INTERNET E IL RISCHIO DI UNA OMOGENEIZZAZIONE (SUB)CULTURALE GENERALIZZATA

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DI CRISTIANO PROCENTESE

eurasia-rivista.org

Nel 1996 Fredric Jameson ha iniziato a parlare di “svolta culturale” [1], rendendo evidente l’analogia con la nota “svolta linguistica” esistente in filosofia sin dagli inizi del XX secolo. Il filosofo americano, insieme ad altri filosofi postmoderni, spiega che lo spazio dei simboli si è notevolmente moltiplicato, mentre la materialità del mondo non può essere moltiplicata nella stessa proporzione; soffre di una forte “sovrabbondanza” simbolica in relazione alla materialità diretta.

In breve, la proliferazione dei media, internet incluso, anche se non sono un mezzo di massa in senso stretto, ha cambiato le coordinate del comportamento quotidiano e ha reso possibile che tutto converga, facendo sì che l’immediatezza reale sia al di sopra dell’informazione e della comunicazione.

La questione è, dove andremo a finire da un punto di vista”antropoculturale”? pensiamo che fin dall’homo sapiens l’intelligenza si sia sempre sviluppata nel campo di un mondo accessibile? Un mondo che non è in alcun modo il mondo delicato percepito dai nostri sentimenti. Di conseguenza i mass media possono arrivare ad avere effetti educativi o, al contrario, esercitare uno strumento antropogenico che formi la coscienza?

Un fenomeno come internet, che può certamente essere usato come una chiave per comprendere molti fenomeni sociali contemporanei dev’essere analizzato nei suoi aspetti positivi e nelle sue contraddizioni, senza modelli e/o feticismi.
E’ pur vero che le possibilità tecnologiche a nostra disposizione ci portano ad aspirare di avere una vasta rete di comunicazione in tutto il mondo che allo stesso tempo serva a estendere le possibilità che tutti possano godere degli stessi prodotti. Senza dubbio questo significa che la nascita e la diffusione di una cultura globale è ancora da verificare. Inoltre se pensiamo che, tuttora, ci sono persone in alcuni paesi del terzo mondo che si trovano ad avere il più vicino telefono pubblico della loro comunità a molte ore di cammino e non sanno nemmeno il significato della parola internet, dobbiamo concludere che: c’è una categoria di persone che ha accesso alle informazioni e che sono utenti quotidiani di internet, con tutti i benefici che conosciamo, c’è poi un’altra categoria di persone, quelle che si potrebbe definire come analfabeti digitali, che sono al di fuori del profilo di una popolazione attiva e competitiva.

Il sociologo francese Edgar Morin descrive lo stato attuale del pianeta come se fosse un ologramma. Non solo ogni parte di esso è relazionata sempre di più al tutto, ma il mondo intero è sempre più presente in ogni sua parte, il pericolo è che la cultura rischi di standardizzarsi ed omogeneizzarsi ai canoni dei paesi industrializzati occidentali, piuttosto che in un vero dialogo e incontro tra le diverse tradizioni culturali.

Cristiano Procentese (Napoli 1970) è docente di Filosofia e scienze sociali nelle Scuole secondarie di secondo grado della Provincia di Udine, membro del GIRCHE (Grup Internacional de Recerca “Cultura, Història i Estat”), nonché Dottorando di ricerca in Filosofia in cotutela con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università di Barcellona.

Fonte: www.eurasia-rivista.org

Link: http://www.eurasia-rivista.org/internet-y-el-riesgo-de-una-homogeneizacion-subcultural-generalizada/21409/

9.04.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Gianluca Martin

NOTA:

(1) Solitamente l’apporto teorico, per il quale è meglio conosciuto dai lettori in lingua spagnola, è la sua analisi marxista del postmodernismo come “logica culturale del tardo capitalismo”, analisi che sta sviluppando in Postmodernismo, ovvero La logica culturale del tardo capitalismo, (1991 ) trad. it. di Massimiliano Manganelli, Fazi, Roma 2007 e in altre sue opere a partire dagli anni ’80.

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