili. Uno di questi  giorni, una di queste macchine – che volano sempre in stormi di sette o otto – ammazzerà un po’ troppi civili, tutti insieme  o, peggio ancora, ammazzerà degli occidentali o qualcuno che lavora per le ONG. E allora Obama si scuserà – ma non riuscirà a versare le lacrime che ha versato per la stage di  Newtown, in Connecticut.  

Ed ecco il pensierino dell’anno.

La lobby delle armi in USA ha dichiarato che “non sono le armi che uccidono – ma gli uomini”.  E allora proviamo ad applicare questa teoria agli  attacchi dei droni al Pakistan o ai bombardamenti israeliani di Gaza e la musica dovrebbe cambiare.  Sono le armi, le bombe, i missili che uccidono, anche se gli americani non intenderebbero uccidere i civili e nemmeno gli israeliani vorrebbero uccidere i civili: Sono solo “danni collaterali” come sempre, per questo le scuse non bastano a fermare  i razzi di Hamas.

Allora cosa rimane per il 2013? Assad, naturalmente. Assad che sta già cercando di riportare dalla sua parte sanguinaria alcune delle forze ribelli – una tattica intelligente anche se pericolosa – e l’Occidente si mantiene sempre al suo livello arrendendosi alla crudeltà dei ribelli. Sì, Assad se ne andrà. Un giorno. E questo la dice tutta. Ma non aspettiamoci che accadrà in un futuro immediato e non sarà come con Gheddafi. Il vecchio mantra si applica ancora. L’Egitto non era la Tunisia e lo Yemen non era  l’Egitto e la Libia non era lo Yemen e la Siria non è la Libia.

L’ Iraq?  La sua guerra civile latente romperà tutte le ossa alla società civile, mentre noi, in occidente, stiamo quasi ignorando la sua agonia;  ci sono certi giorni che vengono ammazzati più iracheni che siriani, anche se nessuno lo dice al telegiornale della sera.

E nel Golfo?  E in Arabia, dove  ci fu il primo risveglio arabo? Dove scoppiò la prima rivoluzione araba mondiale  con l’avvento dell’Islam, c’è chi dice che i regni del Golfo rimarranno sicuri per molti anni ancora. Ma non contateci.

Guardate  l’Arabia Saudita e poi ripensate a quel diplomatico inglese che centotrenta anni fa scrisse : “Anche a La Mecca …”

Quindi :

Siria

Assad se ne andrà. Uno di questi giorni. Lo dice anche lui. Ma non ci aspettiamo che sarà in un futuro immediato e neppure come se ne è andato Gheddafi.

Israele e i territori palestinesi

Hamas e Khaled Meshaal continueranno a negare il diritto ad esistere di Israele – consentendo così  a Israele di affermare falsamente che non ha “nessuno con cui parlare.” – Almeno fino alla prossima guerra di Gaza.

Iran

Israele non ha fegato per cominciare una vera e propria guerra contro l’Iran – costerebbe troppo – e gli Stati Uniti, dopo aver perso due guerre in Medio Oriente, non sono ancora pronti a perderne una terza.

Arabia Saudita

Ci sono quelli che dicono che i regni del Golfo rimarranno al sicuro per molti anni ancora. Non ci contiamo troppo. Basta guardare quello che succede.

Iraq

La guerra civile riuscirà a rompere tutte le ossa alla società civile, mentre noi continueremo a ignorare la sua agonia.

Stati Uniti

Adesso che Obama si è insediato nella sua seconda felice “Presidenza–ai droni”, sentiremo parlare più spesso di questi meravigliosi bombardieri senza pilota.

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Robert Fisk
Fonte: http://www.independent.co.uk
Link : http://www.independent.co.uk/voices/comment/could-saudi-arabia-benext-8434179.html

2.01.2013

Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

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