IL RUOLO DI WALL STREET NELLA CRISI DI CIPRO

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DI ROB URIE
counterpunch.org

I recenti avvenimenti di Cipro, il sequestro dei depositi bancari per fronteggiare i salvataggi delle grandi banche private e l’implementazione dei controlli sui capitali per limitare la fuga dei depositi bancari verso l’estero, fanno pensare che la crisi bancaria, che i mainstream hanno tanto presentato come superata in Occidente sia ancora viva e vegeta.

Il Cancelliere tedesco Angela Merkel  ha inquadrato  i problemi di Cipro come dovuti  ad una combinazione di lassismo fiscale, per cui serve l’”austerità economica”  e una mancanza di controllo sui banchieri ciprioti, per cui solo una “risoluzione interna” è il rimedio.Ha dimenticato di parlare del ruolo svolto dalle banche centrali occidentali, le banche tedesche, e più in generale da Wall Street, in quella catastrofe economica globale che continua a fare danni.

La causa immediata della crisi, la scintilla che ha acceso il fuoco, si accese quando due delle più grandi banche private di Cipro risultarono insolventi e bisognose di una “risoluzione” perché avevano ricevuto depositi all’interno e all’esterno del paese ben oltre la capacità che aveva tutto il paese di risponderne. La causa delle insolvenze era costituita dai prestiti emessi che non potevano essere rimborsati e dalle attività di investimento che avevano perso di valore. La maggior parte delle grandi società di Wall Street erano nella stessa situazione nel 2008 quando, potendo contare sulla capacità degli Stati Uniti di  “produrre fondi di ‘salvataggio’ illimitati con la FED che stampava denaro digitale”, potevano reperire facilmente una “solvibilità fittizia” semplicemente ricevendo il denaro necessario.

Ma dato che la moneta di Cipro fa parte della Unione Europea, questa opzione di ‘stampare’  denaro per le banche, all’americana, non è stata prevista.

Da una serie di mosse la BCE sembra essere stata irreprensibile nel suo comportamento sui “guai di Cipro” : ha erogato i finanziamenti necessari al governo cipriota come previsto da una “risoluzione interna”, indicando che i fondi per il salvataggio delle banche si dovevano trovare da qualche parte e che “qualche parte era nei conti dei depositanti”.

Per i conti dei depositanti-di-passaggio la BCE  li ha assicurati che avrebbero potuto portare i loro soldi altrove, non appena possibile, quindi il governo cipriota ha istituito un controllo sui capitali per gestire la quantità di fondi a cui sarà permesso di lasciare il paese. I risultati saranno probabilmente una profonda depressione economica per  Cipro e tanti problemi in più per il progetto dell’Unione Europea.

Sono rimasti fuori da questa storia i ruoli degli Stati Uniti e dell’Unione Europea che hanno giocato come principali sostenitori del capitalismo finanziario neo-liberale, il ruolo di Wall Street e delle grandi banche tedesche, nell’ammassare tutte le azioni-spazzatura con cui il sistema bancario globale continua a strozzarsi, e tutte le conseguenze che si incarnano in un impoverimento economico e nella depredazione di Cipro.

Le teorie economiche del neo-liberismo erano dietro l’assenza di controlli sui capitali che avrebbero potuto limitare la dimensione dei depositi esteri accettati dalle banche cipriote e mantenerli entro livelli gestibili.   Titoli spazzatura, pensioni USA garantite da ipoteche e altri prodotti finanziari strutturati “creati da fondi di Wall Street” hanno trovato la loro collocazione in quasi tutti i portafogli di investimento delle banche europee.   E  gli sforzi per convincere tutti i cittadini del mondo della bontà delle politiche neoliberali continuano senza sosta, come prevede l’accordo USA  della Trans Pacific Partnership.

Ma limitare la colpa di aver creato e venduto titoli spazzatura solo a Wall Street  e alla Deutsche Bank tedesca,  sottovaluta il ruolo ben più ampio giocato dal sistema del capitalismo finanziario nelle catastrofi economiche in cui si stanno avvitando i paesi periferici europei.

Flussi di capitali senza ostacoli hanno perturbato l’economia per diversi decenni, ma anche questi sono solo alcuni aspetti di un problema più grande: il sistema del capitalismo finanziario globale. Sia un eccesso di credito (privato) creato dalle banche che la natura scoordinata degli investimenti capitalisti rendono il capitalismo finanziario una macchina del giudizio universale anche quando banchieri corrotti e/ o incompetenti non restano solo dietro le catastrofi che hanno creato.

Il punto di vista economico- capitalistico allineato sugli investimenti internazionali prevede che il commercio si fondi sulla regola : “un paese produce quello che un altro paese compra”. La differenza tra i soldi ricavati e i costi di produzione, il “risparmio”, può essere conservato nella sua forma originale o scambiato con un’altra valuta. Se nel complesso si verifica un ‘eccesso’ di risparmio che resta in un paese, ad esempio quando nel 2000 la Cina vendette più merci agli Stati Uniti di quante ne aveva acquistato, il capitale si reinveste –  per cercare un utile, e questo è il motivo che ha portato alla crescita economica ed a una bassa inflazione – questa è  la ‘grande moderazione‘ della tradizione degli economisti.

Se questo eccesso è abbastanza grande – recita la teoria – si potrebbe anche creare una bolla di credito guidato, ecco quindi una delle spiegazioni dell’economia tradizionale sulla bolla immobiliare negli Stati Uniti.  Ma resta fuori da questa formulazione il credito bancario e la distribuzione degli investimenti, di quello che l’economista Hyman Minsky chiama il  “money manager capitalism”.

Le banche creano credito per finanziare gli investimenti indipendentemente dall’esistenza di squilibri commerciali. Le banche lavorano solo per facilitare gli investimenti di credito bancario a livello globale. Qualsiasi banchiere ragionevole che eroghi prestiti con la dovuta precauzione si confronterebbe con un problema di ‘coordinamento’, non sapendo chi altri stia finanziando prestiti simili e quanto denaro possa essere investito in modo efficace nello stesso settore o nella stessa regione.  Aggiungiamo  a questo che i banchieri (per contratto) vengono pagati per fare prestiti anche se questi potrebbero essere rimborsati solo se il valore delle attività continuasse a crescere in eterno,  o prestiti che sono destinati a non essere mai rimborsati, oppure all’ osservazione imbelle dell’arrivo di un fiasco immobiliare nell’Occidente degli anni 2000, e dell’ improvvisa crisi della finanza in cui è precipitata l’economia negli ultimi 30 anni ….   Detto questo, adesso, si capisce meglio.

Negli ultimi decenni il credito privato è cresciuto esponenzialmente in tutto il mondo, a velocità crescente, sia per mezzo “delle banche” che per mezzo “delle banche ombra”.  Una panoramica sugli investimenti globali fatti con le “eccedenze  di risparmio”, rivela il ruolo di Wall Street nella creazione e nella distribuzione del credito. Ad esempio, la Deutsche Bank, la grande banca tedesca, è stata uno dei più grandi creatori e distributori di finanza spazzatura di Wall Street dopo il 2000. Così le banche creano denaro finanziando il credito e vendendo prodotti finanziari da acquistare con il denaro prestato, hanno letteralmente “licenza di stampare il denaro”. E sia la creazione del credito che la produzione e distribuzione di prodotti finanziari spazzatura pagano i banchieri molto bene, mentre, guarda caso, fanno aumentare il rischio di una catastrofe economica con un controllo sui flussi di cassa,  che ora sono spalmati, secondo convenienza, a livello globale.

Fondamentalmente, la reintroduzione di controlli sui capitali, la soluzione voluta dalla scuola dell’ “eccedenza del risparmio” per gestire i flussi di capitale, e la ri-regolamentazione di banche e banchieri, come vuole la soluzione neo-liberale, guardano entrambe oltre il problema del coordinamento che è un fondamentale per il  capitalismo.

La logica di base per il capitalismo è che gli individui e le imprese capitalistiche agiscano in modo indipendente nel loro interesse per produrre i risultati aggregati migliori possibili.

La rimozione dei controlli sui capitali ha fatto anticipare l’ondata di disastri economici legati alla finanza globale e lo stesso ha fatto la de-regolamentazione delle banche. Tuttavia, la reintroduzione dei controlli di capitale e la ri-regolamentazione delle banche, se dovessero verificarsi, sarebbero – di fatto – l’evidenza che gli individui e le imprese che agiscono nel solo proprio interesse non producono buoni risultati aggregati.

Perché allora restare nel “capitalismo dei manager” se le sue premesse fondamentali sono contraddette dal fatto che il welfare sociale ne soffre e si prende atto delle considerazioni sociali alla base della “gestione capitalista”?

In altre parole, quale miglior sistema si potrebbe concepire per saccheggiare e depredare il mondo, di quello che usano i i banchieri creando credito e creando anche i prodotti finanziari che rappresentano il credito con cui si possono comprare le  “attività reali”? Attualmente gli hedge funds degli Stati Uniti stanno comprando una quantità di case per pochi dollari, perché il credito privato (delle banche) è servito per gonfiare i prezzi delle case in un boom alimentato dal credito – boom che è fallito.

Dopo che gli hanno pignorato casa i “proprietari” devono ancora pagare decine di miliardi alle banche, anche se ormai hanno perso le loro case. Gli acquisti di tante case influiranno (sul credito bancario) dando un po’ di soldi agli investitori di  hedge fund e cedendo il valore residuo a banche ombra che hanno creato l’economia del  “cash-flow”.  Economia che continua ad alimentarsi con la politica dei bassi costi dei finanziamenti e dell’espansione del credito per gli “ex-proprietatari di case” per consentire che possano pagare anche il valore residuo del debito non pagato ancora.

E questa stessa dinamica sta giocando la sua partita in tutta l’Europa periferica, dove le  economie sono stritolate dalle banche (con l’aiuto delle banche centrali e di attori statali come Angela Merkel e Barack Obama) e le imprese strategiche vengono acquistate, anche qui, per pochi cent per una urgente necessità di contanti (pensiamo all’acqua pubblica e all’energia).

Ma per essere chiari, questo sistema è  distruttivo solo in modo casuale, non per una brillante cospirazione. Come si capisce dal consolidamento della ricchezza che deriva dal capitale finanziario, concentrata solo tra piccoli gruppi di addetti ai lavori collegati tra loro che si godono tutto il bottino del  saccheggio economico. Ma il problema del coordinamento (che era giustamente valutato al tempo degli economisti capitalisti, prima dell’avvento del neo-liberismo) è fondamentale sia per la produzione capitalistica che per i risultati negativi causati dalla mancanza di informazioni e dal saccheggio che avviene a caso all’interno dello stesso sistema.

Le crisi valutarie asiatiche degli ultimi anni ‘90 erano il risultato dell’azione indipendente di molti “money managers”  che decisero di investire capitali importanti in economie con una ridotta capacità per ricavare il massimo profitto dalle loro produzioni.

Il problema del “coordinamento” significa anche che se questi  “money managers”  avessero saputo quanto denaro si stava investendo, complessivamente, in quelle economie, rispetto alla quantità che avrebbero potuto realmente assorbire, forse non avrebbero fatto l’errore di metterci tanti soldi, di cui avrebbero potuto fare un miglior uso altrove – solo che nessuno ne aveva idea.

Il risultato è stato un eccesso di investimenti, con soldi buttati in molti progetti assolutamente inutili per l’economia.  Appena  si è capito che troppi soldi erano stati messi in investimenti sbagliati, il denaro è stato immediatamente ritirato, abbandonando a se stesse e lasciandole ancora più povere delle economie locali ormai distrutte.

In Europa e negli Stati Uniti gran parte della crescita del debito ‘sovrano‘,  che viene curata con l’austerità fiscale, deriva dallo spostamento, voluto dai governi, dei debiti bancari sui bilanci pubblici.  Tre miliardi di euro del  “debito pubblico di Cipro”  è stato prodotto dal suo contributo alla BCE per il “salvataggio della Grecia” che in realtà è andato a pagare le banche europee e gli hedge fund occidentali per i loro «investimenti» fatti sui titoli di Stato greci.

Gli Stati Uniti hanno avuto più successo dell’Europa nel nascondere i costi del salvataggio delle loro banche che alla fine sono finiti nel bilancio pubblico come programmi residui del New Deal, quelli che permettono di  trovare sempre qualche buco dove nascondere gli asset bancari fasulli.  Ma anche  gli “stabilizzatori automatici” come l’assicurazione contro la disoccupazione e i programmi federali di stimolo all’economia, proposti sia da Obama che dai Repubblicani, fanno aumentare il debito pubblico tanto da essere presi a pretesto per spingere i fautori dell’austerità a chiedere altri tagli sui programmi di assicurazione sociale.

Cipro e il resto dei paesi della periferia europea affrontano l’ostacolo di aver lasciato le proprie monete in mano all’Unione monetaria europea. Questo probabilmente significa che l’Unione europea in certi momenti può anche essere distratta o rilassata. Malgrado ciò  il capitalismo della finanza predatoria e globale continuerà a colpire sempre, fino a quando non verrà abbattuto.

Gli economisti allineati alla fine proporranno sempre nuove riforme e nuovi salassi. Ma ancora una volta, quale può essere la logica che regola un sistema economico la cui premessa fondamentale è che funziona meglio quando viene lasciato “senza regole”?

Il capitalismo finanziario è fatalmente viziato in teoria e in pratica. Il suo prodotto finale è quello che vediamo: una plutocrazia globale che sta occupando gli stati e il potere e sta prendendo il controllo sul saccheggio, inevitabile, su popolazioni sempre più ostili.

La  moderazione del periodo post-guerra citato dagli economisti allineati è servita per limitare la creazione del debito privato. Tuttavia, l’imperativo base del capitalismo finanziario di oggi è favorire una espansione infinita del debito (privato) come fonte del suo potere politico ed economico.  Tutti quelli che negli Stati Uniti continuano a credere di essere divisi tra democratici e repubblicani sono tutti ciechi e non vedono dove sta veramente il potere reale.

Eventi come quelli di Cipro hanno dato un assaggio a tutti quelli che ancora hanno paura di vederlo.

Rob Urie è un artista e un  economista politico di New York.
Fonte: http://www.counterpunch.org
Link : http://www.counterpunch.org/2013/03/29/wall-streets-role-in-the-crisis-in-cyprus/
29.03.2015

Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di BOSQUE PRIMARIO

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