IL QATAR SVELATO

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DI GHASSAM KADI
thesaker.is

Quando nel 1971 il Qatar ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna, la sua popolazione era di sole 100.000 persone. Dopo quasi 50 anni la popolazione è lievitata a quasi 2,2 milioni, di cui però solo 275.000 sono realmente qatarioti. I restanti non sono immigrati, non è gente che sarà integrata nel resto della popolazione come cittadini a pieno titolo, si tratta semplicemente di lavoratori stranieri assoldati a contratto che svolgono le più varie mansioni, e alla fine del lavoro torneranno alle proprie case.

Nei secoli precedenti all’indipendenza, i vari emiri del Qatar sono stati impegnati in feroci battaglie contro i governanti del Bahrain e i Wahabiti del Najad (quelli che poi diventeranno l’Arabia Saudita). La dinastia degli Al- Thani salì al trono a metà del diciannovesimo secolo, posto che occupano ancora oggi.

A parte i tormentati conflitti regionali e tribali, la penisola era rimasta un pittoresco centro di pescatori di perle fino alla scoperta del petrolio negli anni ’30.

Quando gli inglesi dichiararono il protettorato del Qatar, venne stipulato un accordo reciproco tra i governanti del Qatar e gli inglesi, in base al quale agli inglesi venivano garantite vie di commercio sicure, e ai qatarioti la protezione dai propri vicini e rivali.

La nuova ricchezza proveniente dal petrolio può aver ridotto la spinta a combattere per assicurarsi risorse limitate da parte di quelle tribu guerriere, ma non ha eliminato le rivalità e gli odii tra le une e le altre.
Difatti il Qatar si rifiutò di unirsi agli Emirati Arabi Uniti e scelse invece l’indipendenza.

L’apparentemente unito Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) e’ in realtà un consorzio di antichi nemici riuniti dal comune timore e dalla necessità di proteggere le proprie ricchezze da possibili invasori.
Certamente, oltre alla diffidenza reciproca, costoro temono soprattutto l’Iran, e questa paura risale ai tempi dello Scià e anche prima, ed è molto superiore al semplice odio settario tra Sunniti e Sciiti.

Le sicurezza è sempre stata l’ossessione del Qatar, e non ci vuole molto a trovare testimonianze dei molti conflitti militari intercorsi tra il Qatar e suoi vicini. E’ una lunga storia di inganni, tradimenti, diffidenza, invasioni e saccheggi. Ed è interessante notare anche in termini storici come i dominanti del Qatar non si siano mai fatti scrupolo di richiedere la protezione di amici anche lontani contro i propri vicini.

Ma perchè mai un paese che non è mai stato una vera nazione fino a tempi recenti, uno stato la cui popolazione non supera quella di un singolo distretto di Damasco o Aleppo o Baghdad, perchè mai una tale entità poco significativa dovrebbe voler diventare un leader regionale?
Perchè tutto questo impegno nell’utilizzare jihadisti islamici per distruggere stati molto più grandi e antichi come la Libia e la Siria?

Più si analizzano le azioni del Qatar, più la domanda sulle motivazioni diventa irrilevante. La questione non è più perchè il Qatar agisce come agisce, ma che cosa è realmente il Qatar.

Il Qatar non è una nazione. Non ha i fondamenti di una nazione. Non è neanche uno stato, con la la sua popolazione equivalente a quella di un quartiere, e non è neanche un leader regionale.

Il Qatar va visto per quello che è. Il Qatar è semplicemente una enorme e ricchissima azienda. Non è molto diversa dalla Shell Oil o dalla BP, con la sola differenza che ha un mandato delle Nazioni Unite che le permette di sedere tra i membri dell’ONU e tutte le legittimazioni che da ciò ne derivano, cosa che le aziende private non hanno.

Questo per quanto riguarda l’ambito politico. Sul piano militare l'”azienda Qatar” è molto più minacciosa. In questo ambito non si muove come partner dell’Occidente, né come una colonia o uno stato vassallo, né come un alleato in una coalizione strategica.

Il Qatar è semplicemente un avamposto, una base avanzata, ma non dell’America, come verrebbe da pensare a prima vista.

L’ascesa della Blackwater Security Company, un paio di decenni fa, ha lasciato intuire quello che in futuro sarebbe diventato l’utilizzo di eserciti privati da parte degli stati più ricchi. Il Qatar dipende sicuramente dagli USA per la propria difesa, come storicamente in passato ha dipeso dalla Gran Bretagna.
Strategicamente ha ricambiato il favore con il “Grande Fratello” americano concedendogli il proprio suolo come base per lanciare gli attacchi contro Saddam.

Geopoliticamente il Qatar ha giocato un ruolo importante anche nel servire gli interessi dello stesso Grande Fratello in Siria. Ha speso miliardi per rifornire munizioni al Fronte Al-Nusra e ad altre organizzazioni terroristiche all’interno della Siria. A proposito di Siria, non bisogna dimenticare il ruolo predominante svolto dal Qatar in Libia contro Gheddafi.

Sia in Libia che in Siria, il ruolo del Qatar non si è limitato a finanziare le rivolte, ma ha anche contribuito significativamente alla campagna di propaganda, utilizzando la propria rete informativa Al-Jazeera per far montare la pubblica avversione contro sia Gheddafi che Assad.

Al-Jazeera è arrivata a mettere in piedi falsi eventi stile Hollywood, creando scenari simili ai luoghi simbolo delle maggiori città siriane per filmare scene con attori in uniformi dell’esercito siriano dove si massacrano civili.

Perciò dunque, perché una nazione così piccola si dovrebbe essere così intestardita a distruggere la Siria?

E qui arriva un’altra bella domanda. L’America ha già un grande alleato nella penisola arabica, l’Arabia Saudita. Perchè ne avrebbe bisogno di un altro? Una delle ragioni potrebbe essere la comodità. Per esempio, quando gli USA necessitarono di una base per l’attacco di terra all’Iraq, non potevano utilizzare il territorio saudita (suolo sacro dell’Islam) senza far infuriare il popolo dell’Islam. Il Qatar quindi si rivelava comodo in quanto neutrale dal punto di vista religioso. Ma perché gli USA dovrebbero aver bisogno del Qatar nella guerra contro la Siria? E perché l’America dovrebbe continuare ad intimidire i propri amici sauditi propiziandosi i rivali del Qatar?

Un’analisi più approfondita mostra che le politiche dei sauditi e del Qatar in Siria hanno avuto molti punti in comune, ma anche molte aspre differenze. In Egitto il Qatar ha appoggiato la Fratellanza Musulmana e Morsi, i sauditi no.
Quandanche ambedue abbiano sponsorizzato un po’ tutte le formazioni terroristiche, i sauditi hanno appoggiato principalmente la Free Sirian Army (FSA) e altri gruppi minori, mentre il Qatar è stato il maggior sponsor del fronte A-Nusra e di quello che sarebbe in futuro diventato l’ISIS.

La convergenza tra Qatar e Turchia nel formare un fronte basato sulla Fratellanza Musulmana contro l’Arabia Saudita e i suoi wahabiti-salafiti è diventata palese quando il Qatar si è rifiutato di presentarsi alle riunioni del Consiglio Generale del Golfo (GCC). Imutile dire che il maggior rivale per la leadership dei sauditi è la Turchia sunnita, non l’Iran sciita.

Quel che è meno evidente dietro al supporto turco al Qatar è il partner silente, Israele. Ora, dopo l’abbattimento del Su-24, Erdogan vuole costruire una base militare in Qatar. Strano davvero. E perché mai la Turchia dovrebbe aver bisogno di una base in Qatar? E perchè mai gli americani dovrebbero permettere la presenza di una base militare non USA in Qatar?

Ma potrebbe essere più facile rispondere a questa domanda se si ponesse in maniera diversa, cioè se ci si chiedesse chi realmente avrebbe bisogno di una base militare in Qatar. E l’unico paese potrebbe essere solo Israele.

E’ facile volare con la fantasia e trovarsi fuori strada, ma dato l’accordo ucleare USA-Iran, qualsiasi attacco militare di Israele contro l’Iran necessiterebbe di una base di lancio abbastanza vicino a Teheran, e più vicine del Qatar non ce ne sono. Forse dietro la prospettata base turca in Qatar si celerebbe Israele? Questa ipotesi non appare troppo remota.

La relazione tra Qatar e Israele e’ enigmatica, unica, e probabilmente la prima del suo tipo. Il Qatar non sta assoldando isr
aele per niente. Israele sta proteggendo l’Azienda Qatar e usufruendo del suo status di membro delle Nazioni Unite per legittimare azioni che possono essere intraprese solo da degli stati. Un nuovo tipo di guerra che nemmeno la Blackwater è in grado di condurre.

Il Qatar non è né uno stato né una nazione. E’ una corporation come la Halliburton. Le Nazioni Unite le danno le sembianze di uno stato, ma è una corporation che mira alla sopravvivenza, e a questo fine ha appaltato la propria sicurezza ad Israele. Strategicamente e geopoliticamente il Qatar è una estensione di Israele nel Golfo Persico, un avamposto israeliano. Le sue aspirazioni alla leadership regionale sono solo facciata atta a nascondere la sua vera sostanza e a confondere gli osservatori sulla sua reale essenza.

Un clan di 200.000 persone che necessita di 2 milioni di stranieri per farsi badare, dieci stranieri per ogni cittadino, per far funzionare acqua, ospedali, supermercati, scuole, non e’ in nessun modo una nazione leader regionale, una nazione degna di questo nome, e nemmeno una nazione. Tribù potrebbe essere una descrizione migliore, ma “azienda” è la definizione che centra in pieno.

Il clan Al-Thani, i proprietari della azienda Qatar hanno chiuso il cerchio.
Sono tornati sul percorso dei propri infidi predecessori che erano pronti a firmare accordi col diavolo per proteggersi. Questo e ciò che i regnanti del Qatar stanno concordando con Israele, e la miglior protezione che il Qatar può ottenere da Israele è diventarne un avamposto camuffato.

Qualsiasi altra azione del Qatar che non abbia come obiettivo diretto la propria sicurezza è una copertura e un diversivo.

Fonte: thesaker.is

Link: http://thesaker.is/qatar-unplugged/

14.12.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PINGUS

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