LA LOGICA DELLO STATO IMPERIALE DI SICUREZZA

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DI LUCIANA BOHNE

Cosa mai si può pensare di una prassi politica che bombarda le nazioni per poi abbandonarle al loro destino? La maggior parte degli osservatori della politica estera degli USA dal 2001 in poi la considerano una politica fallimentare.

Contemplando le macerie di Iraq, Afghanistan, Libia, Somalia e Yemen, essi non vedono né parate della vittoria, ricostruzioni, nè nuovi e stabili governi, nè democrazia o tantomeno rispetto dei diritti umani.

Questi osservatori sono ancora bloccati su parametri che appartengono al passato, e forse pensano alla 2a Guerra mondiale, alle guerre formalmente dichiarate, con vittorie, negoziati di pace, trattati, e infine ricostruzioni. Come per l’Europa e il Giappone, col Piano Marshall. Forse pensano ancora ad un ordine mondiale governato dalla Legge Internazionale, dalla Convenzione di Ginevra, le Nazioni Unite con l’America a salvaguardia di tutto ciò. Ne consegue pertanto che il disordine che gli USA stanno seminando a piene mani nel pianeta sia senza senso. Concluderanno pertanto che i politicanti sul Potomac devono essere impazziti.

Ma non è mica così. Saranno forse dei megalomani, perchè hanno dei piani per effettuare precisamente il caos, nientemeno che un progetto per sottomettere il pianeta al proprio volere economico. L’America sta scivolando giù dal primato economico al mondo, primato che aveva sin dagli anni intorno al 1870. La Storia insegna che è impossibile mantenere un primato planetario senza detenere pure quello economico. Di fatto l’Impero USA ha le spalle al muro ma detiene ancora la supremazia militare, e ciò sin dall’uscita di scena dello sfidante principale costituita dall’URSS, cosa che ha costituito un’autentica tragedia per la relativa pace mondiale del dopoguerra.

Il mondo in effetti è cambiato dopo il 2001, dall’11/9. Quel fatto ha dato la scusa all’America per passare alla mano militare onde continuare a dominare il mondo, non potendolo più fare con la supremazia economica. In più gli Stati Uniti hanno colto l’occasione per fare un colpo di stato silente in casa, a partire dal Patriot Act, e continuando in maniera strisciante a mutare la loro democrazia in uno stato autoritario “di Sicurezza” nonchè cominciare a distruggere, senza alcuna opposizione da parte del popolo spaventatissimo, interi pezzi del pianeta, paese scomodo dopo paese scomodo. Un altro modo di condurre la 3a GM senza che nessuno tranne le vittime se ne accorga.
Vogliamo vedere un fallimento? Guardate l’Iraq: sembra la metafora di un tessuto canceroso che si mangia gli organi vitali del corpo uno ad uno, creando nel contempo dolore e sofferenza nella lenta agonia. E guarda poi sul confine Iraq/Iran dove troverai una costellazione di basi USA. E con l’Afghanistan? C’è un’occupazione senza limiti di tempo coi soldati USA, rivestiti da un accordo “di sicurezza” tra Washington e Kabul, il tutto a stringere l’Iran dal suo confine orientale. La Libia? con la rimozione artificiosa e violenta di Muammar Qaddafi è rimasto l’intero continente africano messo a nudo rispetto ad ogni penetrazione neocoloniale, e da allora abbiamo assistito all’invasione del Mali da parte Francese, mentre l’intera costa mediterranea d’Africa è tutta un porto immenso per i rifugiati di molti paesi che a migliaia cercano di rifugiarsi in Italia spinti dalla fame e dalle guerre, in canotti e carrette del mare. Il 90% di chi fugge dalla Libia si rifugia in Italia. Pochi giorni orsono 300 di questi poveracci sono affogati al largo di Lampedusa, isoletta vulcanica a sud della Sicilia. Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International uno stimato numero di 37000 profughi attende su quelle coste di partire per le coste meridionali d’Europa. La Libia oggi è “governata” da due governi, due parlamenti e due eserciti, entrambi in gara per il possesso dei campi petroliferi nel golfo della Sirte. A Tripoli le milizie islamiste comandano, mentre a Tobruk c’è un “governo riconosciuto dalla “comunità internazionale”, e nel vuoto istituzionale si va rafforzando il nuovo arrivato ISIS, che a Derna ha cominciato a fustigare i giovani che consumano alcolici. Magari in un paio di mesi controlleranno la costa mediterranea libica senza che gli USA muovano un dito.
La Libia costituisce la prova migliore della logica imperiale americana. Dopo i bombardamenti massicci e il martirio truculento del vecchio Capo, ecco il caos totale. Arrivano allora i “terroristi”a spazzare bene tutto il territorio.
C’è ancora qualcuno che sia in possesso dei suoi neuroni che ancora crede che sti terroristi siano i nemici dell’impero?
Chi è che non ha ancora realizzato che sti “terroristi” siano l’equivalente delle truppe d’infiltrazione (einsatzbgruppen) delle SS Hitleriane?
Con i loro spettacoli in messinscena grotteschi sadici e truculenti costoro dànno all’impero i pretesti per intensificare l’azione d’intervento (Iraq) e nuove campagne di bombe sulla Siria contro il legittimo governo. Per di più, la pretesa “avanzata” del terrore serve a legare fra di loro i vassalli imperiali coll’obbiettivo di fare squadra contro il nemico comune, ovviamente irrobustendo la Sicurezza in casa e internazionalizzando la politica estera, in comune. Di fatto tutto ciò serve egregiamente alle mire di dominio globale dell’impero.
Un esempio eccellente di questo vassallaggio alle mire imperiali è costituito dall’Italia odierna. Mentre avanza l’ISIS in Libia, il vassallo italiano si appresta a guidare la “risposta internazionale” contro la minaccia, paventando la bandiera nera dei terroristi sul cupolone di San Pietro. Il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha allarmato i telespettatori di SkyTg24 dicendo che l’Italia è minacciata dagli sviluppi in Libia, dimenticandosi elegantemente che l’Italia è tra quei paesi che hanno sovvertito e bombardato la Libia. Ha poi ammonito che se dovesse fallire la mediazione negoziata tra i guerreggianti libici sarà nacessario “fare qualcosa di più….e l’Italia è pronta a combattere in uno scenario di legalità internazionale”.
La cosiddetta Guerra al Terrore è stata un’idea propagandistica eccezionale, che è servita a produrre uno stato di sospensione dell’ordinamento democratico in tutto l’Occidente, che ha permesso e reso possibile una silente transizione strisciante da democrazie costituzionali a stati autoritari controllatissimi. Negli USA il controllo è stato imposto col Patriot Act, battezzato carinamente “stato di Sicurezza” dai politologi per non chiamarlo col suo vero nome di stato poliziesco, in cui ogni cittadino è visto come potenziale terrorista. La vera funzione di un simile stato non è affatto quella di mantenere l’ordine ma quella di controllare il disordine che lo stato stesso ha prodotto. Sul proscenio del mondo si usa il terrorismo come strumento per creare il disordine che il “poliziotto del Mondo” – gli USA – ed i suoi “alleati” son chiamati a gestire.

Senza dubbio l’America è ormai un caso disperato -andrebbe ricoverata in uno dei manicomi della storia per nazioni con sogni Napoleonici – ma questo non a causa dei suoi fallimenti ma dei successi nell’ottenimento dei suoi scopi: fanno strame della democrazia e lo chiamano stato di sicurezza; terrorizzano il mondo intero un paese per volta e lo chiamano come? Antiterrorismo. Son loro a creare l’effetto e lo rinominano causa.

Lo chiamiamo fallimento? Moralmente lo è. In termini di politica imperiale, no.

Luciana Bohne è co-fondatore di Film Criticism, giornale di studi cinematografici; insegna all’Univ. di Edimboro in Pennsylvania. [email protected]

20.22.02.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FENGTOFU
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