L’ AUSTERITY GRECA

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DI JEFFREY SOMMERS E YANIS VAROUFAKIS
counterpunch.org

Non provateci a casa vostra!

L’iconico ex Primo Ministro britannico, il conservatore Winston Churchill, ebbe una volta a dichiarare: “Gli Stati Uniti fanno sempre la cosa giusta [lunga pausa] …. dopo aver esaurito tutte le altre opzioni”. Sembra che quest’antica verità sia ancora attuale.

Gli Stati Uniti e l’Europa sono passati attraverso la più grande tempesta economica a partire dal 1929, ed ancora non ne sono completamente al di fuori. Sia gli Stati Uniti che l’Europa hanno affrontato la crisi stringendo la cinghia dell’austerità, ma gli Stati Uniti l’hanno fatto solo un po’ … l’Europa, invece, molto di più.

Dopo alcuni anni possiamo vedere i risultati [delle due politiche]: l’economia degli Stati Uniti, seppur non in ottima salute, è comunque migliore di quella di gran parte dell’Europa.

Se tutti i bilanci pubblici fossero drasticamente tagliati, è come se in un concerto tutti [gli spettatori] si alzassero per migliorare la loro visuale. Se proprio tutti dovessero alzarsi, nessuno potrà vedere meglio di prima.

Brevemente, quello che funziona per una sola persona, non è detto che funzioni per tutti, ed in nessun luogo questo concetto è stato più evidente che in Europa. I governi europei hanno risposto alla crisi stringendo la cinghia, tutti insieme e tutti allo stesso momento. Il risultato, ironia della sorte, è stato un aumento dei debiti pubblici, ed una crescita economica molto lenta.

Negli Stati Uniti molti governatori stavano praticando dei tagli di bilancio draconiani, secondo lo stile europeo. Ma, poiché gli Stati Uniti hanno un vero governo federale, a differenza della UE, i ridotti bilanci degli stati [federati] hanno continuato a ricevere dei trasferimenti federali sotto forma di Social Security, Medicare, prestiti agli studenti, etc.
Ironia della sorte, questa politica [diretta eredità del New Deal] – alla quale i fautori dell’austerità vorrebbero imporre l’eutanasia – è stata il principale fattore che ha impedito all’economia statunitense di collassare del tutto.

L’UE non può disporre trasferimenti federali verso i [ridotti] bilanci degli stati membri, e quindi la sua economia ha fatto peggio di quella statunitense [il riferimento è ovviamente all’Eurozona e non alla UE, ndt].

Spesso, i politici di questo paese [gli USA] avvertono gli avversari politici che così facendo stanno minacciando gli Stati Uniti di un destino peggiore di quello della Grecia. Gli americani, comunque, hanno una visione curiosa del luogo di nascita della democrazia. Sembrano pensare che i greci siano stati oberati dalle tasse. In realtà è vero proprio il contrario.

A differenza degli Stati Uniti – dove solo alcuni evadono le tasse [come ci ha ricordato Warren Buffet] – la Grecia è più democratica, perché ad evaderle sono quasi tutti. L’evasione fiscale ha contribuito, in origine, al pasticcio fiscale della Grecia. I tagli al bilancio pubblico lo hanno poi approfondito. Al culmine della crisi la Grecia ha cercato di porre rimedio [al mancato incasso dovuto] all’evasione fiscale aumentando le tasse, ma durante una crisi questa cosa non deve essere fatta.

La Grecia, oltre che tagliare radicalmente il bilancio pubblico, ha attuato anche un altro tipo di politica [supportata da una parte del paese]: il taglio dei salari. Il risultato? Fino ad ora, conseguentemente al taglio sia del bilancio pubblico che dei salari, il reddito nazionale è sceso [Pil] di un massiccio 25%.

E’ vero che un lavoratore può trovare più facilmente un’occupazione, se è disposto a lavorare per un salario minore, ma quando molti lavoratori sono tutti pagati di meno, non c’è più una domanda sufficiente di beni e servizi per poterli tenere tutti occupati.

Durante l’austerità, la creazione di posti di lavoro, in Grecia, si è bloccata. La lezione molto chiara che è pervenuta dalla Grecia, quindi, è che l’occupazione nel settore pubblico ed in quello privato sono collegate. Tagliare l’una danneggia l’altra.

L’America, fortunatamente, non corre il pericolo di diventare come la Grecia. Alcuni conservatori – pochi, ma in crescita [i milionari della Silicon Valley, il passato editore di “The American Conservative”, il candidato alle primarie del Partito Repubblicano per l’elezione a Governatore della California, Roy Unz] – cominciano ad ammettere che l’aumento del salario minimo ha due meriti.

Il primo è che può contribuire a ridurre la spesa pubblica, riducendo il numero di americani che hanno necessità di un aiuto statale. Il secondo è che i lavoratori a basso salario spendono gran parte del loro reddito disponibile per i beni ed i servizi locali, generando in questo modo business e profitti.

Al contrario, tagliare le tasse ai ricchi, in generale, si traduce nell’uso di quei soldi per fare un’altra vacanza nel mio paese [di Varoufakis], la Grecia: bene per me [greco], male per te [Sommers, americano].

Tornando all’osservazione di Churchill [sull’America che ha esaurito le opzioni in favore dell’austerità], gli Stati Uniti potrebbero finalmente fare “la cosa [le cose] giusta”. Gli americani, in effetti, investono in ricerca & sviluppo [principalmente attraverso le università americane] più di quanto faccia l’Europa, e più investiranno più ne trarranno profitto.

Nonostante i tentativi di ucciderlo, gli Stati Uniti hanno preservato il “diritto a spendere” come cuscinetto contro le crisi economiche. Si sta cominciando a riconoscere, inoltre, che i salari più alti sono in realtà una buona cosa per gli affari e per il taglio dei disavanzi pubblici. L’unica cosa che potrebbe arrestare questa potenziale prosperità è l’austerità.

Conseguentemente, il messaggio sull’austerità che proviene dalla Grecia può essere sintetizzato in una frase che ho visto in molti programmi televisivi [americani] d’avventura: “non provateci a casa vostra”.

Jeffrey Sommers è “Professore Associato” di “Political Economy & Public Policy”, è inoltre “Senior Fellow” presso lo “Institute of World Affairs” presso la “University of Wisconsin–Milwaukee”. Egli è anche “Visiting Faculty” presso la “Stockholm School of Economics” a Riga. Egli è anche co–editore ed autore di “The Contradictions of Austerity: the Socio-Economic Costs of the Neoliberal Baltic Model”.

Yanis Varoufakis è “Visiting Professor” presso la “Lyndon B. Johnson School of Public Affairs” presso la “University of Texas”, ad Austin. E’ anche professore di “Economic Theory” presso la “University of Athens”. E’ autore di “Global Minotaur” e di “A Modest Proposal for Resolving the Euro Crisis”, insieme a James Galbraith e Stuart Holland.

Fonte: www.counterpunch.org/

Link: http://www.counterpunch.org/2014/02/26/greek-austerity/

26.02.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO

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