GLI ATTENTATI SARANNO SPETTACOLARI

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DI ERIC ZUESSE

strategic-culture.org

Bush sapeva che l’attacco dell’undici settembre era imminente e lo voleva

Un articolo straordinario del sito d’informazione “Politico” del 12 novembre, intitolato “Gli attentati saranno spettacolari” (qui), rivela che il direttore della CIA George Tenet ed il suo capo dell’ Antiterrorismo Cofer Black, avevano avvertito la Casa Bianca dell’attacco contro le torri gemelle, ma che era stato loro risposto: “Non siamo pronti al momento a esaminare questo problema. E non vogliamo innescare un conto alla rovescia.” Il giornalista di Politico Chris Whipple lo spiega così: “(Traduzione: non vogliono che un documento dimostri che erano stati avvertiti)”.

Non potrebbe essere peggio. Bush sapeva che l’attentato era imminente ma non ha fatto niente per impedirlo. Non ci ha neanche provato. In altre parole la sua unica vera preoccupazione, all’epoca era di fare in modo che non si potesse dimostrare che era al corrente – per poter negare di aver lasciato coscientemente che ciò avvenisse. Su questo ha molto insistito. Ed è ciò che ha fatto, ha sempre negato di essere informato.
Whipple scrive poi:

Il mattino del 10 luglio, il capo dipartimento dell’ufficio che sorvegliava Al-Qaeda, Richard Blee, ha fatto irruzione nell’ufficio di Black. “Le informative che abbiamo raccolto erano assolutamente incontestabili. Le fonti concordavano. Ed era in qualche modo la goccia che faceva traboccare il vaso”. Black ed il suo aggiunto si son precipitati nell’ufficio del direttore per informare Tenet. E si sono trovati d’accordo nel ritenere necessario organizzare una riunione alla Casa Bianca.

Riunione avvenuta effettivamente alla Casa Bianca ma con Condoleeza Rice, la Consigliera per la sicurezza nazionale amica personale di Bush, e non con Bush in persona. La possibilità di negare era l’ossessione di Bush e questo modo di agire gli permetteva di mantenere l’opportunità di farlo; qualora si fosse saputo di questa riunione, Rice sarebbe stata la sola a doversi giustificare. Così proteggeva il Presidente, che non avrebbe dovuto un giorno rispondere del fatto di aver permesso l’attentato – semmai glielo avessero imputato.

A dispetto dell’importanza e dell’urgenza del problema, Bush non ha ritenuto utile andare a parlare di persona a Tenet e a Black, né tanto meno interrogarli. Black e Tenet si sono stupiti della sua risposta. Black ha dichiarato a Politico: “Continuo a non capirci niente. Insomma, com’è possibile dare così tanti avvertimenti ai propri superiori senza che capiti niente? Sembra di essere in un racconto di fantascienza. (…it’s like Twilight zone” – n.d.t.) [1]

Tuttavia quando la casa Bianca aveva detto: “Non vogliamo iniziare un conto alla rovescia”, la spiegazione del mistero era già chiara, e Black e Tenet erano entrambi dei tipi svegli; sapevano che cosa significasse, ma sapevano anche che si sarebbero messi nei guai se dopo che erano accaduti gli attentati avessero detto in pubblico che la Casa Bianca aveva intenzione di dichiarare una cosa tipo: “Non sapevamo che questo si sarebbe verificato”. Ed è in effetti ciò che la Casa Bianca ha detto. E continua a dirlo: il successore di Bush non ha alcun interesse a cambiare la versione dei fatti; anche lo stesso presidente Obama ha mentito all’opinione pubblica quando ha detto per esempio che gli attentati a base di gas Sarin il 21 agosto 2013 in Siria erano stati perpetrati dalle forze di Bashar el Assad mentre invece la responsabilità era delle forze che Obama sosteneva, ed egli sapeva per certo che erano loro ad averlo fatto – o quando ha detto che il rovesciamento del governo ucraino democraticamente eletto (anche se corrotto come la quasi totalità degli attuali dirigenti ucraini) e del presidente Viktor Yanukovitch, nel febbraio 2014, era una rivoluzione democratica, e non invece un colpo di stato americano che proprio la sua amministrazione aveva cominciato a preparare nella primavera del 2013.

George W. Bush viene da una famiglia di petrolieri e tutta l’operazione si è svolta all’insegna del petrolio. Un altro sodale di Bush era Bandar Bush, il principe Bandar bin Sultan al- Saoud, membro della famiglia reale Saudita che all’epoca era ambasciatore del Regno a Washington, ma che in seguito è diventato il principale stratega internazionale della famiglia Saud. Per esempio Wikipedia dice di lui che “dopo la fine delle tensioni col Qatar circa l’approvvigionamento dei gruppi ribelli [per rovesciare Assad in Siria], l’Arabia Saudita sotto la direzione di Bandar nel 2012 ha distolto i suoi sforzi dalla Turchia per rivolgerli verso la Giordania; egli ha esercitato delle pressioni economiche sulla Giordania per potervi installare dei centri di addestramento sotto la supervisione del suo fratellastro e assistente Salman bin Sultan.”

Il presidente Obama continua a proteggere George W. Bush, ed a impedire che la famiglia Saoud venga incriminata perché è il finanziatore principale dei Jihadisti (“terroristi”), trattenendo segretamente in una prigione federale l’uomo che era al servizio di Osama Bin Laden come contabile di Al-Qaeda e come collettore di finanziamenti; si muoveva soprattutto in Arabia Saudita, patria dei Sunniti, ma anche in altri regni arabi Sunniti, per raccogliere regalie sotto forma di parecchi milioni di dollari per la causa di Al-Qaeda e del Jihad mondiale, denaro contante che proveniva tra l’altro dal principe Bandar bin Sultan stesso. Il ragioniere collettore di fondi ha detto che loro pagavano dei grossi salari ai loro combattenti. Erano tanto mercenari che Jihadisti. E ha anche detto che “nulla sarebbe stato possibile senza i soldi dei Sauditi”. La testimonianza del ragioniere collettore di fondi è stata richiesta nel corso di una causa intentata da membri delle famiglie delle vittime dell’ 11 settembre, e neppure il presidente americano è riuscito ad impedirla, o forse se ne è servito per suggerire sottilmente al re saudita che noi, gli americani, siamo i capi e possiamo farlo cadere, se Obama decide di farlo. E’ solo grazie alla collaborazione dei mezzi d’informazione statunitensi che il segreto circa i finanziamenti al movimento jihadista internazionale potrà essere mantenuto.

Ma l’aristocrazia americana non vuole certamente che il presidente, di cui è padrona, lo faccia; dopotutto i sauditi hanno sempre procurato loro enormi guadagni. Come riferisce il 9 novembre 2015 Thalif Deen dell’Inter Press Service: “Il grosso contratto con l’Arabia Saudita di circa 60 miliardi di dollari per la fornitura di armamenti è considerato il più grande in tutta la storia degli Stati Uniti. Secondo l’Ufficio di Attendibilità Governativo (GAO – Government Accountability Office) [2]che è l’organo di verifica apolitica del Congresso degli Stati Uniti, circa 40 miliardi di dollari di cessioni di armamenti ai sei paesi del Golfo sono stati autorizzati tra il 2005 ed il 2009, e l’Arabia Saudita con gli Emirati Arabi Uniti, ne sono stati i maggiori beneficiari”. I Sauditi ne hanno acquistati più che tutte le altre famiglie reali sunnite messe insieme, ancora di più dei Thani che controllano il Qatar. Questi due paesi insieme agli Emirati Arabi Uniti, tutti governati da dittatori fondamentalisti sunniti, hanno dato il maggior contributo per far cadere il leader sciita laico siriano, Bashar al-Assad. L’aristocrazia statunitense ha anche goduto per lungo tempo del sostegno della famiglia Saud per perseguire il suo vecchio sogno di riuscire a controllare la Russia.

Il 9 ottobre 2001, poco dopo l’11 settembre, il New York Times ha citato Bandar Bush:

Bin Laden aveva l’abitudine di venire a farci
visita quando l’America, sottolineo l’America, aiutava i nostri fratelli Mujahiddin in Afganistan per mezzo della CIA e dell’Arabia Saudita, per sbarazzarsi delle forze laiche comuniste dell’Unione Sovietica, ha dichiarato il Principe Bandar. Osama Bin Laden è venuto a dirci: “Grazie. Grazie di aver fatto intervenire gli Americani in nostro aiuto”.

Anche se il comunismo è finito, il governo russo è sempre laico, e la Russia è un concorrente sempre più temibile per i dittatori petrolieri sunniti fondamentalisti sul mercato internazionale del petrolio e del gas (in particolare il mercato europeo); e allora i dittatori jihadisti e gli Stati Uniti fanno fronte comune, con l’obiettivo di sostituirsi al Governo russo per favorire i guadagni delle oligarchie di tutti questi stati.

Inoltre gli azionisti di Lockheed Martin e di altre industrie fornitrici del Pentagono, nello scambio ricavano ottimi guadagni dalla vendita di armamenti eccetera per questa impresa. Il Presidente degli Stati Uniti è il loro migliore agente di commercio. Nella relazione circa la strategia per la sicurezza nazionale 2015 [3] del presidente Obama, il termine aggressione ricorre 18 volte, delle quali 17 volte in riferimento alla Russia. Si tratta della missione che Obama assegna al ministero della Difesa degli Stati Uniti e gli Stati Uniti non potrebbero mai, a loro dire, partecipare a un’aggressione; infatti il termine aggressione non è mai applicato agli Stati Uniti stessi. Per esempio il nostro bombardamento della Libia per sbarazzarci di Muhammar Gheddafi, un alleato della Russia, era puramente difensivo, assolutamente conforme alle tradizioni del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Ecco un altro estratto dell’articolo del NYT del 2001 su Bandar Bush:

Egli ha riconosciuto che in parte la causa dell’ira degli ambienti islamici radicali è economica, e che i diritti umani erano un lusso che certi paesi arabi non si potevano permettere. “Vogliamo prima di tutto che la maggioranza della popolazione abbia abbastanza da mangiare. Se ci riusciamo, allora poi verrà il tempo di occuparsi di tutte le vostre fantasie, di voi Americani,” ha detto.

Il re saudita è di gran lunga la persona più ricca del mondo: possiede lo stato saudita che possiede Saudi Aramco che vanta riserve di 260 milioni di barili di petrolio, che a 40 dollari al barile sono Mille miliardi di dollari; e non è che una parte. Bisogna aggiungere la ricchezza personale di soggetti come il Principe Bandar, o il Principe Al-Walid Bin Talal Bin Adulaziz Al Saoud che è tra i principali azionisti sia di Rupert Murdoch, sia di Citigroup (e di altre grandi società). Dunque, per questo re mille volte miliardario e per questi principi miliardari (in dollari -n.d.t.) , i “diritti umani sono un lusso che l’Arabia Saudita non può permettersi.”

Ed ecco ancora un’altra dichiarazione di Bandar Bush al NYT:

“In una democrazia occidentale se perdete il contatto con il popolo perdete le elezioni” ha dichiarato il principe Bandar. “In una monarchia perdereste la vostra testa.”

Riassumendo: la ragione per cui il beniamino di Bush e della maggior parte dell’aristocrazia americana, il principe Bandar, non vuole la democrazia in Arabia Saudita è che lì c’è una monarchia e che tutti i membri della regal famiglia potrebbero perdere la loro testa se il loro paese diventasse democratico. Essi vogliono che “la maggioranza delle persone abbia da mangiare” nel loro regno, ma non vogliono saperne “di tutti i vostri fantasmi, i fantasmi di voi Americani”. Prima devono costruire dei palazzi. Quando ne avranno abbastanza (e questo non arriverà mai) i sauditi lasceranno entrare i diritti umani nei paesi di loro proprietà.

Questa è anche la ragione per cui ogni membro della famiglia reale deve contribuire generosamente alle offerte che i religiosi sauditi – il clero più fondamentalista che ci sia tra tutti i paesi a maggioranza musulmana- definiscono sacre vale a dire ai gruppi Jihadisti come Al-Qaeda e ISIS che hanno la finalità di diffondere la loro religione in tutto il mondo. Tutto questo ha origine dall’accordo del 1774 concluso tra il sacerdote fanatico antisciita Muhammad ibn Abd al Wahhab e l’ambizioso capobanda Muhammad ibn Saud ( il fondatore dell’Arabia Saudita); con questo accordo nascevano contemporaneamente la nazione saudita wahabita e la setta wahabita dell’Islam, che hanno una sola unica origine: i discendenti dei Sauditi. Questo accordo è molto ben illustrato nel libro di Helen Chapin Metz pubblicato nel 1992, a catalogo della libreria del congresso americano. “Arabia Saudita: uno studio sul paese” (Ne evidenzio qui una frase:

“Non trovando appoggi politici in Huraymila dove viveva, Muhammad ibn Abd al Wahhab è tornato a Uyaynah , la sua città natale, dove ha raccolto intorno a sé numerosi capi locali. Uyaynah all’epoca era vicinissima a Al Hufuf uno dei dodici centri sciiti dell’Est Arabia, e i suoi governanti si sono naturalmente allarmati per il tenore antisciita del messaggio Wahabita. In parte per la loro influenza, Muhammad ibn Abd al Wahhab è stato costretto a lasciare Uyaynah e si è recato a Diriyah. In precedenza aveva preso contatto con Muhammad ibn Saud, il capo di Diriyah all’epoca, al quale già aveva instillato il suo odio per gli sciiti, e con due dei fratelli di Saud che avevano accompagnato Saud quando in ossequio agli insegnamenti wahabiti di odio verso gli sciiti, nei pressi di Uaynyah aveva distrutto delle tombe che sono sacre per gli sciiti.

Di conseguenza, quando Muhammad ibn Abd al Wahhab è arrivato a Ad Diriyah, la famiglia Saud era pronta a sostenerlo. Nel 1774 Muhammad ibn Saud e Muhammad ibn Abd al Wahhab prestarono il giuramento tradizionale musulmano di cooperare per creare uno stato ordinato secondo i precetti islamici. Fino ad allora i Sauditi erano stati considerati come dei capitribù tradizionali il cui potere era fondato su un’autorità venuta dal passato e indefinita.

Muhammad ibn Abd al Wahhab ha offerto ai sauditi una missione religiosa chiara e definita sulla quale appoggiare la loro autorità politica. Questo senso di missione religiosa impregna ancora chiaramente l’ideologia politica dell’Arabia Saudita degli anni ’90 del secolo scorso. Muhammad ibn Saud ha iniziato la sua missione a capo di un esercito che passava in città e villaggi del Najd per estirpare diverse pratiche popolari sciite. La campagna ha riunito sotto la legge Saudita-Wahabita le città e le tribù del Najd. Dopo il 1765 le forze armate saudite avevano diffuso il Wahabismo e con esso l’autorità politica di Al Saud, nella maggior parte del Najd.”[4]

Dunque: l’Arabia Saudita è stata fondata sulla base dell’odio per i musulmani sciiti, con un accordo del 1774 tra un dignitario fondamentalista sunnita Wahabita che odiava gli Sciiti, e Saud, uno spietato capobanda; un accordo secondo il quale il sacerdote conferiva ai sauditi la legittimità sacra del corano; in cambio i Sauditi avrebbero finanziato la espansione della setta dei fanatici antisciiti di Wahhab.

E come l’aristocrazia statunitense vuole conquistare a qualsiasi prezzo la Russia, così l’aristocrazia Saudita vuole ad ogni costo conquistare l’ Iran.

Ecco ciò che il principe Saudita Al-Walid ben Talal al-Saud avrebbe detto al riguardo il 27 ottobre 2015, al giornale Al Qabas del Kuwait:

“Dal mio punto di vista, i contrasti sul Medio Oriente sono una questione di vita o di morte per il regno dell’Arabia Saudita, e so che gli iraniani cercano di rovesciare il regime saudita giocando la carta palestinese; allora per contrastare il loro complotto, l’Arabia Saudita e Israele devono rinforzare le loro re
lazioni e formare un fronte unito per contrastare l’ambizioso programma di Teheran.”

Per le classi dirigenti saudite il nemico non è Israele, è l’Iran. Essi detestano gli Iraniani, ancor più di quanto non detestino i Russi. Infatti Talal ha anche detto in quell’occasione: “Io mi schiererò a fianco dello stato ebreo e delle sue istanze democratiche se comincerà un’Intifada palestinese.” Gli Israeliani odiavano gli Iraniani tanto quanto gli Iraniani detestavano gli Israeliani, e il principe Talal prendeva a bordo gli Israeliani nella sua missione di distruggere l’Iran. Dunque Sauditi e Israele sono dalla stessa parte.

George W. Bush ha proseguito la guerra dell’America contro la Russia. Il 29 marzo 2004 ha fieramente introdotto nella Nato, il club militare anti-russo, sette nuovi membri che in precedenza erano alleati dell’Unione Sovietica dentro l’alleanza simmetrica alla Nato, il Patto di Varsavia. Questi sette paesi sono: la Bulgaria, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Romania, la Slovacchia e la Slovenia.

Barak Obama ha proseguito questa politica anti-russa associando l’Albania e la Croazia il 1° aprile 2009 e poi realizzando un colpo di stato in Ucraina che ha trasformato questo paese in uno stato fanaticamente anti-russo e ansioso di aderire alla Nato. Obama ha anche fatto uccidere il libico filo russo Muhammar Gheddafi, ed ha fatto attaccare il siriano filo russo Bashar al Assad da Jihadisti armati dalle famiglie reali dell’Arabia Saudita e del Qatar.

L’amico delle famiglie reali arabe Ossama bin Laden infine, è stato sacrificato sull’altare degli obiettivi supremi dell’alleanza americano-saudita che erano l’eliminazione del leader laico filo russo dell’Iraq, Saddam Hussein, e la produzione, per mezzo di fatti come l’undici settembre e simili, dell’isteria collettiva che ha permesso di fare approvare leggi dittatoriali dal Congresso degli Stati Uniti e da sempre più numerosi paesi all’interno dell’impero americano-saudita.

Per di più le industrie militari americane si sono ben riprese dalla batosta borsistica che aveva preceduto l’undici settembre, in gran parte grazie al successo della campagna per instillare la paura della Russia, (grazie) all’aumento del terrorismo e quindi della corrispondente isteria pubblica che permette a un paese democratico di invaderne altri ed altri ancora per uccidere quei combattenti jihadisti che i nostri amici sauditi e altre famiglie regnanti arabe sunnite finanziano.

I sauditi adesso sono molto in collera con Barak Obama perché ha trattato seriamente con gli Iraniani. Per le oligarchie americane l’obbiettivo è distruggere la Russia, non l’Iran. Obama rappresenta l’oligarchia americana, non l’aristocrazia saudita. Le classi dominanti statunitensi e saudite non hanno le stesse priorità.

Tuttavia la loro alleanza è stata assai efficace. Forse quando ha sorpreso e persino sconvolto i suoi della CIA rispondendo loro: “Non siamo ancora pronti a esaminare questo problema. Non vogliamo lanciare un conto alla rovescia”, George W. Bush aveva già discusso in privato con il suo beniamino Bandar Bush circa il modo di attingere gli obiettivi più importanti per gli aristocratici statunitensi e sauditi; e che insieme avessero messo in piedi questo progetto, ben prima che la CIA ne venisse a conoscenza. Questa sembra la spiegazione più verosimile della risposta enigmatica data da Bush il 10 luglio 2001.

Eric Zuesse ricercatore e storico è l’autore di “They’re Not Even Close: The Democratic vs. Republican Economic Records, 1910-2010” e di “CHRIST’S VENTRILOQUISTS: The Event that Created Christianity.”

Fonte: www.strategic-culture.org

Link: http://www.strategic-culture.org/news/2015/11/18/politico-reports-bush-2001-terror-attack-was-imminent-and-wanted-it.html

18.11.2015

Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49

1. The Twilight Zone è una serie televisiva americana di fantascienza.
2. Il GAO – Government Accountability Office è l’organismo di controllo, valutazione e investigazione del Congresso degli Stati Uniti che ha il compito di controllare la contabilità pubblica.
3. https://share.america.gov/fr/la-strategie-de-securite-nationale-2015-une-feuille-de-route-pour-la-cooperation-mondiale/
4. Il Najd, chiamato anche Nejd o Neged (in HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_araba”arabo: نجد‎ ovvero “altipiano”), è una regione del centro dell’Arabia Saudita la cui principale città e la capitale del Regno è Riyad [n.d.t. – da Wikipedia]

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