LA BOLLA DEL DEBITO INDIANO ? “NON NE PARLA NESSUNO

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DI JAYATI GHOSH
theguardian.com

I problemi economici dell’India riflettono il modello di un boom-fallimentare globale.

Perché i politici se ne sorprendono ?

L’India sarà l’ultima vittima tra le economie emergenti. Negli ultimi 10 giorni, la rupia è scivolata al suo minimo di sempre e l’economia indiana potrebbe essere sull’orlo di una crisi valutaria in piena regola. In questa situazione febbrile, si comincia a dar retta a tutti quei rumors e quelle previsioni pessimistiche, che poi fatalmente si avverano.

L’economia indiana è in difficoltà già da un bel po’ di tempo, e solo una ostinata cecità ha fatto sì che fosse ignorata.—“ Illustrazione : Daniel Pudles”
Quindi anche se c’è una leggera ripresa del mercato , gli investitori continuano a lavorare nel buio . Qualsiasi estemporanea misura politica annunciata (rialzo dei dazi sulle importazioni di oro, qualche controllo sui capitali in fuga, norme sulle liberalizzazioni per gli investimenti esteri ecc. ), ha avuto l’ effetto opposto a quello desiderato . Tutto quello che il governo fa sembra essere troppo poco e troppo tardi – o addirittura controproducente .

Queste sono tutte le classiche caratteristiche della fase del panico in un ciclo del mercato finanziario . Questo non significa che il crollo sia inevitabile , ma chiaramente è possibile . La vera sorpresa in tutto questo è che sia gli investitori che i politici indiani ne siano sorpresi . Per qualche motivo, a quanto pare nessuno aveva pensato che le cose potessero volgere in questo senso, anche se la storia di ogni crisi finanziaria del passato, e anche di quelle recenti, avrebbe dovuto far sentire puzza di bruciato già da almeno un anno o due.

L’economia indiana è in difficoltà già da un bel po’ di tempo, e solo una ostinata cecità ha fatto sì che fosse ignorata . La crescita della produzione è in diminuzione da diversi anni , e gli investimenti privati sono in caduta da 10 trimestri consecutivi. La produzione industriale è diminuita nel corso dell’ultimo anno, ma il tasso di inflazione dei prezzi al consumo è ancora a due cifre e mostra tutti i sintomi essenziali della stagflazione ( aumento dei prezzi mentre rallenta la crescita del reddito).

Al momento il commercio estero è l’anello più debole. Le esportazioni zoppicano ma le importazioni sono lievitate (comprese le importazioni non essenziali come l’oro), tanto che sia il disavanzo commerciale che il deficit di gestione sono a livello dei massimi storici e sono in gran parte finanziati da capitali volatili a breve termine. Questo ha fatto sì che, dal giugno scorso, ben 12 miliardi di dollari siano stati ritirati dagli investitori di portafoglio.

Questa situazione è il risultato di squilibri interni ed esterni che si sono accumulati per anni. Il boom economico indiano è stato costruito basandolo su dei consumi a credito e su allegri investimenti che prendevano il denaro principalmente da entrate di capitali a breve termine. Questo ha provocato il boom di attività in settori come l’edilizia e l’immobiliare, piuttosto che nel commercio ed ha creato un senso di euforia finanziaria che ha portato a una massiccia super-espansione del credito a imprese e famiglie. E’ questo che ha complicato il problema .

Purtroppo , questo boom è stato anche “sprecato” nel senso che non ha portato a miglioramenti significativi nella vita della maggioranza della popolazione, come negli investimenti sulla spesa pubblica per infrastrutture di base, per l’alimentazione, la salute, l’igiene e l’istruzione che non sono state adeguatamente sviluppate.

Dovremmo sapere ormai che quando si cerca di manovrare una bolla del debito si innesca sempre un processo incontrollabile che deve finire in lacrime, ma chiunque si sia permesso di farlo notare è stato deriso e trattato da guastafeste, come se non volesse comprendere il vero potenziale dell’India.
Qualcosa di simile si sta verificando in un certo numero di altre economie asiatiche che cominciano a sentire i primi dolori, come l’Indonesia – mentre anche l’economia brasiliana mostra alcune caratteristiche simili. I problemi che ha oggi l’India possono anche essere gravissimi, ma riflettono solo quello che dovrebbe essere oggi un processo, purtroppo, familiare in tutto il mondo .

C’è una storiella , che ha inventato mezzo secolo fa Charles Kindleberger, che dice più o meno così :

Un paese viene “scoperto” dagli investitori internazionali e cominciarono ad arrivare ingenti capitali. Questi capitali contribuiscono a creare un boom in tutto il paese ma anche a far crescere il tasso di cambio reale. Questo innalzamento dei cambi fa ridurre gli incentivi per gli esportatori e per chi produce generi sostitutivi a quelli da importare. Così gli investitori cercano strade in settori non commerciali , come l’edilizia e l’immobiliare ed il boom fa crescere il valore dei beni patrimoniali, dei beni immobiliari e delle azioni. La contropartita di tutto questo è un crescente disavanzo delle partite correnti, al quale non si presterà nessuna attenzione fintanto che il denaro continuerà a girare e l’economia a crescere.

Poi tutte le bolle alla fine scoppiano.
Basta solo qualche cambiamento nella percezione su come funziona il processo e tutto salta fuori, e può scoprirsi tutto molto rapidamente. A farlo scattare può essere un cambiamento delle condizioni globali, oppure un brusco rallentamento della crescita del reddito nazionale, o un’instabilità politica, o anche problemi economici in un paese vicino.

In India dicono che sia stato Ben Bernanke della Federal Reserve degli Stati Uniti a far cambiare la percezione, ma potrebbe facilmente essere stato qualche altro fattore. Quando i “mercati cominciano a rifiutare” le caratteristiche stesse che, durante il boom, si consideravano virtù , tutti cominciano a scappare – sia gli investitori che il pubblico – da quello che comincia a essere definito un esempio di capitalismo clientelare, di inefficienza e quant’altro si possa dire. La crisi finanziaria che ne scaturisce, colpisce chi dal boom non ha goduto di nessun beneficio e che ora vede abbattersi la scure sull’occupazione e sul reddito dei lavoratori .

Questo è quello che comincia a succedere in India, ed è anche probabile che accada in molti altri “mercati emergenti” . Ma essenzialmente è lo stesso processo, che si è già vissuto molte volte in diverse parti del mondo : America Latina nel 1980 , in Messico nel 1994-95 , nel sud -est asiatico nel 1997-98 , in Russia nel 1999-2000 , in Argentina nel 2001-02 , negli Stati Uniti nel 2008 , in Irlanda e in Grecia nel 2009 , e così via .

Perché siamo così sorpresi ogni volta? E perché mai, perché mai, non ci accorgiamo che sta arrivando ?

Jayati Ghosh
Fonte: www.theguardian.com

Link: http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/aug/26/india-debt-bubble-boom-bust-pattern
26.8.2013

Traduzione per ComeDonChisciotte.org a cura di Bosque Primario

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