Hillary Clinton è accusabile di spionaggio a favore di Paesi stranieri?

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DI FEDERICO DEZZANI

federicodezzani.altervista.org

“Negligente, ma nessun reato”, fu il giudizio con cui l’FBI archiviò ai primi di luglio l’indagine su Hillary Clinton, abituata ad usare la posta privata per la corrispondenza del Dipartimento di Stato. Ci deve essere qualche seria ragione se il caso riesplode ad una decina di giorni dalle elezioni presidenziali: da un’inchiesta parallela, nata per presunti reati sessuali, emerge che sul computer di Anthony Weiner, marito della più stretta collaboratrice della candidata democratica, Huma Abedin, sono conservate migliaia di email risalenti al periodo di Hillary Clinton al Foggy Bottom. Chi sono il falco pro-Israele Weiner e la moglie Abedin, grande conoscitrice della Fratellanza Mussulmana? Quale uso fecero delle email? E, soprattutto, l’FBI è incappato in un reato di spionaggio a favore di Paesi stranieri?

Personae dramatis: Hillary Rodham Clinton, Huma Mahmood Abedin, Anthony David Weiner

Colpo di scena. Venerdì 28 ottobre, quando mancano una decina di giorni alle presidenziali statunitensi dell’8 novembre, il Federal Bureau of Investigation rivela di essere venuto in possesso di nuove email spedite e ricevute da Hillary Clinton avvalendosi di server privati, quando guidava il Dipartimento di Stato: si tratta di migliaia di nuove email, occorreranno settimane per analizzarne, dice l’FBI al Congresso, ed è impossibile stabilire se siano un duplicato di quelle già vagliate oppure se costituiscano nuove evidenze probatorie.

La notizia rimbalza veloce su tutti i media, Wall Street scivola in territorio negativo e Donald Trump può finalmente esultare: “Forse finalmente sarà fatta giustizia. Il livello di corruzione di Hillary Clinton è di un’entità mai vista prima…questo caso è peggio del Watergate1. Trascorrono poche ore ed anche la diretta interessata reagisce: “È parecchio strano divulgare qualcosa di simile, con così poche informazioni, appena prima delle elezioni. È senza precedenti e molto preoccupante.”2

Ci devono essere ottime ragioni, se il direttore dell’FBI James Comey ha ritenuto di non poter aspettare per informare il pubblico dell’inaspettato sviluppo delle indagini, tanto più se si considera la linea, molto morbida, finora assunta dal Federal Bureau of Investigation nel gestire il cosiddetto “emailgate”: c’è motivo di pensare che l’FBI disponga di informazioni così esplosive che l’eventuale ritardo nel comunicare le novità avrebbe, a posteriori, lasciato adito ad accuse di insabbiamento o, peggio ancora, di complicità. Un rischio che Comey non ha voluto correre, preferendo attirarsi ora gli strali della Clinton, del partito democratico e dell’intero establishment.

Fino a quel momento, infatti, l’FBI si era mosso con molto tatto, prestando molta attenzione a non danneggiare la candidata democratica: ai primi di luglio, al termine del primo filone delle indagini, James Comey aveva parlato di estrema disattenzione”, sottolineando che “gli investigatori non avessero trovato nessuna prova che la Clinton volesse violare la legge con l’uso di email private”. Interrogato sul perché non chiedesse l’applicazione dell’Espionage Act (che rende perseguibile chiunque diffonda, distrugga o perde materiale classificato), Comey aveva risposto che “nessun giudice sensato” avrebbe imputato un simile reato alla Clinton, responsabile solo di “una grossa negligenza”3. Trump era subito insorto, parlando di un “sistema corrotto” e sostenendo, a più riprese, che la candidata democratica non avrebbe nemmeno correre per la Casa Bianca: “la Clinton deve andare in carcere”, ribadisce il 13 ottobre riferendosi allo scandalo email.

Sopraggiunge settembre e l’FBI si imbatte accidentalmente in nuovo filone delle indagini, che culminerà con la clamorosa rivelazione di questi giorni.

Tutto nasce dall’incorreggibile vizio di un ex-astro nascente del partito democratico, un uomo dai forti appetiti sessuali, di inviare foto osé alle sue ammiratrici. Quando il politico circuisce una ragazzina 15enne, scatta il sequestro del computer, scandagliato dall’FBI che è alla ricerca di immagini pedo-pornografiche: emergono così 650.000 email, tra cui se ne annidano migliaia inviate o ricevute da Hillary Clinton quando occupava il Dipartimento di Stato, tra il 2009 ed 2013. L’allupato politico è Anthony David Weiner, marito (ma i due sono ormai in fase di separazione) di Huma Mahmood Abedin, la più stretta collaboratrice di Hillary Clinton, la “seconda figlia” che, dopo averla assistita al Foggy Bottom, è attualmente vicepresidente della sua campagna elettorale.

I protagonisti di quest’imprevedibile sviluppo dello “scandalo email” sono quindi tre: i tre personaggi del dramma che devono essere analizzati a fondo per capire i motivi che con alta probabilità hanno spinto il direttore dell’FBI ad intervenire clamorosamente al termine della campagna elettorale, pur di scongiurare accuse di insabbiamento. Passiamoli in rassegna.

Abbiamo di recente tracciato un profilo di Hillary Rodham Clinton, sottolineando le sue pulsioni bellicistiche e la sua simbiosi con l’establishment finanziario e mondialista. Ai fini di quest’analisi, ci preme evidenziare come sia la Clinton la regista occulta delle rivoluzioni colorate che sconquassano il Medio Oriente e portano alla ribalta l’islam politico. È durante il suo mandato come Segretario di Stato che vecchi amici degli Stati Uniti come il tunisino Ben Alì e l’egiziano Hosni Mubarack sono rovesciati dalla rete CIA-Otpor!-Canvas, si bombarda la Libia cercando in ogni modo di eliminare il colonnello Gheddafi (celebre è il video dove la Clinton gioisce come una bambina per il suo assassinio4), e si predispongono quelle operazioni sporche per spodestare il siriano Bashar Assad. La strategia, basata sul risveglio della Fratellanza Mussulmana così cara a Londra ed ai servizi segreti britannici, conta sull’appoggio delle potenze sunnite, in primis la Turchia ed il Qatar: lo stretto rapporto tra la Clinton e Doha è stato recentemente confermato dalla pubblicazione di alcune mail, che svelano le donazioni milionarie elargite dalla monarchia sunnita alla fondazione Clinton5. Ultimo beneficiario della destabilizzazione del Medio Oriente è però lo Stato d’Israele, come la stessa Segretaria di Stato riconosce in una email6:

The best way to help Israel deal with Iran’s growing nuclear capability is to help the people of Syria overthrow the regime of Bashar Assad.”

I punti di riferimento per la politica mediorientale della Clinton sono quindi la Fratellanza Mussulmana e Tel Aviv: è facile ipotizzare che il Segretario di Stato, nella concitata fase della “Primavera Araba” e della “guerra civile siriana”, voglia avere al suo fianco alcune figure per tenere aperti i suddetti canali. Si passa, così, agli altri due personaggi del dramma.

Huma Mahmood Abedin, classe 1976, mussulmana, è riconducibile al variegato mondo della Fratellanza Mussulmana e dell’islam politico che, da sempre, ha la propria sede a Londra: il padre, nato nel 1928 nell’India britannica, dirige l’Institute of Muslim Minority Affairs con base nella capitale inglese e focalizzato sullo “studio delle minoranze mussulmane in società non islamiche”, la madre è il caporedattore della rivista Journal of Minority Muslim Affairs,7 dalle inequivocabili simpatie pro-Fratellanza, il fratello insegna all’Oxford Centre for Islamic Studies, centro accademico che da sempre funge da crogiolo dell’islam politico. Entrata nell’entourage della Clinton già nel 1996 (impegno che affianca alla collaborazione col suddetto Journal of Minority Muslim Affairs), la Abedin scala velocemente la gerarchia fino ad affermarsi come la più stretta collaboratrice della Clinton, nonché la sua consigliera in materia di Medio Oriente: quando nel 2011 scatta la “Primavera Araba” è lei che cura i contatti tra Foggy Bottom e la Fratellanza Mussulmana, i cui principali sponsor, oltre gli angloamericani, sono la Turchia ed il Qatar. È sufficiente una rapida lettura delle email inviate dalla Abedin nel periodo 2011-2013, per notare come la Fratellanza fosse in cima ai suoi pensieri: toccherà alla Clinton, ricevuta da Mohamed Morsi nel luglio 2012, impartire la benedizione americana al nuovo corso egiziano, sdoganando così ufficialmente i partiti islamisti.

Attorno al 2007 cominciamo a circolare voci di un rapporto omosessuale tra le due donne8: ridicolo, spazzatura, risponde la cerchia della Clinton. È però lecito sospettare che queste indiscrezioni siano alla base del matrimonio, che molti sospettano essere combinato a tavolino, tra la Abedin ed un’altra figura di spicco del clan Clinton, ossia quel politico la cui promettente carriera sarà rovinata dall’incorreggibile vizio di adescare donne in rete, nonché causa degli ultimissimi guai giudiziari di Hillary Clinton.

Si tratta di Anthony David Weiner, classe 1964, ebreo, entrato nel Congresso degli Stati Uniti nel 1999, considerato una promessa del partito democratico, è così intimo dei Clinton che è proprio l’ex-presidente americano ad ufficiare il suo matrimonio con la mussulmana Huma Abedin nel 2010. Weiner appartiene, come Hillary Clinton, a quella corrente del partito democratico fautrice di una convinta politica pro-Israele: favorevole all’invasione dell’Iraq del 2003, abituato ad usare toni sprezzanti verso i palestinesi, Weiner è un vero “falco”, sempre pronto a difendere la causa israeliana.

La promettente carriera di Weiner è però stroncata dai suoi irrefrenabili appetiti sessuali: corre il 2011 (a distanza di un anno dalle “nozze” con la Abedin), quando Weiner invia una foto osé ad un’ammiratrice. Ne nasce uno scandalo che lo obbliga alle dimissioni dal Congresso. A distanza di due anni, Weiner ricasca nello stesso errore (inviando foto spinte con lo pseudonimo di “Carlos Danger”), e manda a monte la sua corsa per la poltrona di sindaco di New York. Il lupo, dice il proverbio, perde il pelo ma non il vizio: adescata una minorenne su internet, Weiner finisce nel mirino dell’FBI, che sul suo portatile scopre accidentalmente migliaia di email inviate dall’allora Segretario di Stato, Hillary Clinton.

Hillary Rodham Clinton, capo del Foggy Bottom abituata ad usare server privati per gestire materiale riservato o segreto, Huma Mahmood Abedin, il braccio destro della Clinton, pro-Fratellanza e pro-autocrazie sunnite, Anthony David Weiner, il protetto dei Clinton considerato un falco pro-Israele: ecco i tre personaggi del dramma.

Abbiamo sufficienti elementi per avanzare un’ipotesi che spiegherebbe il brusco voltafaccia dell’FBI e l’urgenza del suo direttore, James Comey, di comunicare gli sviluppi dello scandalo email a pochi giorni dal voto, pur di scongiurare a posteriori possibili accuse di insabbiamento o complicità: Hillary Clinton ed il suo staff, hanno passato informazioni classificate a Paesi stranieri?

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