LA NSA E GLI ANNI '80

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DI PEPE ESCOBAR
Asia Times

Nella primavera del 1986, il film “Ritorno al Futuro”, il grande successo di Michael J Fox e la sua macchina del tempo DeLorean, era uscito da neppure un anno. Il Macintosh della Apple, pubblicizzato con un unico spot iconico diretto da Ridley Blade Runner Scott, non aveva ancora due anni di vita. Ronald Reagan, immortalato da Gore Vidal come “Il Presidente Attore”, a quel tempo salutava i mujahideen in Afghanistan chiamandoli “guerrieri della libertà”.

Il mondo era in modalità “Guerra Fredda Cibernetica”; non si parlava che di contromisure elettroniche e le tre C Americane (comando, controllo, comunicazioni) erano programmate per distruggere le 3 C Russe; e le politiche nucleari statunitensi e russe erano di MAD (Mutually Assured Destruction – distruzione reciproca assicurata), in grado entrambe, cioè, di distruggere la terra per 100 volte. Edward Snowden non aveva ancora compiuto tre anni.

Fu in questo contesto che decisi di fare un rapporto, per una rivista ormai defunta, sull’ Intelligenza Artificiale (AI), spaziando dal Museo dei Computer di Boston alla Apple a Cupertino e alla Pixar di San Rafael, tornando poi ai Campus di Stanford, Berkeley e del MIT.

La AI(IA) era stata “inaugurata” nel 1956 da John McCarthy della Stanford e dal Prof. Marvin Minsky del MIT, allora uno studente di Harvard. L’idea di base, secondo Minsky, era che qualsiasi forma di intelligenza poteva essere descritta in modo talmente preciso che era possibile creare una macchina in grado di simularla.

Nel mio percorso incontrai inevitabilmente un formidabile cast di personaggi davvero speciali. Al Laboratorio di AI del MIT c’era Minsky ed un inveterato iconoclasta dal nome di Joseph Weizenbaum, che aveva coniato il termine di “intelligentsia artificiale” ed era convinto che i computer non avrebbero mai potuto “pensare” come degli umani.

Alla Stanford, c’era Edward Feigenbaum, in totale paranoia per il progresso scientifico giapponese; era convinto che se i giapponesi avessero creato un programma di quinta generazione (5G) basato sull’intelligenza artificiale, “gli Stati Uniti avrebbero potuto tranquillamente definirsi il primo grande paese agricolo post-industriale”.

E a Berkeley, ancora pervasa dalla fiamma popolare e utopistica dei figli dei fiori, c’era Robert Wilensky – accento di Brooklyn, lucidato a Yale, con sfumature californiane; ed il filosofo Robert Dreyfus, instancabile avversario della AI, che non faceva altro che tenere lezioni del tipo “Intelligenza Artificiale Convenzionale: paradigma di una ricerca degenerata”.

VI PRESENTO KIM NO-VAX

In poco tempo mi ritrovai esperto dei “frames” di Minsky – un concetto base per organizzare ogni successivo programma di AI – e del “paradigma Chomsky”, la nozione secondo cui alla radice della conoscenza c’e’ il linguaggio e che alla radice del linguaggio c’e’ la sintassi della forma. Questa al MIT era la Bibbia della scienza cognitiva.

Minsky era un grande sostenitore della AI. Uno dei suoi argomenti preferiti era che la gente soffriva di “sciovinismo carbonifero”: “Questo è essenziale nel fenomeno AI. Perchè è possibile che esistano forme di intelligenza più sofisticate non necessariamente strutturate in forma cellulare. Se esistono, quindi, altre forme di vita intelligente, allora possiamo benissimo speculare su altri tipi di strutture informatiche”.


Alla mensa del MIT, Minsky si lanciò in un discorso futuristico degno del Dr. Emmet Brown di Back to the Future: “ Io credo che in meno di cinque secoli saremo in grado di produrre macchine molto simili a noi, capaci di rappresentare il nostro pensiero e le nostre opinioni. Potremo costruire un cervello umano in miniatura del peso di, diciamo, un grammo, potremo installarlo su una nave spaziale e farlo viaggiare alla velocità della luce. D’altra parte è impensabile costruire una navetta spaziale che porti un astronauta e tutto il cibo di cui avrebbe bisogno per un viaggio di 10.000 anni”.

Con il Prof. Feigenbaum, nel vivaio filosofico della Stanford, c’era spazio solo per l’imminente “apocalisse gialla”. Ma poi, a Berkeley, incontrai un Rubicon post-hippy che mi aprì le porte del quarto piano del Evans Hall, dove incontrai nientemeno che Kim No-VAX.

No, non intendo l’icona bionda in Vertigo di Hitchcock; era un computer dall’ hardware modificato (No-VAX, perchè non era più un VAX), finanziato dalla melliflua agenzia militare DARPA del Pentagono, decorato con una foto di Kim Novak e che emetteva un ronzio e una sensuale vibrazione con i suoi – a quel tempo erano già tanti – 2,900 Megabyte di flussi di dati elettronici.

L’Agenzia per i progetti avanzati di difesa degli Stati Uniti – altrimenti detta DARPA – si occupava esclusivamente di informatica. Alla metà degli anni ’80, la DARPA era tutta concentrata in un ambizioso programma che interconnetteva la microelettronica, le architetture informatiche e l’AI, andando ben oltre i semplici programmi militari. Era comparabile al programma giapponese 5G. Al MIT, la stragrande maggioranza degli scienziati erano tutti dei grandi sostenitori della DARPA, convinti di essere impegnati in ricerche di primissimo piano. Tuttavia, Terry Winograd, un professore d’informatica della Stanford, sostenne che “se la DARPA fosse stata un’agenzia di carattere civile, si sarebbero potuti fare ulteriori progressi”.

In mezzo a tanta cyber-euforia, giunse la voce della ragione del Prof. Dreyfus. “I computer non possono pensare come gli umani perchè non esiste un modo per rappresentare tutta la conoscenza retrospettiva di un essere umano medio – (in altre parole, il buon senso) in maniera tale che il computer la possa apprendere”. L’opinione di Dreyfus era che il boom dei computer aveva segnato la fine della filosofia – e lui era un filosofo; “ Heidegger ha detto che la filosofia è morta perché con la tecnologia ha raggiunto il suo apice. Infatti la filosofia ha raggiunto il suo limite proprio con l’AI. Loro, gli scienziati, hanno ereditato le nostre domande. Che cos’è la mente? Ora spetta a loro trovare una risposta. La filosofia è finita.”

Tuttavia Dreyfus continuo ad insegnare l’AI – come la continuò ad insegnare anche il Prof. Weizenbaum del MIT, nonostante la definisse un “racket di folli e psicopatici”.

I SOGNI PROIBITI DI WEB DELLA N.S.A.

Ben presto, grazie all’aiuto di queste menti brillanti, capii che il segreto sull’AI era una questione militare, e questo significava che la NSA – che già alla metà degli anni ’80 era vagamente conosciuta come “l’agenzia che non c’e’” , con un budget doppio di quello della CIA, era in grado di tenere sott’occhio l’intero pianeta. La missione allora era di penetrare e monitorare la rete elettronica mondiale – e parliamo di molto tempo prima di tutta la questione delle “autostrade informatiche” – e allo stesso tempo rassicurare il Pentagono sull’inviolabilità delle sue linee di comunicazione. Per quei loro compagni – ricordatevi, la Guerra Fredda, anche con Gorbachev al potere in Russia, c’era ancora – la AI era un dono dal Cielo (battendo quindo Papa Francesco di tre decenni…).

Quindi, cosa combinavano Pentagono e NSA ai tempi delle Guerre Stellari ben quindici anni prima della Rivoluzione negli Affari Militari e della dottrina del Dominio a Pieno Spettro?

Già volevano controllare le loro navi e i loro armamenti con le loro voci, non con le loro mani; il comando vocale, sì, come HAL, la star-computer del film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello Spazio. Tuttavia, era una cosa ancora lontana. Secondo Minsky, saremmo stati in grado di “parlare” con un computer solo nel secolo successivo. Altri pensavano che non sarebbe mai successo. Tuttavia, la IBM stava già lavorando a un sistema che comprendeva la dettatura, il MIT ad un altro sistema che identificava le parole pronunciate da persone diverse, mentre alla INTEL si sviluppava uno speciale chip per tutte queste applicazioni.

Anche se, ovviamente, mi era impossibile visitare la NSA, presto seppi che il Pentagono prevedeva di poter disporre di sistemi informatici “intelligenti” già negli anni ’90. Hollywood, dopo tutto, aveva già dato il via alla serie Terminator. Fu il Prof. Wilensky, da Berkeley, che lanciò il campanello d’allarme.

“Gli essere umani non hanno l’adeguata “ingegneria” necessaria per la società che hanno sviluppato. Nel corso di un milione di anni di evoluzione, si è dimostrato corretto l’istinto di associarsi in piccole comunità, belligeranti e compatte. Ma poi, nel 20° secolo, l’Uomo ha smesso di adattarsi. La tecnologia ha preso il sopravvento sull’evoluzione. Quello che ora controlla il destino della Terra è il cervello di una creatura ancestrale, come il topo, che vede il pericolo e la provocazione in ogni altro suo simile straniero.”

E’ come se il Prof. Wilensky stesse descrivendo come sarebbe stata la NSA ventotto anni dopo.
Alcune domande ancora non hanno risposta: ad esempio, se la nostra razza non è più adeguata alla società che ha costruito, chi ci garantisce che le macchine di cui si è dotata siano state ingegnate giustamente? Chi può garantire che le macchine intelligenti agiscano davvero nel nostro interesse?

Quello che già chiaro allora era che i computer “intelligenti” non avrebbero posto fine alla corsa mondiale agli armamenti. E al mondo ci sarebbero voluti ancora molti anni, fino ad arrivare al 2013 con le rivelazioni di Edward Snowden, per avere un’idea più chiara di come la NSA orchestri tutto il complesso Orwelliano/Panoptico.

Tornando al mio viaggio di Ritorno al Futuro, alla fine non sono riuscito a scoprire il “segreto” della AI. Ma resterò sempre un grande fan di Kim No-VAX.

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e di Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). 
Lo si può raggiungere a questo indirizzo: [email protected]

Fonte: www.atimes.com

Link: http://www.atimes.com/atimes/World/WOR-02-060214.html

6.02.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

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