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DI MARCELLO FOA
blog.ilgiornale.it

Sono passate diverse settimane da quando l’ex informatico della Cia Edward Snowden ha rivelato il Datagate e considerato l’epilogo della sua vicenda oggi lo si possa considerare davvero un eroe della miglior America. Inizialmente il sospetto era che la sua improvvisa e clamorosa ribellione fosse strumentale e concordata con servizi segreti stranieri; insomma che fosse passato “al nemico” (si pensava ai cinesi) e che la mediatizzazione del suo caso potesse servire a rendere ancor più forti e credibili le sue rivelazioni.

Ora, però, questo sospetto – sebbene non possa essere ancora del tutto escluso – appare inverosimile.

Nella foto: David Miranda ( a sinistra) e Glenn GreenwaldSe Snowden si fosse accordato con l’intelligence straniera, la sua “latitanza” non sarebbe stata così lunga e roccambolesca, ma molto più breve, discreta ed efficace nell’epilogo finale. Snowden si è nascosto a Hong Kong, ha chiesto invano asilo a decine di Paesi, è rimasto bloccato all’aeroporto di Mosca per molte settimane, generando non pochi imbarazzi al Cremlino che solo in extremis gli ha concesso un asilo temporaneo. Scenario troppo complesso per essere pianificato ad arte.

A mio giudizio è stato spinto da motivazioni nobile e dal timore di vedere il Paese – a lungo alfiere della libertà e della democrazia – in uno Stato che persegue e realizza la schedatura di tutti i cittadini, che si insinua nella loro vita personale, violando le libertà individuali sancite dalla Costituzione. Un gesto coraggioso, il suo, nel segno della miglior tradizione del suo Paese.

Ieri nuova puntata: la polizia brittanica ha fermato per 9 ore David Miranda, il compagno di Glenn Greenwald, il giornalista che per primo ha rivelato la denunce di Snowden. Gli hanno sequestrato cellulare, computer, fotocamera, lo hanno tenuto 9 ore in isolamento, senza assistenza giudiziaria nè diplomatica. Insomma gli hanno negato diritti normalissimi nei Paesi occidentali, trattandolo alla stregua di un sospetto terrorista, lui che ha una sola colpa: quella di essere il compagno che ha dato voce all’ex spia e che, verosimilmente, è in grado di pubblicare nuove rivelazioni.

Intimidazione ha tuonato il “Guardian”, che ha dedicato tutta la prima pagina alla vicenda. E intimidazione è. Nei confronti di Snowden, ma soprattutto di chi esercita il diritto di informare, in assoluta libertà, come fa da diversi anni, meritoriamente, coraggiosamente il Guardian.
Al giornale londinese, a Greenwald, a Miranda tutta la mia solidarietà, con l’auspicio che questa azione abbia l’effetto opposto a quello desiderato, rendendoli non più pavidi ma ancora più coraggiosi. Come capita ai giornalisti di razza.

Marcello Foa
Fonte: http://blog.ilgiornale.it
Link: http://blog.ilgiornale.it/foa/2013/08/19/intimidire-i-giornalisti/
19.08.2013

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