GRILLO E CASALEGGIO, TROVARE LA FORMA

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grilocasaleggioDI ALESSANDRO VISALLI
tempofertile.blogspot.it

Sono state scritte tante cose di Grillo ed il successo, strepitoso, del Movimento Cinque Stelle che è la sua creatura. Per lo più ostili, a volte entusiastiche.

Vorrei sottrarmi a questo obbligo. Non voglio avere una posizione, ho amici su entrambe le sponde. Il M5S è per me un fenomeno straordinario, un evento storico. Indica, come uno specchio, un nuovo assetto. Un nuovo equilibrio che cresce da qualche parte, che prende forma e inizia ad aggregarsi. Che Grillo non ha progettato, non ha credo neppure “pensato”. Al massimo il contrario. Si tratta, per me, di una posizione trovata, quasi per caso assorbendo l’umore del paese. Trovata, anticipo, lasciandosi guidare da una tecnica e dal suo istinto. Ma questo non è preciso, ciò che viene assorbito e condensato è l’umore, il linguaggio, i lemmi, gli enunciati, i blocchi emotivi di un nuovo popolo che si sta separando nel paese. Che si incrocia nei bar, nelle strade, nei negozi dietro i banconi, negli uffici spesso cambiati, a spasso nei giardini, di fronte ad una partita di calcio o nelle sue curve.

Un popolo certamente arrabbiato, vittimizzato, stanco di sentirsi inutile, sprecato, rigettato, isolato e capace di riconoscersi. Questo “popolo” ha costruito se stesso intorno a un’identificazione negativa; “non”, per differenza dal potere, dalla politica, dalla finanza, dalla grande impresa, dalla globalizzazione, dalla tecnologia industriale, dalle , dal denaro. Mi pare che questo contrappasso (ben meritato) della volontà impersonale, del capitalismo trionfante fine novecentesco (e inizio nuovo millennio) stia trovando solo ora, con trenta anni circa di sedimentazione, forma in una cultura.

Questa “cultura” appare agli occhi ed alle orecchie di quelli che una volta sarebbero stati chiamati , dei colti e formati, dei tranquilli, di chi non cambia spesso lavoro, di chi ha l’orizzonte sereno di un percorso tracciato, o delle risorse per farsi il futuro che si vuole, delle mie, strana ed un poco aliena. Appare sconnessa, contraddittoria, mal costruita, oscura e per certi versi temibile, pericolosa. Intendiamoci, anche io sotto alcuni profili la considero tale. Alcuni dei “materiali” di montaggio mi appaiono “nemici”. E li combatterò. Ma non si capisce nulla se non si vede che in questo c’è del nuovo. Si rischia di fare la fine di De Maistre con la Rivoluzione Francese. Di trovarsi alla corte di Alessandro di Russia.

Dato che un’aristocrazia schiavista ed imperialista resta tale, anche quando ha come nemico Napoleone, io vorrei restare in equilibrio. Allora tornerei qui, Grillo non costruisce il suo movimento, lo trova a tentoni e per tentativi. Si tratta della storia di una co-evoluzione. Più che un progetto un adattamento. L’imprenditore dell’intrattenimento Giuseppe Pietro Grillo, nato nel 1948 e dunque ad oggi sessantacinquenne, ha una lunga storia. E’ sulla scena con successo dal 1976 (trentacinque anni), quando incontra Pippo Baudo e poi partecipa a Fantastico, fa un bel pezzo di strada con quel geniaccio di Ricci e fiuta già alla metà degli anni ottanta il cambio di umore del paese. Lo sgretolamento del consenso verso il pentapartito e verso la politica apparentemente onnipotente del Partito Socialista (a lungo suo bersaglio favorito). Negli anni novanta diventa iconoclasta nei confronti della pubblicità (riprendendo ed assorbendo temi del movimento no-global, in quegli anni la novità più forte sulla scena), poi della tecnologia (la distruzione dei computer in scena, ma anche la lotta ai farmaci, agli inceneritori) e le grandi aziende (ad esempio l’attacco alle multinazionali o alle grandi aziende di Stato italiane, “Energia e Informazione” del 1995, “Cervello” e “Apocalisse morbida”), la campagna contro la Parmalat (e dunque il tema della finanza). Poi l’ingresso in politica, l’incontro con l’imprenditore ed ex manager pubblicitario Gianroberto Casaleggio, il blog, i “Vaffa Day” e l’accellerazione impressionante in pochi anni. Il tema che diventa centrale della (chiaramente ripreso dal fortunatissimo libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella “La Casta. Così i politici sono diventati intoccabili”, del 2007).

Questa evoluzione non manca di una sua logica, di una progressiva radicalizzazione, di un accumularsi di temi, ma credo sia una sorta di “spugna”. L’elemento più costante, in essa è morale. Anzi moralistico. E’ uno schema noi-loro che proietta nel nemico di turno ogni bruttura ed ogni colpa, lo fa responsabile del dolore e dell’insuccesso, del fallimento. Lo rende balsamo delle ferite. Quel che l’imprenditore dello spettacolo Grillo, con il suo straordinario fiuto, con la sua pelle rabdomantica, ha fatto è prendere la forma che sentiva addensarsi fuori di sé. Farsi specchio di queste tensioni, e dargli voce. L’esercizio tecnico del web, l’abile applicazione di tecniche evidenti di marketing “multilevel” (esprimo frammenti non connessi, per “colpire” di volta in volta pubblici diversi, contando sul fenomeno della focalizzazione percettiva, in base al quale io “sento” effettivamente solo quel che mi interessa e non colgo la contraddizione con altro che non mi tocca), su cui Pubblitalia e Berlusconi ha costruito la sua ventennale fortuna politica (ma anche prima televisiva), è solo applicazione tecnica e amplificazione.

Il contributo di Casaleggio all’impresa è, per me. sopravvalutato. Ciò che gonfia le vele è la capacità di non avere forma e di prendere tutte le forme, contemporaneamente. E’ la tecnica dello spettacolo. E’ la società che in esso si rispecchia e il nuovo popolo che si muove dentro questi . Confesso, io non guardo da anni la televisione (salvo episodicamente e in genere su internet), ho sempre odiato i varietà sin da bambino, e di rado guardato i Talk Show. Ma gli spettacoli di Grillo negli anni ottanta mi piacevano. L’uomo è simpatico (a me) e non cambio su questo parere. Anche ora che è una via di mezzo tra Gesù Cristo e la Bocca della Verità.

Però questo fenomeno straordinario del Movimento Cinque Stelle, con la sua capacità di addensare i sentimenti, le parole d’ordine e le pulsioni, di una parte crescente della società messa al margine, mi affascina. E mi affascina che questa clamorosa solidificazione di vapori diffusi, sia avvenuta intorno a quello che appare come un’impresa più che un progetto politico. Che si sia fatta guidare dall’utilità, più che da un programma di società futura. Che non sia un disegno, una proposta di ideale società, di organizzazione. Che sia più una raccolta di pezzi già presenti (alcuni con dense costruzioni politiche, sociali e culturali, al loro interno) e di giustapposizione. La tecnica della spugna direi.

Mi pare, che ci sia, qui uno sguardo nuovo. Che tendenzialmente non approvo ma che determina una situazione che spiazza e cambia il terreno. Lo fa slittare.

Potrebbe essere l’ascesa di un “nuovo popolo”.

Alessandro Visalli

Fonte: http://tempofertile.blogspot.it

Link: http://tempofertile.blogspot.it/2014/02/grillo-e-casaleggio-trovare-la-forma.html

8.02.2014

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