LA CRONACA DEI FALLIMENTI DELLO STATO GRECO E LA CRISI OGGI

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FONTE: COMEDONCHISCIOTTE.ORG

Riceviamo dalla Grecia e volentieri pubblichiamo.

Trascrizione e adattamento di una conferenza pubblica tenuta ad Atene dall’economista Dimitris Kazakis.

Il nostro primo fallimento, fallimento vero e proprio come Stato, si verificò nel 1827. Il primo atto che fece il governatore Kapodistrias fu di dichiarare il fallimento dei cosiddetti “crediti per l’indipendenza”, i quali naturalmente non erano né prestiti né erano stati dati per l’indipendenza del paese. Il protocollo di Londra nel 1830, redatto dalle maggiori potenze, in contumacia naturalmente dei Greci, imponeva infatti con l’articolo 6, che le grandi potenze potevano intervenire militarmente nel paese quando volevano per fare ciò che volevano.
Il secondo fallimento è del 1843. Allora ci fu la rivolta popolare del 3 settembre 1843 che pretese ed ottenne la Costituzione. Siccome però lo Stato greco non era in grado di pagare o di venire a un accordo con i suoi creditori, gli fu imposta la prima occupazione, che ci fu nel 1853, quando inglesi e francesi sbarcarono 15.000 Marines al Pireo e rimasero in Grecia per quasi 10 anni. 10 anni di un’occupazione sanguinosa e la ragione era l’impossibilità di bilancio, il pagamento cioè del debito agli strozzini, alle Grandi Potenze. Chi conosce la storia sa che abbiamo avuto la nostra Rivoluzione d’Ottobre nel mese di ottobre del 1862, quando il popolo insorse, spazzò via i partiti dell’occupazione, quello inglese e quello francese, cacciò Re Otto e creò le condizioni per una nuova Costituzione, un nuovo principio costituzionale, considerato come il più democratico in Europa al momento. Il popolo ha sempre fatto il suo dovere.

Il terzo fallimento è il primo documentato nei libri di storia, il ben noto “purtroppo siamo falliti” del premier Trikupis nel 1893. Il governo andò a negoziare con gli obbligazionisti dicendo in pratica che “Vi possiamo dare tutto quello che volete, tranne che per due cose: la sovranità del paese e il tesoro pubblico”. Naturalmente gli obbligazionisti non accettarono e, complice il palazzo reale che possedeva obbligazioni greche, provocarono la guerra greco-turca del 1897 che era stata impostata dall’inizio al fine di porre la Grecia sotto il Controllo Economico Internazionale (CEI) nel 1898. Siccome i creditori vollero essere pagati in oro, per la prima volta venne introdotta nella letteratura economica del paese l’idea di valuta forte e si creò la dracma d’oro. Così inizia un nuovo ciclo vizioso di prestiti, nuovi terribili prestiti, perché la Grecia doveva sostenere l’oro.

Sotto il regime del CEI e del Comitato Fiscale della Società delle Nazioni che, più tardi, aveva intrapreso la supervisione del paese, arriva il nuovo fallimento, il quarto, nel 1932, sotto il premierato di Tsaldaris. Ancora una volta le stesse storie, ancora austerità, chiusi i due terzi delle scuole di quel tempo per pagare i creditori, licenziati più di due terzi degli insegnanti nel paese, la metà dei dipendenti dell’amministrazione pubblica, vietato il sindacalismo pena l’ “ιδιώνυμο” (NdT – idionimo = legge per la quale si finiva direttamente e senza processo in carcere preventivo) sopratutto nel settore pubblico.

A questo punto è bene ricordare il meccanismo del debito: su un prestito di, per esempio, 100 franchi di oro nominali, il tasso di interesse veniva calcolato sui 100, i creditori però trattenevano una percentuale di circa 20-30%, a seconda di come veniva valutata la “garanzia di buona condotta nel pagamento del debito”. Così il prestito erogato non superava il 50% del valore nominale originario.

Poi hanno riportato il re (NdT – era stato obbligato ad abdicare dopo la disfatta in Asia Minore nel 1922) il quale faceva gli interessi degli inglesi, quindi portò il paese sotto la dittatura di Metaxas. La prima cosa che ha fatto Metaxas fu mettere le mani sulle riserve dell’IKA (NdT – il greco INPS) di recente istituzione, opportunamente dotato e di buona prospettiva. Si prese anche quello che ha trovato nelle banche, più le riserve del Tesoro e ha pagato i finanzieri francesi e britannici.

Dopo la 2a Guerra Mondiale ci fu una generale richiesta agli Alleati, sostenuta anche dal primo presidente della Banca di Grecia dopo la liberazione, Senofonte Zolotas: cancellare i debiti prebellici. Se non altro, per il contributo dato dal paese alla vittoria degli alleati.

Naturalmente non solo non hanno cancellato i debiti, ma dopo 15 anni di continue pressioni ed estorsioni senza precedenti, siamo arrivati al 1964, quando ebbe luogo la regolazione finale dei debiti prebellici. Sotto il governo di George Papandreou (NdT – nonno del famigerato George Papandreou che 3 anni fa ha portato la Grecia al disastro definitivo. Chi ha detto che in Grecia è stata abolita la monarchia?), il ministro delle Finanze Costantino Mitsotakis ha firmato il peggiore fino ad allora contratto di prestito: Riconosciuto il totale dei debiti di prima della guerra del paese dal 1881 in poi. Al valore totale, senza tener conto di ciò che era stato già pagato fino ad allora. Senza tener conto delle due bancarotte ufficiali del 1893 e del 1932. Riconosciuti al totale gli interessi di dilazione di pagamento riportati ai valori del 1964 ed accresciuti del 71% a causa del rischio di credito, della mancata “serenità mentale”, subita dagli istituti di credito. Tempo di pagamento anni 45.

Poco dopo è arrivata la giunta dei colonnelli la quale, per presentare bassi livelli di debito, lo faceva pagare fuori bilancio. In due modi principali. Gli istituti di credito esteri e le grandi potenze nascoste dietro chiesero due cose. Cessione del Mar Egeo, da cui il tentativo di ripristinare (quello che sta facendo ora il governo) la “istituzione di superficie”. La cosa però non gli riuscì allora, perché cadde il regime. E in secondo luogo, la cessione di Cipro. Ci sono dei documenti, anche pubblicati, dove la cessione o tragedia di Cipro coinvolge anche parte del vecchio debito greco. In cambio la giunta ha aperto la porta per l’invasione turca a Cipro (NdT – È cosa comune ormai in Grecia che la giunta non solo diede il pretesto alla Turchia con il golpe contro Makarios che tentò pure di assassinare, ma che addirittura facilitò l’invasione dell’isola).

Con il ripristino della democrazia nel 1974, i governi cominciarono a caricare il debito sulle imprese pubbliche. C’è un rapporto del 1985 dove si afferma che l’allora statale ΔΕΗ (NdT – DEI con l’accento sulla i, l’ENEL greco), per ogni 1.000 dracme prese in prestito ne incassava in realtà una (1). Tutto il resto erano requisiti fuori bilancio per il pagamento dei debiti. In quel periodo inizia un indebitamento onerosissimo per far fronte ai bisogni di governi e partiti. Per esempio, nel 1977 un consorzio di banche dalla Francia conclude un prestito con il governo greco, dove a parte le spaventose condizioni usuraie imposte alla Grecia, il paese è sottoposto alle seguenti condizioni.
Primo. Quante fregate comprerà dalla Francia.
Secondo. Quale volume di prodotti tessili comprerà da Lacoste e da società francesi, cosa che comporta la distruzione fisica del tessile greco, un settore industriale molto sviluppato al momento.
Successivamente sono stati effettuati altri simili accordi di prestito, come per esempio quello del 1987 con il gruppo di Mitsubishi Funds, che ci ha obbligati a comprare una serie di programmi televisivi inutili e dannosi per i bambini.

Ma sopratutto la vera catastrofe deriva dal nostro rapporto con la CEE, che genera enormi deficit a partire dal 1984 e da una politica letteralmente di assoluzione dei responsabili del saccheggio di questo paese e di distruzione del settore industriale, soprattutto attraverso le cosiddette “industrie problematiche”. Stiamo parlando di 340 o circa 370 imprese industriali del paese, l’elite dell’industria greca. L’importo che era dovuto, la somma cioè che i precedenti proprietari avevano caricato su queste grandi industrie e aziende di produzione, era in media circa 12 volte il capitale sociale della società ed era stato trasformato in prestito non restituibile. Il governo allora prende tutti questi debiti al bilancio, assolve i vecchi proprietari e continua per 10 anni a gestire queste aziende facendole funzionare sotto regime o non facendole funzionare affatto. Paga lo stipendio ai dipendenti in cambio del loro voto. Questo fatto da solo ha catapultato il debito nazionale, perché c’era un solo modo per trovare questi soldi. Soltanto coi prestiti. Il risultato è quello di raddoppiare il debito del paese entro quattro anni.

Segue il primo governo di Nuova Democrazia dopo gli otto anni del PASOK. E subito il secondo grande successo di Mitsotakis (NdT – quello del 1964). Nei soli tre anni del suo premierato è riuscito a battere il record mondiale di indebitamento di un paese, quadruplicando in termini assoluti il debito greco. E come se ciò non bastasse, ha anche trasformato la natura del debito da interno ad un debito verso l’estero, in valuta forte.

Così siamo arrivati alla vigilia dell’euro con i governi di Kostas Simitis (NdT – Personaggio molto discusso e molto oscuro, con legami forti ed influenti con la Germania) che riesce a convertire l’intero debito e soprattutto quello interno che fino ad allora era circa l’80% del debito pubblico espresso in dracma, in debito estero in valuta forte, l’euro. E noi sappiamo che in ogni caso è più facile affrontare il debito nazionale, perché nessuno Stato va in bancarotta a causa di un debito nella propria valuta. Da allora gli economisti sapevano che il conto alla rovescia era iniziato.

E poi accadde che l’economia cominciò a vivere un’ incredibile crisi di liquidità a lungo termine. Se vedete i dati dal 2001 fino al 2004 che abbiamo avuto le Olimpiadi, ogni anno c’è stata una riduzione della circolazione monetaria, mentre sarebbe stato normale il contrario. Cioè con l’aumento del PIL dovrebbe aumentare anche la circolazione monetaria. Con un aumento del prodotto interno lordo che il paese produce, analogamente aumenta la circolazione monetaria. Invece abbiamo avuto un calo. Un soffocamento spaventoso. Questo perché la Banca centrale europea che emette la valuta non ha ritenuto che doveva darci più moneta. Che cosa copriva questo deficit di valuta in circolazione? Surplus commerciale non avevamo, e neppure la nostra moneta. Che cosa rimaneva? Naturalmente i prestiti. Ogni anno e per 10 anni, il “miracolo economico”, come lo chiamavano, la “forte Grecia” cresceva in media del 4% ed infatti il tasso era estremamente importante rispetto alla media dell’Unione europea. Dimenticarono di dirci però che per ogni aumento del 4%, il debito pubblico saliva del 18%. Ci stavamo cioè indebitando ulteriormente per avere l’espansione del PIL.

Nel frattempo la vera economia, la sua base produttiva, andava a pezzi. L’economia rurale, lo sottolineo, in Grecia non nei Paesi Bassi, in Germania o in Svezia, in Grecia, partecipava al PIL per un misero 3%. Cioè avevamo meno partecipazione della nostra economia agricola in termini di PIL di quanto non faccia l’Olanda. E il coinvolgimento dell’industria e della produzione in generale solo per il 13% nel momento che la produzione media UE si aggira al 35%. Abbiamo un’economia di servizi parassitari e improduttivi. Formata principalmente all’interno dell’euro ma anche prima, solo che l’euro ha accelerato questa tendenza. Tutto questo ha catapultato ad un record storico il nostro disavanzo esterno.

Allo stesso tempo, la famiglia media sta vivendo un’austerità che dura in realtà da più di due decenni. Sostanzialmente dal 1984 la famiglia lavorativa greca vive in sistematica frugalità. Negli ultimi 10 anni, e questo è un nuovo record storico, abbiamo un risparmio col segno negativo. Solo nel 2009 sono stati persi 28 miliardi di risparmi dall’economia greca. E come sapete, sotto qualsiasi regime, se non ci sono risparmi in banca, se non vi è una maggiore propensione al risparmio, cioè reddito disponibile che rimane quando ho soddisfatto tutti i miei bisogni essenziali per poterlo mettere in banca, non si può finanziare una crescita economica robusta. Siamo arrivati al punto che il reddito medio disponibile delle famiglie per un decennio intero, è inferiore a quello della spesa per i consumi di base che la media famiglia greca dovrebbe poter fare. Questo non accade altrove in Europa, in nessun altro luogo, neanche nei paesi degradati dell’ex blocco orientale. In poche parole per più di 10 anni il reddito medio delle famiglie non è bastato per soddisfare le loro esigenze di consumi di base. Così si sono rivolte ai prestiti. Il risultato: nel 2010, il 77% del reddito disponibile medio lo dobbiamo alle banche.

In queste condizioni siamo giunti alla “bomba” internazionale del 2008. Naturalmente le banche che come investitori istituzionali giocano con i soldi sono cominciate a crollare, ma qui ci dicevano, il governo ci diceva, immagino lo ricorderete, che, certo, c’era una crisi globale, ma noi non abbiamo paura, siamo “trincerati nell’euro”, siamo “fortemente schermati”, ecc.

Poi nel gennaio 2009, come ogni anno, il governo è andato a vendere i titoli di Stato greci per raccogliere fondi per nutrire i terribili bisogni che ha lo Stato. E nessuno comprava. E c’è stato il panico generale. Improvvisamente l’allora Primo Ministro e il Ministro delle Finanze hanno scoperto la crisi. E si è rivelato quello che qualcuno sapeva già, cioè che il re è nudo. E non solo, ma anche che non vi era alcuna possibilità di riparare o di affrontare il problema del debito. Perché negli ultimi 10 anni, nei 10 anni dell’euro, l’indebitamento totale dello stato greco fu pari a 490 miliardi di euro. Di questi sapete che cosa abbiamo pagato? 450 miliardi per i debiti che trasciniamo dietro nei secoli. Cioè nell’arco di 10 anni abbiamo pagato 1,5 volte il debito che abbiamo avuto il 31/12/2009. Ne rimangono altri 40. Di questi 40 circa da 18 a 20 è il deficit accumulato in 10 anni del bilancio dello Stato. E gli altri 20 non sappiamo dove sono andati a finire. Non lo sappiamo. Perché nel computer esce il numero ma non c’è nessuna giustificazione. Alcuni se li sono portati via. Chi li ha presi?

Quando si è scoperto che il paese si trovava in stato fallimentare si sono messi a tremare tutti in Europa, perché se la Grecia avesse dichiarato fallimento, come aveva il diritto di fare, il trattato di Lisbona glielo permetteva, se procedeva alla regolazione unilaterale dei suoi debiti, al momento, nessuno poteva fermarla. E non poteva fermarla per il seguente semplice motivo. Quando presti dei soldi ad un individuo o una azienda, e il debitore non può pagare cosa fai? Lo metti in liquidazione, gli prendi quello che c’è di patrimonio ecc. e tutto finisce li. Con uno Stato non si può fare lo stesso. E questo è il più grande incubo degli istituti di credito fin dal 19o secolo. Che cosa succede se lo Stato decide di non pagare? Niente. Non gli puoi fare niente, uno Stato non può essere trattato come un debitore qualsiasi.

Lo Stato ha l’immunità a causa dell’esercizio della sovranità nazionale. Questo secondo il diritto internazionale. È il nocciolo duro del diritto internazionale. E siccome questo nell’eurozona lo sapevano hanno invitato a Bruxelles i leader, dell’allora governo e del futuro governo e gli hanno fatto un discorso cosi: “Qui siamo in una posizione molto difficile. Che prevalga l’euro”. E perché dietro la Grecia venivano gli altri, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, Belgio e Francia, hanno detto che “dobbiamo creare subito un meccanismo che non consente direttamente agli Stati e naturalmente ai popoli di imporre unilateralmente la cancellazione o la regolazione o qualsiasi cosa che faccia perdere soldi alle banche”. E così hanno messo su questa storia in Grecia perché sapevano che avevano a che fare con un sistema politico servile e ricattabile, al quale potevano imporre qualsiasi cosa. Cosi c’è stato il cambiamento di governo (NdT – Autunno 2009, Papandreou al governo). Naturalmente siccome nessuno fa niente per niente, hanno messo in scena questo saccheggio con gli spreads, i tassi di interesse e tutto il resto che abbiamo visto durante quei mesi e gli speculatori ci hanno guadagnato circa 17 miliardi di profitti e da lì cominciò la giostra per andare a finire nel meccanismo di sostegno. Certamente il meccanismo di sostegno dell’euro non ha nulla a che fare con il meccanismo di sostegno nel paese.

Quello che interessava loro non era tanto il Memorandum ma il Contratto di Prestito. Dire che hanno costretto il governo a firmarlo è un eufemismo. Mi capita, per ragioni professionali, di conoscere del personale del FMI che in quei giorni rideva. Mi dissero che non ebbero il tempo a, per così dire, redarre il Contratto e lo ebbero indietro già firmato. Avevano creduto che ci sarebbe stato qualche tipo di negoziato e per questo motivo avevano formulato alcune cose in modo estremo in modo da poterle tagliare in seguito. E invece è stato firmato dal governo Papandreou senza alcuna esitazione. La stampa internazionale commentò molto forte, alcuni analisti si domandarono “che tipo di governo si ha in Grecia”.

Il Contratto di Prestito prevede che la Grecia rinuncia irrevocabilmente e incondizionatamente all’immunità a causa dell’esercizio di sovranità nazionale. Il 6 maggio 2010 viene approvata la legge del Memorandum da parte del parlamento greco, e due giorni dopo, l’8 maggio, con un emendamento su un disegno di legge già votato dalla Camera, è ammessa solo con la firma del ministro l’applicazione del Contratto di Prestito. Di certo io che mi occupo per circa 10 anni di cose simili vi posso assicurare che non esiste un evento o un accordo di questo tipo, non solo nella storia di questo paese ma neanche in quella internazionale, dall’inizio del 19° secolo, nessun paese o colonia ha mai firmato una cosa del genere.

Neppure Tsolakoglou (NdT – Generale dell’esercito e il primo Quisling greco durante l’occupazione nazista). Durante il suo processo si difese dichiarando “Quando mi è stato chiesto da parte di Hitler, di firmare la dissoluzione del paese come unico, indivisibile e sovrano, ho rifiutato”. E ora, in circostanze normali, sotto una supposta democrazia parlamentare, abbiamo eletto un governo che ha dato tutto il paese ai creditori stranieri? E sapete che cosa significa in pratica?

Primo. Il paese si spoglia di tutti i diritti naturali che un debitore ha nei confronti del creditore. Anche di quelli di una persona fisica.

Secondo. Sulla base del Contratto di Prestito la Grecia non è autorizzata ad andare a fonti di terze parti per trovare i soldi e pagare i suoi creditori. Cioè, se per caso un futuro governo richiedesse il Prestito di Occupazione dai tedeschi, una richiesta che è insindacabile e deve essere soddisfatta subito, i circa 160 miliardi, che è il valore attuale stimato del Prestito di Occupazione, non potrebbero essere usati per pagare questi signori.

Terzo. I creditori hanno però il diritto, in tutto o in parte, di assegnare le loro pretese di debito nei confronti della Grecia a terzi. E vi voglio fare un esempio che non è mio, ma è stato formulato da costituzionalisti come Kasimatis e Chrysogonos. Certo, è uno scenario estremo ma, vedete, l’hanno firmata questa cosa. Bene i costituzionalisti hanno detto quanto segue. Supponiamo che l’Olanda venda i suoi requisiti di debito alla Turchia e la Turchia vincola l’Acropoli e ci mette la sua bandiera sopra. Perché revoca dell’immunità nei confronti dell’esercizio della sovranità significa l’abbandono della proprietà pubblica dello Stato, dell’intero territorio nazionale, del suolo nazionale. E anche della proprietà privata dei cittadini. E di cose come un pegno o ipoteca sull’armamento delle forze armate del paese. Questa cosa è fenomenale. Mi ricordo di un broker americano, che aveva scritto sul New York Times un articolo che diceva “Questa firma è il suicidio nazionale del paese.”

Quarto (e peggiore). Sulla base degli usi e costumi internazionali, sui mercati internazionali, il Contratto di Prestito rientra nella famosa “parità di condizioni tra gli istituti di credito”. Vale a dire che essa si applica a qualsiasi finanziatore indipendentemente dal fatto che abbia firmato questo Contratto di Prestito o meno. Se cioè questo Contratto di Finanziamento verrà eseguito fino al termine, qualsiasi creditore dello Stato greco può utilizzarlo come un precedente giuridico e richiedere gli stessi termini, gli stessi obblighi statali verso di lui, anche se non è incluso nel contratto iniziale. Questo si chiama Pari Passu ed è un termine di significato giuridico che significa “Una cosa che si applica ad uno, si applica a tutti.”

Questa cosa non dovevamo conoscerla noi, né il Parlamento naturalmente, quindi non è mai andata in Parlamento, è andata solo al Preparativo parlamentare e vi rimase. Certamente in Parlamento può essere trovato il tutto, ed è anche pubblicato oggi. Non è stato ratificato, ma da quello che hanno deciso è già in esecuzione.

Cosi è stata applicata la politica del Memorandum, politica non tanto per creare dei surplus per pagare gli ammortamenti. Sanno molto bene che questo non è possibile. Ogni anno il pagamento del debito ci costa dal 35 al 40% del PIL. Questa cosa non può essere pagata. È impossibile. Lo sapevano. Ma se avessimo saputo quello che doveva essere fatto, se ci avessero detto nel gennaio 2010 “ci mettiamo le mani sulla proprietà pubblica”? Ci sarebbe stato un finimondo. Così che cosa hanno fatto? Hanno portato la gente alla disperazione, allo sconforto, al vivere alla giornata, pensando alla disoccupazione, alla sopravvivenza dei figli, della famiglia, e poi, domani porgli il seguente dilemma, quello che ha detto il Sig. Olli Rehn 3 settimane fa, dopo che l’ 11 marzo era stata decisa la vendita di 50 miliardi di beni pubblici. Che cosa ha detto? “O si vende o perdete gli stipendi dei prossimi 10 anni”. Questo è un dilemma da usurai. O si vende o si perde ciò che è rimasto delle pensioni e dei salari. Per forzare la gente a dire “E sia, vendete qualcosa pur di non perdere quello che mi è rimasto”. E allo stesso tempo un intero sistema di propaganda sta cercando di convincere la gente che siamo ricchi. Un’altra Arabia Saudita. Che ci costa dare i 350 miliardi del debito?

Ora la situazione va di male in peggio. A 8 mesi dall’attuazione del memorandum abbiamo avuto un calo di 10 anni per l’economia e i redditi sono scesi a livello del 1974 in termini reali. Gli anni a venire saranno ancora più difficili. Siamo nel processo preliminare.

A mio parere ciò che dobbiamo fare è un vero, autentico, robusto fronte popolare che chiederà una ridefinizione di tutte le condizioni politiche del paese. Cioè il rovesciamento del sistema politico e la creazione di nuove condizioni di un nuovo potere che richiederà:

La denuncia del Contratto di Prestito e dell’intero edificio eretto su di esso, così da poter salvare dalla forca il popolo greco e costruire un nuovo tipo di corso per il paese. Un nuovo tipo di potere che rifletta gli interessi reali dell’esponente autentico di questo paese che è colui che lo innaffia con il proprio sudore.

Con questo vorrei concludere. Non senza dire prima questo però: le stagioni quando assegnavamo ad altri l’amministrazione ed il governo di questo paese sono finite irreversibilmente. Finite per bene. È troppo importante il futuro di questo paese, il futuro dei nostri figli e delle nostre famiglie per affidarlo ad altri salvatori. O noi o nessuno.

Grazie.

Dimitris Kazakis
Fonte: www.comedonchisciotte.org
Aprile 2011

Traduzione di GIORGIO, amico/compagno greco

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